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Autore: NiNieL82    19/03/2006    4 recensioni
Tra tarocchi, alberi di Natale, incomprensioni e continui scivoloni -fisici- Grace ed Elijah vivivono la loro storia, che non sarà sempre rosa e fiori.
Per tutti quelli che hanno amato Natale A New York, regalo un piccolo scherzo del destino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan, Elijah Wood, Nuovo personaggio, Sean Astin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tarocchi, agrifogli e fondi di caffè'
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Per chi non lo sapesse ho pensato davvero molto se fosse o no il caso di scrivere questa storia e pubblicarla

Per chi non lo sapesse ho pensato davvero molto se fosse o no il caso di scrivere questa storia e pubblicarla.
Per è molto difficile parlare di Elijah Wood, non lo so perché, ma il fatto che sia il mio attore preferito mi ha sempre messo un po’ do problemi a scrivere qualche cosa su di lui.
Ora, quello che mi importa e sviluppare una storia che a Natale avevo cominciato, come one-shot. Chi l’ha letta lo sa.
Bene. Quella che vi apprestate a leggere è la mia prima fatica su Elijah Wood e spero con tutto il cuore che mi perdoni.

IMPORTANTE: la storia che vi apprestate a leggere è solo il frutto della mia fantasia (piuttosto malata). Qualunque cosa che riguardi i personaggi che citerò è puramente inventata. Non conosco Elijah Wood e la protagonista della storia è inventata. Mi scuso per gli insulti a Franka Potente, ex ragazza di Elijah. Non la conosco e non è mio intento minarne la sua immagine.


A freak of the destiny…

Capitolo 1: Grace

Un colpo. Un altro colpo. Il rumore netto della palla che andava a sbattere sul tabellone piazzato sulla porta di casa.
Grace sollevò la testa e sbadigliò, guardando fuori dalla finestra. C’era già la luce del mattino che illuminava tutto e che, con i suoi raggi colpiva il letto posizionato davanti alla finestra. 
Nel mentre fuori, qualcuno continuava a palleggiare, divertito.
“ADAM! HO SONNO IO!” gridò la ragazza mettendosi in ginocchio e affacciandosi alla finestra aperta pochi secondi prima.
La palla rimbalzò ancora una volta e si andò a sbattere contro la faccia della ragazza, che con un piccolo grido di dolore si accasciò sul letto. In un attimo fu tutto buio.

Grace Melanie Thompson, nata a Denver, Colorado, il 12 luglio 1982, da una coppia di giovani genitori, Fred Thompson, nato trentatre anni prima della venuta al mondo della piccola Grace; e Hope Thompson, che all’epoca aveva ventinove anni.
Quello che poco prima le aveva dato una pallonata in pieno viso, altro non era che Adam Thompson, fratello maggiore della piccola Grace, sette anni più grande, amante del basket e delle belle ragazze. 
Una famiglia normale. Segnata però da un gravissimo lutto. Fred, il padre di Grace, morì il 27 agosto 1984, due anni dopo la nascita della piccola Grace, in un incidente sul lavoro.
Nonostante questo, Grace, crebbe tranquilla, senza scossoni di alcun tipo. Certo. Non è mai facile per una bambina giustificare l’assenza di un padre ai compagni di scuola, specialmente conoscendo la purezza, alle volte bastarda, che caratterizza i bambini. Ma Grace ci riuscì e si rifugiò in un mondo che costruì lei, fatto di carta e penna, fabbricato affinché, quello che la vita le aveva fatto passare, potesse essere cancellato dalla sua fantasia. E così fu.
Grace cominciò a scrivere in tenera età. Si inventava storie dove un uomo, presumibilmente suo padre, la prendeva e la portava a vivere fantastiche avventure.
E questo l’aiutava a superare quel trauma che non aveva vissuto ma che, lei per prima, portava dentro come qualche cosa di difficile da dimenticare.
Ed è da questa giornata che vorrei cominciare a parlare di Grace. Della sua vita, del fatto che la letteratura, in breve, gli avrebbe portato quella tranquilla materiale che, sino ad allora aveva solo immaginato.

“Credi che sia rotto, mamma?” chiese Adam serio.
“Mi auguro di no. Ma dico io.. Hai quasi trent’anni, come puoi comportarti così…” disse Hope spazientita.
Adam tossicchiò imbarazzato e rispose:
“Non volevo tirarle addosso il pallone. Ha rimbalzato da solo…”
“Shhh” disse Hope. “Si sta svegliando…”
Grace, con qualche difficoltà schiuse lentamente gli occhi e disse, ancora intontita dal colpo:
“Adam.. La prossima volta quella palla te la infilo su per il cu…” ma venne bloccata da Hope che abbracciandola disse:
“Oh! La mia piccola sta bene, allora…” e la strinse in un soffocante abbraccio.
“Mamma. Va bene. Ho capito. Ti voglio bene anche io… Ma così mi strangoli… Mamma.. Adam aiuto…” cercò di liberarsi Grace dalla presa della madre inutilmente.
Quella era la famiglia di Grace. Quella che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni scherzando e giocando. Quella che era stata il suo dolce rifugio. 
Quella formata da Hope e Adam. Le uniche persone che l’avevano realmente amata.

Qualche mattina dopo…

Grace si svegliò presto. Quel giorno non doveva lavorare. Entrò in cucina e, avvicinandosi guardò Hope, la madre, che preparava la colazione, baciandole poi una guancia.
Si mise a sedere e si versò un’abbondante dose di succo d’arancia nel bicchiere, bevendone qualche goccia, per poi, con calma, prendere un’altrettanto abbondante razione di uova e bacon, preparate in precedenza dalla madre.
“Allora Hope? Ci sono delle novità?” chiese la ragazza addentando un piccolo pezzo di pancetta.
“Niente. È arrivata della posta.. Per te” sorrise la donna voltandosi a guardare la figlia, che, smettendo di addentare il piccolo pezzo di pancetta, disse:
“Sei sicura? Non mi stai prendendo in giro?” e si sollevò correndo verso la madre che disse, porgendole una busta.
“Aprila che sono curiosa…”
Le mani di Grace scartarono in maniera febbrile la busta gialla. 
Poteva essere il manoscritto, rimandato indietro, pensò. Ma si persuase che non poteva essere il manoscritto. Troppo leggero.
Che cosa poteva essere?
Aprì la busta strappandola quando poteva. E con mani febbrili la lesse.
“Alla cortese attenzione della signorina Grace Melanie Thompson…
La casa editrice Book&Book inc. ha preso in esame il suo manoscritto. Siamo lieti di informarla che il suo libro verrà pubblicato…” si voltò guardò la madre e disse:
“Mi hanno pubblicato il libro… Mi pubblicano il libro… Mamma!!” e saltò abbracciando la donna.

Qualche giorno dopo

Grace guardò la mamma che commossa diceva.

"Se ti dovessero chiedere di rimanere a New York, promettimi di ritornare per le vacanze almeno.."

Grace sorrise alla donna e abbracciandola disse:

"Hope tranquilla. La tua bambina imbranata tornerà tra due settimane. Devo solo decidere quando e come e soprattutto cosa devo fare per l'uscita del mio libro..."

Adam sorrise e disse:

"Tranquilla mamma. Lo sai che tra un paio di giorni pagheremo per rimandarcela nella grande mela..."

Hope le diede un buffetto sulla spalla e disse:

"Uffa. Adam. Non sei orgoglioso di tua sorella? Pubblicherà un libro... La mia piccola Grace..." e l'abbracciò commossa.

[I PASSEGGERI DEL VOLO C9 753 IN PARTENZA PER NEW YORK, SONO PREGATI DI RECARSI ALL’USCITA 56. RIPETO….]

Grace guardò la madre e il fratello e sistemando la borsa disse:

“Bene miei prodi. Io vi lascio…”

Hope sorrise e salutò la figlia, dicendole:

"Riguardati Grace"

"Tranquilla... Tranquilla.."  disse Grace allontanandosi e movendo la mano, per poi sparire tra le colonne del gate a lei assegnato per l'uscita.


Quello che la piccola Grace non sapeva era che, da quel momento la sia vita sarebbe cambiata e che, da quel giorno, il destino le avrebbe giocato moltissimi scherzi.. Alcuni brutti. Alcuni belli.

   
 
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