Luce e tenebra
Tante cose sono cambiate
dalla fine della guerra, in un modo così radicale che, a volte, io stesso ne
rimango sorpreso; altre, inevitabilmente, rimangono invariate.
Ad esempio, non ho perso
l’abitudine di rimanere incantato davanti ad una finestra aperta, l’aria
sferzante sul volto, il tepore del sole sulla pelle, il profumo della terra
umida… resto immobile, ore intere, davanti a quello che deve essere un panorama
meraviglioso; io non posso più vederlo, ma nella mia mente, nel mio cuore,
questo panorama è impresso a fuoco, in modo indelebile. Con un’ondata di
nostalgia ricordo me stesso da ragazzo, seduto nel
parco con Ron e Hermione,
mi ritrovo a camminare con una giovane Ginny in riva
al lago, commentando animatamente una partita di Quidditch
appena conclusa, mi rivedo in piedi, piangente, davanti alla bianca tomba di
Silente... e resto così finchè un delicato profumo di
fiori mi risveglia da questo strano stato apatico riportandomi alla realtà.
Com’è la realtà per il
bambino sopravvissuto, a dodici anni dalla sconfitta del signore oscuro?
Normale? No, non direi.
Come si può definire la vita
normale? La vita non è mai normale, un giorno non è mai identico al precedente, ogni ora è unica. Com’è la mia vita?
Speciale, come quella di ogni uomo.
Quando ero
giovane non desideravo altro che una vita normale, come chiunque altro, ma
quando tutto è finito, quando ci siamo risvegliati dal terribile incubo che
sconvolgeva le nostre vite, ho capito che la mia vita non sarebbe mai stata
normale.
Perché io
non lo volevo.
Perché
desiderare qualcosa di normale quando ero circondato da persone eccezionali? Perché ridursi alla mera normalità quando potevo aspirare,
finalmente, alla felicità?
Questo ho
fatto, questo ho realizzato e cerco di realizzare tutt’oggi…
Davanti
a un pesante portone di legno, quattro ragazzi stavano
immobili, in silenzio, come se non riuscissero a trovare il coraggio di
entrare.
“Ma voi riuscite a crederci? Io non…io non avevo mai
considerato questa possibilità…non avevo mai pensato che sarei tornata qui, per
insegnare…” mormorò Ginny.
“Figurati io.” Concordò Harry.
In
silenzio aspettarono che Hermione dicesse qualcosa,
ma la ragazza, arrossendo, non disse niente, facendo scoppiare a ridere gli
altri tre.
“Oh,
certo! Prendetemi in giro! Di certo mi sono fatta una bella esperienza
correggendo i vostri compiti!” rispose Hermione
sarcastica, rivolgendosi ai due ragazzi.
“Ehi!
Noi lo facevamo per te! Sapevamo che questa era la tua strada, così ti stavamo
dando una mano per…allenarti!” commentò sghignazzando Ron.
I
ragazzi si fecero seri, tornando in silenzio.
“E’
strano pensare che noi saremo qui ad insegnare mentre tu sarai lì fuori a fare
l’auror…” commentò Ginny.
“Già…
è strano pensare di attraversare questi corridoi senza di te…con chi farò delle
forsennate corse dell’ultim’ora per non arrivare
tardi a lezione?” chiese malinconico Harry.
“Harry, non puoi arrivare in ritardo. Sei tu il professore,
adesso.” Sottolineò Hermione
con la sua intramontabile aria da prima della classe, facendo ridere ancora una
volta gli altri tre.
“Oh!”
commentò lui, continuando a ridere.
“Bè, le tue corse forsennate le potrai
sempre fare con me, io correrò per non arrivare in ritardo al ministero e tu
per andare a lezione, no?!-commentò con un ghigno Ron,
per poi tornare serio- Non siete soli in questa cosa… semplicemente affrontiamo
il cambiamento in ambiti diversi. Io dovrò lottare ogni giorno con vecchi auror inaciditi che se la prenderanno con me credendomi un
raccomandato, voi dovrete dimostrare la vostra preparazione ai nuovi ragazzi
che entreranno in questa scuola. Ma…sapete
una cosa? Sono certo che ce la caveremo alla grande. Siamo o no gli eroi del
mondo magico?!” concluse il ragazzo.
Sempre
sorridendo, i ragazzi si appoggiarono al pesante portone e lo spinsero, aprendolo.
Una
nuova avventura cominciava.
Dove
iniziare una nuova vita se non nell’unica casa che io abbia mai conosciuto? Hogwarts, dopo tanto peregrinare,
mi ha riaccolto, in una veste un po’ differente; mi sento ancora un po’ strano
quando i miei alunni mi chiamano professore. Molti sono divertiti all’idea di
avere come professore il bambino sopravvissuto, tanti dichiarano di non aver
mai avuto un insegnante migliore… Non credo di essere così bravo, ma devo ammettere che, se non altro, un miglioramento c’è
stato: sono il primo professore di difesa contro le arti oscure ad occupare la
cattedra per dodici anni di fila; un record, da quando Voldemort
richiese questo posto.
Ginny si è
rivelata un’ottima insegnante di trasfigurazione, sono sicuro che la professoressa
McGranitt sarebbe molto orgogliosa di lei.
Hermione è sempre la
stessa, pedante, puntigliosa, paziente…la migliore professoressa di aritmanzia ed antiche rune che Hogwarts abbia mai potuto vantare; due materie, ovviamente…
qualcuno si sarebbe aspettato di meno da lei?
Alcuni nostri vecchi
professori, come Vitious, Sprite,
Madama Bumb e, nota dolente, Sibilla Cooman, hanno accettato di tornare ad insegnare; per tutti
è stato piuttosto strano trovarsi dallo stesso lato della cattedra, ma ci
stiamo abituando!
Abbiamo dovuto lottare
parecchio per il professore di pozioni, ma alla fine Scrimgeour
si è arreso e ha accettato la nomina di Severus Piton; credo che per lui sia stato particolarmente
difficile tornare in questo luogo, pieno di ricordi e di dolore, ma…nonostante
tutto credo che ritenga di aver ancora molto da insegnare sulla nobile scienza e sottile arte delle pozioni.
Siamo diventati amici? No,
non credo che questo sia possibile; il massimo che sono
riuscito ad ottenere è una gelida indifferenza dal mio “collega”…credo che
questo sia il suo modo di relazionarsi con una persona che ha sempre odiato e
che, magari, detesta un po’ meno.
Per tutti è stato estremamente difficile tornare in questi luoghi, così amati
e, sotto un certo aspetto, temuti, ma è sicuro che per il professor Piton questo ritorno sia stato ancora più doloroso. Credo
che ogni giorno sia un tormento, che la consapevolezza di aver comunque ucciso un amico così prezioso sia insostenibile… ma
non lo dà mai a vedere. Come ha sempre fatto, Severus
si chiude in se stesso, diffidente nei confronti di chi gli è vicino e va
avanti, come tutti noi.
Ma, d’altra parte…Silente non
se ne è mai andato veramente da questa scuola…
Stava
piovendo, una pioggia fredda, battente, implacabile; il parco della scuola era
vuoto, gli studenti non erano ancora arrivati, l’espresso sarebbe giunto ad Hogsmeade solo l’indomani
mattina. Tuttavia, era possibile distinguere una figura sul prato, in piedi,
con un bastone come unico compagno e una tomba candida
di fronte a sé.
“Gli
eroi del mondo magico” erano entrati
quella stessa mattina nella loro vecchia scuola, accolti dai loro nuovi
colleghi e si erano dedicati interamente alla cura di ogni
dettaglio: la scuola doveva essere perfetta, ogni cosa doveva essere esattamente
com’era sempre stata, Hogwarts doveva tornare ad
essere la vecchia, cara, imprevedibile Hogwarts,
nonostante tante persone che l’avevano resa tale non fossero più lì ad
abitarla.
Ormai
le tenebre erano scese, implacabili, la notte era giunta, ma Harry non poteva dormire, non poteva iniziare quella nuova,
strana avventura senza aver salutato chi l’avesse ispirata.
“Sono
qui, professore-mormorò davanti alla tomba di Silente, incurante della pioggia
sferzante- Ho svolto il mio compito, ho concluso ciò che
lei aveva iniziato. Vodemort è morto, l’abbiamo
sconfitto… siamo sopravvissuti… o meglio, molti di noi sono riusciti ad evitare
il peggio.
Ora
sono qui, pronto ad iniziare un’altra avventura, ancora una volta ispirata da
lei, ancora una volta iniziata da lei; perché sono qui ad
Hogwarts? Io non sono lei, professore… non sono
altrettanto intelligente, onnisciente, colto o preparato; ma lei è stato per me una guida, lei ha sempre vegliato su di me, me
ne sono reso conto solo troppo tardi, mi ha insegnato ad essere me stesso, mi
ha preparato ad affrontare gli ostacoli che si ponevano sul mio cammino.
Lei
ha trasformato un ragazzo spaesato, malinconico, arrabbiato, immaturo nell’uomo
che sono, lei ha fatto lo stesso con molti altri giovani impauriti… lei è il
vero eroe del mondo magico.
Ora
è il mio momento di donare, ora è il mio turno.
Metterò in pratica tutto ciò che mi ha insegnato, aiuterò
i ragazzi che mi troverò davanti, farò del mio meglio. Questo glielo prometto, professore.”
Un
nuovo giorno stava per iniziare, una nuova generazione stava per essere
accolta, un ragazzo si era trasformato in uomo.
Credo
di essere in ritardo, i nuovi studenti stanno per arrivare, un nuovo anno si
avvicina incombente, mentre la mia vita prosegue, per la prima volta, serenamente.
Cammino
verso la sala grande, tranquillo, lasciando che i miei ricordi sostituiscano i
miei occhi spenti, mentre Selene volteggia intorno a me, cantando dolcemente,
come per indicarmi il cammino…
“Finalmente! Dove ti eri cacciato?
Stanno per arrivare gli studenti!” lo redarguì Hermione, mentre Harry si sedeva
tra lei e Ginny al tavolo dei professori.
“Non mi ero accorto che fosse tanto tardi! Dai Hermione, non sono poi così in ritardo! E poi…lo sai che
non potevo perdermi questo smistamento.” Rispose Harry tranquillo.
La sala, pian piano, iniziò a
riempirsi di ragazzi di tutte le età che chiacchieravano animatamente, mentre
si sedevano ai tavoli delle diverse case.
Harry si voltò istintivamente verso Remus,
percependo l’ansia del loro preside; nonostante tutto, Scrimgeour
aveva dovuto mantenere alla lettera il patto stabilito con Harry alla vigilia della battaglia finale contro Voldemort. Harry aveva esposto il
progetto della riapertura di Hogwarts, ma, in cambio
della sconfitta del signore oscuro, aveva ottenuto di poter scegliere i membri
del corpo insegnante, senza che il ministero potesse interferire; così era
stato fatto.
Remus Lupin, licantropo, era diventato il nuovo preside della
scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Harry
rimase in silenzio, tenendo dolcemente per mano Ginny,
come facevano quando erano solo dei ragazzi, sentendo che i ragazzi iniziavano
a riempire la sala, in attesa dello smistamento, quest’anno, particolarmente speciale…
Sento Ginny
che mi stringe dolcemente la mano, come per indicarmi qualcosa; non ce n’è
bisogno, l’ho già percepito… me lo immagino, il mio figlioccio, il mio piccolo Sirius, con quei capelli neri che lo renderebbero così
simile al mio padrino, se non fosse per quelle strane punte bluastre… Come so
tutto questo? Non lo so spiegare…la mia mente è sempre animata da colori e
immagini che i miei occhi non possono più vedere, i volti dei miei cari sono
impressi a fuoco nel mio cuore… anche i volti del piccolo Sirius,
di David, il figlio appena nato di Ron e Hermione, anche quello delle mie principesse, Lilian ed Elèna, i piccoli
terremoti nati dieci anni fa… dalle ceneri della distruzione di Voldemort sono sorte le creature
che hanno ridonato la luce a me e alla mia Ginny.
Sento il portone che si apre, ecco, è il mio
turno; mi alzo e vado lentamente verso il centro della sala, fino a toccare lo
sgabello dov’è posto il cappello parlante.
Riesco a percepire, vibrante,
la paura dei bambini pronti per essere smistati, tutti tesi
per la prima prova della loro vita magica; tutti tranne uno, il mio piccolo Sirius… sento il canto della sua fenice, Diana, che mi
avvolge, come per rassicurarmi, per raccontarmi della sicurezza del mio
figlioccio, lasciandomi quasi percepire il sorriso che ora, sono sicuro, mi sta
rivolgendo, dopo aver salutato il padre che lo scruta silenzioso, quasi in
ansia per lui.
Mi schiarisco la voce e
inizio a parlare: “ Gli studenti del primo anno sono pregati di venire a
sedersi su questo sgabello quando li chiamerò; metterò sulle loro teste il cappello
parlante che li dividerà nelle quattro case.”
Inizio lo smistamento con Assin Susan, procedendo con l’ordine alfabetico che riesco a leggere grazie ad uno speciale incantesimo di
lettura, fino ad arrivare a nome tanto atteso: “Lupin
Sirius James.”
Il mio sguardo spento lo
sente avvicinarsi, mentre gli sorrido incoraggiante, percependo il timore che è
nato adesso in lui; uno strano silenzio è caduto alle mie spalle, l’intero
corpo insegnanti è in attesa, persino lo stomaco di Ron ha smesso di borbottare.
Il cappello non ci fa
aspettare, dopo poco più di due secondi proclama a gran voce la casa di appartenenza di Sirius, Grifondoro; sorridendo, gli tolgo il cappello e, sentendolo
sospirare di sollievo gli dico a bassa voce “ Ne dubitavi forse, Sir?”
Il bambino scoppia a ridere
e, con fare complice mormora la sua risposta “Certo che no, zio! Una nuova
generazione di Malandrini è giunta ad Hogwarts!”.
Lo sento correre sollevato
verso i suoi nuovi compagni, mentre chiamo il nome successivo sulla lista; mi
volto verso Remus, sorridendo… come non sentire la
gioia di un padre?
Su Hogwarts
era calata la notte, il castello era silenzioso, gli studenti erano tutti al
sicuro, nel familiare tepore dei propri letti; ci sarebbe stato tempo per
perlustrazioni notturne, per sfide clandestine o tenere passeggiate al chiaro
di luna. Quella prima sera ogni studente, esausto, era sprofondato nelle oscure
profondità dei propri sogni, in un mondo inaccessibile a chiunque altro.
Tuttavia, una sola persona vagava
per quei corridoi tanto familiari, tanto amati, muovendosi sicuro tra aule
vuote e inutilizzate, fino a trovare ciò che cercava, guidato da una musica
serena, limpida…eterea.
Silenziosamente Remus
aprì una pesante porta di legno, inondando la stanza della luce della luna
crescente, illuminando un uomo assorto al pianoforte.
Remus
rimase ad osservare Harry, senza muoversi… non l’aveva più sentito suonare da… quanti anni erano passati? In
una notte piovosa, un giovane ragazzo aveva suonato per lui, tanti anni prima,
promettendogli un mondo sereno, in cui non ci sarebbero stati incubi a
terrorizzare le loro notti, in cui nessuno si sarebbe svegliato angosciato per
la sorte dei propri cari… e così era stato… Remus si lasciò trasportare dalle note di quella musica limpida e
assorta, sorridendo, pensando al proprio figlio che stava sicuramente dormendo,
pronto ad iniziare una nuova avventura l’indomani, pensando alla moglie, alla
sua strana, coraggiosa, dolcissima Ninfadora, immersa
nelle immense profondità dei suoi sogni, cullata da dolci pensieri, una mano
posata protettiva sul ventre, trasmettendo la sua serenità alla nuova vita che
si stava formando.
Remus
percepì una nuova atmosfera nell’aria, più gioiosa, più scherzosa, in cui le
note non scivolavano più dolcemente sui tasti ma li picchiettavano
allegramente, mentre Harry sorrideva, libero, senza
pensieri… sul suo volto Remus lesse la gioia di un
marito innamorato, la tenerezza di un padre, la lealtà di un amico. Cullato da
quella strana musica poteva quasi vedere Harry mentre
scherzava dolcemente con la sua Ginny, mentre giocava
con Ron a quidditch,
stringendo trionfalmente un boccino che nessuno riusciva a capire come fosse
riuscito a conquistare, lo vedeva mentre rimboccava le coperte a Lily, la sua
piccola principessa dai capelli rossi, oppure mentre insegnava alla scatenata Elèna come stare a cavallo di una
scopa.
Harry, il
suo Harry, era padre… dolce e comprensivo, sempre
pronto a scherzare insieme alle sue dolci principesse, come le aveva sempre
definite… coccolandole e viziandole, giocando con loro e con i loro cugini,
come se fosse tornato bambino, come se rivivesse con loro un’infanzia che gli
era stata negata.
Remus fu
scosso da questi pensieri dalla nuova melodia che li avvolgeva,
non più serena e scherzosa, ma energica, frenetica… in quella stessa melodia,
tanti anni prima Remus aveva percepito la rabbia di
un giovane Harry che doveva affrontare chi gli aveva strappato
così tanto, aveva percepito la sua paura di fronte all’ignoto, l’angoscia che
provava per la sorte dei suoi cari, della sua famiglia.
Ora, invece, l’energia di questa
musica era molto differente… era uno sfogo, lo sfogo
di un uomo rassegnato a non vedere mai il volto dei suoi figli, di un giovane
padre di famiglia impaurito, timoroso al pensiero di non riuscire a proteggere
i suoi cari in caso di bisogno, di non essere più lo stesso…
Tuttavia Remus
riuscì a percepire un ultimo cambiamento alla fine della melodia: una nuova
energia la penetrava, un’energia positiva, di un uomo
incapace di arrendersi, l’energia di un Malandrino… Harry
dimostrava di non essere cambiato poi molto… era sempre lo stesso bambino
impaurito, timoroso di non essere all’altezza, ma in grado di scuotersi,
incapace di rimanere inattivo, inerte davanti al pericolo…
“Tanto tempo fa ti avevo promesso che non avresti sentito questa musica fino a
quando non ci sarebbe stato più nulla da temere, fino a quando un nuovo mondo
sereno e giusto non fosse stato creato.” Mormorò Harry,
rimanendo voltato verso il pianoforte.
“Ricordo bene; infatti
mi sono chiesto per quale motivo tu non l’abbia suonata prima.”
“Perché
avevo paura di ammettere che andava tutto bene, non volevo che tutto
crollasse…”
Remus
sorrise dolcemente, poi gli chiese “Perché hai cambiato
idea?”
Harry
esitò un attimo, poi si voltò verso Remus e disse “Quando
la guerra ancora infuriava, quando non riuscivo neanche ad immaginare come
sarebbe stato il mio futuro…quando temevo di non avere futuro… guardavo tuo
figlio, guardavo il piccolo Sirius mentre dormiva,
sereno, tranquillo e cercavo di immaginare come sarebbe stato da grande, cosa sarebbe diventato…
Non riuscivo a vedere il mio
futuro, ma volevo vedere il suo, non volevo arrendermi, non volevo che un altro
bambino perdesse tutto, perdesse tanto in una sola
notte; quando tutto è finito sono sempre rimasto all’erta, temendo quasi di
lasciarmi andare, dovevo controllare che tutto andasse bene. Poi, stasera, tuo
figlio è entrato nel mio mondo, in quel mondo che mi ha accolto quando non
avevo nient’altro, quel mondo che mi ha donato tutto… e, finalmente, dopo così
tanto tempo ho capito.
Va tutto bene. Sto vivendo tutto
ciò che potevo desiderare, tutto ciò per cui i miei
genitori, Sirius, Silente, hanno dato la vita… noi
siamo qui, stiamo bene, viviamo… e mi sono accorto che per anni mi sono
compatito per nulla, che così a lungo ho subito lo stesso senso di colpa che
hai provato tu per tanti anni, Remus… il dolore del
sopravvissuto.
Viviamo, Remus…
ora non c’è veramente nulla che ci possa tormentare. Noi siamo vivi.”
Remus ed Harry rimasero a lungo seduti in silenzio, quella notte; nessuno era lì con loro, la stanza era colma solo della loro presenza, ma entrambi vi sentirono molto di più: le loro speranze, i loro sogni, i dolori e le gioie di quegli anni, i loro cari erano lì con loro…mentre la luna crescente illuminava entrambi, finalmente… dopo una notte di tenebra.
Eccomi qui, dopo una lunga latitanza… chiedo umilmente perdono, mi rendo conto di non aggiornare da tantissimo, ma tra esami, inizio delle lezioni etc… il tempo si è ridotto!
Vi ringrazio per il continuo sostegno che mi avete dimostrato con i vostri commenti e con le numerose letture… grazie mille a tutti! Spero che quest’ultimo capitolo vi abbia soddisfatti!
A presto!
Desdeus: spero che anche questo epilogo ti sia piaciuto, i tuoi commenti mi hanno aiutata tantissimo durante la stesura di alcuni capitoli…grazie!
Joy: eccoci qui, anche la mia storia finisce! Non vedo l’ora di leggere un’altra delle tue magnifiche storie! Veramente, non so esprimere quanto siano contati i tuoi incoraggiamenti, i tuoi commenti sempre attenti e curati… grazie mille Joy! Spero veramente che ti sia piaciuto anche quest’ultimo capitolo! Un abbraccio e… alla prossima storia!
Alessandro: grazie per le tue recensioni sempre puntuali…ti è piaciuto l’epilogo della storia? J
Alessia: emh…sono spiacente di averti delusa, ma… come hai potuto vedere il destino di Harry non è molto mutato…un’altra beffa del destino per il nostro eroe! Comunque spero che questo storia ti sia piaciuta ugualmente! Grazie per i tuoi commenti!
Pikkyfan: spiacente di averti dato un dolore, ma…il nostro Harry è rimasto cieco! Spero comunque che ti sia piaciuto questo epilogo…
Verity: wow, che intuito! Sono così prevedibile? Come hai capito che sarebbe finita così? Spero proprio che ti sia piaciuto questo epilogo, grazie per il tuo sostegno!
Grazie a tutti!