Il sole stava tramontando, e davanti al gruppo si ergevano due enormi porte di legno, niente in confronto a quelle del villaggio dell’acciaio, ma comunque imponenti.
< Ci siamo > disse Forge mentre le porte si aprivano.
Dinanzi a loro comparvero molte case, e sullo sfondo intravidero delle enormi facce di roccia.
< Ecco casa mia… > mormorò Shikamaru.
La strada per il palazzo dell’Hokage non era molto lunga, ma il traffico di carretti rese difficile arrivarci.
Nella stanza entrarono prima Shikamaru e Temari, che uscirono dopo alcuni minuti.
< Puoi entrare > dissero uscendo.
Forge si avvicinò alla porta, ma un ragazzo biondo lo spintonò uscendo di corsa.
< Stai più attento! > urlò spazientito l’autarca, ma il ragazzo era ormai scomparso.
< Sti ragazzini > sussurrò entrando.
Davanti a lui era seduta una donna sui cinquanta, bionda.
< Buonasera, Tsunade > salutò con reverenza Forge.
< Desideravi parlarmi > rispose lei sorridendo.
L’autarca si fece serio, < Abbiamo fatto il possibile, ma la fonte è stata rubata, ora tocca a voi recuperarla, dato che siete stati voi a lasciar trapelare informazioni sulla sua ubicazione >
< Comprendo che siate arrabbiato, e vi assicuro che ci impegneremo a fondo > rispose l’Hokage.
< Io mi congedo, arrivederci, Hokage > disse Forge salutando pigramente con la mano.
Il sole tramontò su Konoha.
 
< Tutto bene, Tayuya? > disse Nebel mentre la ragazza dai capelli rossi saliva sul tetto dell’ospedale.
< Sì me la sono vista brutta > mormorò lei abbracciandosi al ragazzo.
< Non fare più una cavolata del genere > rispose il ragazzo accarezzandole il viso.
< Nebel… > cominciò lei, < Mi dispiace… >
< Non preoccuparti, tu sei qui con me, e nient’altro importa… > mormorò lui, poi avvicinò la sua bocca a quella della ragazza.
 
< Sommo Pain, la fonte di chakra è nella statua, possiamo inviare le squadre di ricerca >
< Allora iniziamo, il Kazekage è una preda appetibile… >
< Chi inviamo? >
< Deidara deve riscattarsi dall’ultimo fallimento… mandate lui e Sasori >
< Sarà fatto, ah… signore, Lucas è morto >
< Lo so, era una mente debole >
< Ma, signore… >
< Silenzio… devo lavorare ora… >