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Autore: Tati Saetre    12/07/2011    12 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note a fine capitolo! LEGGETELE, SONO IMPORTANTISSIME!
 
 
Dodicesimo Capitolo – Il mio ragazzo perfetto.
 
 
BELLA’S POV
 
Rimasi per qualche istante bloccata dinnanzi alla porta, mentre Alice aveva messo una mano dietro la mia schiena, quasi a sorreggermi.
“Edward, chi è?” Fu la voce di Esme a riscuotermi dai miei pensieri, ed espirai silenziosamente.
“Non lo so. E’ andata Tanya.” La voce di Edward invece era incolore, e provenne proprio da dentro.
Sentii il rumore di qualche passo, e poi i capelli color caramello della signora Cullen sbucarono dalla porta.
“Oh, Bella!” Sembrò entusiasta di vedermi, mentre mi aiutava ad entrare in casa, prendendo una delle stampelle e sorreggendomi con la mano che aveva passato intorno alla vita.
“Esme.” La salutai, ancora mezza shoccata.
Che diamine ci faceva Tanya Denali a casa Cullen?
Ovvio, altro che The Notebook. Edward si era ripreso anche troppo facilmente.
Ed il film lo stava guardando insieme a Tanya.
“Oh, tesoro. Ho saputo dell’incidente… fammi vedere.” Posò una mano sulla guancia, delicatamente.
Come per tastare l’enorme livido che si prendeva ben metà del mio viso.
“Niente di grave, Esme.” La rassicurai, guardandomi intorno.
Di Edward non c’era traccia. Anche perché ancora eravamo all’ingresso.
“Cosa ti porta qui?”
“Dev-”
“Dormirà qui, mamma.” Intervenne prontamente Alice, lasciandomi spiazzata.
Dovevo fare cosa?
Charlie era stato chiaro: minimo dieci minuti e sarei dovuta tornare a casa.
Arcuai le sopracciglia, schioccandole un’occhiataccia.
Lei ricambiò, per poi alzare gli occhi al cielo.
Bene, ci mancava soltanto altro filo da torcere con mio padre.
“E’ fantastico! Dormi con Alice, o ti preparo la stanza degli ospiti?”
“Oh, non preoccupa-” Ma per la seconda volta, fui bloccata.
“Dormirà nella stanza degli ospiti. Faremo una specie di pigiama party, però domani io devo andare a scuola. Di certo non voglio svegliarla alle sette, vero?”
Sembrò cercare una conferma nel mio sguardo, ed io annuii soltanto.
“Ottimo!” Esme sbatté tutte e sue le mani, e poi si diresse al piano superiore. “Ti preparo tutto l’occorrente. Però avrai il bagno in comune con Edward… non è un problema, vero?”
Domani devo andare a scuola… Di certo non voglio svegliarla alle sette…
Serpe infida che non era altro! Me l’aveva fatta, per l’ennesima volta.
Mi raccomandai di sgridarla, non appena saremmo state sole.
“Allora Tanya… a te invece cosa ti porta qui?” E per un istante, mi ero anche dimenticata di lei.
Che era stata lì fino a quel momento, a guardare tutta la scena.
Ottimo.
“Oh, sono venuta a trovare Edward. Sono giorni che non lo vedo, e mi sono preoccupata.” La buttò lì, continuando a guardare me.
Cosa diamine voleva?
Alice annuì, togliendosi la giacca per poi venire ad aiutarmi.
Mi tolsi il giubbotto, e poi con l’aiuto della mia amica ci dirigemmo nell’enorme salone.
Inutile dire che quello che vidi in quel preciso istante mi lasciò spiazzata.
Edward Cullen era davvero seduto sul divano, mentre con in mano una ciotola di Popcorn guardava le ultime battute di The Notebook.
Era proprio la fine.
E lui era così preso da quel film, che neanche si rese conto che eravamo entrati nella stanza, senza fare il minimo rumore.
Fu interrotto da Alice, che con in mano il telecomando spense la TV.
Si voltò arrabbiato, pronto ad inveire contro sua sorella.
“Alice perché devi sem… ISABELLA!” Sembrò stupito, più di quanto lo fossi io.
Gli occhi erano davvero arrossati, e le labbra leggermente gonfie.
Era impossibile. Non poteva aver pianto.
“Cosa ci fai qui?” Domandò poi, alzandosi per pulirsi i residui di Popcorn che aveva sopra tutta la tuta.
Bella domanda.
“Dorme con me.” Disse risoluta sua sorella, passandogli accanto per poi sedersi sul divano.
Come se nulla fosse.
Come se in quella stanza non ci fosse Edward Cullen, Bella Swan e Tanya Denali.
Tutti e tre nella stessa stanza, tutti e tre pronti ad ucciderci a vicenda.
Perché io volevo uccidere Edward e Tanya… Tanya sembrava volesse uccidere me.
Che… che sapesse? Impossibile.
No, perché oltre che uccidere Edward l’avrei fatto a brandelli, e poi bruciato.
“Beh, tanto vale che parliamo, no?” Esordì Tanya, alzando le mani al cielo.
“Cosa?”
“Poco prima che arrivassi, Edward mi stava informando della vostra storia d’amore. Beh, vedo che dopo anni di ammiccamenti vari a scuola e pettegolezzi su di lui sei riuscita a prendertelo, no?” Sembrava furiosa, e dai suoi occhi ardeva puro fuoco.
E come darle torto?
Anche se fra lei e Edward era stata una storia basata dal sesso, sempre qualcosa c’era stato.
E se lui non le dava importanza, Tanya invece ne lasciava trasparire anche troppa.
Vari ammiccamenti a scuola e pettegolezzi su di lui.
Bene, tutti si erano resi conto che mi piaceva Edward Cullen?
Solo lui aveva sempre fatto finta di niente?
Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse.
Perché di certo, non aveva finito di parlare.
“Non hai niente da dire, vero? Beh, hai ottenuto quello che volevi, Isabella. Tutto quello che volevi.” Sembrò amareggiata, mentre prendeva la sua borsa nera a la giacca, passandomi accanto.
Edward ed Alice se ne stavano in silenzio, proprio come me.
Sapevano tutti e due che quello doveva essere un momento fra me e Tanya.
Mi superò, per poi tornare indietro.
“No, lo sai che ti dico?” Continuò, scuotendo energicamente la testa. “Forse i Edward e i Cullen avranno tutta la tua compassione, ma tu non avrai la mia. Perché ai miei occhi non sei la povera ragazza coinvolta in un incidente con una gamba rotta e il viso sfigurato.” Fece una smorfia con la bocca, quando i suoi occhi incontrarono l’enorme ematoma che incorniciava il mio faccino.
“No, ai miei occhi sei soltanto la stronza che mi ha portato via il ragazzo. E questa non te la perdono, Isabella.” Ma questa volta invece di voltarsi con le lacrime agli occhi, mi diede un ceffone che risuonò per tutta la stanza.
Proprio sopra l’enorme ematoma che mi sfigurava la faccia.
E mentre Edward si occupava di sorreggermi perché mi erano cadute tutte e due le stampelle dopo l’impatto, Alice era rimasta con la bocca a mezz’aria e gli occhi sgranati.
Invece Tanya se ne era andata, sbattendo sonoramente l’enorme porta principale.
 
*
 
“Ti faccio male?”
Accennai un timido no, mentre Carlisle continuava a tamponarmi ‘non so che’ sul viso.
Prendere nota: non dare mai altre botte sui lividi, e non perché il dolore è atroce.
No, perché da verdognoli si trasformano in viola accesso.
Ottimo, se prima ero sfigurata ora facevo proprio schifo.
E al siparietto che avevamo creato io e Tanya, - o meglio, che lei aveva creato -, avevano partecipato anche Esme e Carlisle.
Non aveva parlato tanto a bassa voce, ecco.
“Carlisle… scusa.” Non sapevo cosa dire alla famiglia Cullen, se non continuare a scusarmi per quello che avevo combinato.
Mi stavo vergognando profondamente in quell’istante.
“Hey, nessun problema.”
Ma sapevo benissimo che ce n’erano, di problemi.
Se Esme e Carlisle prima mi consideravano una ragazza intelligente, ora avevano cambiato la loro idea.
Una che porta guai in casa loro, è tutto tranne che intelligente.
“Sai… una volta ho picchiato anche io un ragazzo alla tua età.” Sussurrò, voltandosi per guardare se la porta del suo studio era chiusa per bene.
Sgranai gli occhi, mentre lui si spostava per controllare anche la fasciatura alla caviglia.
“Davvero?” Chiesi, totalmente stupita.
“Sì. Per Esme.” Aggiunse poi, spalmando della pomata gelida sulla caviglia.
“Da quant’è che vi conoscete?”
“Dal liceo. Mi sono totalmente innamorato di lei, appena l’ho vista. Io ero in terza, e lei in prima. E’ stato un colpo di fulmine, ai presente?”
E mi chiedeva se sapevo cosa fosse un colpo di fulmine?
Beh, lo sapevo. E anche bene.
Annuii, lasciandolo continuare.
“Lei neanche mi guardava. Pensava allo studio e alle amiche. Io al Basket, e a uscire con le ragazze della mia età. Ho parlato la prima volta con lei al cinema, ad un’uscita di gruppo. L’avevo fatta organizzare proprio dal mio migliore amico, quella serata al cinema. Ed avevo fatto in modo che ci fosse anche lei.”
“Una storia da film.” Commentai, mentre lui annuiva con un sorriso e lo sguardo perso.
Forse stava rievocando quei momenti, neanche tanto lontani.
“Ci siamo frequentati per un po’, e poi fidanzati. E a venti anni è rimasta incinta di Emmett. Io ero entrato da poco all’Università, e non sai lo sconforto nel sapere che i suoi genitori non le volevano far tenere il bambino.”
“Cosa?”
“Già. I suoi erano ricchi, e di certo un bambino a quell’età non era proprio il meglio per la loro classe sociale. Così scappammo, insieme. Io continuai gli studi in Alaska, mentre lei lavorava part-time in un centro commerciale. E quando non avevo lezione aiutavo i carpentieri della zona, racimolando qualche soldo. E anche grazie all’aiuto dei miei genitori. Senza di loro non so come avremmo fatto.”
“Beh, siete qui, no? Insieme.” Dissi, invidiando la loro storia d’amore.
Avrei mai trovato qualcuno che mi avrebbe amata allo stesso modo? Proprio come si amavano Esme e Carlisle?
“Già. E in quel periodo il nostro amore si rafforzò più che mai. Soprattutto dopo la nascita di Emmett.”
Cercai di non fargli domande sul loro primogenito.
Perché se dava fastidio a Edward, sicuramente era così anche per i suoi.
“Puoi domandarmi quel che vuoi. Anche su Emmett… se vuoi.”
Ovviamente i pensieri non sbagliavano mai, ecco.
Stupida. Stupida, Bella!
“Dov’è ora?”
“In Alaska.”
Oh.” Allora Edward non mentiva.
“Non frequenta il College lì, vero?”
“No. E’ lì, ospite da i miei parenti. Io ed Esme siamo andati lì, nella nostra fuga d’amore.”
“Anche lui è scappato per una fuga d’amore?”
“Non la chiamerei ‘Fuga d’amore’. Diciamo che è lì con la sua fidanzata.” Spiegò cautamente, rimettendomi la fasciatura nuova.
“E’ fidanzato?”
“Sì. Con Rosalie Hale.”
Sgranai gli occhi stupita, socchiudendo leggermente la bocca.
Rosalie Hale? Quella Rosalie Hale?
“Ma… non doveva sposarsi con uno dei King?” Chiesi, fingendomi poco informata.
Peccato che anche se non volessi, a Forks si veniva a sapere tutto.
I King erano una delle famiglie più rinomate a Forks, insomma, pieni di soldi dalla testa ai piedi.
E da quello che sapevo, Rosalie doveva sposarsi con Royce.
Il secondogenito… okay, forse non ricordavo tanto bene.
“Già.”
Dopo quella domanda Carlisle sembrò non volesse andare più avanti, e di certo io non lo costrinsi.
Mi aveva rivelato anche troppo.
“Ecco fatto!” Esordì, dopo avermi messa quasi a nuovo.
“Grazie mille. Ora devo soltanto telefonare a papà.”
“Già fatto.” Mi lanciò uno sguardo risentito, dopo aver visto l’occhiataccia che gli avevo lanciato. “O meglio, ci ha pensato Alice. Lo sai… è molto convincente.”
“Sì, ci sono già passata.”
Sorrise bonariamente, aprendo la porta dello studio ed aiutandomi ad uscire.
“Aspetta, ti aiuto a salire al piano di sopra.”
“Ci penso io.” Sussultai, e Carlisle insieme a me.
Edward era proprio dietro a noi, con le braccia incrociate sotto al petto.
“Edward, è mezzanotte passata. Perché sei ancora sveglio?”
“Avevo sete, papà. E visto che io e Isabella dobbiamo andare dalla stessa parte…”
Carlisle capì al volo che quella era una bugia, ma non disse nulla.
Semplicemente mi lasciò in balia di Edward, augurandomi la buonanotte e chiudendosi nuovamente nello studio.
 
*
 
“Guarda che posso farcela anche da sola.” Sussurrai nel buio, prendendo le stampelle e facendo forza sulle braccia.
“Non se ne parla.” Sorrise, ma quello fu un sorriso amaro.
Per niente divertito, o di consolazione.
Sembrava come se a consolarlo dovessi essere io.
Si avvicinò, e invece di passarmi una mano dietro la vita come aveva fatto Esme, o poggiarmene una sulla schiena come Alice, mi prese in braccio.
Mi rannicchiai contro il suo petto, beandomi del suo profumo.
Solo per qualche istante.
Salì le scale velocemente, e non so neanche come fece a portare su sia me che le stampelle.
Peccato che quando mi posò su un letto, era quello della sua stanza.
“Che ci faccio qui?” Chiesi stancamente, non pronta a quell’interrogatorio.
Sapevo che ci sarebbe stato, ma non quella sera.
Non così, dopo tutto quello che era successo con Tanya.
“Devo parlarti.” Disse, avvicinandosi sempre di più a me.
Per fortuna restava in piedi, nella penombra della stanza.
“Edward… ti prego.”
“Che c’è?” Sussurrò appena, in cerca di una risposta. O di una conferma.
“Non voglio parlarti.”
“Dopo che ti ho rivelato i miei sentimenti, i miei VERI sentimenti… tu non vuoi parlarmi?”
“Dopo che la tua fidanzata mi ha insultata e schiaffeggiata, ho il diritto di decidere se parlarti o meno!”
Alzò tutte e due le sopracciglia contemporaneamente, sedendosi accanto a me.
Poi allungò la mano, sfiorandomi delicatamente l’ematoma sul viso.
Sembrava quasi lottare contro se stesso.
“Volevo… volevo…” Deglutì, cercando di trovare le parole adatte. “Volevo ammazzarla di botte, ecco.”
Sgranai gli occhi, scuotendo la testa lentamente. “Non si alzano le mani sulle donne, non lo sai?”
“Non devono permettersi di alzare le mani su di te, non lo sai?” Mi rispose a tono, lasciando ricadere la mano.
“Dai,” lo incitai con un gesto delle mani. “Dimmi quello che dovevi dirmi.”
Prese un bel respiro, passandosi una mano fra i capelli.
“Ti amo. E forse l’ho sempre saputo. Non è successo da quando ci siamo avvicinati, è… è successo tutto molto tempo prima. Mi piac-”
“No.” Sussurrai appena, facendo un cenno di diniego con la testa.
“Cosa?”
“Io l’ho sempre saputo.” Confessai, sfregando le mani fra loro.
Beh, via il dente via il dolore, no?
“Non riesco a capire.”
Sorrisi, prendendo le sue mani per intrecciarle con le mie.
“Mi piaci. E da un po’ di tempo, anche. E non da quando ci frequentiamo, ma da molto più tempo. Quasi tre mesi, ecco. Tre mesi che tutti i venerdì sera vengo a cena al Pub con Angela, per vederti. Che sto dando di matto, da quando hai seguito Jake per cambiare scuola. Un motivo in più per non vederti, no? Credevo che con la storia della scuola non ti avrei più rivisto, e forse saresti anche scomparso dai mie pensieri… dal mio cuore. Ma così non è stato. Era colpa di Alice, che non faceva altro che parlare di te. Era colpa di Tanya, che ogni giorno a scuola si vantava di avere un ragazzo perfetto. Il ragazzo perfetto che avrei voluto avere io.” Non so neanche quando le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi, so solo che le lasciai fare.
Lasciò la presa dalle mie mani, per issare i suoi occhi nei miei.
“Io… io già ti piacevo?”
Riuscii solo ad annuire, asciugandomi le lacrime con i palmi delle mani.
“E quindi… per tutto questo tempo mi hai preso in giro? La radura, il Pub, in Ospedale…”
“NO! No! Non… non ti ho preso in giro, Edward. Non lo farei mai.”
“Ma ti piacevo… perché non me lo hai mai detto?”
“Perché non ne avevo il coraggio. E sono successe così tante cose in queste settimane!”
“Sì, sono successe tante cose. Talmente tante, che non ti hanno dato l’opportunità di dirmi la verità.” Sembrò beffeggiarmi, mentre si alzò dal letto.
“Come facevo, eh? Tu cosa avresti fatto al posto mio, Edward? Saresti stato in silenzio anche tu, aspettando una risposta che mai sarebbe arrivata!”
“E come fai a saperlo, eh? Tu che ne sai? Perché se me lo avessi detto…”
“Cosa? Cosa sarebbe cambiato?”
Con non poca fatica riuscii ad alzarmi, per fronteggiarlo.
“Che i tuoi sentimenti sono ricambiati, cazzo! Anche quando non me ne rendevo conto… anche quando… Io ero innamorato di te, Isabella. Sono sempre stato innamorato di te.”
“Io… io…”
“Cosa?” Si avvicinò, poggiando la fronte sulla mia. “Cosa?” Ripeté nuovamente, assottigliando lo sguardo.
“Io ti amo.” Sussurrai appena, mentre le lacrime che stavo versando si fusero con le sue.
 
**
 
NOTE:
 
CAPITOLO DEDICATO A mery_ DONNA DI POCA FEDE ù_u
Avete lo straordinario ONORE, o diritto di picchiarmi.
Anche forte, sì.
Cos’è successo durante la settimana in cui non mi sono fatta sentire? E’ successo di tutto, ecco.
E sono arrivata ad una conclusione: NON RIESCO A PORTARE TRE STORIE AVANTI, CONTEMPORANEAMENTE.
Lo so che è una cosa brutta da dire, e non ditelo a me che l’ispirazione non fa altro che venire, per tutte e tre le storie çç
E quindi, dopo vari ripensamenti, ho deciso una cosa: ne sospenderò due. O meglio, non avranno l’aggiornamento ‘settimanale’.
Le due storie sono Thinking of you (perché è appena iniziata, e quindi mi porto un po’ avanti con i capitoli), e Scambio Culturale.
Quest’ultima cercherò di portarla avanti un bel po’, e poi non vi libererete mai più di me.
Lo so che è una cosa cattiva, ma con lo studio e il lavoro proprio non ce la faccio.
Mi dispiace, davvero.
E mi dispiace anche di non aver risposto alle vostre magnifiche recensioni. Ma le ho lette tutte, dalla prima all’ultima. Spero che anche dopo questa mia scelta continuerete a seguirmi çç
Beh, cosa dire del capitolo? Finalmente siamo arrivati alle rivelazioni, eh? E Tanya si è sfogata, come compatirla? ._.
Grazie mille a tutti, dal primo all’ultimo.
Grazie, Grazie e ancora GRAZIE!
   
 
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