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Autore: Fiamma Drakon    12/07/2011    1 recensioni
01. Hermes of Death: «... è morto... per colpa mia...».
02. Son of Darkness: Il giovane Vince era paragonato dalle serve ad un piccolo principe delle tenebre.
03. They simply hate each other: Tra Vincent Nightray e Xerxes Break non correva affatto buon sangue.
04. Like a dark sky: «Tu... vedi tutto con troppa negatività...».
05. Drowsy anger: «Vince, cosa volevi fare con quelle forbici, mh?».
06. Tutor-mode ~ ON: «Cominceremo con le lezioni di pianoforte, lady Ada».
07. It's red like my scissors' wound... and your eye: «Il tuo occhio rosso... ha lo stesso colore delle ferite di Cheshire, quelle delle tue forbici».
08. I want to call you "master"!: «Dai, Vincent... a sentirmi chiamare “padrone” mi sembra d’essere vecchio...».
09. The Curse of Awareness: «Perché... non è stata colpa mia, Gil...».
10. War on a white blanket: «Una dichiarazione di guerra?».
[scritta per la community dieci&lode]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Vincent Nightray
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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4_Like a dark sky «Vincent, perché hai quell'espressione cupa? È... successo qualcosa mentre non c'ero?».
Gilbert si chinò al fianco del più giovane - seduto e rannicchiato a ridosso della parete del vicolo dove vivevano, le gambe ripiegate verso il petto ed il mento appoggiato sopra le ginocchia - e lo esaminò: la sua espressione era piuttosto triste e scura, quasi depressa.
A causa dei ciuffi di capelli più lunghi che si era fatto crescere per nascondere i suoi occhi bicromi al mondo, il più grande non riusciva a vedere benissimo e forse era per quello che non si era accorto prima del suo atteggiamento.
Vincent abbassò le sopracciglia, corrugandole, assumendo uno sguardo se possibile ancor più triste.
«È colpa mia se sei costretto a vivere qui in questa miseria. Perché non te ne vai?» borbottò.
Gilbert si fece all’improvviso serio.
«Ancora con questa storia?» chiese, alzandosi per dare maggior rilievo alla sua espressione inaspettatamente severa «Perché continui a farti di questi problemi?».
Il biondo assunse un’aria mortificata.
«Perché tu non sei maledetto e non hai fatto niente. Non devi stare con me per forza. So che quest’occhio rosso porta sciagure con sé e non voglio che ti capiti... niente di male...» disse, esitando sulle ultime parole per il dolore che gli provocavano: non solo lasciava che altri gli dicessero che la sua stessa esistenza era una sciagura per chiunque gli stesse attorno, ma lo diceva anche lui stesso.
Gilbert percepiva quasi a tatto quanto il fratello soffrisse per quella situazione e se ne dispiaceva profondamente: capitava sempre più spesso che Vincent si colpevolizzasse della loro condizione di vita, nonostante più volte gli avesse ripetuto che non l’avrebbe mai abbandonato, per nessuna ragione al mondo.
Eppure, il suo fratellino vedeva le cose con sempre maggiore cupezza. Erano ormai lontani i tempi in cui Vincent gli sorrideva con l’espressione scintillante di vita, incurante di tutte le cattiverie che venivano perpetrate a suo danno.
Era stato l’inizio di quella tragedia che sembrava però non avere mai una fine.
Non riusciva a capire perché dovesse darsi la colpa per tutto ciò che di spiacevole capitava loro: sapeva per certo che Vincent, a dispetto delle proprie parole, gli era molto affezionato. Lo capiva dalla fievole seppur calda luce che gli illuminava il viso ogni volta che si stringevano l’uno all’altro per ripararsi dalla pioggia con il lacero mantello grigio che lui indossava.
Sapeva che abbandonarlo a sé stesso avrebbe significato morte sicura per lui non solo fisicamente, ma anche interiormente: senza il suo supporto morale, temeva che il suo fratellino avrebbe finito col perdere il senno e tentare addirittura di togliersi la vita con le sue stesse mani.
Senza la sua presenza, Vincent avrebbe finito col perdere anche la debole fiammella che rischiarava - seppur tenuemente - le tenebre assolute in cui era avviluppata la sua vita.
Il maggiore si appoggiò contro la parete e si lasciò scivolare a terra, accanto al più giovane: non aveva la minima intenzione di lasciarlo a crogiolarsi nel grigiore del suo modo di vedere il mondo. Non gli avrebbe permesso di perdere di vista la luce che, nelle difficoltà molteplici che incontravano ogni giorno, poteva comunque essere scorta.
«Sai, Vince...» disse, girandosi verso di lui «... è da un po’ che ci penso...».
«A cosa, Gil?» domandò l’altro, curioso.
Gilbert gli sorrise. La sua espressione divenne improvvisamente più calda e Vincent si sentì piacevolmente abbracciato da essa come se fosse fisicamente cinto dalle braccia del fratello.
«Tu... vedi tutto con troppa negatività...» disse il moro, pacato.
Nel suo tono il biondo carpì una leggera nota di rimprovero.
«Negatività...?» ripeté, mortificato.
«Non fare quell’espressione abbattuta, per favore» disse il più grande, prendendogli il mento ed alzandolo fino a che i due non poterono guardarsi dritti negli occhi.
In quelli di Gilbert, Vincent colse una scintilla di vitalità che lui non riusciva a capire, ma che per qualche motivo gli infondeva una serenità profonda ed apparentemente incontrastabile cui si abbandonò volentieri.
«Ti sto facendo preoccupare...?» domandò spontaneamente in tono fievole, come se temesse di scatenare una qualche sua reazione violenta.
«Non è questione di preoccuparsi» rispose il moro, scuotendo paziente il capo «Ti spiego».
Si guardò intorno, in cerca di qualcosa che potesse funzionare da esempio. Era diventato abbastanza abile nel cogliere i significati nascosti dietro le semplici cose nonostante la tenera età, per cui un qualsiasi oggetto avrebbe potuto essere funzionale alla sua spiegazione; ma non ne trovava alcuno.
Poi alzò lo sguardo e trovò, finalmente, il suo esempio: sollevò un indice verso il cielo, facendo sì che il biondo rivolgesse alla volta celeste notturna il proprio sguardo.
«Tu vedi il mondo come un cielo scuro e senza stelle» esclamò in tono semplice, senza la minima traccia d’accusa. Era solo una sua banale constatazione.
Vincent osservava rapito il cielo, come se esso stesso gli stesse rivelando il significato segreto insito nelle parole dell’altro, ma non riuscì a coglierlo, così domandò: «Ed è un male?».
«No, non proprio» rispose il maggiore con leggerezza: non voleva che quel discorso - anziché riuscire a tirarlo su di morale - lo deprimesse ancor di più.
«La luce delle stelle è indispensabile per rischiarare la notte. A te... piacciono le stelle, no?»
«Sì» rispose il più piccolo, accompagnando con un assenso deciso.
«Ecco, la positività per le persone ha la stessa funzione delle stelle: serve a rischiarare la vita. Tu, però, non riesci più a vederla» spiegò «Ed è un peccato...» aggiunse in tono più affettuoso.
Lo sguardo di Vincent si posò sul viso del più grande, che notò in esso la stessa malinconia e cupezza di poco prima.
«Come faccio a vedere positivo...? Non c’è niente di positivo per me in questa vita...» asserì.
«No, non è vero!» esclamò con veemenza Gilbert, afferrandogli le guance con le dita e tirandole con forza e delicatezza insieme.
«Cosa stai facendo, Gil...? M-mi fai male...» riuscì a fatica a dire, mentre l’altro gli tirava il viso.
«Perché non posso vederti più sorridere, come facevi prima?» interloquì il moro, senza smettere di pizzicargli le guance.
Vincent cessò di far resistenza e rimase a guardarlo, stupito.
Gilbert proseguì a parlare: «Ti vedo sempre imbronciato e sempre triste e mi dici sempre che dovrei andarmene. Vedi tutto nero, anche il fatto che io sia qui adesso, ma ho detto che sarei stato con te e ti avrei protetto. Ora però sembra quasi che tu voglia cacciarmi...».
Il biondo fu lacerato da quelle parole: suo fratello soffriva per come lo trattava. Perché non se ne era accorto mai prima di allora?
Lui non voleva che Gilbert, l’unico affetto che aveva al mondo, soffrisse a causa sua e del suo comportamento.
«Gil...» borbottò, mentre le lacrime gli invadevano gli occhi.
Si gettò contro il suo petto con forza, affondando il viso nel suo torace mentre le lacrime cominciavano a rigargli il volto e i singhiozzi gli scuotevano convulsamente le spalle.
«Mi dispiace, Gil...» lo sentì singhiozzare con un fil di voce, mentre le sue dita stringevano in modo incontrollato e frenetico il tessuto del suo mantello lacero.
Gilbert rimase sorpreso ed interdetto per qualche momento, poi sorrise dolcemente e gli carezzò il capo con fare affettuoso e protettivo.
«Non fare così, dai... coraggio, alzati e smetti di piangere, okay?» disse, prendendolo delicatamente per le spalle e sollevandolo, in modo tale da poterlo guardare in viso.
La sua espressione era incoraggiante e consolatrice. Vincent fissò quelle due pozze gemelle d’oro come se fossero l’unico appiglio rimastogli per non cadere nella voragine buia e senza fine della follia che si era aperta sotto di lui.
Il biondo tirò su con il naso e si staccò dal maggiore, il quale gli terse le lacrime dalle guance.
«Avanti, fai un bel sorriso...» lo esortò, sorridendo a propria volta.
Vincent apparve smarrito per qualche istante, come se avesse dimenticato come fare, poi però le sue labbra si incurvarono debolmente in un sorriso che gli illuminò il volto.
«E basta con questi discorsi tristi, okay? Devi pensare positivo: prima o poi andremo via da questa strada, te lo prometto» esclamò Gilbert, sicuro di sé.
Il minore parve acquisire un po’ di vitalità, mentre annuiva, sospinto dalla decisione percepita nella voce dell’altro.
«Allora, proverò a guardare il mondo come un cielo stellato...».





Angolino autrice
E' bello tornare a scrivere sul mio amato Vince *O* cucciolotto >/////<
Anyway, anche se mi ero ripromessa di non mettere più Vince e Gil come unici protagonisti di un altro capitolo, alla fine non ho resistito *O* perché da piccolini, nella loro sofferenza, sono pucciosi ù////ù
Spero di essere riuscita a dare un qualche tipo di spessore alla riflessione di Gil ò__ò e di non avergli fatto formulare un discorso un po' troppo maturo per lui, anche se sono del parere che esperienze come quella che hanno vissuto abbia portato a farlo maturare prematuramente.
Va be', basta ùwù ormai quel che è fatto è fatto.
Ringrazio GMadHattressFromUnderground per la recensione allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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