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Autore: Un ragazzo qualunque    12/07/2011    2 recensioni
Il racconto parla di un giovane che decide di diventare Geisha nonostante le difficoltà...
L'Hanami è la festa della contemplazione dei ciliegi in fiore e il protagonista è come un fiore appena sbocciato :)
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati cinque anni da allora. Keira era rimasto in contatto con la sua famiglia, ma non si sentivano più spesso come allora.           
Quel giorno l'insegnante entrò nella classe con una notizia. "Ohayou Gozaimasu!" salutò, inchinandosi. Tutti si alzarono e risposero all'inchino, educatamente. L'oka-san annunciò alle maiko che di lì a poco ci sarebbe stata la cerimonia che li avrebbe resi geisha a tutti gli effetti. Alla cerimonia, che avveniva in contemporanea con quelle di passaggio dallo stato di shikomi a quello di mikarai, e da mikarai a maiko, avrebbero partecipato, per tradizione, anche diversi uomini, prevalentemente nobili. Quindi molti di loro avrebbero potuto trovare un danna. Il danna si sarebbe occupato di tutto ciò di cui ha bisogno una geisha, avrebbe pagato le sue spese fino ad estinguere i debiti che aveva con la 'casa' dove si era svolto il suo apprendistato, avrebbe acquistato costosissimi kimono, li avrebbe sommersi di regali e, se particolarmente generoso, avrebbe anche comprato un'abitazione, o una o-chaya, la casa del tè. Spiegò che solitamente il danna è sposato, molte volte è in età avanzata, e che per questi motivi è raro che la geisha e il danna abitino nella stessa casa. Ma la geisha deve essere sempre pronta ad accogliere o a recarsi dal suo danna, in qualsiasi momento. Consigliò loro di iniziare a cucire o decorare dei kimono, regalò a ognuno di loro una piccola somma di denaro e sbloccò loro l'accesso alle casseforti che contenevano i soldi che erano stati affidati loro dai loro genitori all'inizio dell'apprendistato. Invitò tutti a recuperare ogni sorta di gioielli avessero, e si procurarsi ventagli o ombrellini e di controllare se avessero a disposizione abbastanza trucco. Se avessero avuto bisogno di aiuto, potevano rivolgersi all'oka-san personale.
Oltre alla cerimonia del cambio del collare (Erikae), ce ne sarebbe stata un'altra molto importante: il Mizuage, ovvero la perdità della verginità. Tutte le apprendiste dovevano mantenere la loro 'purezza' finchè, a partire dal loro diventare Geisha, un uomo non si fosse offerto, dopo aver vinto una sorta di asta, di ammettere la geisha al proprio letto. Se non fosse stato per la rigida educazione, tutte le Maiko in quel momento avrebbero iniziato a parlottare fra loro e darsi gomitate allusive. L'okasan lanciò una lunga occhiata a Keira. Essendo l'unico ragazzo, poteva non essere d'accordo con il concedersi a un uomo. "Ripeto, se doveste avere problemi, rivolgetevi a me o a un'altra okasan" disse, senza smettere di guardare il ragazzo. Poi si alzò, si inchinò nuovamente e sorrise. "Maa maa..." li incoraggiò ridendo. Raramente le geisha più esperte si concedevano a manifestazioni di gioia o di emozioni così forti in pubblico. Se l'aveva fatto era per far capire che nonostante la barriera etica, alla fine tutte loro sarebbero sempre state accolte nella Casa di Hokkaido, e che se avessero avuto qualsiasi problema, potevano tranquillizzarsi, perchè non vi era alcun pericolo. "Sayoonara" si inchinò brevemente e uscì dalla stanza.  
Keira ascoltò attentamente senza perdere neanche una delle parole che l'oka-san pronunciava. Il Mizuage... Ne era sempre stato un po' intimorito, si era sempre chiesto -in quei cinque anni- se qualcuno avesse mai potuto accettarlo in quel rituale nonostante fosse un maschio.         
Si morse un labbro nervosamente mentre guardava un punto lontano del pavimento sopra i propri piedi e i pensieri gli ronzavano come un alveare impazzito nel cervello. 
Seguì l'oka-san fuori dalla porta e lo fermò chiamandola educatamente.  
"Ecco..." iniziò timidamente a sguardo basso. "Crede... Che qualcuno mi potrà mai volere?" le chiese arrossendo appena per l'imbarazzo.

L'oka-san lo guardò a lungo, poi sorrise. "Sei un maiko a tutti gli effetti. Ci sarà sicuramente qualcuno che ti vorrà, non preoccuparti. Solo... mi chiedo... proveresti disagio nell'avere un compagno... uomo?" domandò. "Ovviamente potremmo cambiare le regole, il rito potrebbe essere più breve, ti regolerai sulle modalità con la persona che si occuperà del tuo Mizuage... e ovviamente, se lo desideri, non ci sarò io o un'altra donna nella stanza accanto a 'spiarti', credo che a livello di intimità possa infastidirti più la presenza di una donna che di quello che diverrà il tuo uomo. Ci sarà sicuramente chi ti vorrà, non devi preoccuparti di questo" sorrise "Voglio solo sapere se te la senti... non sentirti costretto se non lo desideri..."

Keira alzò il volto con un'ombra rassicurata sul volto.                 
"No, non c'è nessun problema per me nell'avere un compagno uomo... Avevo solo paura che non mi accettassero tutto qui"           
Nei suoi occhi verde intenso brillò la decisione.   
"Voglio andare fino in fondo, nessun ripensamento. Voglio eseguire il rito come tutte le altre. Grazie mille" disse inchinandosi profondamente per poi andare a prepararsi.      
Andò a recuperare i gioielli che i genitori gli avevano regalato ed andò nella propria stanza. Prima di cucire il kimono voleva preoccuparsi del trucco.
Iniziò contornando gli occhi con un piccolo strato di nero su cui passò un verde scuro. Poi colorò la palpebra con la stessa tonalità degli occhi e la fumò appena verso l'esterno, sotto l'occhio usò lo stesso colore per qualche millimetro senza sfumature.    
Penso possa andare... pensò osservandosi allo specchio dopo aver fermato le ciocche esterne dei capelli in un'unica piccola ciocca dietro la nuca con un fermaglio in oro.   
Gli mancava la cipria per schiarire la pelle, ma pensò che poteva prenderla in prestito da Aiko, la sua migliore amica di quel corso, che entrò senza bussare come al solito.   
"Ciao!" la salutò allegramente con un sorriso. "Che te ne pare?" chiese accennando al trucco mentre si infilava un fiore bianco delicato all'orecchio sinistro.

"Stai benissimo Keira" disse sorridendo. Anche lei si era truccata, ma con tonalità più tradizionali, sul rosso e sul viola. "Vieni, ti aiuto a metterti la cipria" propose, facendogli cenno di sedersi.
"Non sei emozionato all'idea della cerimonia? Io non vedo l'ora" disse pensierosa. "Un po' il Mizuage però mi preoccupa... dicono che faccia male..." mormorò mentre lo aiutava a mettersi la cipria.

"Naa, andrò tutto bene, vedrai" le disse per tranquillizzarla, nonostante fosse un po' spaventato anche lui: se alle ragazze faceva male, chissà a lui.         
"Già ti vedo, Aiko, con una schiera di uomini ricchi, uno più bello dell'altro che ti vorranno e tu che non saprai chi scegliere" sorrise guardandola.     
Quando al ragazza finì di mettere la cirpia, Keira passò alle unghie. Le colorò di un verde pino, passando un piccolissimo strato bianco -una volta asciutto il colore sottostante- sui bordi sinistri della mano sinistra e destri della mano destra per fare un piccolo contrasto.        
"Paska" imprecò a denti stretti quando il pennellino cadde sul tavolo macchiandone il legno.
"Guarda qui" la invitò prendendo il ventaglio su cui aveva iniziato a disegnare su un lato un abete con la tecnica di disegno orientale.         
"Voglio portare la mio origine occidentale alla cerimonia. Mio padre diceva che nella casa in Finlandia avevano molti abeti" le disse con gli occhi che brillavano.       
"Ma ci pensi? Tra poco saremo delle Geishe" mormorò emozionatissimo.

Guardò con ammirazione il disegno. "Haa..." mormorò. Poi sentì l'ultima frase e sorrise. "Waaaaaaaa, non vedo l'ora" disse contenta.         
"Certo che il verde ti sta proprio bene..." mormorò, osservandolo. "E questi?" chiese, indicando due fermaglietti per capelli che avevano regalato i genitori di Keira al figlio, che erano semi-nascosti dall'imbottitura della scatolina e che quindi erano quasi invisibili. Li tirò fuori con attenzione. Erano due piccole forcine per capelli, in oro, con incastonati piccoli smeraldi con intorno piccole perline di giada. Glieli sistemò a una ciocca ribelle dei capelli, stringendoli per fermarli. "Stanno benissimo... hai già pensato a che kimono usare? Io tempo fa ne comprai uno violetto, pensavo di comprare qualche obi particolare, o un haori, e uniformare i ricami... e poi pensavo di prendermi degli orecchini e una collana, che dici? Ho anche un fermaglio per capelli in argento che mi regalò mia madre" giocherellò nervosa con un incenso, poi rise divertita. "Ci pensi se facciamo di tutto per vestirci bene e poi capitano dei vecchiacci di 80 anni?" rise "A una mia amica è capitato, ma dice che non è un problema perchè sono più esperti. Non fosse che mentre lo diceva è diventata tutta verde e stava per vomitare" rise.

Keira rabbrividì mentre immaginava un grinzoso, vecchio pelato uomo nudo che si appoggiava al proprio giovane e sodo corpo per penetrarlo. 
"Dai, che schifo!" esclamò ridendo, dandole una pacchettina amichevole sulla spalla.
"Comunque non saprei che kimono prendere... Ne avevo visto uno, ma penso di poterlo migliorare..." mormorò pensando al vestito esposto in una vetrina dall'altra parte della strada.          
"Devo anche scrivere ai miei genitori..." sbuffò cercando carta e penna.  
"Chissà se sono cambiati tanto..." si chiese.       
"Però io ho paura... Metti che faccio disastri in cucina e avveleno il danna?" fece preoccupato. "Come quella volta che ho messo il sale al posto dello zucchero! E ce ne serviva parecchio!"

Aiko rimase in silenzio, poi rise divertita. "Ma no, dai, te la caverai" rise. "Nel peggiore dei casi, si arrangiasse il tuo danna a cucinare! Mi sa che è meglio" ridacchiò. "Però tu sei bravissimo in tutto... la tua cerimonia del tè è perfetta, sai suonare tutti gli strumenti, danzi e canti benissimo... e poi hai degli occhi stupendi, ho idea che attirino parecchio. Sborseranno miliardi per averti" disse sorridendo. "E poi ora che diventerai Geisha sarai più autonomo, spesso se trovi subito un danna, e potrai anche andare a trovare i tuoi genitori, tanto ci pensa il tuo danna a pagare il viaggio. A noi ragazze capiterà un uomo oltre i 40 anni... a te penso ne daranno uno più giovane... boh..." fece incerta. "Alle ragazze non danno uomini giovani perchè sono troppo irruenti, e il desiderio potrebbe portarli a far del male alle ragazze, ma con te penso sia diverso... Forse non ti daranno un vecchio di 90 anni" rise. "Magari oggi pomeriggio possiamo andare insieme in città a vedere se ci sono dei kimono e degli haori, che dici? Tu hai soldi? I miei mi hanno lasciato 10000 Yen, me li farò bastare"
"Smettila di farmi complimenti" piagnucolò mentre il volto si colorava di un rosso imbarazzo sotto lo strato di cipria.
Speriamo... Già mi sembra di aver deluso mio padre venendo qui, il colmo sarebbe deludere anche me stesso... pensò con un sospiro.
"Sì, dai, usciamo" acconsentì accogliendo la proposta. "Sì, ho un po' di soldi. Riuscirò a cavarmela" sorrise.
Non disse di avere un bel capitale con sé, in realtà nessuno lo sapeva. Non voleva attirare l'invidia e la gelosia di nessuno e tantomeno dei probabili ladri.    
"Qui davanti alla scuola ci sono dei vestiti davvero molto belli, potremmo andare lì" propose.

"Certo... i miei mi hanno consigliato anche un negozio poco lontano, la sarta che lo gestisce è un'amica di famiglia" guardò l'orario. "Io devo andare, devo servire il pranzo alla mia oka-san. Ci vediamo fra tre ore qui nella tua stanza?" domandò.

"Certamente, ciao Aiko" la salutò caldamente.    
Aspettò che la ragazza fosse uscita per togliersi il trucco dalla faccia. Intinse un panno nell'acqua calda ed iniziò a passarlo sul viso per lavare via i colori, lavando la stoffa ogni tanto nella bacinella.
Dopo circa una mezz'oretta, finito di struccarsi, si tolse i fermagli e il fiore all'orecchio ed iniziò a scrivere la lettera per i suoi genitori.           
Scrisse che stava bene, che la cerimonia non era lontana e che era emozionatissimo. Raccontò del ventaglio spiegando al padre che ci teneva a portare con sé il paese di origine.           
Non vedo l'ora di riabbracciarvi, un bacione.      
Così concluse la lettera, la chiuse in una busta bianca, l'affrancò e la imbucò nel bussolotto rosso fuori dalla scuola.
Rientrò in camera e si adagiò sul letto. Non aveva fame, sentiva come se la cerimonia fosse il giorno dopo ed immaginò il proprio kimono, il trucco e la sala. Fantasticò sul proprio danna e -da lì a poco- si addormentò profondamente stringendo il cuscino tra le braccia.

  
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