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Autore: Stateira    19/03/2006    4 recensioni
ormai tutto è finito, i leggendari eroi giacciono nella polvere. anche il piccolo cassandro ha smesso di vivere, e solo un uomo è rimasto a ricordarlo
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Te ne sei andato davvero

Te ne sei andato davvero. Forse è davvero così, anche se non ci credo ancora, ti sento così tanto, ti sento così presente qui, come se tu dovessi apparirmi davanti da un momento all’altro, con il tuo sorriso beffardo e i tuoi occhi neri. Dopo tutti questi anni mi trovo a dare ragione ad Alessandro: non si può affrontare un dolore così totale e credere di potergli sopravvivere. Non si può sopravvivere alla propria stessa vita. Ora mi sembra tutto così lontano, gli anni di viaggio, le fatiche, la guerra… tutto sfumato e irriconoscibile, tutto sospeso nel suono della leggenda, ora che anche tu… non ci sei più. È così Cassandro? Te ne sei andato, alla fine? Alla fine anche tu hai ceduto, ti sei arreso? hai lasciato infine andare una vita in cui forse nemmeno tu credevi più, hai perso anche l’ultima ragione per restare? È quasi strano credere di essere qui ora, mi sembra che sia sbagliato. Non è andata come speravo fra di noi, niente fughe troppo romantiche per poter uscire da un libro di poesie, niente lettere nascoste, incontri nella notte, baci, niente vita da condividere, solo amarezza e disprezzo, veleni e inganni, tradimenti e bugie, guerre. Eppure tu ancora sei il padrone assoluto di tutto ciò che di buono c’è in me, ed è proprio perché per anni ed anni ho visto tante, troppe cose di te, che tieni ancora in mano la parte migliore di me. Non sono mai più stato capace di amare, a causa tua. È assurdo, non puoi avermi ridotto così. Eppure lo so, è così davvero, e queste forse sono solo le parole di un uomo ormai vecchio dentro, consapevole che tutto ciò che la vita poteva offrirgli si è consumato nelle tue iridi, sul tuo corpo, nella tua voce. Ma questa stessa, maledetta vita, ora non mi vuole lasciare, come una candela ormai esaurita che ancora si ostina a non spegnersi, a non darsi pace. Io, come Alessandro, e finalmente capisco cosa provò lui, e mi stupisco della sua enorme forza, ben nove mesi sopravvisse a se stesso. Tu non ti sei spento fra le mie braccia, non mi hai regalato un ultimo sguardo, un ultimo sospiro, un ultima parola prima di chiudere gli occhi ma forse è meglio così, sarebbe stato poco onorevole morire di dolore sul tuo corpo ancora tiepido. Il tepore che emanavi… Riuscirò mai a dimenticare il tuo calore? Così tante parole spese per te, oh, buttate ai corvi per la maggior parte, gli dèi sanno che razza di dannato testardo eri. Per te ho combattuto contro diecimila avversari, di cui il comandante eri tu stesso, il peggiore fra i miei nemici, eppure irrinunciabile desiderio. Non ti ho più visto per anni, il tuo volto per me è rimasto quello di sempre, quello che non è cambiato di nulla per tutto il tempo in cui sei stato l’eterno ragazzino spaventato che eri. Non sei mai cresciuto, le tue paure ti hanno impedito di farlo, eppure le abbiamo combattute insieme così duramente, ricordi? Le notti in cui ti svegliavi gridando, e io scacciavo con le mie braccia le ombre dei tuoi demoni, del tuo passato, di tuo padre. Che assurdità, ti sto parlando come se tu fossi qui, sono sempre il solito sciocco, vero? Forse avrò bisogno di un po’ di vino per convincermi che te ne sei andato davvero. Ci provo, te lo giuro, ma non riesco ad accettare che sia vero. Guarirà mai questa ferita? Riuscirà il tempo che trascorrerò senza te a vincere quello passato con te? Riusciranno le giornate che passo qui, calme e sempre uguali, a farmi dimenticare del miracolo che era ogni giorno passato con te? Chissà dove sei ora, chissà se hai riabbracciato Efestione, chissà se hai ritrovato anche gli altri, se stai litigando con Alessandro, o se hai rivisto Cratero, o Perdicca, o persino Filota… non so perché, ma in questo momento mi renderebbe felice persino saperti con lui. Beh ad ogni modo sei lontano da me, e io qui sono solo… sono quasi tutti morti, ma questo tu lo sai, visto che li hai uccisi quasi tutti tu, e non credere che non lo sappia. Sei sempre il solito, tremendo aspide. Ma in fondo, finché c’eri tu, anche se eri così lontano da me, non mi sentivo solo, ti vivevo da questa distanza, sognavo che un tuo respiro giungesse fino a me, mentre ora non mi resta che rimanere qui a raccogliere la cenere di tutti i ricordi che mi incatenano a te. E così… te ne sei andato… io resterò qui, ad Alessandria, regnerò sull’Egitto per farne un paese prospero e per dare un futuro al mio nome. Quando nacque il mio primo figlio pensai di chiamarlo come te, ma poi mi dissi che sarebbe stato sciocco cercare i tuoi occhi felini nei suoi, così l’ho chiamato semplicemente Tolomeo. Bah, non importa… Aspetterò con pazienza di raggiungerti un giorno, ma nel frattempo non chiedermi di vivere senza te. È tanto stupido quanto inutile dirlo qui, dirlo ora, ma io darei qualunque cosa per poterti vedere un’ultima volta, una volta soltanto. Per poterti dire per sempre che ti amo, Cassandro.

  
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