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Autore: Hikari93    11/07/2011    11 recensioni
Seguito di "-Ti va di incontrare i miei?- Attenzione: pericolo di gelosia da parte di un padre non del tutto normale!"
[Dedicata ad Ambra Chan, che ci teneva tanto al seguito e a Terra-chan, alla quale sentivo di dover dedicare qualcosa.
Miku Uchiha, figlia di Sasuke. Fidanzata con un ragazzo di nome Satoru. Unico problema: il papà è molto geloso.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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 [Dedicata a tutti quelli che mi seguono,

 

   ma anche a chi ama follemente le SasuSaku.
    

Ma, Ambra Chan, Terra-chan, questa è soprattutto per voi]



  

Ecco quel che succede ad essere il ragazzo della figlia di Sasuke Uchiha
 
 
 
Prologo
 
 
 

 

Sasuke era seduto al tavolo della cucina di casa Uchiha, ed era assorto nei suoi pensieri. Da qualche giorno aveva concluso un colloquio, semplice discussione, col fidanzato di sua figlia, un certo Satoru Inomiya, che aveva l’aspetto del cosiddetto bravo ragazzo. Non ad eguagliare i comportamenti assurdi del suo odiato migliore amico, ma non ci scherzava mica in quanto a sbadataggine e a distrazioni.
 
“Si fosse trovato in guerra, sarebbe morto contro un avversario del mio calibro. Quello che i ragazzini non capiscono è che il mondo non è solo la pace e la prosperità che si vedono intorno. No, questa è solo la bella faccia della vita, quella che tutti si ostinano dannatamente a far passare come quella reale. Sebbene gli stessi tutti sappiano che non è così.”,riflettette l’uomo, lasciandosi prendere un po’ la mano.
Ma la colpa – se così la si poteva definire – era tutta del ragazzo in questione che non si presentava agli allenamenti che lui stesse si era offerto ad impartirgli. Non che fosse in ritardo, ma se davvero voleva fare buona impressione su Sasuke Uchiha doveva arrivare in anticipo, era d’obbligo.
Evidentemente, Satoru non l’aveva capito.
 
Sasuke sospirò, rivolgendo un’occhiata scocciata al piccolo di famiglia, Itachi, che giocherellava con degli shuriken di carta, parlottando da solo e fingendo di colpire chissà quale bersaglio. Si rattristò al pensiero che Miku, sua primogenita, avesse scelto una strada diversa da quella del ninja.
 
“Aiutare gli Yamanaka al negozio? No, non è per niente compito per un Uchiha!”, borbottava tra sé e sé.
Lui aveva desiderato che la figlia diventasse una shinobi e più volte le aveva espresso questo suo volere, ma senza risultato. Per cui, non gli restava altro che indirizzare tutta la sua attenzione – in campo di addestramento – al piccolo bambino che giocherellava, incurante di quanto fosse davvero difficile diventare un grande, uno di cui si ha memoria.
 
Non seppe perché, ma il tanto rimuginare su quell’argomento, gli fece riaffiorare il giorno della nascita di sua figlia. Era emozionato sopra ogni dove, ma uno come lui non l’avrebbe mai dato a vedere. Lì per lì, non si curò nemmeno del sesso del nascituro, nel senso che, seppure nel periodo della gravidanza avesse continuato a ripetere che il neonato doveva per forza essere un lui, quando l’aveva vista non ci aveva più pensato.
Nulla.
Non importava più che fosse maschio o femmina. L’importante era che si trattava di sua figlia, della sua Miku.
 
-Itachi, non combinare guai.- disse l’Uchiha, fermo.
Il bambino si girò, rimanendo poi impalato. Una gamba era poggiata per terra, mentre l’altra era sospesa, essendo stato bloccato nel tentativo di arrampicarsi su per la finestra, in modo da prendere lo shuriken finito troppo in alto.
-E’ finito lì sopra!- lamentò lui, abbandonando il suo primo tentativo di riappropriarsi di ciò che gli apparteneva, e mettendone subito in atto un altro piano, che consisteva in saltelli senza troppo effetto.
Dopo essersi appurato che il tutto fosse inutile, andò supplichevole verso il papà.
-Me lo prendi?-
Sasuke lo guardò fisso, come se attendesse altro.
-Per favore.- sussurrò il bambino, arrossendo.
A differenza di Miku, ragazza molto più diretta, molto più Sakura, Itachi aveva ereditato quasi del tutto quel carattere indifferente di Sasuke, che emergeva soprattutto in certi momenti. Come quello in questione.
Sasuke Uchiha non avrebbe mai chiesto per favore a nessuno e sapeva benissimo che anche al figlio costava abbastanza pronunciarsi. Era come se si vergognasse di dire quella parola.
 
-Grazie!- disse poi il bambino, dopo aver sfilato dalle mani del padre il giocattolo.
Fatto ciò, riprese la sua attività di gioco.
 
Senza sapere come, Sasuke si ritrovò a sorridere. Fu un solo, unico e breve istante, ma apparve un ghigno sul suo volto, legato in modo particolare ad un ricordo che quel piccolo birbante gli aveva fatto ritornare alla mente.
E no. A differenza di Itachi, Miku non era stata così trattabile da bambina.
 
-Sakura, si può sapere che fine ha fatto il distintivo della mia divisa da poliziotto? Non lo trovo da nessuna parte!- brontolò Sasuke, scrutando in tutti i cassetti della mobilia.
Eppure, lui era sicuro di averlo sistemato nel suo comodino, quello vicino al letto matrimoniale. Ci aveva dato più di uno sguardo, l’aveva addirittura messo sottosopra, ma non era servito a nulla. Perciò, restio, aveva per forza dovuto chiedere l’aiuto di Sakura.
-Mh?- fece lei, dalla cucina.
L’uomo cominciò a spazientirsi: non sopportava doversi ripetere, soprattutto quando andava di fretta.
-Il distintivo!- ribadì a voce più forte. -L’hai preso tu, l’hai visto?-
La donna sembrò rifletterci su.
-Non era in camera nostra?-
L’Uchiha sbuffò e non seppe quale divinità gli avesse impedito di rispondere in malo modo. Era ovvio che se fosse stato in camera loro l’avrebbe trovato? Perché sua moglie non ci arrivava?
Evitando di fornire una risposta inutile ad un quesito di altrettanta utilità, salì in camera da letto, ispezionando per l’ennesima volta suddetto cassetto.
Cercò di fare quanto più silenziosamente possibile, sperando che la figlia non si svegliasse. Diede un’occhiata veloce alla culla, ma non troppo rapida per impedirgli di vedere che la mocciosettanon era più lì.
 
“Esigo sapere da quando ha imparato a scavalcare le sbarre e a scendere da sola”, digrignò, dovendo cercare non solo il distintivo, ma anche sua figlia.
Ma con lei, sarebbe stato più semplice… credeva.
-Miku!- chiamò, un tono che non ammetteva repliche. -Esci fuori, su!-
La cercò in bagno, in un’altra camera, scese giù in cucina, aprì addirittura la porta di casa – pur sapendo che la bambina non potesse essere arrivata alla maniglia, da sola –, ma non la trovò.
Più arrabbiato che in pena, ritornò al piano superiore, deciso a cercare meglio.
Possibile che quel giorno spariva tutto? E non solo le cose, ma anche la gente!
Arrivato, di nuovo, nella futura stanza della bambina, iniziò a cercare al meglio. Del resto, si trattava sempre di sua figlia. Forse aveva ereditato la capacità di mimetizzarsi e di non farsi scovare da lui. Era abbassato a guardare sotto il letto, quando un risolino conosciuto gli giunse dall’armadio.
Senza perdere tempo, aprì l’anta e vi trovò sia Miku che il distintivo.
 
“Due in un colpo solo”
 
Tese la mano in avanti, intimando la bambina a consegnargli ciò che non le apparteneva.
Lei si ritrasse, stringendosi nelle spalle e tuffandosi in quella marea di vestiti di Sakura. Perché era ovvio: sua moglie non aveva lo spazio sufficiente per mettere tutto nell’armadio della loro stanza, per cui aveva momentaneamenteoccupato quello della stanza della figlia.
L’uomo ripeté il gesto già fatto, avvicinando le sue dita al viso della bambina.
Miku, però, scosse la testa, beccandosi un’occhiata sorpresa dal padre.
-Se non mi dici per favore non te lo do!- biascicò quel mezzo metro o meno di essere vivente di due anni e mezzo, che non sapeva neanche parlare correttamente.
-Miku, vado di fretta.- disse Sasuke, stranamente calmo.
-E dì per favore!- insistette lei, sorridendo, l’espressione identica a quella di Sakura.
-Papà non vuole arrabbiarsi, stamattina.-
-Per favore!-
A Sasuke prese a pulsargli la vena sulla tempia, ma si ripeteva di dover rimanere calmo, a tutti i costi. Si trattava pur sempre di sua figlia.
-Non me lo restituisci di tua spontanea volontà?- chiese, inarcando un sopracciglio, la mente già in azione per elaborare qualche punizione soft.
La piccola scosse la testa, decisa.
-Te la sei cercata.- disse l’uomo.
Un velo di paura passò negli occhi chiari di sua figlia. Cominciava a chiedersi perché non avesse obbedito. Senza che nemmeno se ne rendesse conto, infatti, si trovò con solo aria in mano, il distintivo brillava, mantenuto tra le dita di Sasuke.
Ma non era finita lì! Miku non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi per essere stata derubata, che l’Uchiha afferrò anche lei, trasportandola come si fa con la merce. Furono inutili lo scalciare e i lamenti della bambina, perché il padre era irremovibile. Difatti, poggiandola sul lettino lì presente, cominciò a farle il solletico in un modo assurdo: e lei, al contrario di Sasuke, ne soffriva terribilmente.
Rideva a crepapelle, le lacrime che le uscivano e le forze che mancavano addirittura per chiedere perdono.
Sakura si apprestò ad arrivare lì, incuriosita da tanto schiamazzo.
Sasuke stava torturando la loro bambina e, quel che più la divertiva, era la faccia inespressiva del capofamiglia, che non voleva far a vedere di godere di quella situazione, mentre se fosse stato più espansivo, se la sarebbe risa di gusto.
-Credo che possa bastare.- la soccorse Sakura, preoccupata del fatto che a Miku sembrasse mancare il fiato.
-Mh.- fu l’unica risposta di Sasuke, prima di andarsene per conto suo.
Miku aveva il fiatone: non aveva mai riso tanto e per tanto tempo. Adocchiò un’ultima volta sua padre, il quale, accorgendosene anche se stava di spalle, si girò, dicendole una sola frase.
-Ricorda: non lo dirò mai.- e poi sparì.
Sakura, intanto, era più stupita. Di cosa stavano parlando quei due? Scosse le spalle: meglio non impicciarsi dove c’entra Sasuke Uchiha!
 
-Papà!- la voce terribilmente squillante di Itachi lo riportò alla realtà.
-Che c’è?- chiese.
-E’ arrivato Satoru!- spiegò lui, indicando la figura all’entrata.
-Buongiorno signore!- proclamò il ragazzo, inchinandosi leggermente.
Sasuke si alzò.
-Possiamo cominciare Inomiya?-
Per Sasuke le formalità non esistevano: era lì per allenarsi, no? E allenamento sarebbe stato.

 
 


 





 
A grande richiesta… (ma dooove xDD) ecco il continuo di:
-Ti va di incontrare i miei?- Attenzione: pericolo di gelosia da parte di un padre non del tutto normale!)
 
Non è necessario averla letta per capire questa, quindi, non temete! ^__^
Spero sia piaciuta, fatevi sentire (se vi va! xD) 

   
 
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