14. Maschi
strani, facocero imbestialito e lucine colorate
<<
Immaginavo che Teddy Bear avesse una cotta per te!
Insomma, quale ragazzo potrebbe restare al tuo fianco tutta la vita,
pur
conoscendoti, se non perché è perdutamente
innamorato? >>
<<
Non suona come un complimento, Yvonne >>
<<
Perché non lo è, Vicky >>
Sbuffo,
accasciandomi sul letto e imprimendo la faccia
contro il cuscino. Ancora una volta la confusione regna sovrana nella
mia
testa, e non so come scacciarla via. Sapevo, in cuor mio, che Teddy non
mi
avrebbe mai baciata se non avesse provato qualcosa, eppure sentirselo
dire è
tutt’altra storia. Tutto intorno a me si è come
pietrificato, alle sue parole.
Sentivo solo l’eco della sua voce rimbombarmi nelle orecchie.
<<
Teddy mi piace, e credo che voi due siate perfetti
per stare insieme >>
<<
Mhhhhhh >>
Mugugno un
lamento, attutito dal guanciale su cui la mia
faccia è spiaccicata. L’affermazione di Marie non
mi aiuta, anzi, sprofondo
ancora di più nel baratro dell’incertezza.
<<
Sono d’accordo, però… non credo che tu
sia pronta
per una relazione, non ora perlomeno >>
Yvonne ha
centrato il punto, come sempre. Non sono in grado
di reggere nessuna pressione, di condividere niente con nessuno. Voglio
restare
ancora un po’ nella mia bambagia, coccolata
dall’innocenza di essere una
quindicenne sprovveduta e ignara dei dolori della vita;
perché che se ne dica,
amare è un male. E’ sofferenza, è
perdita della lucidità, è agonia:
l’amore è
un grave disturbo mentale.
<<
Oh, Circe! >>
Sobbalzo
all’urletto di Yvy, alzando la testa dal cuscino e
voltandomi a fissarla, lo stesso fa Marie. Ci guarda, balzando dal
letto e
saltellando da un piede all’altro, quasi si trovasse sui
carboni ardenti.
<<
Siamo in ritardo per il duello, Vicky! Muoviti!
>>
Il Torneo, il
terzo incontro, l’avevo completamente
dimenticato. Seguo Yvonne e Marie fuori la stanza e giù per
le scale del
dormitorio femminile. Dinanzi al ritratto della Signora Grassa,
Shacklebolt si
volta, scuotendo piano il capo.
<<
Non ditemelo, ancora una volta l’avevate
dimenticato >>
Annuiamo,
sorridendogli mentre Marie si avvicina a Dylan e
quest’ultimo le cinge la vita, schioccandole un bacio sulla
fronte. Poi strizza
l’occhio a me ed Yvy, augurandoci l’in bocca al
lupo, nel caso in cui i nostri
nomi venissero sorteggiati.
<<
Bhè, muovetevi >>
Seguiamo Alastor
fuori la Sala Comune, e con la coda
dell’occhio noto la Robins camminare dietro di noi, ma non ha
arpionato il
braccio di Al, né sta mangiandogli la faccia, e la cosa
è decisamente bizzarra.
Aumento il passo, accostandomi a Shacklebolt e tirandogli una manica
per
richiamare la sua attenzione.
<<
Teddy non… >>
<<
Credo ci raggiunga a breve, è un po’ fuori fase
oggi >>
Probabilmente si
riferisce alla luna piena e lui, essendo
figlio di un lupo mannaro, pur non avendone ereditato la maledizione,
soffre di
qualche condizione sfavorevole legata ad essa. E’ spossato e
irritabile , per
non parlare dei suoi attacchi di rabbia incontrollabili. Non
l’ho mai visto in
queste vesti, solitamente tende ad isolarsi e restarsene chiuso in
camera tutto
il giorno e la notte, naturalmente.
Nemmeno io sono
immune dall’influsso della luna: mio padre è
stato morso dallo stesso lupo che ferì Remus Lupin. Tuttavia
gli effetti sulla
mia persona sono decisamente minimi; gli sbalzi di umore sono frequenti
in me
anche senza un satellite tondo in cielo, per cui nemmeno ci bado.
<<
E’ molto probabile che oggi una di voi due venga
sorteggiata, siete rimasti solo in quattro. Forse duellerete
insieme… in ogni
caso, siate prudenti e non avventate, ragionate prima di scagliare un
incantesimo e… >>
<<
Che carino che sei Shacky! Sei in pensiero per noi
! >>
<<
Eseguo solo il mio dovere di Caposcuola. Dipendesse
da me potreste anche schiacciarvi al muro! >>
<<
Che dolce! >>
<<
Questo farebbe male >>
<<
Abbastanza >>
<<
Però sarebbe interessante da vedere >>
<<
Dylan perché non ti spiaccichi tu al muro? >>
<<
Sono troppo bello, non posso rovinare così il mio
viso. Inoltre Marie ne morirebbe >>
<<
Credo che sopravvivrò >>
<<
Tradimento! >>
Tra una cazzata
e l’altra, arriviamo all’aula adibita ai
duelli. Noto subito la piccola folla radunata intorno alla pedana e
sgomitando,
mi faccio spazio tra essa. Mi volto, Yvonne è accanto a me a
strizzarmi
l’occhio. Spero di non dover duellare con lei, non mi piace
l’idea di doverle
lanciare contro qualche incantesimo. Certo, a volte lo meriterebbe, ma
le
voglio bene dopotutto.
<<
I duellanti si avvicinino alla pedana, prego
>>
McMillian ci
richiama, intimando il silenzio con uno dei
suoi sguardi che tutto induce, tranne ad avere timore di lui. Io,
Yvonne, Coote
e la Robins compiamo un passo in avanti, attendendo con ansia il
responso del
sorteggio. Mi volto verso l’entrata, con la speranza di
intravedere una chioma
blu risaltare tra quelle deprimenti e normali. Ma Teddy non
è qui, non è
venuto.
<<
Yvonne MacDonald e Jane Robins, venite avanti
>>
Rivali in amore
e nel Torneo, bizzarro e maledettamente
ironico. Stringo il braccio di Yvy, cercando di infonderle quel poco di
coraggio di cui dispongo. Ricambia il mio sorriso, voltandosi e
lanciando
un’occhiata ad Alastor che somiglia pericolosamente ad un
blocco di ghiaccio.
Dopo la dipartita della mia migliore amica, mi avvicino a lui mentre
Marie e
Dylan sono a pochi passi di distanza da noi. Le due duellanti intanto
salgono
sulla pedana, inchinandosi chi con riluttanza, chi con aria concentrata.
<<
Stpeficium! >>
La Robins non
perde tempo e subito cerca di schiantare la
sua avversaria che, con un Protego, respinge l’incantesimo.
Questo rimbalza, ma
Yvonne è abbastanza veloce da evitarlo. Si
fissano, ognuna aspetta la mossa
dell’altra.
<<
Incarceramus! >>
E’
Yvonne ad attaccare per prima, questa volta. Ma con la
stessa prontezza di riflessi, mostrata da Yvy poco fa,
l’altra evita l’incanto.
Non immaginavo che la Robins fosse così abile nei duelli,
pur essendo al
settimo anno. L’ho sottovalutata, così come
probabilmente ha fatto Yvonne.
<<
Impedimenta! >>
Nel tentativo di
proteggersi dall’incantesimo, Yvonne viene
sbalzata a qualche metro di distanza, pur restando sulla pedana e
tenendo ben
salda la bacchetta tra le mani; è ancora in gioco. Purtroppo
non ho potuto impedirmi
di cacciare un urletto impaurito nell’osservare la scena,
né ho evitato di
notare l’irrigidimento di Shacklebolt al mio fianco e le sue
mani strette a
pugno; le cui nocche sono talmente bianche che non ho
difficoltà ad immaginare
le unghie conficcate nel suo palmo.
Gli sfioro il
braccio con la mano, guadagnandomi un’occhiata
quasi riconoscente da parte sua. Al è molto spesso inumano,
terribilmente
misantropo e snervante, ma oramai non posso più dubitare sul
fatto che ad
Yvonne ci tenga davvero. Noto la sua agitazione malcelata, le rughe del
viso e
dalla fronte spaventosamente aggrottata.
Nei minuti
successivi, parecchi a dirla tutta, nessun
incanto lanciato dall’una o dall’altra sembra
centrare il bersaglio. Ho sempre
saputo che Yvonne fosse abile con la bacchetta, ma raramente ho avuto
modo di
osservarla così a lungo: è veloce nei movimenti,
è capace di prevedere le mosse
dell’avversaria e ha una buona capacità di
concentrazione, non si lascia
sopraffare dall’ansia o dall’agitazione come per
molti accade. Sarebbe
un’ottima auror se non avesse espressamente declinato questa
prospettiva
futura.
<<
Stupeficium! >>
Jane riprova a
schiantarla, ma con un rapido Protego, Yvonne
lo respinge, balzando e
atterrando sulla pedana in malo modo. Rotola, ma no perde di vista
l’avversario
che, vedendola a terra e abbassando la guardia, si lascia disarmare da
un
Experliammus appena pronunciato da Yvy. Arpiono il braccio di Al,
saltellando e
urlando tanto da perforargli un timpano e dalla sua smorfia contrita
credo di
averlo indispettito non poco.
Riposo lo
sguardo sulle due, osservando Jane inginocchiarsi
sulla pedana ed Yvonne raccogliere la sua bacchetta e avvicinarsi a
lei. Le
porge una mano per aiutarla a rialzarsi, ma la Robins
l’allontana in malo modo,
rivolgendole un’occhiata al vetriolo.
<<
Non voglio il tuo aiuto, stupida ragazzina >>
<<
Non vedo perché dovresti rifiutarlo, è stato uno
scontro leale e… >>
<<
Non c’è niente di leale nel tuo comportamento! Mi
hai portato via tutto… Al mi ha lasciato a causa tua
>>
Yvonne si
pietrifica, sgranando gli occhi e indietreggiando;
non replica perché so quanto ancora si senta in colpa per
quel bacio. Con la
coda dell’occhio osservo Shacklebolt al mio fianco, ha lo
sguardo puntato su
entrambe, ma stavolta non riesco a percepire nessun tipo di emozione,
ha
rindossato la maschera che da sempre porta con sé, calata
poco prima solo per
la forte preoccupazione data dal duello.
McMillian,
piuttosto imbarazzato, annuncia la vittoria di
Yvy, incitandole a lasciare la pedana. Jane non se lo lascia ripetere e
presa
la sua bacchetta, corre via, non accennando a rivolgere la minima
occhiata a
nessuno. Yvonne mi raggiunge e afferra il braccio di Al prima che
questi possa
defilarsi.
<<
Perché non mi hai detto che tra te e Jane è tutto
finito? >>
<<
Perché non sono affari che ti riguardano >>
Sta per
voltarsi, quando sembra guardare, insistentemente,
un taglio che la mia migliore amica ha sul viso. Probabilmente solo io
noto il
movimento del suo braccio che di poco si rialza per poi riabbandonarsi
lungo il
fianco. Voleva sfiorarne la guancia, carezzarne il livido? Le rivolge
un’ultima occhiata, prima di andare
via. Dylan da un buffetto ad Yvonne, cingendole le spalle con un
braccio. Si
fissano un solo istante e so che è riuscito a
tranquillizzarla quel tanto per
farle rispuntare il solito sorriso sulle labbra.
Loro sono
così: preferiscono insultarsi e ricorrere alla
violenza per dimostrare il loro affetto reciproco, ma molto spesso si
servono di
una sola e intensa occhiata che riesce a trasmettere tutte le parole
inespresse
di cui l’altro ha bisogno. Questo significa essere fratelli,
credo.
***
<<
Eddai Shacky! >>
<<
Weasley, se non chiudi immediatamente quella bocca,
giuro che abuserò della mia autorità da
Caposcuola per rinchiuderti in qualche
antro del castello, e lasciarti lì per due giorni interi
>>
<<
Forte! Ma a questo pensiamo dopo… non hai risposto
alla mia domanda! >>
<<
E non ho intenzione di farlo >>
<<
Ma io ho bisogno di sapere di Teddy, di come sta e
di cosa gli passa per la testa! >>
<<
Bene, chiedilo direttamente a lui >>
<<
Non posso! E tu, come mio amico, hai il diritto di
aiutarmi >>
Al chiude il
libro aperto sulle proprie ginocchia,
voltandosi a fissarmi con un sopracciglio
inarcato e una smorfia decisamente inquietante in viso. Siamo seduti
sul rosso
divano di una Sala Comune semi deserta, fatta eccezione per un paio di
ragazzetti
del secondo anno, concentrati sulle proprie pergamene. Io sono
inginocchiata
accanto a lui, compostamente seduto, continuando a stritolargli un
braccio e
pizzicarlo per richiamare la sua attenzione. Ad un certo punto ho
creduto che
avesse intenzione di affatturarmi per farmi smettere, cosa che
fortunatamente
non ha fatto.
<<
Cos’è questa storia che io e te saremmo amici,
Weasley? >>
<<
Oh, certo! Continuiamo l’assurda messinscena
secondo cui niente ci lega, solo per mantenere alta la tua reputazione
da uomo
di latta >>
<<
A dirla tutta sei stata tu a definirmi tale
>>
<<
Dettagli, sappiamo che non è così >>
<<
E da cosa l’avresti dedotto? >>
<<
Dal fatto che riesci a provare anche tu dei
sentimenti… amicizia per Teddy e per la sottoscritta
naturalmente … >>
<<
Naturalmente >>
<<
E amore per Yvonne >>
Posso vederlo
chiaramente trasalire e aggrottare la fronte,
talmente tanto da unire le due sopracciglia; devo ricordargli di non
farlo più,
è raccapricciante. Si agita sul divano, ricercando una
posizione per cui possa
trovarsi più a suo agio. Ghigno, pensando che
l’unico modo sarebbe correre via
da me a gambe levate.
<<
Non sai di cosa parli, Weasley >>
<<
Può darsi… ma tu ora rispondi alla…
>>
<<
Pur volendo non potrei soddisfare la tua curiosità:
Teddy è inintelligibile quasi più di me. Inoltre
non sento il bisogno di
ossessionarlo con stupide domande, come fareste voi ragazzine e Dylan, solo per farmi dire cosa
prova in questo
momento. Quando sarà pronto a parlarne, sarà lui
stesso a farlo. Fino ad
allora, attenderò e mi limiterò a stargli accanto
>>
<<
Wow… voi maschi siete così strani >>
<<
Detto da te non so se suoni come un’offesa o un
complimento >>
Gli sorrido,
scuotendo il capo e poggiandolo allo schienale
del divano, riassumendo una posizione decisamente più umana.
Almeno so che
Teddy non è solo e questo mi conforta, seppur in minima
parte. D’altro canto,
sono ancora terrorizzata all’idea di affrontarlo e dirgli
ciò che provo o
meglio non provo.
<<
Weasley… >>
Rialzo il capo,
guardando verso il ritratto della Signora
Grassa, da cui è appena sbucato Dylan in divisa da
Quidditch. Le sue palpebre
sono talmente assottigliate da sembrare chiuse e ha pronunciato il mio
nome in
un sibilo davvero poco confortante. Ma sono sicura che non era previsto
nessun
allenamento oggi, per cui non vedo perché…
<<
Probabilmente la tua più alta aspirazione è
quella
di farmi incazzare ogni volta di più, o forse desideri
inconsciamente attentare
alla mia salute mentale, non lo so… quello di cui sono
certo, però, è che se
non vieni con me per scendere in campo e giocare la partita contro i
Corvonero,
giuro che ti farò male… tanto male
>>
Ho dimenticato
una partita, cazzo! Altro che stupidi
allenamenti!
Quasi certamente
non è il momento adatto, ma sento
un’irrefrenabile voglia di ridergli in faccia e ridere di me
stessa,
dell’ennesima cavolata che ho fatto. Mi rialzo alla sua
ennesima occhiata
fulminante, posando una mano sulla bocca e trattenendomi. Ma arrivata
accanto a
lui, non resisto ed esplodo in una fragorosa risata.
<<
WEASLEY! >>
Inutile dire che
la mia corsa al campo è stata resa
doppiamente veloce, a causa del facocero imbestialito che correva alle
mie
spalle, col tentativo di acciuffarmi e farmi la festa. E’
gratificante avere un
capitano così attento ai propri giocatori,
davvero gratificante. Un po’ meno è
stordirsi a causa delle sue urla
agghiaccianti: temo che se dovesse venirgli un infarto, incolperebbero
solo la
sottoscritta.
***
<<
Vicky, forse dovresti andarci piano con quel succo
di zucca >>
<<
E’ buono! >>
<<
E’ strapieno di alcool >>
Scrollo le
spalle, ignorando Marie e ruotando su me stessa, osservando
strane lucine colorate invadere l’intera Sala Comune, assieme
all’assordante
rumore di musica e schiamazzi dei vari ragazzi che festeggiano la
nostra
vittoria su quei Corvi perdenti. Ma tutto sembra arrivare ovattato alle
mie
orecchie e continuando il mio girotondo, osservo le scie di luce
arrivare
prepotenti ai miei occhi. Li chiudo, ballando una melodia che sento
solo nella
mia testa.
<<
Merlino, sembra proprio andata >>
<<
Forse dovremmo portarla a letto >>
<<
Sarebbe un delitto portarla via ora, sembra così
felice >>
<<
Dylan, è ubriaca! >>
<<
Lo vedo Marie, e allora? >>
Sorrido alle
voci dei miei amici, ora chiare, ora
indistinte. Credo stiano ancora discutendo tra loro quando riapro gli
occhi e
osservo il bicchiere che ho in mano. Il liquido giallognolo si muove,
creando
piccole onde ed un effetto davvero ipnotizzante. Assottiglio le
palpebre,
perdendomi in quel flusso ammaliante. Poi rialzo il capo di scatto,
allungando
un braccio e guardando
gli altri con un cipiglio
serio.
<<
Qualcuno ha corretto il mio succo di zucca!
>>
Tutti mi
fissano, io ridacchio.
<<
Uh, sono stata io! >>
E scoppio in una
fragorosa risata, riprendendo la mia folle
danza e rovesciando gran parte del liquido scintillante sulla maglietta
delle
Sorelle Stravagarie, fissandola poi con sguardo deluso. Poso il
bicchiere sul
tavolino basso, afferrando i lembi della mia t-shirt e singhiozzando
per il
danno causatele.
<<
E’… ubriaca? >>
<<
Teddy ti prego fai qualcosa tu >>
Teddy? Rialzo il
capo, scontrandomi con due occhi ambrati e
qualche ciuffo di un blu meraviglioso. Allungo una mano, sfiorando quei
capelli
che si rivelano morbidi come avevo pensato fossero. Sorrido alla sua
espressione preoccupata e al leggero rossore di cui si imporporano le
guance.
<<
Sei bello, lo sai ? >>
<<
Ahm, vieni con me Victoire >>
<<
Perché mi chiami sempre Victoire? >>
<<
Perché è il tuo nome >>
<<
No, io sono Vicky! Victoire non mi piace… >>
<<
Perché no, sentiamo… >>
E mentre mi
parla, sta conducendomi fuori la Sala, passando
per il ritratto di una Signora Grassa che si è unita ai
festeggiamenti dei
Grifondoro, a giudicare dalla sua aria allegra. Inciampo, attendendo
l’incontro
con la fredda pietra che però non avviene. Sento due braccia
cingermi la vita, e
mi volto, trovandomi a pochi centimetri dal mio, il volto di Teddy. Gli
sorrido, aggrappandomi a lui e continuiamo a camminare.
In un attimo
siamo fuori, perché pur mantenendo gli occhi
chiusi, avverto l’aria gelida carezzarmi i viso, lasciando
che mi copra come
fosse una coperta. Mi piace sentire il freddo sulle mie guance, mi
piace
sentirlo penetrare dentro di me, mi rende viva.
<<
Il tuo nome ha un significato Victoire… ne sei a
conoscenza, immagino >>
Riapro gli
occhi, voltandomi verso Teddy e sedendomi accanto
a lui, su una vecchia panchina. Nel farlo gli finisco addosso,
sbilanciandomi a
causa di un equilibrio che in questo momento non ho.
<<
Che cosa vuoi dire? >>
Tutto intorno a
me è ancora confuso e sfocato, eppure
afferro quel briciolo di lucidità che mi rimane per
rispondergli, per sentire
la sua voce: parlerei con lui di qualsiasi cosa.
<<
Vctoire… Vittoria. Sei nata in un giorno
importante, l’anniversario della Seconda Guerra Magica, no?
>>
<<
Si, e come puoi apprezzare il mio nome se è
associato a qualcosa di così doloroso per te?
>>
<<
Associare quel giorno alla sola morte dei miei
genitori, è sbagliato. Non li onorerei se pensassi
semplicemente che mi hanno
lasciato solo, ignorando il loro sacrificio. Sono morti per un ideale,
per dare
a me e a tutti un futuro in cui vivere. E’ triste e
orrendamente ingiusto, ma
quel giorno non ha segnato solo una fine, ma soprattutto un inizio. Mi
ci sono
voluti diciassette anni per comprenderlo, Victoire >>
Pone enfasi sul
mio nome e mai come in questo momento mi
appare tanto bello. L’ho sempre odiato non solo per
l’accento altezzoso con cui
veniva pronunciato, ma per quello che rappresentava. La perdita di
innocenti,
la morte di molti volti cari alla mia famiglia. Non avevo mai guardato
la cosa
da quel punto di vista, non avevo mai considerato entrambe le facce
della
medaglia.
Nella mia
famiglia la Guerra non è un argomento di cui si
ama discorrere, la morte di zio Fred sembra ancora aleggiare su ognuno
di loro.
E io da bambina, non volevo che ricollegassero quel dolore a me, non
volevo che
ricordassero. Ma solo ora capisco appieno il senso del mio nome: non una fine, ma un inizio.
Perché
quando parlo con lui scovo quelle risposte che
sembrano essere sempre state lì, ma che io, cieca, non
riuscivo a vedere?
Afferra ogni mio timore o dolore e lo cancella, in un attimo. Questo
vuol dire amare
qualcuno? Proteggerlo, come lui fa con me?
<<
Perché sei innamorato di me, Teddy? >>
Trasale,
voltandosi a fissarmi, e con un sorriso sulle
labbra, noto alcune ciocche colorarsi di rosso.
<<
Domani non ricorderai quasi nulla di questa
conversazione >>
<<
Una ragione in più per essere completamente sinceri
>>
Sembra
rimuginare sulle mie parole e poi decide di credere
alla mia replica poco sensata, perché si schiarisce la voce,
guardando dinanzi
a sé e parlandomi.
<<
Questa è una di quelle domande a cui dare una
risposta sembra impossibile. Perché la Magia esiste?
Perché le persone muoiono
e … >>
<<
Quanti anni ha la McGranitt? >>
Uscita infelice,
me ne rendo conto ora che la sbronza sembra
in fase di arresto. Mi guarda con la coda dell’occhio,
accennando ad un sorriso
e continuando.
<<
Si, anche quella. Ti poni queste domande,
scervellandoti sulla risposta più appropriata,
più adatta… e poi ti accorgi che
semplicemente non c’è…
sono innamorato
di te perché non potrei non esserlo, perché
c’è una forza che mi spinge verso
di te e la stessa forza mi impedisce di starti lontano. Amarti
è naturale come
una scintilla che fuoriesce dalla mia bacchetta, se pronuncio un
incantesimo, è…
cos… Victoire! >>
Immagino che
solo un Gratta
e Netta possa togliergli il mio vomito dai pantaloni e dalle
scarpe. E
mentre il mio stomaco sembra alleggerirsi, ho l’impressione
che il mio cuore
stia riempiendosi di qualcosa che non riesco bene a definire. E allo
stesso
modo credo che stesse dicendomi qualcosa di importante a cui avrei
dovuto
rispondere, eppure… sento la testa vuota e le palpebre
terribilmente pesanti.
L’ultima
cosa che avverto, è il calore del suo petto e le
sue braccia cingermi, prima che mi prenda in braccio. Sento qualche
rumore
lontano, come di una musica e delle urla e l’attimo dopo
sorrido al colore
rosso delle tende del mio baldacchino.
Ho bisogno di
dormire.
Si, Vicky ha vomitato su Teddy dopo che
lui ha detto di amarla. Non ve lo siete immaginato, è andata
proprio così! ._.
Riguardo la sbornia di Vicky, ammetto che
è un po’ autobiografica: anch’io ho
visto lucine colorate, liquidi strani, etc’
etc’… bhè, perlomeno non ho vomitato su
chi stava dichiarandosi! xD Questo è
tutto made in Victoire!
Riguardo il nome… finalmente spiegato il
motivo per cui lei lo odiasse tanto e, anche se non
ricorderà l’argomentazione
di Teddy, inconsciamente, sarà meno incline ad affatturare
chiunque la chiami ‘Victoire’!
:D
Ah, riguardo Teddy e la luna… so che non
ha eredito la maledizione di Remus, ma è plausibile che
soffra di qualche ‘svantaggio’
legato ad essa e prima d’ora non avevo mai potuto inserirlo
nella storia,
immagino che la cosa si ripeterà!
Forse scriverò un altro p.o.v su Al e
Yvonne. ;)
Questo è il link del mio gruppo su
facebook!
Lo rimetto!
http://www.facebook.com/groups/129830763768816?ap=1
A presto, care!