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Autore: TheGhostOfYou    12/07/2011    6 recensioni
Helena Riddle è la figlia illegittima di Voldemort e Bellatrix Lestrange, avuta poco prima che il Signore Oscuro cadesse per mano del piccolo Harry Potter. Quando il signore Oscuro risorge, viene mandata ad Hogwarts come spia, istruita ad odiare Babbani e Traditori del Sangue. Ma quando arriva a scuola, conosce un mondo magico totalmente diverso da quello a cui è abituata. Fa amicizia con Harry, Ron ed Hermione, amici per la pelle, ed attraverso loro impara a vivere senza la paura dell’ombra di un padre come Lord Voldemort ed impara ad amare. Conosce Draco, un ragazzo introverso, che comincia a provare qualcosa per Hermione, ma troppo legato alle tradizioni per poter pensare di vivere una vita diversa da quella che suo padre ha in serbo per lui. È attraverso loro che Helena trova il coraggio per passare dalla parte dell’Ordine e tradire i Mangiamorte. Ed è grazie a loro che combatterà in prima linea per distruggere suo padre, Lord Voldemort.
Prima Fan Fiction di una trilogia.
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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On the first page of our story 
the future seemed so bright 
then this thing turned out so evil 
I don’t know why I’m still surprised 
even angels have their wicked schemes 
and you take that to new extremes 
but you’ll always be my hero 
even though you’ve lost your mind 

 
Rihanna feat Eminem – Love the way you lie part 2.

La mattina seguente, Harry si alzò di malumore. La sera precedente, quella del loro ritorno ad Hogwarts, aveva litigato pesantemente con Seamus Finnigan, che era uno dei suoi migliori amici da quando aveva messo piede ad Hogwarts. Seamus non credeva alla sua versione dei fatti, e pensava che lui e Silente fossero due pazzi.
Come La Gazzetta del Profeta aveva già dimostrato ampiamente, la comunità magica faceva fatica a credere al ritorno di Lord Voldemort; preferivano credere che lui ed il Preside fossero del tutto ammattiti, piuttosto di pensare di essere nuovamente in pericolo.
In più, aveva continuato a fare quei sogni strani che si presentavano già da un po’. Quel corridoio che vedeva tutte le notti gli metteva angoscia. Il volto di Cho era comparso varie volte, sempre piuttosto rigato di lacrime, ma si alternava al dolce viso di Helena, che gli sorrideva radiosa, come il giorno prima.
La sola idea di provare simpatia per una Serpeverde gli faceva ribrezzo, eppure lei sembrava diversa da Draco Malfoy e tutti gli altri.
Si alzò, quasi sbattendo la testa contro il baldacchino; fece in tempo a vedere Seamus che scompariva, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
- Io non ho parole, insomma, che gli è preso?-
- Ha solo troppa paura di ammettere che Tu Sai Chi è tornato tra di noi.- Neville faceva capolino da dietro la tenda del suo letto, con gli occhi ancora gonfi di sonno.
- E’ un cretino, Harry, lascia perdere.-
Harry annuì, sbadigliando, e cominciò a vestirsi lentamente, mentre Ron, al suo fianco, borbottava perché non riusciva a trovare i calzini che gli aveva regalato sua madre poco prima di partire. Harry si piegò, e li trovò sotto il letto.
- Grazie Harry!-
- Dovresti cominciare ad essere più ordinato, non credi, Ron?-
- Quando dici così mi sembri Hermione.- Ron fece finta di tremare, poi sorrise. – Sembrate fratelli, voi due.-
Harry scosse la testa, lasciando Ron nei suoi strani pensieri. Afferrò la borsa a tracolla ed uscì dalla stanza, andando a sbattere con Hermione, che si stava precipitando da loro, con i capelli arruffati ed il fiatone.
- Harry! Buongiorno.-
- Hermione, dove stai andando così di fretta?-
La ragazza aveva le gote arrossate e sembrava avesse corso la maratona. In mano stringeva una specie di pergamena, ma Harry non riusciva a leggere cosa ci fosse scritto.
- Oh, Ron, finalmente! Guarda!- la ragazza mise la pergamena sotto il naso di Ron, che lesse e scoppiò a ridere. – Non c’è niente da ridere!- ribattè lei, mettendo le mani sui fianchi e assumendo un cipiglio che ricordava molto quello della McGranitt.
- Ma dai, Hermione, sono ragazzi!-
- Questo.- la ragazza indicò nuovamente il foglio. Harry riuscì a leggere: i gemelli Weasley cercavano delle cavie per le loro Merendine Magiche, ovviamente pagate. – E’ illegale! E noi, in quanto prefetti., dovremmo impedirlo!-
Voltò loro le spalle, senza nemmeno salutarli. Ad Harry parve di sentirla borbottare “Incivile, ingrato!” prima che sparisse giù dalle scale più veloce della luce.
Ron alzò le spalle, e si diresse verso la sala comune.
- Non ha proprio il senso dell’umorismo, quella.-
- Andiamo, Ron. È Hermione, sappiamo bene com’è fatta!- Harry lo seguì giù per le scale, salutando con la mano Ginny, che gli sorrise per poi tornare a giocare con il suo nuovo animaletto.
- Immagino che quest’anno ci torturerà, con la storia dei G.U.F.O.- Ron si passò una mano tra i capelli rossi, sedendosi un secondo sulla loro poltrona preferita e chiudendo gli occhi. Aveva fatto fatica, per qualche inspiegabile motivo, a prendere sonno.
- Ci tortureranno tutti, quest’anno.- Harry si sistemò gli occhiali che gli erano scivolati sul naso. – I professori non ci andranno leggeri. Ci aspetta un esame, a fine anno.-
Ron scosse la testa; non voleva pensare a quello che lo aspettava quell’anno. Il quinto era uno degli anni più duri, perché li preparava al loro futuro professionale. E lui, non aveva la benché minima voglia di crescere. Osservò attentamente Hermione, che sgridava Fred e George, mentre loro le offrivano un Torrone Sanguinolento a metà presto.
- Hermione non cederà mai. Piuttosto di fingersi malata, preferisce farsi venire un esaurimento.-
Ron, in cuor suo, sperava che la ragazza stesse bene.
Chi gli avrebbe passato i compiti di Storia della Magia, altrimenti?
 
Helena aprì gli occhi, e si stiracchiò nel letto. Quella notte, aveva dormito benissimo. Era raro, che riuscisse a prendere sonno prima delle tre di notte. Ma la consapevolezza di essere finalmente ad Hogwarts, e di aver conosciuto nuove persone, la rendeva talmente felice che aveva dormito tranquilla.
Nella stanza non c’era alcun rumore, segno che le altre ragazze dormivano ancora; poco male. Non aveva certo il desiderio di rivederle. Fu così che, silenziosamente si alzò, rifacendo il letto con un colpo di bacchetta, si vestì, raccolse i lunghi capelli in una coda e, prese le sue cose per le lezioni, uscì in punta di piedi, cercando di non  svegliare nessuna.
La sala Comune di Serpeverde era deserta a quell’ora, ad eccezione di Blaise, che leggeva tranquillo il suo libro, come la sera precedente.
Helena lo raggiunse, sedendosi al suo fianco.
- Anche tu mattiniera?-
Helena annuì.
- Non mi piace mai dormire molto.-
- Nemmeno a me.- il ragazzo chiuse il libro, e si alzò, tenendole una mano. – Che ne dici, andiamo a fare colazione?-
In quel momento, lo stomaco della ragazza emise un suono buffo, e lei scoppiò a ridere.
- Si, direi che qualcuno reclama del cibo!-
Si avviarono così verso la Sala Grande. Passeggiarono per i corridoi deserti in silenzio, uno al fianco dell’altra, senza sfiorarsi ne parlarsi. Ad Helena andava benissimo così. Non era mai stata particolarmente loquace, le bastava sapere che al suo fianco c’era una presenza amica. Blaise sembrava un bravo ragazzo, e forse lo era anche Draco Malfoy. Bastava che qualcuno credesse davvero in lui. Mai farsi comandare dalla famiglia, e soffocare i propri sogni. Lei lo sapeva bene.
Fu quasi per caso che incontrarono Harry, Ron ed Hermione, incrociandoli proprio nell’atrio.
- Hey, Serpeverde!-
Ron la prese per un braccio, facendole un sorrisetto ambiguo e malizioso.
- Grifondoro.- rispose lei, alzando la testa in segno di superiorità. Poi si rivolse ad Hermione, salutandola allegramente. – Ciao, Herm!-
La ragazza sorrise pacata.
- Finalmente qualcuno che mi da un soprannome. Di solito mi chiamano “So Tutto Io”.- alzò gli occhi, e sorrise timidamente al ragazzo che era con Helena. – Ciao Blaise.-
- Ciao, Hermione.- rispose tranquillamente lui.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo strano.
- Ciao eh, Harry! Non mi saputi più perché sono una Serpe?-
Harry scoppiò a ridere. Il suo umore era sotto le scarpe fino a due minuti prima. Ma dopo aver visto Helena si era inaspettatamente rilassato.
- Ciao.- borbottò, prima di abbassare gli occhi, in imbarazzo. Subito dopo, però, rialzò il volto, tranquillo. – Sono felice di vedere che non ti sei mescolata con gente come la Parkinson.-
- Credo che Blaise sia l’unica persona degna di stima a Serpeverde.- rispose lei. – La Parkinson la ammazzerei volentieri.-
I Grifondoro sorrisero. Finalmente una Serpeverde con la quale si poteva parlare. Anche loro erano d’accordo con la loro nuova amica. Blaise era finito a Serpeverde giusto per il suo sangue, e non per il suo carattere.
- Grazie, Helena. Credo sia ora di andare. Grifondoro, è stato un piacere.-
Blaise anticipò Helena, che si voltò ancora una volta verso i suoi nuovi amici.
- Ciao, ragazzi. Harry, ci vediamo in giro!-
- Si. D’accordo.-
Helena sparì saltellando, seguendo Blaise in sala Grande, mentre Harry la guardava andare via ammaliato da lei. Hermione lo prese a braccetto, abbandonando per un attimo la sua rigida etichetta, e gli sussurrò nell’orecchio.
- Harry, credo che tu le piaccia.-
Cercando di nascondere l’imbarazzo, il ragazzo fece spallucce, ma nel suo cuore, pensò che Hermione non avesse detto cosa più bella.
Helena Thompson era qualcosa di imprevedibile.
 
Le prime due ore della mattinata erano passate in fretta. Helena aveva per la prima volta visto delle creature Magiche, e ne era rimasta affascinata. La professoressa Caporal era una bravissima insegnante, appassionata di quello che faceva e assolutamente competente. Non aveva avuto modo di parlare con nessuno, ma era rimasta tutto il tempo al fianco di Blaise, in un angolo, ed era riuscita ad osservare Draco Malfoy. Non c’era niente in lui dello sbruffone della sera prima. Era tranquillo, ed osservava quelle piccole fate, alte non più di venti centimetri, quasi rapito dalla loro bellezza. I lineamenti del suo volto non erano duri e spigolosi, come quando si rivolgeva ai Grifondoro, ma erano morbidi e rilassati, quasi gentili. Le mani che toccavano le fate erano delicate, e si concesse addirittura un sorriso quando una di quelle creaturine spruzzò su di lui un po’ di polvere dorata. C’era un qualcosa di gentile in lui, che cercava in tutti i modi di nascondere. Ma Helena era abbastanza brava a leggere le persone, ed era determinata a scoprire che cosa succedesse a quel ragazzo.
La mattina non era stata del tutto inutile. Daphne Greengrass, splendida nella sua uniforme leggermente più corta del normale, l’aveva anche salutata, senza ribrezzo come invece avevano fatto le altre. Helena aveva sorriso ed aveva continuato ad osservare le fate.
Durante l’intervallo, aveva cominciato a piovere. Blaise era dovuto tornare in sala Comune a prendere i libri di Pozioni, quelli della lezione successiva, e lei era rimasta in cortile, sotto il porticato, con una sigaretta in mano.
In quel momento, Harry stava chiacchierando con Ron ed Hermione e sembrava teso per qualcosa. Gli occhi grandi del ragazzo erano contratti dalla rabbia, ed Hermione tentava di calmarlo in tutti i modi.
Helena vide una bellissima ragazza mora avvicinarsi ad Harry, e vide lui diventare rosso, mentre cominciava tranquillamente a chiacchierare con lei.
Lo stomaco di Helena si contorse, e si girò, per non vedere quella scena.
Era ovvio che Harry avesse una ragazza,scontato. Ma lei non ci aveva nemmeno pensato.
Che le stava succedendo? Possibile che le piacesse Harry Potter, dopo due giorni che lo conosceva?  Harry, il nemico giurato di suo padre, che lei aveva promesso di spiare per conto dei Mangiamorte?
Le sue riflessioni vennero interrotte dal suono incessante della campanella. Helena spense la sigaretta sotto il tacco della sua scarpa e, gettando un ultimo sguardo malinconico ad Harry, si avviò verso l’aula di Pozioni.
Il sotterraneo era freddo come il solito. La ragazza entrò timida, cercando un posto dove non mettersi troppo in mostra. Conosceva Piton solo per fama, e quello che le aveva raccontato Blaise quella mattina non era affatto piacevole, anzi, tutto il contrario.
Poco dopo, arrivarono anche tutti gli altri. Draco si sedette davanti a lei, al fianco di Pansy Parkinson. Notò che tutti quanti erano accoppiati, tranne lei. Harry sedeva qualche banco dietro di lei, cercando di nascondersi dietro ad un enorme libro di Pozioni, senza alcun successo.
Piton entrò, spalancando la porta e richiudendola con la bacchetta. Nel momento in cui i ragazzi lo videro, la classe cadde in un religioso silenzio. Il professore salì sulla cattedra, poi si voltò, guardandoli con disprezzo, e quasi disgusto.
- Quest’anno ci saranno i G.U.F.O.; è inutile che vi spieghi quanto siano importanti, tanto non entrerebbe nella vostra piccola zucca. Sappiate solo che io accetto, al sesto anno, studenti che hanno preso almeno E negli esami. Quindi, è con grande dolore. – e marcò a parola con ironia, fissando Harry con fare sprezzante. – Che vi annuncio che il prossimo anno molti di voi non seguiranno più questo corso.-
Seguì un minuto di religiosi silenzio, poi Piton parlò di nuovo.
- Vedo che abbiamo una nuova arrivata. Signorina Thompson.- e sottolineò il cognome con una certa cattiveria nella voce. Helena alzò gli occhi, tremando. – Vedo che lei non ha un compagno.-
- No, signore.- rispose la ragazza con un filo di voce.
Piton osservò attentamente la classe, per poi soffermarsi su Harry, che sbuffò copiosamente davanti a lui ed alzò gli occhi al cielo.
- Ecco, credo sia ora di dividere il trio dei Miracoli. Potter, vai con la Thompson. Magari riuscirai a combinare qualcosa di buono.-
Harry pensò che sarebbe potuta andargli peggio. Molte volte si era ritrovato a fare coppia con Tiger o Goyle, o peggio, con Malfoy. Helena, tutto sommato, era un compromesso che poteva accettare di buon grado.
Sorridendo, si posizionò vicino ad Helena.
- Benvenuto, compagno di lavoro.-
- Shh, o Piton ci ammazza!-
Il professore, intanto, aveva tirato fuori la bacchetta. Con un colpo secco, sulla lavagna comparvero istruzioni ed ingredienti per realizzare la Bevanda della Pace. Harry afferrò la sua piuma, e deglutendo, cominciò a segnare l’occorrente su un foglio di pergamena. Sembrava una pozione molto complessa.
- Hai mai fatto pozioni?- Harry si era voltato verso Helena, che cercava di capirci qualcosa in mezzo a tutte quelle istruzioni.
- Ehm.. Solo a casa, ma non così complesse.-
Harry si mise una mano tra i capelli, e cominciò a lavorare sulla pozione, cercando di essere il più preciso possibile.
Dopo mezz’ora, la Pozione sarebbe dovuta essere argentea, ma la loro era di un grigio scuro, molto di più di quella di Hermione e Ron. Piton si era fermato davanti al loro calderone, e aveva annuito senza dire nulla. Poi, si era voltato minaccioso verso Harry ed Helena, e con un colpo di bacchetta aveva fatto evanescere il contenuto.
- Potter, scommetto che è colpa tua, perché sei un incompetente.-
Harry l’aveva guardato con aria di sfida, ma non aveva detto nulla; non voleva rischiare di perdere dei punti per un suo colpo di testa. Si lasciò andare sulla sedia, fino a quando la campanella non suonò. Allora, silenziosamente, prese le sue cose e si avviò verso l’uscita.
Fu Malfoy a fermarlo, bloccandogli il passaggio.
- Potterino, sei proprio sfigato. Non riesci nemmeno a fare colpo sulla nuova ragazza.-
Harry cercò di ignorarlo, ma Malfoy non lo lasciava passare.
- Ti fa male la cicatrice, caro Potter? Poverino, attento, che il Signore Oscuro è alle tue spalle!-
Harry si voltò, e Draco scoppiò a ridere, insieme ai suoi fidati compagni. Senza rispondere, sempre per cercare di evitare la perdita di punti, il ragazzo spostò il braccio di Draco ed uscì dall’aula, seguito a ruota da Ron ed Hermione.
Mentre i Grifondoro uscivano dall’aula, Helena si parò davanti a Draco.
- Perché tratti Harry così?-
Draco la guardò negli occhi, con aria di sfida.
- Perché se lo merita!-
- Tu nemmeno lo conosci! Ti sei mai abbassato al suo livello, principino?- le mani di Helena tremavano. Sapeva che Draco non era così. Perché ostentava quella cattiveria che in fondo non gli apparteneva? – Hai mai pensato che, in fondo, possiate essere simili? O hai ascoltato solo la parte dei tuoi genitori e dei Marchiati?-
Draco spalancò gli occhi, sorpreso. Non si aspettava di certo che Helena tirasse fuori la storia dei Mangiamorte.
- Tu che ne sai di me?-
- So che a volte la famiglia può spingerci a fare delle scelte che non approviamo, ma che facciamo ugualmente per paura di deluderli. Ma c’è molto altro oltre quello che ti hanno insegnato i tuoi!- Helena stava per cedere e scoppiare in lacrime. Doveva confidare a qualcuno quel segreto, a tutti i costi. – Non fare il cretino, Draco. Cambia, finchè sei in tempo.-
Il ragazzo la guardò ancora, scrutandola, come se cercasse di leggerle dentro. Quella ragazza era strana. Aveva appena sputato fuori quelle parole, che l’avevano colpito. Era esattamente così che lui si sentiva.
- Lasciami in pace.- fu tutto quello che riuscì a dire. La superò, lasciando quel posto per dirigersi verso il suo dormitorio. Non gettò nemmeno uno sguardo su Ginny Weasley, che passava di lì in quel momento. Voleva solo stare da solo. Le parole di Helena lo avevano colpito nel profondo. Nessuno era mai riuscito a leggergli dentro. E se davvero lei avesse ragione? Se davvero quello sbagliato fosse stato lui?
Si sdraiò sul letto, rifiutandosi di andare ad altre lezioni.
Chi sei, Helena Thompson? Chi sei davvero?
 
Helena entrò nella Sala Grande come una furia. Era arrabbiatissima. Non c’era nemmeno una dannatissima ragione per cui quel cretino di Malfoy si sarebbe dovuto comportare così. Il fatto di essere figlio di Lucius Malfoy non c’entrava nulla, era solo una scusa per potersi difendere. Lei era la figlia di Voldemort, e si era presa a cuore la causa del peggior nemico di suo padre. La famiglia non era una scusa sufficiente.
Appoggiò a terra, in malo modo, la borsa, e si sedette di fianco a Blaise, che l’aveva osservata dal momento in cui era entrata come una furia. Il soffitto incantato sopra di loro era grigio cupo, ed Helena capì cosa volesse dire essere metereopatici.
Draco Malfoy farebbe diventare una furia chiunque.
- Non ci sei andata tanto alla leggera, vero?- Blaise mangiava tranquillamente il suo pollo, leggendo le ultime cavolate pubblicate dal Profeta.
- Non se lo merita.- Helena infilzò una povera patata bollita con la forchetta, guardando di continuo al tavolo dei Grifondoro, se Harry stesse bene. – Harry non si merita una cosa del genere. Che ha nella testa Malfoy, i vermi?-
- Avrei optato per le mosche, ma hai reso bene l’idea.-
- Giuro che non sono mai stata tanto arrabbiata con una persona in vita mia. Come si fa ad essere presuntuosi, antipatici, aggressivi e così spavaldi? – la povera patata era ormai stata ridotta a poltiglia. Helena aveva immaginato che quella fosse la testa ossigenata di Draco.
- Ok, ora calmati.- Blaise le prese la forchetta di mano, allontanandola da lei.
- Io so che dentro di lui c’è del buono, perché allora si comporta così?-
Blaise fece spallucce.
- Perché è un Malfoy, ed è stato educato così. Ha bisogno che qualcuno gli spieghi che le persone non sono tutte come suo padre,e  che la gentilezza non  è di certo un difetto.-
Helena annuì, poi vide Harry alzarsi da tavola, con aria sconsolata, ed uscire dalla Sala Grande. Prese la sua borsa da terra e diede un bacio al suo amico.
- Ora devo andare, grazie per il consiglio!-
Corse a perdifiato, su per le scale, fino a quando non trovò Harry seduto sulle scale che portavano alla torre dove si svolgeva la lezione di Divinazione.
- Harry.-
Il ragazzo alzò gli occhi, sistemandosi gli occhiali. I suoi occhi verdi si illuminarono mentre la vedeva salire le scale e sedersi accanto a lui.
- Mi dispiace per oggi. Malfoy è un cretino. E Piton pure.-
Harry sorrise.
- Non importa. Sono abituato ormai a queste scenette. Per questo non reagisco nemmeno più, perché tanto la colpa sarebbe mia.-
Una nota di amarezza contornava la sua voce, ma Harry era forte e non lasciò intravedere, se non per un momento, il dolore che provava.
Helena, spinta da uno slancio di affetto, gli prese la mano. Per Harry non doveva essere stato affatto facile, sapere che un mago oscuro lo voleva a tutti i costi uccidere. Draco e Piton non gli rendevano di certo la vita più facile.
Harry trasalì, e guardò quella piccola manina pallida che si appoggiava sulla sua, e sentì la sua mano stringersi attorno a quella di Helena.
- Non è giusto che porti un fardello del genere da solo. Hai solo quindici anni.-
Il calore emanato dalla mano della ragazza era sufficiente per far stare meglio Harry, che si mangiucchiò per un momento il labbro prima di rispondere.
- Voldemort ha ucciso i miei genitori, ed è tornato. Nessuno mi crede. Mi sembra di portare avanti questa battaglia da solo.-
Voldemort. C’entrava sempre suo padre, in ogni cosa. Dove c’era del male, c’era sempre di mezzo lui. Helena cercò di non piangere. Avrebbe voluto gettarsi sul petto di Harry e condividere con lui la  propria sofferenza. A modo suo, anche lei portava un fardello pesante. Essere la figlia di Voldemort non aiutava di certo le relazioni.
- Io ti credo.- si ritrovò a sussurrare, mentre sul viso di Harry compariva un bellissimo sorriso. Harry strinse più forte la sua mano.
In quel momento, suonò la campanella. Helena lasciò velocemente la mano di Harry, e si alzò, imbarazzatissima per quello che era appena successo.
Scese due gradini, ma si sentì prendere per un braccio. Si voltò. Harry la guardava, con gli occhi lucidi.
- Grazie, Helena.-
Lei sorrise, arrossendo.
- Prego, Harry.-
 
Regnava un silenzio di tomba, nell’ aula di Difesa contro le arti oscure. Dolores Jane Umbridge, sottosegretario anziano del Ministro della Magia, sedeva indossando il suo golfino rosa e il suo cerchietto, circondata da porcellane con gatti e fiocchetti.
Harry lanciò uno sguardo ad Helena, che era scoppiata a ridere mentre si sedeva al fianco di Hermione. Nessuno dei Serpeverde la voleva vicino a se, dopo che aveva difeso a spada tratta Harry Potter.
- Ehm, ehm.- la donna tarchiata si alzò, ma sembrava comunque che fosse seduta. – Buon pomeriggio, ragazzi.-
Gli studenti la guardarono annoiati, e non risposero.
- Credo che non vada affatto bene. Quando io vi do il buon pomeriggio, voi rispondete con “Buon pomeriggio, professoressa Umbridge.” Coraggio, provate!-
Con poco entusiasmo, gli studenti ripeterono in coro quello che lei aveva detto, poi si sedettero in attesa di istruzioni.
- Prego, via le bacchette e fuori i libri!-
- Via le bacchette? A lezione di Difesa?- Ron guardò la donna come se avesse detto che un esercito di ragni giganti stava per attaccarli, poi depose la sua bacchetta sotto il banco.
Helena ed Hermione erano ben attente alla spiegazione della Umbridge, mentre Harry e Ron avevano appoggiato la testa sulla base del banco ed erano in collasso.
Improvvisamente, Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge alzò il volto da libro e la guardò, parecchio indispettita.
- Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcosa?-
- Lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure, è quello di esercitarsi in Difesa, cioè con gli incantesimi, una prova pratica. Perché lei non ne ha parlato?-
Tutta la classe ora prestava attenzione alla ragazza. La donna si mosse, arrivando davanti a lei e guardandola come se volesse distruggerla.
- Mia cara, non so come siano funzionate le cose in questa scuola, ma stai sicura che in quest’aula non verrà scagliato nessun Incantesimo.-
Harry e Ron si guardarono, allibiti. Nessun incantesimo di difesa? Com’era possibile? Che cosa stava cercando di fare il Ministero?
- Come potremmo essere preparati ai G.U.F.O.?-
- La mano, signor..-
Harry si alzò in piedi.
- Potter. Harry Potter.-
La professoressa aprì la bocca, poi lo squadrò e lo invitò a sedersi con un gesto della mano.
- Signor Potter, mi creda, se studierete sufficientemente la teoria, allora sarete in grado di fare qualsiasi incantesimo, sotto pressione e sotto esame.-
La donna tornò a sedersi. – Ora continuate a leggere.-
Ma Ron si alzò a sua volta in piedi.
- A cosa serve? Se verremo attaccati..-
La donna scoppiò a ridere, portandosi le mani al petto. Le scendevano le lacrime agli occhi. Ron se ne ebbe a male. Pensava di fatto un’osservazione intelligente, per una volta.
- Signor Weasley, non ci sarà nessun attacco. Non vedo chi potrebbe attaccarvi, qui, nella mia aula.-
Harry non si trattenne più. Quella donna era ottusa, oppure faceva finta di non capire. Si alzò in piedi.
-Mmm, mi lasci pensare...- rispose Harry in tono falsamente meditabondo. -Forse...
Lord Voldemort?-
Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville scivo-lò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio.Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
- Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter- si alzò in piedi e si mise al centro della stanza. – Lasciate che vi dica una cosa. Vi è stato riferito che un potente Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti. Beh, non è assolutamente così. Lord Voldemort non è tornato, quindi, se non vi dispiace, possiamo tornare alla lezione…-
- Lei sta mentendo, professoressa Umbridge.-
Hermione si girò, sconvolta, verso Harry, che fissava la donna come se volesse fulminarla con lo sguardo.
- Voldemort è tornato.-
- Punizione, Potter, per tutta la settimana!-
A quel punto, Helena scoppiò. Sentire dare del bugiardo a Harry era decisamente troppo. Anche lei si alzò in piedi, affrontando la donna.
- Harry non è un bugiardo. Io credo nel ritorno di Voldemort, e dovremmo crederci tutti. Che prove ha che non sia tornato?-
La donna assottigliò le labbra.
- Punizione anche per lei, signorina Thompson.-
In quel momento, suonò la campana. Harry si alzò, come una furia, desiderando solamente uscire da quell’aula al più presto. Helena lo rincorse, anche lei parecchio arrabbiata.
- Harry!-
Il ragazzo si fermò, dandole comunque la schiena.
- E’ la seconda volta che ti esponi per me, perché?-
La ragazza gli mise una mano sulla spalla, cercando di consolarlo.
Perché io so quello che provi.
- Siamo simili. Anche io porto un fardello pesante. E non starei bene, se fossi giudicato per questo.-
Harry si sentì più leggero. Voleva saperne di più, ma non voleva ferirla. Luis tesso sapeva che cosa si provava, a sentirsi chiedere sempre di Voldemort.
Fu in quell’istante che Harry capì che forse con Helena aveva una connessione speciale, che lei poteva davvero capirlo. Si girò e le mise un braccio sulla spalla.
- Grazie, Helena. Davvero. E mi dispiace se hai preso una punizione per colpa mia.-
L’aria sembrava più serena, così la ragazza sorrise.
- Beh, niente male. Il primo giorno di scuola, ho preso una punizione. I miei genitori saranno fieri di me.-
 
***
Spazio Autrice.
E un altro capitolo è andato. So che sono terribilmente in ritardo, ma a causa dell’ultimo esame della sessione estiva ho perso un po’ di tempo.
Ho alcuni appunti da fare. La storia va avanti e sono pignola, ci ho messo cinque ore a scrivere questo capitolo, ed è giusto che sappiate il mio punto di vista.
- Le vicende sono riprese dal capitolo 12 dell’Ordine Della Fenice, “La Professoressa Umbridge”. Per forza di cose, ho dovuto eliminare la lezione di Storia della Magia.
- “Love The Way You Lie PT 2”, in realtà parla di un amore finito, ma penso si adatti bene anche al capitolo.
- La prima parte, nel dormitorio Grifondoro, la lezione di Pozioni e la parte della lezione della Umbridge sono una mia rivisitazione del capitolo 12, con miei dialoghi e qualche piccolo cambiamento.
- Io credo davvero che in Draco ci sia qualcosa di buono. C’è in tutti noi. A Draco è stata impartita un’educazione che soffoca questa sua parte, ma credo che le persone giuste possano fare uscire la sua parte migliore.
- Helena ed Harry sono destinati, c’è poco da fare. Helena non ha ne il carattere della madre, ne del padre. Ha sviluppato un carattere tutto suo, perdendosi nelle storie dei libri che ha sempre letto. Ed è per questo che non accetta quello che succede; lei, a differenza di Draco, ha imparato a distinguere il bene dal male.
Bene, direi che è tutto.
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.
   
 
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