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Autore: Val2910    12/07/2011    5 recensioni
Ultima sera del viaggio d’istruzione.
Cosa può mai reggere il confronto contro una situazione come l’ultima nottata, quando tutti sono stremati dal viaggio ma sempre vigorosi per combinarne un’altra?
E poi, cosa accadrebbe se i personaggi di Kingdom Hearts fossero i protagonisti di quella serata?
Spero che leggiate questa storia e chiedo scusa in anticipo se i personaggi sono OOC, mi piacerebbe mi diceste che ne pensate! ^^
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Ecco il nuovo capitolo (e ultimo, come sospettavo)
Un grazie particolare a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di leggere il primo, e ringrazio anche chi oserà leggere il secondo!
Non ce ne dovrebbe essere bisogno, comunque, visto che questo capitolo si ambienterà nelle camere dell’albergo, ecco le disposizioni  delle stanze per capirci meglio: (ci sono ragazzi di diversi corsi e quindi di diverse età)


319: Sora, Axel, Demyx, Roxas.

325: Xigbar, Xaldin, Laxaeus, Marluxia

327: Xemnas, Saix, Zexion, Luxord

302: Tutte le ragazze C:




Camera 319
«Siete pronti?» chiese Axel.
«No.»
«Ma... come no? Siamo in ritardassimo! Il pokerino comincia a momenti!»
Sora sospirò: «Che dire? Roxas sta vomitando da quando è finita la cena, e si è chiuso in bagno. Anche se si è premurosamente occupato di lasciare la sua firma anche in corridoio.
Demyx... beh, lui sta cercando di imparare a memoria il libro che si è portato da casa: “Tutte le regole del poker italiano- Version for Kids”. Lo so: è deprimente...»
«Non è questo il problema.» rispose il rosso, cercando con gli occhi il compagno di stanza. Lo trovò seduto sul materasso inferiore del letto a castello, intento, proprio come se stesse andando ad un esame, a scriversi tutte le regole sul braccio e su alcuni bigliettini.
«Oi, Demyx! Lo sai che quello che stiamo andando a fare è un poker alla texana, e non italiano?»
Il biondo, immobile, diventò prima bianco come una mozzarella, e poi blu come la copertina del libro di antologia.
«Direi che l’ha capito.» commentò il brunetto.
«Ok, ora rimane solo una cosa da fare, prima di uscire»
Sora si voltò verso Axel: «Sarebbe?»
«Vediamo se indovini: inizia con “K” e finisce con “airi”»
Il minore cominciò a sentire le sue guance avvamparsi. «Non mi viene in mente nulla. Andiamo nella 325!»
Prima che potesse correre verso la porta, il rosso lo fermò prendendolo da una spalla: «Sora...»
«Le dirò tutto domani!»
«Chi prende la strada del “poi” raggiunge il paese dei “mai”!»
Gli occhioni grandi e celesti del minore fissarono quelli del maggiore. «Io non l’ho capita».
«...nemmeno io.» disse Roxas, spuntando dalla porta del bagno con una brutta cera.
«...» fece invece Demyx, ancora in paralisi.
Axel era molto tentato di sbattere la testa contro il palo del letto a castello, ma si trattenne. «Mettiamola così: »
Afferrò Sora di peso e lo fece sedere sul materasso, poi si abbassò alla sua altezza per guardarlo meglio in faccia: «Quante volte hai rimandato la dichiarazione a Kairi?»
«Beh, sempre!»
«E quante volte glielo hai detto?»
«Ehm, mai. Ma... »
«Niente “ma”! Niente scuse! Diglielo anche tu Roxas!»
Il biondino prese un bel respiro e si avvicinò al materasso. Si inginocchiò di fronte al coetaneo e lo fissò intensamente negli occhi, come se cercasse di creare un legame psichico. Preso un altro profondo respiro, disse testuali parole: «Ascolta Axel.»
In meno di un secondo, tutti gli occhi della stanza furono fissi sul ragazzino.
«Roxas, io speravo che avessi in mente un dialogo più articolato...» fece il rosso massaggiandosi la nuca.
«Non sono mai stato un asso con i discorsi» si giustificò l’altro.
«Comunque, sbrigatevi a prepararvi per andare al pokerino da quei quattro nella 325, che siamo in ritardo!»
Sora alzò lo sguardo: «Axel, noi siamo pronti da ore. Sei tu quello che è ancora in boxer... »

Camera 325
«Abbiamo portato tutto?» fece Xaldin, agitato.
Xemnas alzò il braccio: «Io ho portato le carte!»
«Ma tu che ci fai qui? Non è nemmeno camera tua! E poi, le carte non le dovevo portare io?» domandò Xigbar un po’ sbigottito e un po’ arrabbiato.
«L’ultima volta hai portato il mazzo sbagliato e abbiamo dovuto giocare a briscola. Quindi le ho portate io, per sicurezza.»
«E io ti dico che non ne avremo bisogno, visto che le carte le dovevo portare io e le ho portate!»
Xemnas, mentre ancora l’altro gli sbraitava contro, prese le carte che compagno agitava in mano e iniziò a esaminarle.
«Ehi! Dammi le mie carte!»
«Quali sono i colori delle carte da poker?»* fece l’albino, ancora serio.
Il moro si mise a pensare: «Vediamo... cuori, quadri, fiori e picche?»
«E perché io adesso vedo spade, coppe, denari e bastoni?»
Xigbar strappò dalle mani del ragazzo il mazzo di carte, e le controllò.
«Oh, merda...»

Camera 327
«Dov’è sir?»
«La smetti di chiamarlo “sir”? Il suo nome è Xemnas!»
«Ah, ok.»
Qualche minuto di silenzio.
«Dov’è sir?»
Riku quasi strappò la T-Shirt che si stava togliendo, per il nervosismo.
«Nella 325, quella dove faremo la partita a poker. Contento adesso?»
Saix abbassò la testa, posando lo sguardo sulle sue stesse gambe incrociate e sul materasso superiore del letto a castello dov’era seduto: «Oh, nella 325? Allora stasera non vengo.»
L’albino gli lanciò in faccia la maglia piena di sudore che aveva indossato per tutta la giornata.
«Si che vieni, invece! E’ l’ultima sera del viaggio, non puoi startene in camera a non far nulla!»
«Ma io non voglio andare!»
«Ancora problemi con LUI, non è vero?»
Saix strinse i pugni quasi da mandare le dita in cancrena.
Sentì la rabbia costringerlo a sfogarsi,e colpì più forte che poté il materasso sotto di sè: «XIGBAR MI FA PAUUURA!»
Riku roteò gli occhi: «Ancora con questa storia? E’ dal primo giorno di scuola che hai paura di lui!»
«Ma è bruttissimo!»
L’albino sospirò: «Ti prego, dimmi che non è solo quello!»
«Gli manca persino un occhio!»
«Saix, non per cosa... MA SEI STATO TU A CAVARGLIELO!»
«Ora è molto più bello di prima. Qualcosa da dire in contrario?»
Riku sbruffò e indossò un’altra maglia.
Ignorando il ragazzo dai capelli azzurri, si diresse verso l’angolino più remoto di tutta la camera e si inginocchiò vicino alla figura rannicchiata contro il muro e con la testa poggiata sulle ginocchia.
«Tu pensi di venire, oppure devo fare ammutinamento contro il capo stanza?»
Zexion sollevò la testa piano, quasi timidamente.
«...chi c’è nella 325?»
Ecco. Riku lo sapeva che avrebbe fatto quella domanda.
«C’è tanta gente simpatica lì che ci aspetta!»
«Chi?»
«Vediamo, c’è... in questo momento c’è Xemnas!»
«E poi?» sussurrò l’altro.
«E poi... c’è Marluxia, no?»
«E poi?»
«Poi c’è...» Riku parlò fra i denti «...Zvigpar e Zvaldin!»
«C’è qualcun altro?»
Riku  sospirò: di solito, se Zex non trovava qualcuno di particolarmente simpatico non andava da nessuna parte. «Ci sarebbe un certo Laxaeus, ma non credo che ti interessi...»
Zexion alzò la testa, gli si illuminarono gli occhi: «Allora vengo. Laxeus è mio amico...»
Riku, dopo un momento di smarrimento per il cosmo, raggiunse nuovamente il pianeta terra e si gettò ad abbracciare Zexion stringendolo forte: «E’ la cosa più positiva che tu abbia mai detto nella tua carriera da emo! Hai persino accennato un sorriso!»
Saix, da dietro, cominciò ad applaudire come se avesse visto uno spettacolo unico e imperdibile. In faccia aveva stampato un sorriso.
«E tu, Saix? Visto che viene Zexion vieni anche tu?»
«Ma certo»
«Un abbraccio anche a te!»
«...che no.»
Riku si fermò a braccia spalancate proprio a un metro di distanza dal compagno di camera, ancora con il viso in un’espressione sorridente.
«Saix?»
«Dimmi tutto, Riku!»
«Potresti andare a quel paese, per piacere?»
Un altro rumore infastidì il ragazzo: il continuo sbattere la testa contro il muro di Luxord.
«Tu invece che problemi hai?» chiese al suo compagno di stanza.
Luxord sbatacchiò per l’ultima volta il capo, per poi voltarsi a guardare l’albino.
«Larxene... io... piscina. Lei... Vexen. »
«Luxord, così non capisco niente! Aggiungi qualche parola!»
«Larxene... io... invitato... lei... piscina. Lei... chiama... Vexen. Punizione. »
Riku corrugò le labbra: «Ora capisco. Mi dispiace amico. Però potresti provare a divertirti un po’ in qualche altro modo, e...»
«LARXENEEEE!!» urlò disperato Luxord.
«SIIIIIR!!» lo imitò Saix.
«Laxaeus...» sussurrò piano Zexion, che era rimasto tutto il tempo acquattato in un angolino.
«...Riku?» aggiunse rassegnato l’albino.

Camera 325
Lo stavano ancora fissando?
Si, doveva essere così.
Non appena Xigbar provò ad alzare lo sguardo, si sentì fucilato dagli occhi assassini di Xemnas e Xaldin.
E Laxeus, in fondo alla stanza, aveva lo sguardo poco più arrabbiato del solito.
«Va bene se dico “scusa” e ci lasciamo tutto alle spalle?» provò a chiedere il moro.
«No.» rispose subito Xemnas.
«Dammi un attimo per pensarci su... comunque no.» Le risposte sarcastiche di Xaldin non erano fra le più gradite al momento.
«Avanti... non mi pare così male!»
Mentre ancora discutevano sull’increscioso errore del moro, si sentì la porta aprirsi e chiudersi di colpo.
Sora si guardò a destra e a sinistra. «Ma... non eravamo in ritardo per il pokerino?
Xaldin sorrise: «Macché! Siete i primi ad arrivare!»
«E io? » disapprovò l’albino.
«Tu sei sempre in orario, anche fin troppe volte! Quindi non vali»
Xemnas si mise le braccia conserte e diede le spalle in segno di protesta.
«E Axel? Che fine ha fatto?» continuò il bruno.
Demyx alzò le spalle: «Axel non c’è, però Sora non vuole che vi dica che è andato da Kairi a dire che le piace. Perché Kairi piace a Sora, e solo gli sfigati cronici non lo sanno. Come è vero che gli sfigati non sanno nemmeno giocare al poker italiano. Poi il poker alla texana è un’altra cosa...»
Fortunatamente, Roxas interruppe l’altro biondo: «Prima che me ne dimentichi, forse per stasera saremo anche gli unici. Luxord ha “molestato” Larxene (di nuovo), e lei si è vendicata facendo mettere in quarantena da Vexen tutti quelli della 327!»
Xemnas si voltò confuso: lui era della 327, eppure non sapeva niente di questa storia.
Laxaeus invece, per motivi sconosciuti a tutti, si sdraiò sul suo letto con un’aria più imbronciata del solito mettendosi di fianco, verso il muro.
Xaldin invece, dall’alto della sua carica di studente del penultimo anno, sorrise e cominciò a saltellare ballando il cancan e canticchiando: «♪Luxord non viene! Non viene al pokerino!
Non ci lascia in mutande e se ne sta a piangere come un cretino!
♪»
Xigbar corrugò le sopracciglia in segno di disprezzo: «La canzone, nel complesso, fa pena. Dico sul serio.»
A quel richiamo il bruno si fermò subito, un po’ imbarazzato dal suo stesso comportamento.
«Però il motivetto era buono: fammi sentire un po’!»
E a quel punto, i cretini a canticchiare e a ballare cancan per la stanza furono due:
«♪Luxord non viene! Non viene al pokerino!
Non ci lascia in mutande e se ne sta a piangere come un cretino!
♪»
E Xigbar aggiunse: «♪Saix, deficiente! Non vale proprio niente!...♪»
«Hey!» protestò Xemnas da dietro, sentendo gli insulti riferiti all’amico.
«♪A me ha cavato l’occhio, ma se lo vedo gli sputo “pidocchio”...♪»
Xigbar si rigirò su se stesso un altro paio di volte, finché una presenza lungo la sua traiettoria non lo costrinse a fermarsi.
«♪E poi... uh? SAIX!?!»
Il ragazzo se ne stava con le mani sui fianchi e un’espressione non definibile “amichevole” in viso.
«Pidocchio, eh? Vieni qui, CHE TI CAVO ANCHE L’ALTRO OCCHIO!»
Prima che il ragazzo potesse lanciarsi sull’altro, i due furono tenuti lontani da Xaldin e Xemnas, anche se la cosa pareva essere davvero complicata.
«Di chi era il coniato di vomito in corridoio?»
Sora si voltò: «Riku!»
«Sora! Da quanto tempo... circa dieci minuti!»
«Ma voi non eravate segregati in camera da Vexen?»
Riku sorrise: «Abbiamo fatto un buon affare»
«In che senso, scusa?»
Saix, tenuto ancora fermo dall’albino, rispose al posto di Riku: «Nel senso che abbiamo chiamato Vexen e gli abbiamo detto: “Lasci andare noi  e Luxord sarà la vittima di tutte le tue torture più una”. E lui ha accettato, sadico com’è.»
Riku fece le spallucce: «Ripeto: di chi era il coniato di vomito vicino alle scale?»
Demyx si massaggiò il mento: «Sarà stato di Roxas...»
«No, invece! Io ho vomitato lungo il corridoio, nel vaso delle piante e davanti al lavandino del bagno di sotto. Ma le scale non le ho toccate!»
«Allora sarà stato Marluxia, nemmeno lui stava troppo bene. Pensate che l’abbiamo lasciato di sotto che vomitava e ancora non è tornato...» aggiunse Xaldin, cercando di immobilizzare quell’anguilla del mezzo cieco.
Da dietro Riku comparì un altro ragazzo, il quale chiese con voce insicura: «Laxaeus?»
Il bruno si voltò e poté scorgere da lontano il suo nuovo amico.
Demyx era esterrefatto: «Riku, è una cosa...»
«Shhh! Fai silenzio!»
«Ma... Zexion sorride? Ne è capace?»
«Secondo te aveva una paralisi facciale, per caso?»
«Anche!»
Riku ebbe un istinto omicida nei confronti del biondo.
«E’ un miracolo» constatò Saix, fermatosi.
«Oppure, è l’inizio dell’apocalisse» fece Xigbar, anche lui più calmo.
Xemnas sbruffò: «Sempre positivo tu, eh?»
«Pensateci un attimo: Vexen che aiuta tre alunni (cinque, perché ha fatto un favore anche a me e a Xaldin). Zexion sorride... E’ LA FINE! Che altro può capitarci di peggio?»
L’albino studioso lo squadrò storto: «A dire il vero, le cose che ci sono accadute finora sono tutte belle!»
«Ma statti zitto, tu! Secondo te che succederà di terribile, Xaldin?»
Il bruno mugugnò per un po’: «Credo che la cosa peggiore che ci possa capitare per ora, sia l’arrivo di...»
La porta venne aperta in quello stesso momento.
La persona sull’uscio era dell’ultimo anno, con i capelli biondo chiaro e un sorriso raggiante: «Buonasera, amici!»
«LUXORD!?!» strillarò buona parte della camera.
«Il mitico Luxord vi è mancato, eh?»
«Vieni qui, che ti do tanti pugni da fari sanguinare il cervello!» e stavolta fu Xigbar a dover tenere fermo Xaldin.
«Anche io sono contento di vederti!»
 Riku inarcò il sopracciglio: «Ma come hai fatto a venire?»
Luxord fece apparire un ghigno sulle sue labbra...

Corridoio
«307, 306, 305, 304, 303... ah, ecco la 302!» Esclamò Axel, d’innanzi alla porta tanto cercata.
L’aveva detto, a Sora, che sarebbe andato direttamente da Kairi per dirle cosa provava.
E l’amico non ci aveva creduto.
Tanto peggio per lui, allora! Non sarebbe stata una delle dichiarazioni più romantiche della storia, ma andava comunque bene così.
Il rosso poggiò l’orecchio sul legno della porta.
Si sentivano delle voci femminili che facevano discorsi sui reggiseni e lucidalabbra, rumore di carta delle patatine...
Di sicuro c’era un pigiama party.
Axel pensò che sarebbe stato meglio provare l’indomani. Dopotutto, anche se fosse entrato, non avrebbe potuto dire a Kairi davanti a tutte quello che Sora provava per lei.
In balia ancora dei suoi pensieri e ragionamenti, sentì il legno della porta farsi sempre più  lontano.
Larxene aveva ancora la mano sulla maniglia di metallo, e il suo sorriso si apriva in un’espressione poco rassicurante.
«...ciao!» fu tutto quello che riuscì a dire il rosso, dopo essersi trovato la porta della camera spalancata.
«Ciao, Axel» gli rispose l’altra «Che ci fai tu qui?».
E ora che dico?” pensò il ragazzo. «Ho sbagliato portone, scusate per il disturbo. A domani!»
Diede le spalle e fece per andarsene, ma sentì qualcosa afferrarlo per il colletto della camicia.
«Te ne vai di già? Avanti, resta un po’ con noi!»
Dopo averlo letteralmente sbattuto  sulla moquette della camera, la bionda chiuse la porta a chiave.
«Ma guarda chi abbiamo qui!»
Axel sbatte gli occhi un paio di volte per colpa della luce abbagliante del lampadario, poi focalizzò le due sagome di Kairi e Naminè chinate verso di lui.
«Larxene, sei una ragazza violenta!» ridacchiò quest’ultima.
Il rosso si mise subito in piedi: «Scusate, ma io avrei un impegno nella 325. Se non vi dispiace...» non ebbe il tempo né di finire la frase né di voltarsi, che già alle sue spalle era comparsa di nuovo Larxene.
«Axel,» disse lei, avvicinandosi pericolosamente «sai qual è la prima regola di ogni noioso pigiama party?»
Il ragazzo fece qualche passo indietro: «“Niente ragazzi”, per caso?»
«Quasi...» corresse la piccola Naminè.
«La prima regola è: “Ogni ragazzo che s’imbuca ad un pigiama party... deve essere truccato!”»
Axel si sentì annebbiare la vista, nonostante avesse appena sbarrato gli occhi per lo stupore.
O meglio, per il terrore.

Camera 325
«Io ho una coppia!»
«Grande, Xigbar!» esclamò Xaldin al suo fianco.
«Lo so, lo so... non fare troppi complimenti»
«Aspetta un attimo, pirata!» Saix mostrò le sue carte al moro «io ho una doppia coppia e un tris!»
La reazione dell’altro ragazzo non si fece attendere: «Tu... tu hai barato! E non dire di no, perché non ci credo!»
«Non ha barato, sei tu che non sai accettare la sconfitta» disse Xemnas, buttando le sue carte perdenti davanti a sé. «E tu, Luxord? Ormai solo tu devi mostrare le carte».
Il biondo era, come gli altri seduti a cerchio sui due materassi uniti, a gambe incrociate.
La sua incontestabile abilità nel bluffare impediva a chiunque altro di capire avesse o  no delle buone carte.
«Saix...» mormorò Xaldin al ragazzo accanto  «...se per caso hai vinto contro Luxord, costruirò una statua in tuo onore!»
Il mezzo cieco gli diede qualche colpo sulla spalla: «Xaldin! Così mi tradisci!»
«Ma tu lo sai che io odio Luxord, no?»
«E tu lo sai che Saix mi ha cavato l’occhio!»
L’interpellato s’intromise nella discussione: «Col cavolo che te l’ho cavato! Sei tu che mi sei piombato addosso durante l’esercitazione di chimica!»
«E no, invece! Prima di tutto, non ti sono piombato addosso: sono solo scivolato. Secondo: quella era la nostra prima esercitazione libera in chimica. Fra tutte le cose strane che potevate creare...»
«In chimica nulla si crea, e tutto si trasforma» corresse Xemnas.
«Ok, ok... fra tutte le cose che potevate trasformare, proprio l’acido...» Xigbar si ammutolì «l’acido...»
«... esafluoroantimonico?» l’aiutò di nuovo l’albino.
«Si, esatto. Perché avete fatto quella cosa?»
Saix fece le spallucce: «Non volevamo trasformare qualcosa di troppo facile, come voi altri»
«Ehi, noi abbiamo fatto il colore di soldo!»
«Si chiama “cloruro di sodio”, ed è sale da cucina.» s’intromise ancora una volta l’albino «E l’avete portato da casa...»
«Penseremo dopo ai vostri bisticci, ma per ora abbiamo una partita di Poker in sospeso!».
Tutti quanti osservarono Luxord.
«Ok, tira fuori le carte» disse infine Riku.
E mentre Xaldin e Xigbar si mettevano una mano sugli occhi, tutti quanti si avvicinarono alle carte che il biondo stava mostrando.
«Emh, Xaldin?» fece lo studente con i capelli azzurri.
«Dammi solo buone notizie, Saix!»
«Ok: non devi costruirmi alcuna statua, ma se ci tiene il tuo amico pidocchio non guasterebbe affatto, sai?»
Il magico duo aprì gli occhi e per poco trattenne una smorfia.
«SCALA COLORE?»**
Luxord rise sotto i baffi: «Vi prego, preferirei che saltassimo le formalità...»
E Luxord allungò il braccio sul piatto: «Anche se il premio in questione non rende giustizia alla mia sensazione di vittoria. Chi ha avuto l’idea di usare le caramelle?»
Xemnas e Xaldin guardarono in malo modo Xigbar.
«Oi! A nessuno era venuta in mente un’idea migliore!»
Mentre ancora discutevano, si sentirono dei passi in corridoio.
Passi spediti di chi correva a una velocità sovraumana.
Tutti quanti si zittirono, con il fine di sentire meglio quel rumore.

La porta si aprì e si chiuse di botto.
Era entrata una persona, che teneva le spalle premute contro la porta, il fiatone pesante, la camicia divenuta trasparente per il sudore e la faccia trasfigurata in un’espressione di terrore, nonostante non fosse molto chiara perché il malcapitato teneva la testa bassa. I piedi erano puntati sulla moquette della camera, tenendo in piedi il ragazzo per un pelo.
«Axel!» gridarono in coro Sora e Roxas, correndo verso di lui.
Riku ebbe solo il tempo di mettersi in piedi: «Axel, ma cosa... ?»
I due ragazzini si bloccarono a metà strada, paralizzandosi. Roxas era perfino caduto a terra in ginocchio. Entrambi avevano gli occhi sbarrati.
Riku, Xemnas e Saix erano rimasti con la bocca spalancata.
Zexion si era nascosto dietro Laxaeus.
Demyx aveva raggiunto il compagno emo dietro l’”armadio”.
Gli atri invece si erano limitati a girare la testa verso un’altra parte.
Tranne Xigbar e Xaldin, ai quali tremavano le spalle.
Ma non per la paura: bensì per trattenersi dal ridere.
«Axel, CHE HAI IN FACCIA?» gli gridò il mezzo cieco, mettendosi una mano davanti alla bocca per non sghignazzare.
«Sembri un pagliaccio del circo!» aggiunse Riku.
Il rosso aveva disegnate in volto delle spesse eyeliner, con due lacrime sugli zigomi che sembravano proprio l’ideale per il trucco di un clown.
Axel si guardò intorno, fino a che non assunse un’espressione ancor più scandalizzata e traumatizzata di quella precedente: «CHE CI FA QUI, PROFESSOR VEXEN?!»
Il professore se ne stava a gambe incrociate su uno dei due letti uniti, con il resto dei ragazzi attorno. In bocca aveva ancora un lecca-lecca.
«Diciamo che tre ragazzi mi hanno offerto Luxord come vittima per questa notte, in cambio dell’ingresso al pokerino. E Luxord mi ha offerto un posto al pokerino in cambio di poter venire qui (ho vinto una mano, proprio come ai cari e vecchi tempi... eh, eh!). Ma come te li sei fatti, quelli? Lo sai che ti metterò una nota per atti osceni?»
Il rosso si lasciò cadere giù fino a terra, e poi si mise a fissare un punto vuoto, mantenendo il fiatone: «Non avete idea di quello che ho visto...»
Tutti quanti cominciarono ad avvicinarsi per un po’ di sostegno morale.
«Parla, Axel. Che ti è successo?» Domandò Roxas.
Il malcapitato deglutì: «Ragazze... regola...  trucco...»
Tutti i presenti inarcarono un sopracciglio o inclinarono la testa da un lato.
«Aspettate!» disse Riku «Io sono il migliore interprete in assoluto del Luxordese-Axelleriano, lasciate provare a me!»
E si avvicinò all’altro: «Coraggio, prova ad aggiungere qualche parola»
«Ragazze... pigiama. Regola... maschi. Trucco»
L’albino si voltò verso gli altri: «Credo che nella camera delle ragazze stiano facendo un pigiama party, e credo che lui abbia avuto a che fare con LA REGOLA»
L’unico a non capire fu il professor Vexen.
«Axel, hai qualcos’altro da dirci?»
Il rosso deglutì: «Non avete idea di quello che ho visto...»
«Allora diccelo: che hai visto?»  domandò Sora.
Axel deglutì  di nuovo. Il suo voltò sbiancò. «Ho visto...»
Prese un altro respiro.
«Che hai visto, per la miseria!» fece Xigbar sull’orlo di una crisi di impazienza.
«Ho visto... Marluxia che faceva il pigiama party con le altre, truccato al massimo e in camicia da notte »
Tutti i presenti furono percorsi da un brivido lungo la schiena.
"Ecco perchè ancora non era tornato..." riflette Xaldin.

Fine



C'è un bigliettino sulla tastiera del PC:
*Me ne sono scappata in un posto dove non mi troverete mai per linciarmi, quindi se vedete un personaggio in più a Crepuscopoli che si rimpilza di gelato al sale marino NON SONO IO!
Solo qualche piccola delucidazione x la storia:

1 Xemnas non sa della punizione di Vexen perché è andato direttamente nella camera 325 (di Xigbar, Xaldin, Laxaeus, Marluxia), ed è andato direttamente lì prima per il discorso del pokerino e perché lui ha il mazzo. Quindi il patto col diavolo... emh, volevo dire professore è stato stipulato dopo.

2 *“Quali sono i colori delle carte da Poker?” è la domanda che fa Xemnas a Xigbar, quando gli prende le carte. Forse qualcuno ha pensato rosso e nero, in realtà con il termine “colori” s’intende il seme delle carte (cuori, quadri, fiori e picche), e ho preferito lasciarlo così perché quando i miei compagni di liceo mi hanno insegnato le regole del poker (grazie ragazzi, ma ancora non ci ho capito un tubo T_T) parlavano sempre di "colori", e mai di "semi".

3 **“Scala colori” sarebbe quando si hanno un tot di carte in mano (forse cinque) in ordine crescente (o decrescente, scegliete voi xD) dello stesso “colore”.

4 Se vi rileggete il pezzo della camera delle ragazze, si può dire che Axel è scandalizzato da qualcosa che ha visto C:


Ci si vede alla prossima C;*
  
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