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Autore: Hikari93    12/07/2011    12 recensioni
Sakura Haruno ed Ino Yamanaka hanno deciso di farsi una bella vacanza da sole, lontano da tutto e da tutti. La loro tranquillità, e soprattutto quella di una certa Haruno, viene ostacolata da un affascinante bagnino. Si comincia: come fare per farlo innamorare di sè?
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Missione estiva! Come attirare le attenzioni di un bel bagnino tenebroso?
 



 
 

Era seduta sulla spiaggia e osservava il mare limpido. La fresca brezza mattutina le accarezzava la pelle ancora chiara. Quello – finalmente – sarebbe stato il suo primo giorno di vacanza, ma non di una vacanza normale, bensì la prima che passava senza la sua famiglia: sola con la sua migliore amica Ino. Ora che aveva compiuto i tanto agognati diciotto anni si sentiva più indipendente, anche se si domandava spesso cosa fosse davvero cambiato in lei. Cosa c’era di diverso dal suo ultimo giorno di diciassettenne? Non lo capiva.
 
Lei, Sakura Haruno, adorava tormentarsi la vita con domande esistenziali, talvolta senza senso, come quella in questione. Lei, la secchiona razionale che si lasciava influenzare poco dai sentimenti.
 
“E’ per questo che non riesci a trovarti un fidanzato!”, le aveva detto la bionda, una volta.
 
Sakura si era limitata a mettere un finto broncio e a replicare che nessun ragazzo conosciuto era riuscito a farle battere il cuore, a farla sentire persa, in balia di emozioni favolose.
 
Si rannicchiò, abbracciandosi alle ginocchia, permettendo al tempo di passare inesorabile. Avrebbe trascorso un’esistenza a fissare il mare: lo aveva sempre amato, sin da bambina. Oltretutto, come ingannare il tempo nell’attesa che la Yamanaka decidesse di alzarsi dal letto?
 
“Impensabile! Prima di mezzogiorno non mi alzo!”, aveva biascicato, girandosi su un fianco e riprendendo a ronfare alla velocità della luce.
 
A quel pensiero, la ragazza ridacchiò, la testa tra le gambe.
In un certo senso, non le dispiaceva passare un po’ di tempo in solitudine. Solo in quei momenti aveva la possibilità di riflettere e riflettere, facendo svolgere al cervello la sua attività preferita, l’unica in cui riuscisse senza avere rivali. Poteva dedicarsi ai ragionamenti più intricati, senza sentirsi dire “tu pensi troppo”
Sentire la sabbia sotto di sé la rassicurava, senza contare il rumore pacato e ritmico delle onde che si abbattevano con estrema lentezza sulla costa, cullandola come una dolce ninna nanna. Chiuse gli occhi: potendo, non si sarebbe più mossa da lì, da quell’incanto meraviglioso che si era creato; le sembrava di essere in Paradiso. Mancavano solo gli angeli.
Sapeva, però, che quando altra gente avrebbe popolato quell’angolo di cielo, tutto l’incanto sarebbe sparito, consumato ineluttabilmente dal chiacchiericcio e dal rumore di passi poco delicati.
Davanti, ora c’era solo buio.
 
 
-Ragazzina, non ti senti bene?-
Senti delle mani afferrarla con decisione e scuoterla quasi facendole male. Avvertiva qualcosa sul suo corpo, ma gli occhi non volevano sentire ragione: continuavano a restare chiusi, persino contro la sua volontà. Percepì un braccio dietro la schiena che la sosteneva, aiutandola a mettersi a sedere. Si abbandonò su quel saldo appoggio.
-Coraggio, svegliati!- ordinò la stessa voce profonda.
Fu come un comando da cui era impossibile sottrarsi, come un ordine dettato da un essere superiore.
A fatica, svelò le iridi verdi, e per poco il cuore non perse un battito scorgendo la figura che aveva davanti. In quel momento, una sola parola occultava la sua mente e tutti i suoi sensi, diffondendosi piacevolmente in ogni parte del corpo: divino.
Aveva capelli neri – anzi, scuri – e occhi altrettanto bui e profondi, tant’è che ci si poteva perdere dentro. Inoltre, pareva potessero leggerti, studiandoti fino in fondo.
Sakura boccheggiò, non riuscendo a chiedere spiegazioni: ricordava soltanto di essersi seduta in riva al mare.
-Allora, come stai?- chiese lui, ma nella sua voce non si percepiva una vera e propria preoccupazione, come un solo senso del dovere.
Lei annuì, non ancora in possesso di tutte le proprie facoltà.
-Che mi è successo?- domandò, dopo un po’.
Lui la lasciò andare e, dopo averla squadrata da cima a fondo, le rispose.
-Ti ho trovato stesa a terra e, dato che sembravi incosciente, sono venuto a controllare di persona.- spiegò, prima di andarsene.
Sakura osservò la sua schiena perfetta allontanarsi e, contemporaneamente, avvertì le guance imporporarsi e il cuore a mille. Un sintomo di innamoramento?
 
 
-Ino devo parlarti!- entrò di corsa nella camera che condividevano, trovando l’amica stravaccata sul letto. Doveva aspettarselo: svegliarsi alle otto di mattina non era nei canoni di Ino.
La scosse con forza, imponendole così, di destarsi.
Lei si strofinò gli occhi e, dopo essersi esibita in una serie di sbadigli che avrebbero fatto impallidire Shikamaru Nara,  la degnò di un po’ di attenzione.
-E’ già mezzogiorno?- biascicò, la bocca aperta in un ennesimo sbadiglio.
-No, ma è una notizia bomba! C’è un bagnino bellissimo, lì fuori!- fece Sakura, tutta eccitata.
Tant’era l’emozione, che si mise a saltellare sul posto, le mani incrociate e gli occhi sognanti.
Sulle prime, parve che la bionda non avesse ben afferrato il concetto, ma non appena il suo cervello ebbe allineato le parole “bagnino”, “bellissimo” e “fuori”, spalancò gli occhi azzurri, che presero a luccicare.
-Dov’è?- chiese, scattando in piedi.
-Te l’ho detto, è fuori!-
-Un attimo che mi preparo ed andiamo in spiaggia!- esclamò Ino, dimenticata ormai ogni stanchezza. Il letto? Beh, non era quella la priorità ora. Dopotutto, quella sera sarebbe ritornata a nanna.
-Ma come lo hai conosciuto?- chiese la Yamanaka, mentre si accingeva a scegliere quale costume, tra i tanti, avrebbe indossato.
-Diciamo che non è che lo conosco proprio. Mi ero addormentata sulla spiaggia e lui… beh, si era preoccupato.- raccontò in breve, arrossendo nel pronunciare le ultime frasi. Anche il suo tono di voce ne risentì, perché divenne più insicuro e tremante. Ad un’esperta come Ino non sfuggiva una cosa del genere.
-Ti piace eh?- ridacchiò questa, sporgendosi dall’armadio in cui si era tuffata per esaminare al meglio tutti i capi.
Sakura non rispose, abbassando lo sguardo e sentendosi particolarmente ridicola. Muoveva nervosamente un piede, mentre le dita delle mani erano intrecciate e subivano le più atroci torture da parte della proprietaria.
-Allora c’ho visto giusto!- gioì la bionda, correndole incontro -Consideralo già tuo!- affermò, passando ad un tono che non prometteva nulla di buono. Il viso della ragazza faceva quasi paura: un’espressione sadica sul volto, come quella delle streghe cattive che elaborano piani malvagi per sconfiggere i buoni. Oltretutto, Ino coronò il tutto con una risatina tutt’altro che tranquillizzante.
L’Haruno cominciò a pentirsi di averne parlato.
 
 
-Dunque è quello il tipo da accalappiare?- ghignò Ino. Sembrava terribilmente sadica, al tal punto che a Sakura fece quasi spavento.
Ciononostante, annuì, dirigendo lo sguardo altrove.
-Perché non proviamo a parlargli?- tentò la bionda, tornata la ragazza di sempre e non più con quella faccia da film horror.
-La fai facile, e che gli dico?- lamentò l’Haruno.
-Ringrazialo, no? Stando al tuo racconto non lo hai fatto, giusto?- chiese lei, già intuendo la risposta. Si era fatta raccontare più volte quel semplice momento che i due “futuri innamorati” – come aveva preso gusto a chiamarli – avevano trascorso insieme. E, no: il grazie non lo ricordava.
-Credi che sia una buona idea?- domandò Sakura, poco convinta.
-Non lo credo, ne sono sicura! Fila!- urlò, indicandole la direzione con un dito.
La rosa si avvicinò titubante, girandosi ogni tanto verso l’amica, la quale le infondeva coraggio con sorrisi continui. Nemmeno quando arrivò a poco più di un metro di distanza dal bel ragazzo, lui si rese conto della sua presenza. O, forse, fingeva.
-Ehm…- cominciò lei, arrossendo come un pomodoro.
Lui si voltò di scatto, distogliendo, per un istante, lo sguardo dalla profonda distesa azzurra.
-Sì?-
-Volevo ringraziar… posso darle del tu?- era impacciata, non sapeva come cominciare una discussione sensata. Il moro doveva avere la sua stessa età, però Sakura non sapeva se rivolgersi in modo diretto fosse una buona iniziativa. Allo stesso tempo, non sapeva nemmeno se aveva fatto la cosa giusta o se si fosse resa soltanto ridicola pronunciandosi in quel modo.
-Che vuoi, su?- ripeté lui, piccato.
La ragazza si sentì mancare: non aveva la più pallida idea di come comportarsi con quel tizio che l’aveva stregata. Si sentiva ridicola, non importava che cosa dicesse o facesse.
-Volevo ringraziarti per avermi soccorsa, per esserti preoccupato per me…- balbettava, mentre un fiume in piena di parole le uscivano dalla bocca.
Il ragazzo mise fine a quella scena assurda con un semplice gesto della mano.
-E’ il mio lavoro.- sentenziò, per poi lasciarsi andare ai propri pensieri.
Sakura cercò l’appoggio di Ino che, dietro di lei, non la smetteva di origliare ogni singola parola. La bionda boccheggiava, cercando di sussurrare qualcosa all’amica in difficoltà.
 
“Se solo tu avessi imparato a ricevere i suggerimenti alle interrogazioni, invece di studiare, mi staresti capendo!”, pensò Ino, maledendola.
 
Poi, le venne in mente un’idea. Fece degli strani gesti, movimenti che l’Haruno interpretò come “mangiare un gelato”. Fu così che, anche a lei, le si accese la fatidica lampadina.
-Posso invitarti a mangiare un gelato quando sei in pausa?- ritornò all’attacco Sakura.
-Non mi piacciono i dolci.- la liquidò lui.
L’espressione di Sakura era allibita, ma quella di Ino era sconcertata: ma come? E lei che aveva sempre sostenuto che fosse categoricamente impossibile trovare qualcuno a cui non andassero a genio i dolci! Spalancò goffamente la bocca, dandosi un po’ di contegno solo quando un bambino le passò di fianco ridendo. Evitando di prendersela con una mezza tacca, la Yamanaka ritornò a guardare la scenetta tra l’Haruno e quel bagnino tanto bello quanto scontroso.
Con sua somma tristezza, vide venirsi contro l’amica con la coda tra le gambe.
-Non ti abbattere!- le disse, tentando di consolarla -Questo era solo l’inizio, credimi!-
-Mh.-
-Ma come mh? Su con la vita, ce la faremo! Pensa, ho già in mente un nuovo piano!-
Sakura la guardò strabuzzando gli occhi: cosa si sarebbe inventata questa volta?
 
 
-Non mi sembra granché!- espose la rosa, indecisa.
-Non preoccuparti! Almeno sarà una nuova occasione per parlargli!- chiarì Ino, lanciandole la palla.
L’altra ribatté.
-Invece, credo che si arrabbierà ancora di più!-
-E non essere pessimista! Su, procediamo col piano!- terminò, battendo una pallonata non indirizzata all’amica. In effetti, il bersaglio era proprio il bagnino.
Sakura, girata di schiena rispetto al ragazzo, chiuse gli occhi, attendendo con ansia che tutto quello finisse. Probabilmente, sarebbe stato meglio andarsi a fare un bagno e finirla lì. Si girò soltanto quando udì che il lancio era stato bloccato e vide che la palla ritornava nella loro direzione.
-Oh scusa!- gracchiò Ino, portandosi le mani alla bocca.
 
“Troppo teatrale affinché possa crederci, Ino – pig!”, osservò.
 
Ma tanto era in ballo e avrebbe ballato fino alla fine.
-Scusami!- seguì l’Haruno, inchinandosi lievemente. Dopodichè, fece qualche passo avanti e lo scrutò, fingendo di interessarsi alle condizioni di salute di lui. In effetti, sapeva che non si era fatto nulla e che aveva schivato il bolide prima di essere beccato.
Era incantevole: se a prima vista gli era sembrato divino, ora poteva inserirlo tra la schiera di angeli che desiderava avere in quel luogo pacifico. Tutto di lui le ricordava un essere paradisiaco: la sua pelle liscia, i tratti del suo viso, la forma del naso, delle labbra… tutto.
-Mh.- fu l’unica cosa che disse. Poi, si voltò.
-Davvero, perdonami… ehm… come ti chiami?- colse la palla al balzo. Risultava terribilmente noiosa, ma avrebbe fatto di tutto per sapere almeno il suo nome. Se ci fosse riuscita, l’avrebbe lasciato in pace, spiegando la sua decisione anche all’esuberante compagna di vacanza.
-Sasuke Uchiha.- disse, sbrigativo -E smettila di scusarti.- la gelò solo guardandola fisso.
-Va bene.- ridacchio Sakura, indietreggiando.
Una cosa era sicura: non avrebbe mai dimenticato il suo nome, né la sua figura.
-Allora?- domandò Ino, impaziente. Evidentemente, non era riuscita a sentire tutta la conversazione a causa del fracasso fatto dalla gente, che si stava divertendo.
L’interrogata scosse la testa, rabbuiandosi per qualche istante. Ino le si avvicinò, già decisa in un’altra idea folle.
-Potremo…- azzardò, ma venne bloccata all’istante.
-No, basta così!- le sorrise -vedrai che domani mi sarà già passato tutto. Siamo in vacanza, perché dobbiamo preoccuparci? Non sei tu che me lo dici sempre?- così dicendo, senza permettere all’altra di prendere parola, si diresse in acqua.
-Vediamo chi arriva prima!-
 
 
I giorni passarono lenti e le notti non passavano proprio.
Ne era certa: era una stupida, ridicola innamorata. Come poteva essersi presa una cotta – o forse più – per un ragazzo che di certo non avrebbe più rivisto? A dirla tutta, il problema principale non sarebbe stato nemmeno quello, quanto che Sasuke non aveva la minima voglia di darle corda. Ogni giorno si perdeva più del dovuto a fissarlo e, interiormente, lo contemplava come se fosse una divinità. Ormai, per lei Sasuke e divinità stavano allo stesso livello. Non avevano più provato a farsi notare, così avrebbe evitato figuracce imbarazzanti.
Si stese sul letto, posizionandosi di fianco sperando che, almeno quella volta, potesse trovare ristoro nel tanto desiderato sonno. Ma nulla… le ore passavano e lei era sempre più stanca e più abbattuta. La stima personale stava scendendo sotto zero, e lei non era proprio il tipo di persona che si sottovalutava. Sospirò. La vacanza le stava facendo più male che bene.
 
 
Sasuke Uchiha, chiuso nel suo appartamento vicino al mare, pensava.
Più che altro, cercava di raggiungere una soluzione che sembrava impossibile da trovare. Aveva sorpreso più volte quella ragazza – di cui non sapeva il nome – a fissarlo. Non sapeva perché, ma la cosa cominciava a non dargli più tutto quel fastidio che aveva provato all’inizio. Gli occhi verdi di lei – bellissimi – erano diventati una presenza costante, una presenza che Sasuke trovava benigna e fastidiosa allo stesso istante.
 
“Ma che mi prende?”, si disse in un’ennesima notte in bianco.
 
Quello che non si spiegava era che non riusciva a prendere sonno nonostante la stanchezza, ma soprattutto, che seppure si addormentasse, la sognava.
E questo non andava bene.
 
 
La mattina dopo, l’ultima che avrebbe trascorso in vacanza in quel posto stupendo, Sakura si alzò presto, decisa a rivivere le stesse sensazioni del primo giorno. Se escludeva la “faccenda Sasuke”, poteva dire che la settimana trascorsa non era stata tanto male.
Camminava vicino al mare, godendo dell’acqua calda di prima mattina che le bagnava i piedi. Era una sensazione magnifica. Scrutava l’orizzonte e, come in precedenza, si perdeva a rimirare la tranquillità che l’oceano le trasmetteva. Il movimento delle onde la incantò, facendole spuntare un sorriso.
Fu un istante: un capogiro terribile la colpì, facendole mancare la terra da sotto i piedi. Erano le notti insonni, lo stress, l’ansia… non lo sapeva nemmeno lei. Era convinta soltanto del mondo che vorticava intorno a lei e del buio che cominciava a nascondere ogni cosa.
 
 
Si ritrovò adagiata su un lettino, in un’abitazione che non conosceva. Aprì lentamente gli occhi e, sbattendo le palpebre più volte, cercava di individuare qualcosa di familiare, qualche punto di riferimento. Proveniva un buono odore da un’altra stanza, odore di caffé.
-Vedo che ti sei ripresa.-
Era inconfondibile: quella era la sua voce.
Sobbalzò, alzandosi a sedere.
-Che ci faccio qui?-
-Sei svenuta. Sei stata fortunata che ti abbia vista in tempo e che ti abbia porto le prime cure. Poi, quando ho visto che il tuo respiro era tornato regolare, ti ho portata qui, a casa mia. Ovviamente, ho avvisato chi di competenza.- spiegò lui, sorseggiando da una tazzina.
-Grazie.- disse Sakura, timida.
Lui scrollò le spalle, contribuendo alla nascita di un greve silenzio tra di loro. Dal canto suo, Sakura non sapeva proprio cosa dire. L’aveva provate tutte con quel ragazzo! Ripensò, anche, a quando aveva provato a farlo ingelosire chiacchierando amichevolmente con un altro ragazzo sulla spiaggia. Ma farlo ingelosire cosa? Lui non la considerava proprio.
-Non so nemmeno come ti chiami.- disse lui, apparentemente insensibile.
-Sakura Haruno.- lo pronunciò in fretta, mentre un rossore le appariva sul viso, infischiandosene della ragazza che lo considerava come un ospite indesiderato.
-Che ne dici di offrirmi qualcosa?-
La ragazza alzò la testa, gli occhi che, per la sorpresa, quasi le uscivano dalle orbite.
-Cosa?- pensava di non aver capito bene.
-Tutto sommato ti ho salvato la vita, e due volte. Tu stessa avevi detto di volerti sdebitare.-
 
“Allora se ne ricorda!”, arrossì ancora di più.
 
Mentre lei era persa nei suoi pensieri, lui le si era avvicinato, afferrandogli il mento con una mano.
-Allora?- incalzò. Il tono usato creava un forte contrasto con l’espressione maliziosa che aveva.
-Devo partire domani mattina.- disse lei, dispiaciuta.
-Invece non puoi andare da nessuna parte. Non so da dove tu venga, ma dato che ti sei sentita male dovresti restare almeno qualche altro giorno.- sussurrò Sasuke.
-Non so… i miei genitori… la casa in affitto… Ino…- Sakura elencò in breve, tutti i motivi per cui non poteva assolutamente intrattenersi, sebbene il suo cuore lo desiderasse.
-Telefonata, casa mia e casa mia.- rispose l’Uchiha, sicuro di sé.
Aveva capito che si sentiva legato a quella ragazza, ma voleva sapere quanto in fondo. Perciò non poteva lasciarsela scappare.
-Non saprei…- sussurrò lei, nonostante il suo cuore avesse già deciso. Del resto, era stata lei stessa a dire che voleva restarci solo una settimana, così da passare un po’ di tempo nella biblioteca comunale del suo paese. Ripensandoci, sarebbe bastato avvisare, non ci sarebbe voluto molto.
Alzò lo sguardo e per poco non svenne. Si ritrovò Sasuke ad un palmo dal naso.
 
“Baciarlo?”, le sembrava non la cosa adatta, ma quella che sentiva.
 
Però, prima che lei potesse avvicinarsi, l’Uchiha si allontanò, dandole le spalle.
 
“Non così presto, Sakura Haruno.”, pensò Sasuke, sebbene anche lui aveva resistito per miracolo all’impulso di annullare le distanze tra loro.
 
-Usa pure il mio cellulare. E’ già sul comodino.- concluse, recandosi in cucina per prendere dell’acqua gelida.
 
Magari, sarebbe servita a calmare i bollenti spiriti.

 
 
 
 





 
Salve a tutti! >w<
 
Che dire, spero che la fic vi sia piaciuta! ;)
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate! Grazie! ^__^

  
 

   
 
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