Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Segui la storia  |       
Autore: Emi Nunmul    13/07/2011    2 recensioni
«Taka-chan»
Eravamo seduti sull’erba tagliata a regola d’arte e lo spettacolo era già iniziato da un paio di minuti. In risposta le presi una mano.
«Sei felice?»
Attesi, prima di rispondere, nonostante non avessi dubbi su cosa dirle.
Quella era felicità.
«Sì, Rei-chan»

Capitolo 4: AVVISO
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ovviamente i personaggi descritti non m'appartengono, e il tutto è frutto della mia testolina che si fa bei filmini mentali.


Diciamo che Wakaremichi non c'entra molto con questo capitolo. Il punto è che con quella canzone lì è iniziato il sogno dei the GazettE, no? Quindi, appunto, sta solo ad indicare un inizio. In ogni caso qui c'è una traduzione del testo della canzone.
Buona lettura. (:




Because you were carried to paradise...

1.  Wakaremichi

 

«Reila-chan! Reila-chan!»
Dovetti alzare la voce per attirare la sua attenzione. Beh, effettivamente mi trovavo decisamente lontano rispetto a lei, seduta su quella panchina, sotto uno dei ciliegi di Ueno. Ma non potevo trattenermi, quando la vedevo.
«Oh, Takanori-kun»
S’alzò, già sorridente, rimanendo in piedi ad aspettare che la raggiungessi. Mi salutava anche con la mano, accennando appena il movimento. Portava la divisa scolastica primaverile: la camicia a maniche corte, un gilet marroncino, la gonna blu scuro come le calze. E poi il fiocco rosso sul petto.
«Tutto bene?» domandai sorridendo, probabilmente come un beota, ma non potevo farci nulla.
«Sì, Takanori-kun. E tu?»
Si chinò iniziando a coccolare la piccola Sabu-chan, la mia cagnetta dal manto bianco e color caramello.
Mi passai una mano fra i capelli rosso fiammante. Dovevo ammettere che il caldo iniziava a farsi sentire e probabilmente avrei anche potuto valutare l’ipotesi di tagliare il frangettone. Non troppo, però. Dovevo anche iniziare a sbarazzarmi dei polsini borchiati in più.
«Tutto a posto»

 Iniziammo a camminare per il parco. Parlammo a lungo. Mi raccontò del suo passato, di come era sempre stata difficile la sua situazione con i suoi genitori. Suo padre era molto ricco, davvero tanto, che io, facente parte di una famiglia media giapponese, svenivo al solo pensiero di quanti contanti potesse avere fra le mani ogni mese. Ricco di denaro, povero di sentimenti. Povero d’anima. Reila, raccontava, aveva solo sua madre. Ma non stava bene e doveva badare ai suoi due fratellini più piccoli mentre il padre era ogni giorno più assente.
Dal canto mio, non riuscivo a far altro che essere letteralmente incantato dalla sua persona. Normalmente qualcuno che passa momenti tanto difficili dovrebbe avercela con il mondo. In fondo io mi lamentavo dei miei, così rigidi e duri, ma dovevo riconoscere d’esser stato fortunato, nonostante continuassi a chiudermi in me stesso, ad essere sempre scostante e scontroso.
Lei no. Lei sorrideva ogni giorno, ogni attimo. Era come se fosse molto più adulta rispetto ai nostri coetanei. Era così responsabile e matura. Pareva quasi una saggia madre, a volte. E la luce nei suoi occhi inspiegabilmente di un azzurro profondo, esprimevano tutta la sua voglia di continuare a sorridere alla vita, nonostante dovesse sempre far fronte a situazioni poco piacevoli.
Mi chiedevo realmente come facesse.

 «Rei-chan»
«Mh?»
«Come fai ad essere felice?»
Mi guardò a lungo, seduti su quella panchina, di fronte al lago al centro dell’immenso parco. Poi voltò il viso verso il cielo dalle sfumature rossastre.
«Non la sono. Non sono felice realmente. Basta... solo provarci, tentare di vedere il bello in tutto»
Non proferii parola, ma la fissai stupito.
«Non voglio essere triste. Triste come tutte le altre persone che non vivono più, ormai, ma esistono soltanto. Voglio tentare di raccogliere il bello di ogni momento che trascorro, accantonando ed ignorandone i lati spiacevoli»

 Quella volta capii che non ero riuscito ad evincere ogni sfaccettatura di ciò che era lei. Forse non avevo capito proprio niente, tanto sono idiota. Ma volevo farlo. Le parole che m’aveva detto al parco avevano iniziato a farmi riflettere. Volevo essere in grado di comportarmi come lei, anche per non recare più danno ai miei. Ma fallivo miseramente.
Intanto m’ero reso conto che felice lo ero davvero solo quando ero seduto ad una batteria, con un microfono in mano, o mentre ascoltavo l’ultimo pezzo degli X-Japan e i Luna Sea.
La musica mi faceva felice.

 Allo stesso tempo mi resi conto come, in quei due mesi il suo sorriso iniziasse a contribuire alla mia felicità. Il sorriso di lei, Reila. Sinceramente non riuscivo a ricordare quante altre volte avevo riso prima di iniziare ad uscire così spesso con lei.
Le vacanze estive erano iniziate da quasi due settimane. Avevamo iniziato a vederci ogni sera. A momenti non passavamo insieme giornate intere. A volte andavamo in sala giochi, altre volte in biblioteca, poi al karaoke o a dei concerti. Ma potevamo anche fare un qualsiasi passatempo insulso come scattarci foto nelle cabine per gli stickers fotografici.
Ma era davvero come un sogno.

 
Era l'otto luglio. Lo ricordo bene. Fu il giorno in cui ci mettemmo insieme, finalmente.
Fu durante i festeggiamenti del Tanabata. Avevamo seguito tutta la fiera organizzata nell’immenso parco di Ueno, lo stesso dove avevamo parlato così tanto per tutta la primavera.
Era bellissima, quella sera, col suo kimono rosa. Un rosa antico, con delle decorazioni floreali delle stesse tonalità. Portava i capelli biondi legati in uno chignon, mantenuti da un fermaglio a forma di loto bianco. Io ero vestito esattamente come tutti i giorni, ma quella sera m’ero anche truccato. Nulla di troppo pesante, solo della matita sugli occhi.
Girammo ogni attrazione delle vie affollate, fino alle undici, quasi mezzanotte. A breve sarebbe iniziato lo spettacolo pirotecnico, quindi ci allontanammo verso il solito lago, lontano dalle luci, in modo da goderci meglio i fuochi colorati.

 «Taka-chan»
Eravamo seduti sull’erba tagliata a regola d’arte e lo spettacolo era già iniziato da un paio di minuti. In risposta le presi una mano.
«Sei felice?»
Attesi, prima di rispondere,  nonostante non avessi dubbi su cosa dirle.
Quella era felicità.
«Sì, Rei-chan»

Note:

Mmmh... Non so che dire, esattamente ._. Cioè, non voglio neanche appesantire con tutta la storia che c'è dietro a questa fic, ma in ogni caso spero riusciate ad apprezzarla senza badare troppo ai personaggi e senza prenderla troppo sul serio, davvero.
Il mio intento, comunque, è davvero di descrivere le vicende che hanno convolto il pocket-vocalist dei Gazetto prima della loro carriera musicale. Vicende che poi influenzeranno i suoi testi, e la sua persona (almeno per come la vedevo io).
Mata nee !~

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: Emi Nunmul