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Autore: misspepper    11/07/2011    4 recensioni
"Come se il boccino avesse letto i suoi pensieri, improvvisamente cambiò direzione scendendo vertiginosamente verso il basso.
- Albus, è troppo pericoloso. – disse Scorpius fermandosi a guardare.
Ma Albus era già sceso in picchiata verso il terreno di gioco.
Sugli spalti, tutti erano con il fiato sospeso: Harry si era alzato in piedi, così come Rose e Lily. Persino Julia non riusciva più a commentare.
- Mamma mia, se Albus sopravvive questa sarà una delle catture del boccino più emozionanti che Hogwarts possa ricordare. – esclamò Clark eccitato."
Dopo la Battaglia di Hogwarts, il mondo magico ha vissuto un lungo periodo di pace e prosperità nel segno della vittoria di Harry Potter su Lord Voldemort. Diciassette anni dopo, Albus Severus Potter e Rose Weasley approdano a Hogwarts, dove conosceranno Scorpius Malfoy, il tormentato figlio di Draco e Astoria, Julia Harris, timida ma coraggiosa purosangue e tanti altri nuovi amici.
Nonostante le antiche rivalità sembrino inizialmente prendere il sopravvento, durante il sesto anno misteriose forze oscure riapriranno i giochi.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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(Hogwarts, Guferia – 2017)
 
Rose non vedeva l’ora di mandare una lettera ai suoi genitori: era stata sorteggiata a Grifondoro, insieme ad Albus, ed il Cappello Parlante aveva elogiato la sua intelligenza.
Quando entrò nella Guferia l’accolse il rumore dello sbattere d’ali di qualche migliaio di gufi e civette, che la osservavano torvamente.
Dove poteva essere il suo gufo?
- August? – tentò di chiamarlo la ragazza, particolarmente messa a disagio dallo sguardo torvo di una civetta a pochi centimetri dal suo naso.
Un gufo rossiccio e dalle piume arruffate uscì dalla sua tana e planò gentilmente sul braccio di Rose, che gli diede una carezza.
- Porta questo a mamma e papà, va bene?
August sembrò capire le sue parole e si alzò in volo, verso l’orizzonte.
Rose lo seguì con lo sguardo finchè non scomparve definitivamente.
- Già scrivi ai tuoi genitori? – le chiese una figura misteriosa seduta su un pilastro a parecchi centimetri di distanza dal suolo.
- Ehi! – esclamò Rose con spavento – Non ti conviene avvicinarti, conosco già parecchie fatture e mio padre è un auror, come mio zio.
Scorpius scoppiò a ridere e saltò giù dal suo nascondiglio con grazia felina.
Rose lo riconobbe non appena toccò terra e diventò rossa come un peperone.
- E tu che ci fai qui?
- Quel che ci fai tu – rispose Malfoy divertito – spedisco un gufo.
- A quest’ora della mattina? – chiese Rose sospettosa.
- Sono un tipo mattiniero. Anche se preferisco la notte, molto più misteriosa ed intrigante, se capisci quello che intendo. – rispose l’altro avvicinandosi.
Ma Rose non riusciva ancora a dissipare i suoi sospetti.
Era sempre stata molto sveglia per la sua età.
- Se hai già spedito il tuo gufo, perché mi stavi spiando?
Scorpius fece la faccia di un bambino colto in flagrante con le mani nella marmellata; indietreggiò leggermente e tentò di mantenere un atteggiamento distaccato.
- Non ti stavo spiando – disse risoluto – mi stavo riposando.
- Arrampicato sul muro? – incalzò Rose – Strano modo di riposarsi.
La ragazza fece per andarsene, voltando la chioma ramata e ingarbugliata verso l’uscita: ma evidentemente il fatto che quella discussione durasse così poco non era nei piani iniziali di Scorpius.
- Va bene, va bene, è vero! – esclamò rincorrendola – È da un’ora che ti aspetto.
Rose si bloccò di scatto e si voltò.
- Come facevi a sapere che sarei venuta qua?
- Ti ho sentita che ne parlavi con Potter ieri sera. Ma non sapevo quando saresti arrivata. Così mi sono svegliato due ore fa per non fare tardi.
Questa era, secondo Rose, la cosa più dolce che qualcuno le potesse dire.
- E perché mi stavi aspettando? – cercò di indagare con un sorrisino soddisfatto.
Scorpius si guardò le scarpe per qualche secondo; poi la scrutò di soppiatto.
- Perché volevo parlare con te? – provò titubante.
Un’ondata di felicità colpì Rose in pieno volto. Si sentiva andare a fuoco.
Il piccolo Malfoy parve accorgersene e sorrise candidamente.
- Credo di non stare simpatico alla tua famiglia. – notò ricordandosi le parole di James ed Albus sull’Espresso per Hogwarts.
- Penso sia un sentimento ricambiato, no? – precisò Rose – Malfoy e Weasley non si sono mai visti di buon grado.
- Mio nonno era un’idiota – disse tagliente Scorpius – e mio padre, beh, lo è ancora.
La ragazza avvertì un’estrema malinconia in quelle parole, ma preferì non commentare.
Ci sarebbe stato tempo per approfondire quei discorsi.
- Che ne dici di andare a fare colazione? Si saranno alzati tutti. – propose Malfoy con speranza; non avrebbe potuto sopportare un “no” come risposta.
Rose lo studiò con attenzione: la madre le aveva insegnato a non fidarsi degli estranei, mentre il padre le aveva insegnato a non fidarsi dei Malfoy in particolare.
Ma c’era un qualcosa, come una speciale magia che univa i due ragazzi.
- Va bene! – rispose Rose mostrando i denti bianchi in uno splendido sorriso.
E i due si avviarono verso la Sala Grande.
 
(Hogwarts, Ufficio del Preside – 2022)
 
Quando giunsero finalmente nell’ufficio del preside, Albus non aveva cambiato idea: desiderava ancora ardentemente di uccidere suo fratello James, che lo trascinava sempre nei guai.
La McGranitt, torva come mai, aveva rivolto le sue attenzioni ad un ragazzino di Tassorosso che aveva tra le mani un aggeggio elettronico.
- Keirisson, vi è stato detto miliardi di volte che le strumentazioni elettroniche babbane non sono utilizzabili entro i limiti di Hogwarts! Nemmeno gli iPhone.
- Ma prof! – stava cercando di difendersi Keirisson, quando lo sguardo di Albus fu catturato dai quadri posti dietro la scrivania del preside: fece qualche passo in avanti, avvicinandosi a quello che rappresentava un mago dal naso adunco e dai capelli bianchi, con degli occhiali a mezzaluna che celavano gli occhietti azzurri.
Le poche volte che era stato nell’ufficio del preside, i personaggi dei ritratti erano in giro per faccende personali. Questa volta erano quasi tutti presenti.
- Albus, mio omonimo! – esclamò improvvisamente il quadro di fronte a lui – Avvicinati, caro ragazzo, fatti vedere da questo povero vecchio che ha conosciuto tuo padre.
Albus era indeciso sul da farsi: da una parte fremeva di avvicinarsi a tutti i costi, dall’altra avrebbe preferito darsela a gambe e tornare dalla McGranitt, che pareva essersi dimenticata della sua presenza.
Alla fine si accostò al ritratto di Albus Silente.
- Hai gli occhi di Harry – constatò quest’ultimo, osservandolo avidamente – e gli stessi capelli. Sei identico a tuo padre, Albus.
- Parla spesso di lei – asserì inaspettatamente Albus – e di quanto lei fosse grande.
Gli occhi di Silente si inumidarono sensibilmente.
- Harry era un ragazzo così gentile e discreto. Penso tu abbia ereditato questo dono. Ogni tanto torna a trovarmi, sai? Eppure sa bene che non sono il vero Albus Silente; sono solo una sua rappresentazione, per quanto brillantemente acuta.
- Era molto affezionato a lei. – aggiunse l’altro – Mi ha chiamato così in suo onore.
Nonostante Albus non avesse mai conosciuto Silente, se non attraverso le parole dei suoi parenti, sapeva che quello era un momento veramente toccante per entrambi.
- Severus – disse debolmente Silente rivolgendosi al quadro accanto al suo, l’unico rimasto vuoto – vieni a vedere il figlio di Harry.
Nessuna risposta giunse dal ritratto di Piton.
- Sai – spiegò Silente – Severus non si è mai fatto vedere da tuo fratello, James, perché gli ricorda troppo tuo nonno paterno. È una lunga storia – si affrettò a dire vedendo l’espressione enigmatica di Albus – non è mai andato troppo d’accordo nemmeno con tuo padre, almeno non finchè era in vita. Ma è stato Harry a volere che il suo ritratto fosse qui a tutti i costi. E quando è venuto a trovarci, c’è stato un momento veramente commovente tra i due. Anche più del Titanic, onestamente.
- Non è James Potter? – parlò improvvisamente il quadro vuoto di Piton.
- No, Severus. È Albus. Albus Severus Potter.
Il ragazzo guardò con apprensione il mago dai capelli neri e unti tornare nel suo ritratto ed ispezionarlo con interesse. Quando i suoi occhi incontrarono quelli verdi di Albus, la bocca fina di Piton si increspò in un sorriso impercettibile.
Poi, senza proferire parola, si allontanò nuovamente dal quadro, con gli occhi lucidi.
- Non ti preoccupare – Silente rassicurò Albus – è sempre stato un tipo poco socievole. Ma estremamente emozionale e leale, devo dire.
La porta della stanza privata del preside si aprì di botto.
L’uomo che ne apparve era alto, robusto e ben dritto; pareva molto più giovane di quanto non fosse e aveva un portamento fiero ed armonioso allo stesso tempo.
Poteva benissimo essere un coetaneo del padre di Albus.
- Harry, credo che i tuoi figli ti stiano aspettando – alla fine disse Oliver Baston con entusiasmo – che bello rivedervi!
Accanto a lui c’era Harry Potter, in carne ed ossa.
 
La lezione di Pozioni era finita da un pezzo, ma di Albus e James non vi era la più minima traccia: Rose era sempre più preoccupata, mentre Scorpius stava chiacchierando con i suoi compagni di Serpeverde.
L’atmosfera dei sotterranei era tetra, a causa interni scuri e sporchi che riflettevano i fievoli barlumi di luce emanati dalle poche torce fissate alle pareti.
- Scorpius! – gridò una vocetta appartenente ad una ragazza di Serpeverde che si faceva largo tra la gente, scansando in malo modo chiunque le ostruisse la strada.
Era una del settimo anno.
Rose la conosceva bene: James la descriveva sempre come una mezza sgualdrina – almeno dalle sue parole si evinceva questo.
Non poteva prevedere quello che sarebbe accaduto un attimo dopo.
Miranda Harding prese la rincorsa e gettò le braccia al collo di Scorpius, schioccandogli un bacio mozzafiato sulle labbra.
Rose sentì il gelo penetrare dentro le sue ossa: aprì la bocca più volte, ma non ne uscì alcun suono. Era come se centinaia di coltelli affilati le stessero martoriando il cuore, pesante come non mai. Non ricordava di aver mai provato una simile sofferenza, così straziante ed insopportabile.
Aveva sempre creduto di essere forte, ma in quel momento si sentiva come un fragilissimo pezzo cristallo scaraventato a terra con indecenza.
Si sentì mancare mille volte di seguito e mille volte pensò di voler scappare e nascondersi in un angolo per sempre, di smettere di esistere...
Ma non ne aveva motivo: Scorpius era solo un amico per lei, non era nient’altro.
Mentre cercava di riprendersi e di raccogliere tutti i frammenti del suo ego, Malfoy le si accostò con i capelli sconvolti e lo sguardo impassibile.
- Perché non mi hai mai detto di lei? – chiese Rose cercando di mantenere un atteggiamento distaccato. Non voleva farsi vedere così confusa e debole.
- Non è la mia ragazza – rispose Scorpius freddo – è una con cui mi vedo, tutto qui.
- Ho capito, non vuoi parlarmene.
Se c’era una cosa che Rose non sopportava era quando qualcuno tentava di negare l’evidenza: un’abilità che Scorpius sembrava non poter fare a meno di usare.
- Non ne voglio parlare – puntualizzò il ragazzo – perché non c’è niente da dire.
- Quando mai hai qualcosa da dire?
- Sei arrabbiata con me?
- Perché dovrei?
- Guardami negli occhi e giuramelo.
Rose alzò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi chiari di Scorpius.
Non sarebbe mai riuscita a mentirgli.
- Non posso giurartelo. – si arrese, infine.
Si stava esponendo troppo e non poteva permetterselo.
- Me ne potevi parlare, siamo amici. – si giustificò.
Ma erano veramente amici?
Rose se lo chiedeva spesso.
Forse Scorpius non era il ragazzo più affettuoso del mondo, ma si era sempre comportato in modo diverso, incoerente, con lei: a volte era apprensivo e geloso nei suoi confronti; altre era distante e quasi indifferente. In ogni caso, Rose aveva la perenne, sgradevole sensazione di ingigantire ogni cosa che riguardasse lei e Scorpius.
- Mi spiace, Rosie. – replicò Malfoy – Spero tu non sia gelosa...
Rose scoppiò in una risata talmente esagerata ed altisonante da far spaventare alcuni ragazzini del primo anno di Corvonero.
- Veramente, per me, puoi fare quel che vuoi! – sostenne altezzosa, scuotendo i capelli rossicci – Come anche io posso pomiciare con chi mi pare.
Dopo aver detto ciò afferrò un povero sventurato del quinto anno di Tassorosso, che aveva avuto la brutta idea di trovarsi nei paraggi, e lo baciò senza alcun preavviso.
Scorpius si lasciò scappare una risatina nervosa, mentre il ragazzo – non appena Rose si fu allontanata da lui – se la diede a gran velocità.
- Soddisfatta? – chiese Malfoy con un ghigno divertito stampato in volto.
- Abbastanza. Almeno siamo pari. – dichiarò vittoriosa Rose.
- Basta che non prendi l’abitudine di sbaciucchiare sconosciuti per i corridoi.
- Non ti preoccupare – disse la ragazza – sto perdendo il vizio.



Harry's Corner

Starò via per un bel po', ma spero di aggiornare il più presto possibile.
Un saluto magico

Cocorit
  
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