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Autore: Mina7Z    13/07/2011    11 recensioni
Nowadays, ovvero oggigiorno. Chi sarebbero stati i nostri amati protagonisti di Versailles no bara se si fossero ritrovati a vivere nella nostra epoca
Aggiungo un elemento:e se ci fossero dei misteri da svelare? Se Francoise e Andrè non fossero chi dicono di essere e se qualcuno nascondesse loro un oscuro segreto??
Non ho mai amato particolarmente le storie ambientate ai nostri giorni, ma un pomeriggio, improvvisamente, questi personaggi hanno bussato alla mia mente e non sono riuscita a chiuderli fuori!!!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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19
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“Si è svegliata vieni Andrè”.

A fatica sollevai le palpebre e provai a mettere a fuoco i contorni del luogo sconosciuto in cui mi trovato. Una stanza ordinata, arredata con pochi oggetti e una tenda sottile a mascherare la luce del giorno che filtrava prepotente dalla finestra si presentarono ai miei occhi appesantiti dalla stanchezza.

“Françoise, sono qui mi senti?”

“Dove sono?” sussurrai con un filo di voce.

“Siamo nella casa di un anziano dottore di nome Hamed,, a Misurata, sei stata ferita, ricordi?”

“Non so, poco……, ricordo poco, da quanti giorni sono qui?”

“Da cinque giorni, Françoise, ti ho estratto il proiettile e sto tentando di evitare un’infezione”.

“Perché non ci hanno ancora recuperato, hai chiamato aiuto?”.

“Siamo isolati J, il governo ha interrotto tutti i collegamenti telefonici, terrestri e satellitari, non sono riuscito  a chiamare Parigi e non c’è nessuno delle forze internazionali”.

“Capisco”.

“Come ti senti?”. Il suo volto sereno  accanto al mio.

“Molto debole, ho sonno…… e  freddo ”.

“Hai un po’ di febbre. Ti fa male se tocco qui?” chiese premendo lievemente sul mio ventre ferito.

“Un po’ si” mormorai.

“Tu devi riposare, al resto penso io” disse con voce tranquilla, posando poi le labbra sulla mia fronte bollente.

Mi lasciai scivolare nel sonno, stanca e priva di forze ed ero sicura che Andrè avrebbe trovato il modo di curarmi. Del reso, ero viva e in fondo questo bastava a rasserenarmi.  Nulla era ancora veramente perduto, pensai.
 






“Devo trovare altre dosi di antibiotici, altrimenti non sopravviverà. l’infezione sta avanzando e andrà in setticemia in poco tempo. Devo trovare il modo di portarla via di qui, devo riuscire a chiedere aiuto”.

“Andrè, ci abbiamo provato, tu stesso hai tentato di contattare dei medici, di trovare medicine, non c’è modo di raggiungere un ospedale, qui sparano a qualunque cosa si muova, però dicono che tra qualche giorno le forze della NATO arriveranno per proteggere i civili e riusciremo a portarla in salvo, vedrai ragazzo, ce la farà”.

“Françoise non ha qualche giorno, morirà se non fermo l’infezione e io non posso stare qui a vederla morire senza tentare di salvarla. Non ce  la farà, lo sai benissimo, se non la porto in ospedale le rimane molto poco da vivere e io non posso sopportarlo”.

“Tu stai già facendo molto per lei, ragazzo, più di quanto chiunque altro sarebbe in grado di fare. Le stai dando parte di te”.

Destandomi dal sonno profondo  nel quale sembravo essere caduta da diverse ore, avevo udito  la voce di Andrè che parlava con i nostri ospiti e le parole che avevo sentito ebbero l’effetto di colpirmi profondamente. 
Fui sconvolta soprattutto dal tono della sua voce, solitamente così deciso e sicuro, che ora, disperato e sconvolto, rivelava  una profonda preoccupazione per la mia sorte.
Ero dunque così grave da fargli temere per la mia vita?
La testa mi faceva male, ma cercai di sollevare la schiena facendo leva sulle braccia, nel tentativo di mettere i piedi giù dal letto. Rimasi immobile alcuni secondi e aspettai che la stanza cessasse di girare per provare ad alzarmi in piedi. Il cuore sembrava volere implodere nel petto e dovetti inalare a più riprese l’aria con la bocca per cercare di arrestare la tachicardia. Riuscii ad alzarmi e feci un paio di passi verso la porta della camera, appoggiandomi a un vecchio armadio accostato alla parete, ma non riuscii a varcare l’uscio, tradita da quelle forze che sembravano mancarmi, e nell’istante in cui cercavo un appiglio per arrestare la caduta, mi ritrovai tra le braccia di Andrè.

“Cosa fai in piedi, sei troppo debole” mi disse prendendomi in braccio per riportarmi a letto.

“Saresti caduta per terra, ma dove volevi andare?”.

“Sapevo che un principe azzurro mi avrebbe salvata”  mormorai sorridendogli.

Ricambiò il sorriso passandomi una mano sulla fronte e poi tra i capelli bagnati di sudore.

“Volevi fare un giro sul mio cavallo bianco?”.

Lo osservai senza dire niente, in silenzio. Stava davvero finendo tutto? Tanti mesi di incomprensioni segnati da un’ostinata ed inutile intenzione di soffocare i miei sentimenti per lui, a cui erano seguire poche settimane nelle quali avevamo vissuto un amore tanto intenso e travolgente come mai avrei pensato nella vita di poter provare  e tutto sarebbe finito miseramente su  quel povero giaciglio?
Quell’amore desiderato, respinto, negato che era ritornato ad occupare mente  e cuore facendo vibrare il mio corpo come non mai, era dunque destinato ad essere segnato dalla parola fine?

Fine. Una parola crudele che si contrapponeva a quel per sempre, l’unico pensiero che sembrava albergare impetuoso nella mia mente e che aveva accompagnato la profondità del mio sonno.

“Andrà tutto bene J,  resisti ancora un po’ e ti prometto che ti porterò a casa”.

“La mia casa è dove ci sei tu, Andrè, sei tu la mia famiglia, nessun altro” mormorai accarezzandogli una guancia con la mano e prima che la ritraessi,  fu lui a trattenerla tra le sue dopo avervi posato piano le labbra umide.

“Tra pochi giorni arriveranno qui i soldati della NATO e a breve i collegamenti telefonici verranno ripristinati. Da un momento all’altro potremo chiedere aiuto. E appena ti sarai rimessa, ci sposeremo”.

“Quanta fretta Grandier, prima volevi una nidiata di bambini e adesso mi vuoi prendere in moglie? Non credi di correre un po’ troppo, rischi di cacciarti seriamente nei guai con me”.

Sorrise.

“E poi tu sai che devi avere il consenso del Conte Jarjayes, notoriamente persona autoritaria e intransigente, non sarà così facile avere la mia mano” sussurrai nel tentativo di sdrammatizzare una situazione che stava diventando per me troppo dolorosa. Probabilmente non avrei mai avuto la possibilità di realizzare quel sogno, sari morta prima, lasciandolo nella disperazione più profonda e con il rimorso di non essere riuscito a salvarmi.

“Mi piacciono i guai, dovresti averlo capito. Credo però che sia ora che tu risponda alle mie domande j, senza tergiversare”.

“Non c’è nulla al mondo che vorrei di più, Andrè, nulla”.

Vidi i suoi occhi diventare lucidi e riempirsi di lacrime e sorridendogli   maledissi, silenziosamente, questo assurdo destino, che per una ragione crudele e sconosciuta, aveva voluto farci  assaporare l’amore assoluto e totale, per poi tessere un’atroce trama per separarci per sempre, facendosi beffa dei nostri sentimenti.


Per sempre


Avevo perso di nuovo conoscenza e una volta destata notai Andrè che armeggiava con una strana cannula seguito dall’anziano dottore.
Lo vidi sdraiarsi sul letto, proprio accanto a me e stringere il pungo per gonfiare le vene.

“Cosa diavolo stai facendo dottore?” domandai preoccupata per l’immagine che avevo di fronte agli occhi.

“Facciamo una  trasfusione diretta, ne hai bisogno ti do il mo sangue, io  ho il gruppo *O* e posso donarlo a chiunque. E’ un po’ doloroso J, sentirai un forte bruciore, ma non ti devi preoccupare”.

Non feci in tempo ad obiettare che mi ritrovai con un grosso ago infilato nel braccio dal vecchio dottore, che  mi stava in effetti provocando un gran male.
Mi voltai a guardarlo e mi morsi un labbro per non lamentarmi, ma notai che  anche  a  lui la procedura doveva risultare piuttosto fastidiosa.
Dischiuse il pugno e mi prese la mano tra la sua.
Respirai più volte per riempire d’aria i polmoni e calmare la mia ansia.

“Ti avevo chiamato, sai”.

“Cosa?”.

“Quando sono tornata a Parigi, a dicembre, io ti ho chiamato e la tua fidanzata mi disse che eri sotto la doccia”. Parole pronunciate con un filo di voce. Volevo dirglielo che l’avevo pensato ogni istante dal nostro addio, che era sempre stato dentro di me.

“Oh J…….”” sussurrò sorpreso.

“Non è importante, ma….. mi ero scordata di dirtelo”.

“Per me è importante invece, davvero”.

 “Hai mai visto un cielo stellato più bello di questo,……… Andrè?”.

“Cosa.?”.

“La lettera……… tua nonna l’avrà consegnata a mio padre ormai” sussurrai mentre sentivo le forze venire meno.

“Quale lettera? ……..Françoise…”.

“Per….. sempre..Andrè ”.

Mi sentii mancare, esausta e dolorante, con la testa appoggiata alla sua spalla, percependo il tocco della sua mano tra le mie dita e il suono melodioso della voce che pronunciava il mio nome.
 






“Stanno arrivando, tra poco saranno qui, devi resistere, Françoise, hanno ripristinato i collegamenti, ho chiamato  Parigi, Alain si trovava già in zona, sta organizzando i soccorsi, amore mi senti?”

Percepivo la sua voce che chiamava il mio nome e sentivo le sue mani scuotere il mio corpo, ma nonostante mi costringessi a raccogliere le forze per rispondergli, non fui in grado di aprire gli occhi né di parlare.
Il torpore, profondo e intenso nel quale ero caduta, mi infondeva ormai una sensazione di pace e di serenità e non mi sembrava fosse davvero possibile  lottare per destarmi.
 


Sembra esplodere di gioia il mio cuore questa notte
Nulla mi spaventa accanto a te
Sfiderò la sorte e il mio destino
Per amarti eternamente
 
 



“Françoise, ti portiamo via, devi resistere, ti portiamo a Roma con un aereo militare, è la città europea più vicina, tra poco più di due ore sarai in ospedale e riceverai le migliori cure possibili ”.

La voce di Alain mi spinse ad  aprire gli occhi per pochi secondi.

“Abbiamo cercato di rintracciarvi ma qui c’è il finimondo e non sapevamo dove foste finiti ” disse mentre mi prendeva in braccio per portarmi via.

“Andrè……” mormorai non capendo perché mi trovassi tra le braccia di Alain.

“E‘ qui, non ti preoccupare, il tuo dottore ti ha salvato la vita ma deve recuperare le forze anche lui, è piuttosto provato”.

 

*

 

Distesa sul lettino del pronto soccorso di un ospedale militare numerosi medici si preoccupavano di prestarmi le prime cure.


 
Solo il luccichio delle lucciole  spezza il buio di questa notte senza luna
Una gioia sconosciuta mi riscalda il cuore impedendomi di scivolare nel sonno
Come ho potuto vivere senza il tuo amore?
Io ti appartengo e tu appartieni a me, da sempre e per sempre
 

Non ripresi conoscenza per diversi giorni, immersa in un sonno tanto profondo dal quale non riuscivo a destarmi. Non sentivo nulla intorno a me, nessuna voce, nessun ricordo e in quello stato non provavo dolore, anzi, una strana sensazione di pace pervadeva corpo e mente.
Mi risvegliai in una calda notte di luna piena e aprendo gi occhi vidi una piccola camera dipinta di azzurro che odorava di ospedale.

 “Vai a chiamare Andrè, si è svegliata” sentii dire da un’infermiera.

“Dove sono?” mormorai.

“Sei a Roma, in un ospedale militare. Te la sei vista brutta tesoro, ma il peggio dovrebbe essere passato. Devi ringraziare il tuo Andrè, ti ha salvato la vita. Se non ti avesse fatto le trasfusioni non saresti qui adesso”.

“………Trasfusioni?” mi sembrava di ricordare qualcosa.

“Si, ha rischiato la vita per te, ma è andata bene ad entrambi, per fortuna”.

“Françoise…. …….come  ti senti?”.

Lo vidi  entrare e gli sorrisi, senza parlare, gioendo del suo bacio posto sulla mia fronte.
Notai quanto fosse dimagrito e come occhiaie scure segnavano il suo bel viso e alzai una mano per accarezzargli il volto reso ruvido dalla barba incolta.

“Non sei in forma Grandier, ma quanto sangue mi hai dato? Volevi darmelo tutto scommetto, il solito generoso…..”.  Sorrisi.

“Eh si, sono un uomo dalle mille risorse J, dovresti saperlo”.

“Sei stato un incosciente, lo sai?”.

“Non sarei tornato a casa senza di te”.

“Non dirlo Andrè……. Non….non……pensarlo nemmeno”  lo rimproverai commossa da quelle parole che mi laceravano nel profondo.

“Non potrei vivere senza di te, non potrei proprio amore mio”. 

“Andrè……..io”

“C’è stato un momento in cui ho creduto che ti avrei persa…. per sempre…..e  sentivo che sarei impazzito dal dolore.

“Per sempre……”.  ripetei piano staccando gli occhi dai suoi e fissando il vuoto.

“Ma adesso guarirai e dovremo ripensare al nostro futuro, non ti pare? E’ un miracolo che non ti abbia persa e non voglio che accada di nuovo”.

“Potrei contare su un ottimo chirurgo, però”.

“I miracoli non riescono due  volte J non sfidiamo la sorte, ok?”.

“Ok”. E’ notte, devi riposare anche tu dottore”.

“Rimango qui accanto a te, tu dormi amore”.

“Andrè, si può morire per troppo amore secondo te?”

Sospirò e dopo avere inalato l’aria trattenne il respiro.

“Si, credo di si, Françoise” convenne spostando gli occhi sui miei.

Morire per amore, si, l’avrei fatto mille volte per lui.

 
 

 
Siamo quasi arrivati al capolinea, ancora un capitolo e molti misteri verranno svelati. Conto di pubblicare la fine entro questa settimana.
Di questo capitolo che dire?? Mi scuso per avervi fatto inorridire – soprattutto tu cara Jose a cui chiedo venia per le improbabili soluzioni chirurgiche adottate – con la storia delle trasfusioni, ma non c’era altro rimedio in quella situazione….. o almeno credo!
Ci tengo a ringraziare che legge e chi lascia recensioni, mi diverto sempre molto a leggerle – soprattutto le tue Peggysan sono esilaranti, mi mancheranno!

Pubblciherò l'ultimo capitolo questa sera,  14 luglio, mi sembra la data ideale per celebrare un amore così grande e eterno......ciao

   
 
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