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Autore: Lhea    15/07/2011    3 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXXII

Capitolo XLII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 03.00 – Mosca, Appartamento di William

 

Lo Scorpione chiuse la telefonata e fissò il muro del soggiorno, scarsamente illuminato dalla lampada accesa lì vicino, un piccolo sorriso che gli apriva sulle labbra.

 

“Figlio di puttana… Lo sapevo che eri tu”.

 

Nikodim.

 

Solo lui poteva rubare l’auto di Irina e presentarsi alla gara di quella sera facendo finta di niente. Solo lui poteva osare un gesto del genere sotto il suo naso.

 

Si alzò di scatto e afferrò la pistola che aveva appoggiato sul tavolino. Non pensava di fare così in fretta, ma visto che sapeva da dove partire, voleva ritrovare l’auto di Irina il prima possibile.

 

Cercò l’altra pistola che teneva nascosta sotto uno dei cuscini del divano e guardò l’orologio: non era abbastanza tardi per fermarlo, e forse sapeva dove trovare Nikodim a quell’ora.

 

Si infilò la giacca, ma prima di uscire di avvicinò alla porta della camera da letto. Guardò dentro, e scrutando nel buio scorse il corpo di Irina adagiato delicatamente sopra le lenzuola, che dormiva profondamente. Entrò in silenzio, la pistola in una mano e gli occhi che non si staccavano dal volto di quella ragazza da cui ormai dipendeva in tutto e per tutto.

 

“Ritroverò la tua auto, bambolina. Rivoglio il tuo sorriso solo per me”.

 

Aprì le coperte e la spinse sotto, in un gesto che non aveva mai creduto di ritrovarsi a fare, sfiorandole il viso con la mano. Lei non si svegliò, non emise alcun suono, forse perché era troppo stanca e triste per preoccuparsi di quello che poteva accaderle. Diede un ultimo sguardo a quelle labbra rosate e poi si voltò, uscendo rapidamente dalla stanza e altrettanto rapidamente dall’appartamento.

 

Una volta sulla Bugatti, decise di puntare al vecchio locale dove aveva sempre trovato Nikodim gli anni passati, anche se aveva la sensazione che difficilmente il russo sarebbe stato lì, visto il gesto che aveva commesso. Era subdolo ma non abbastanza stupido da farsi trovare facilmente.

 

Il Ginger Party, il pub dove di solito stazionava Nikodim, era un luogo a metà tra un bar e una casa di incontri. Com’era nei gusti del russo, le cameriere servivano i cocktail vestite in tutine aderenti dai colori cangianti, e ammiccavano maliziosamente a tutti i clienti che entravano.

 

William si gettò un’occhiata intorno, le luci soffuse che gli permettevano di distinguere bene le persone sedute ai tavoli, e capì subito che Nikodim non era lì. Tuttavia non si scoraggiò: poteva sempre chiedere al barista, che gli sembrava lo stesso di due anni prima.

 

<< Cosa ti do, straniero? >> chiese il tizio, un uomo calvo con un pizzetto pronunciato, in perfetto inglese.

 

William gli gettò un’occhiata perplessa.

 

<< Come facevi a sapere che non ero un russo? >> domandò, secco.

 

Il barista si strinse nelle spalle.

 

<< Non hai la faccia di uno di qui >>rispose quello, tranquillo.

 

Insospettito, William ordinò una birra, poi aggiunse: << Sono qui per incontrare Nikodim… Sai dirmi dov’è? >>.

 

Il barista gli servì la sua birra gelata.

 

<< No, ultimamente non viene molto da queste parti >> rispose, evasivo.

 

Lo Scorpione mangiò la foglia: in un attimo capì che il tipo era stato avvertito in qualche modo della possibilità della sua visita, e che aveva ricevuto l’ordine di non parlare. Molto probabilmente sapeva benissimo dove fosse Nikodim in quel momento, ma stava bluffando per fregarlo.

 

<< E come mai? >> chiese innocentemente.

 

<< Non lo so. Sta cambiando giro, forse >>. Il tizio gli gettò un’occhiata mentre preparava un altro cocktail, << Ma magari potresti trovarlo al Kurkalova… >>.

 

William fece una smorfia: fregato. Conosceva quel posto, ed era esattamente dall’altra parte della città: stava cercando di allontanarlo da lì, quindi Nikodim doveva essere nei paraggi.

 

<< Davvero? >> disse, fingendo di credere alle sue parole, << Allora ci farò un salto… Quanto ti devo per la birra? >>.

 

<< Niente, offre la casa >> ribatté il barista.

 

<< Allora questi sono per l’informazione >> disse lo Scorpione, poggiando sul bancone un paio di banconote. Doveva fargli credere che stava per andare davvero dall’altra parte della città.

 

Si alzò e uscì dal locale, poi saltò sulla Bugatti. Aveva un piano, che non era sicuro funzionasse, ma doveva almeno provare.

 

Fece un giro dell’isolato con la Veyron, poi parcheggiò in un vicolo laterale, facendo il meno rumore possibile. Tirò fuori la pistola e tolse la sicura, poi scese dall’auto e si appostò a un lato della strada, protetto dall’oscurità e dai muri dei palazzi. La strada era deserta e silenziosa, e se fosse arrivato qualcuno lo avrebbe sentito a metri di distanza.

 

Era quasi sicuro che Nikodim sarebbe tornato al Ginger Party: aveva intuito che sarebbe venuto a cercarlo, e aveva predisposto il suo piano di difesa. Ma lui lo aveva capito in tempo, e il barista non gli sembrava un tipo così sveglio da accorgersi che non ci era cascato. Forse gli aveva già detto che lo Scorpione si stava dirigendo dall’altra parte della città, e che quindi lui era al sicuro.

 

Aspettò per un po’, sentendo l’aria gelida della notte vorticargli sulla faccia, la pistola in pugno e gli occhi puntati sulla strada. Nessuno all’orizzonte, e tutto era decisamente troppo silenzioso.

 

Dopo mezz’ora di attesa, lì fermo, iniziò ad avere freddo, molto freddo. Mosca non era Los Angeles, e non poteva pretendere di rimanere fuori tutta la notte senza rischiare di beccarsi una polmonite… Ora capiva perché i russi preferivano ritrovarsi nei locali, invece che nelle piazze della città.

 

Si mosse un po’, contraendo i muscoli nel tentativo di scaldarsi, mentre nuvolette di fiato caldo uscivano dalla sua bocca. Non gli importava di patire il freddo, per trovare Nikodim: la sua motivazione era più che forte.

 

I minuti passavano lenti, fissando la strada in attesa che qualcuno si facesse vivo. Dal locale sentì uscire qualcuno che ridacchiava sonoramente, in preda ai fumi dell’alcool, ma poi anche quella voce si spense nel buio, lasciandolo nuovamente nel silenzio.

 

Dopo un’ora e mezza, quando ormai sentiva le dita delle mani intorpidite e la pelle della faccia che tirava, capì che forse si era sbagliato: Nikodim non era da quelle parti, oppure non avrebbe fatto un salto al Ginger Party, per quella sera. Forse gli conveniva cercare in qualche altro locale, ma non certamente dall’altra parte della città.

 

Decise di aspettare ancora una decina di minuti, ma sentì il rumore di un motore che si avvicinava. Un paio di fari brillarono ai lati della strada, poi una Mercedes Slk AMG blu metallizzato passò a pochi metri da lui, fermandosi davanti al Ginger Party.

 

William la riconobbe subito: quella era una delle sue vecchie auto, una di quelle che aveva usato durante la sua visita a Mosca, che aveva vinto in una gara e che era sparita poche ore prima che lui partisse. Quindi quello che la guidava in quel momento era chiaramente Nikodim.

 

Perfetto, era anche da solo. Non poteva chiedere di più.

 

La voglia di vendetta riscaldò subito le mani congelate di William, che uscì dal vicolo e raggiunse di corsa l’auto, proprio mentre il russo si accingeva a scendere. Senza dargli il tempo di capire quello che stava succedendo, lo afferrò per il collo e lo sbatté contro il muro.

 

<< Quanto è piccolo il mondo, eh, mio caro Nikodim… >>.

 

Il russo mise a fuoco la sua faccia, e negli occhi gli si dipinse un’espressione spaventata. Tuttavia, cercò in ogni modo di non darlo a vedere, fissandolo con sprezzo, l’odore di alcool che gli usciva dalla bocca piegata in una smorfia.

 

<< Levami le mani di dosso, Scorpione, qui non sei a casa tua >>.

 

William sorrise malignamente.

 

<< Già, non sono a casa mia… Peccato che non me ne freghi un cazzo >> ribatté, << Come vedo giri ancora con una delle mie macchine… >>.

 

Nikodim sembrò non scomporsi.

 

<< Era roba nostra, quella >> disse, << Non puoi rivendicare niente, in territorio nemico. Già tanto che nessuno abbia ancora cercato di ammazzarti… Non puoi permetterti di fare in furbo, qui >>.

 

William alzò la pistola e gliela puntò alla tempia.

 

<< Tutte chiacchere, le tue >> ribatté, sapendo quanto il russo fosse codardo e quanto si appoggiasse alla protezione dei suoi connazionali, << Credo che se ti uccidessi, i tuoi amici non sarebbero poi tanto tristi, sai? Da quello che ho capito, vuoi solo prendere il posto della Lince, ma sei troppo coniglio per sperare di arrivarci, lo sanno tutti. In compenso ti piace rubare auto… Da vero viscido quale sei >>.

 

Nikodim deglutì, iniziando a mostrare un po’ di tensione.

 

<< Se sono le tue auto che rivuoi indietro, è rimasta solo quella >>. Fece un cenno verso la Mercedes, << L’altra l’ho venduta >>.

 

Lo Scorpione fece un sorrisetto.

 

<< No, non sono quelle che mi interessano >> rispose, << Rivoglio l’auto della mia ragazza, una Punto bianca, italiana e modificata. E la rivoglio adesso >>.

 

<< Non so niente di quella macchina >> si affrettò a dire Nikodim, << Non è colpa mia se la tua donna si è attirata… >>.

 

William non lo fece finire, perché lo sbatté violentemente contro il muro, sferrandogli un pugno nello stomaco. Nikodim gridò e tossì, e rimase in silenzio, tenendosi la pancia.

 

<< So che ci sei tu dietro quel furto >> ringhiò lo Scorpione, << Non cercare di fregarmi. Voglio sapere dov’è quella macchina, immediatamente, oppure ti faccio saltare le palle che ti sono tanto care per venire in questo stupido locale. Solo tu potevi rubare quella macchina, non negarlo >>.

 

Per fargli capire che non scherzava, gli sbatté il capo contro il muro di cemento, provocandogli una brutta escoriazione. Nikodim parve preso dal panico, e si agitò convulsamente.

 

<< Non era per me! >> gridò, << Era un furto commissionato, non so chi la abbia ora! >>.

 

<< Che vuol dire commissionato? >> ringhiò William.

 

<< Un tizio mi ha telefonato e mi ha pagato per rubare la macchina, ma non l’ho mai visto in faccia! >> spiegò Nikodim, gli occhi pieni di terrore, << Non so perché volesse quella macchina! >>.

 

William lo fissò in silenzio, irritato. In quella situazione il russo non stava mentendo, perché i suoi occhi sembravano sinceri e davvero terrorizzati. Se ciò che diceva era vero, le cose si complicavano.

 

<< Devo sapere chi è >> disse.

 

<< Non so il suo nome >>.

 

Lo Scorpione mise in moto il cervello, cercando il modo di ritrovare quello che aveva commissionato il furto. Si chiedeva se l’auto era ancora integra, se non era già stata smontata per venderne i pezzi…

 

<< Dove l’hai consegnata? >> domandò.

 

<< Nella zona industriale di Mosca >> rispose Nikodim, << Ma non la troverai lì… L’hanno già portata via >>.

 

<< Hai detto che ti ha telefonato >> disse William, << Dammi il tuo cellulare >>.

 

Nikodim esitò, e lo Scorpione glielo sfilò dalla giacca. Tenendo il russo sotto tiro di pistola, cercò nella cronologia le ultime chiamate ricevute: tutti numeri conosciuti, tranne uno. Gettò un’occhiata a Nikodim.

 

<< Bene, questo diventa mio, da adesso in poi >> disse, << Dammi le chiavi della macchina >>.

 

Il russo gliele porse e lui le afferrò.

 

<< Grazie >> disse malignamente.

 

Se non avesse rischiato di attirarsi le ire di tutti i russi di Mosca, lo avrebbe volentieri ucciso. E poi non era certo di poter ritrovare la Punto, con quelle poche informazioni che gli aveva estorto.

 

<< Dove posso trovare qualcuno che sappia accedere ai database delle compagnie telefoniche? >> domandò, secco.

 

<< Vai da Anthony Donowiv, vicolo Gurashenko >> rispose Nikodim, forse convinto che con lui avesse finito.

 

William gli gettò un’ultima occhiata.

 

<< Per il momento mi sei stato utile >> sussurrò, << Ma questo non toglie che non abbia più voglia di vederti in giro… >>.

 

Puntò la pistola alla tempia del russo, mentre quello chiudeva gli occhi, terrorizzato.

 

<< No… Aspetta, posso farti riavere anche le tue vecchie macchine… Se mi uccidi… >>.

 

Lo Scorpione premette il grilletto, ma l’unico rumore fu un piccolo clik che si perse nella notte. Non accadde niente, e Nikodim rimase immobile, un rivolo di sudore che nonostante il freddo gli solcò la fronte.

 

<< Questo serviva da avvertimento >> sussurrò William, << La prossima volta che ti azzardi a fare qualcosa a me o alla mia ragazza toglierò la sicura alla pistola, prima di spararti, sono stato abbastanza chiaro? >>.

 

Lo mollò di colpo, lasciando che si accasciasse a terra, e si voltò, diretto alla Bugatti.

 

<< Fra poco tornerò a prendere la Mercedes >> disse, << Quindi voglio che rimanga dov’è, ma tu sparisca immediatamente, mi spiego? >>.

 

Lanciò in aria le chiavi della Slk, riprendendole al volo, soddisfatto per come stavano andando le cose: forse avrebbe ritrovato l’auto di Irina prima di un paio di giorni. E prima gliela avrebbe riportata, prima l’avrebbe riavuta solo per lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.00 – Mosca, Appartamento di William

 

Trovare William sdraiato a dormire sul divano fu per Irina una scoperta inusuale: di solito si concedeva il massimo della comodità, e non rinunciava certo al lusso di dormire in un letto vero e soprattutto comodo. Ancora più strano fu trovare un paio di chiavi di una Mercedes appoggiate al tavolino, che scoprì essere di una Slk parcheggiata di sotto, con qualche anno di vita ma ancora in ottimo stato. E mistero era anche quello che lo Scorpione aveva combinato quella notte mentre lei dormiva tranquilla ed esausta.

 

<< E’ una vecchia auto che Nikodim mi aveva fregato qualche anno fa >> spiegò William, quando gli domandò da dove arrivava, << L’ho incontrato stanotte e ho avuto modo di riprendermela. Ti piace? >>.

 

Irina abbassò lo sguardo, mentre rispondeva: rifiutargli qualcosa la spaventava ancora.

 

<< Sì, ma… >> rispose solo.

 

William sorrise.

 

<< Lo so, non la vuoi, ma possiamo sempre usarla in caso di emergenza. Anzi, direi di venderla, e con i soldi che ci ricaviamo possiamo comprarne un’altra migliore >>.

 

Irina annuì stancamente, capendo che William voleva a tutti i costi trovarle un’altra macchina, e che non capiva quanto lei rivolesse solo la sua Punto. Da quel punto di vista non sarebbe mai cambiato.

 

<< Dove sei stato, stanotte? >> chiese.

 

<< In giro a fare un po’ di conoscenze >> rispose evasivo William, << Tu, hai dormito bene? >>.

 

Chiaramente lo Scorpione le nascondeva qualcosa, ma non aveva voglia di indagare e insistere troppo: forse era andato a bersi qualche birra dopo aver vinto una gara, festeggiando il trionfo da solo visto che lei si era addormentata.

 

<< Sì… Scusami, ma ero davvero stanca >> rispose, sedendosi a tavola, << Avrei dovuto… >>.

 

<< Non fa niente, ho approfittato della situazione per fare qualche ricerca tra i russi >> rispose William, tranquillo, << Avanti, vestiti, usciamo fuori a pranzo >>.

 

Irina lo guardò inarcando un sopracciglio.

 

<< Perché? >>.

 

William sorrise.

 

<< Perché mi va di portarti fuori, oggi >> rispose, avvicinandosi, << Voglio che ti dimentichi per un momento perché siamo qui >>. Le sfiorò il mento con le dita, guardandola negli occhi.

 

Irina sospirò.

 

<< Ok, mi preparo… >>.

 

Era tutto troppo strano, e lei non riusciva ad abituarsi a quel nuovo William gentile e premuroso sono nei suoi confronti. Per quanto si sforzasse, aveva sempre paura che da un momento all’altro tornasse il vecchio Scorpione, e che ripiombasse nuovamente nei suoi antichi incubi. Ultimamente era stata troppo sfortunata per poter sperare che non accadesse niente del genere.

 

Mentre si vestiva, l’occhio le cadde sulle chiavi della Ferrari California, nascoste sotto un mucchio dei suoi abiti dentro l’armadio, e il suo pensiero andò a Dimitri… Le aveva messo a disposizione la sua auto migliore, la preferita di sua sorella, e ciò significava davvero tanto: forse voleva farle capire che la stava ancora aspettando, che la porta del suo cuore era ancora aperta… Che quella notte durante la Mosca-Cherepova non era che stata la prima, per lui…

 

Scosse il capo, triste. Non avrebbe preso la macchina, sarebbe stato difficile non far insospettire William… E poi, non era nemmeno sicura di volerla, nonostante fosse una Ferrari. Dietro quell’auto si nascondevano troppe cose, troppi pensieri e troppi sentimenti.

 

Nascose meglio il mazzo di chiavi e si diresse in soggiorno, dove lo Scorpione la aspettava paziente, gli occhi verdi così diversi da quelli che aveva conosciuto. Aveva la sensazione che forse il passato non era poi così lontano, che in qualche modo qualcosa si stava ripetendo… Qualcosa che riguardava lei, lei e basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.00 – Mosca, Appartamento di Dimitri

 

<< Odio stare con le mani in mano >>.

 

Xander pigiò violentemente il mozzicone della sigaretta nel posacenere, sollevando una nuvoletta di fumo, gli occhi che si spostavano dal televisore acceso alla finestra, come se da un momento all’altro volesse buttarsi di sotto, in preda all’esasperazione.

 

<< Non si muove nulla, Went, e non ci muoviamo neanche noi >> disse Dimitri, secco.

 

Stava appoggiato al tavolo, sorseggiando un bicchiere di whiskey gelato, e i suoi occhi di ghiaccio erano imperscrutabili, mentre lo fissava spegnere l’ennesima sigaretta della giornata.

 

Xander non era un fumatore, e di solito prendeva in mano una sigaretta quando lo richiedevano le circostanze. In quel caso, però, il suo nervosismo aveva raggiunto il livello tale da fargli finire un pacchetto di Marlboro in una mattinata, cosa che non gli era mai capitata. Persino Dimitri aveva smesso di stuzzicarlo, per evitare che perdesse la testa.

 

Aspettare non era mai stato il suo forte, ma in questo caso la situazione era ancora peggiore: non sapevano né cosa stessero aspettando, né se mai si sarebbe verificato. Semplicemente, erano chiusi in casa a immaginarsi tutti i possibili scenari in cui poteva evolversi la situazione in cui si trovavano, senza poter agire.

 

La Lince si era eclissata, Irina aspettava una sua telefonata, e Challagher stava tranquillamente a spasso per Mosca. E loro erano lì ad aspettare che qualcuno gli dicesse che fare.

 

<< Succederà tutto insieme >> disse il russo, quasi a stesso, << Quando la Lince si farà viva, si scatenerà l’inferno. Dovremo essere più che pronti, in quel caso. Dovremo incastrare Challagher e la Lince in un colpo solo, e sono sicuro che Buinov uscirà allo scoperto proprio in quel momento… >>.

 

<< Sappiamo già come andranno le cose >> borbottò Xander, << Buinov è tuo, lo so. Peccato che sembra che si siano eclissati tutti >>.

 

Dimitri gli rivolse un’occhiata.

 

<< E’ proprio questo il problema, Went >> disse, serafico, << Questa è la quiete prima della tempesta >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 24.00 – Mosca, Appartamento di William

 

Lo Scorpione chiuse la porta della camera da letto delicatamente, Irina che dormiva nel silenzio assoluto, la spalla nuda che spuntava dal lenzuolo, e si abbottonò l’ultimo bottone della camicia. Recuperò velocemente le sue armi e scese di sotto, pronto al recupero della Punto.

 

Aveva avuto l’informazione che gli serviva: l’auto di Irina era finita nelle mani di un meccanico russo che ne aveva commissionato il furto per chissà quali motivi, e che stava nella parte sud di Mosca. Gli avevano dato anche l’indirizzo, quindi sapeva bene dove trovarlo.

 

Con la radio a tutto volume imboccò la sopraelevata che lo avrebbe portato rapidamente dall’altra parte della città, sentendosi stranamente euforico. Non era certo di riavere indietro la Punto, ma nel bagagliaio aveva tutto il necessario per trainarla fino a casa e risparmiarsi il doppio giro in taxi che aveva dovuto fare con la Mercedes.

 

Mentre procedeva a velocità sostenuta, vide brillare qualcosa nello specchietto retrovisore. Lo fissò, cercando di capire se potesse trattarsi di un’auto della polizia, ma non vedeva lampeggianti.

 

Quando si avvicinò abbastanza, vide che era un’auto strana, piccola, che non riuscì a riconoscere. Il suono del suo motore era però chiaramente potente, quello di una sportiva. Riuscì a distinguerne appena il colore, rossa, che poi sparì svoltando per uscire dalla sopraelevata.

 

Scrollò le spalle, quindi procedette diritto, sentendosi stranamente tornare indietro nel tempo: quando stava a Los Angeles spedizioni punitive del genere erano piuttosto frequenti. In quanto Scorpione doveva far capire chi comandava, e non c’era niente di meglio che piombare armato fino ai denti in casa di qualcuno. A volte si era divertito, soprattutto se c’era Dimitri con lui: il russo non si faceva scrupoli a usare le maniere forti, se ce n’era bisogno.

 

Pensare al Mastino gli fece montare la rabbia in corpo: era un traditore anche lui, alla fine. Forse aveva aiutato Irina a liberarlo, ma era stato comunque lui a farlo finire dietro le sbarre…

 

Trovò il palazzo che cercava poco dopo: era un edificio alto, piuttosto mal messo, e molte delle finestre erano sprangate. Al pian terreno c’era un’insegna consunta che indicava la presenza di un’officina meccanica.

 

Parcheggiò l’auto e scese, dandosi un’occhiata in giro. Come sempre a quell’ora la via era deserta, e la maggior parte della gente sembrava dormire. Raggiunse il portone di ingresso, entrò e salì lentamente le scale.

 

Il tizio si chiamava Nazar Juglarav, e da quello che sapeva faceva il meccanico di auto modificate a tempo pieno. Il suo lavoro gli permetteva di avere abbastanza soldi per commissionare il furto di un’auto a Nikodim, ma non capiva perché avesse scelto proprio la macchina di Irina.

 

Mentre saliva le scale, preparò la pistola, e una volta davanti alla porta suonò, in attesa.

 

Sapeva benissimo che nessuno gli avrebbe mai aperto a quell’ora, nemmeno se il tipo che stava cercando fosse un vero e proprio idiota. Suonare gli serviva solo per dargli un avvertimento, e la possibilità di farsi avanti senza le minacce.

 

Come aveva previsto, nessuno venne ad aprire. Puntò la pistola contro la maniglia, accertandosi che il silenziatore fosse al suo posto, e premette il grilletto.

 

La serratura saltò via in un colpo solo, e di lei non rimase altro che un buco concentrico nel legno di scarso valore della porta. William diede una spinta decisa ed entrò.

 

La casa era vecchia, mal arredata e aleggiava uno strano odore di chiuso. Si guardò intorno, scoprendo di essere nel soggiorno, e non sentì alcun rumore a parte quello di qualcuno che russava sonoramente nella camera da letto.

 

Infastidito dalla situazione, lo Scorpione si diresse verso la stanza, trovando un uomo di circa quarant’anni che dormiva in un letto dalle lenzuola sfatte, borbottando nel sonno. Sembrava stesse sognando di essere a una festa, o qualcosa di simile.

 

William batté violentemente il calcio della pistola sul muro, facendo più rumore possibile.

 

<< Svegliati, idiota! >> gridò, << Hai un’auto da ridarmi indietro! >>.

 

Il tizio si alzò di soprassalto, annaspando con le braccia, e lo Scorpione gli puntò la pistola addosso.

 

<< Fermo dove sei >> ringhiò, << Tieni le mani bene in vista, altrimenti ti faccio secco subito >>.

 

L’uomo lo fissò con sguardo vacuo.

 

<< Chi diavolo sei? >> chiese.

 

<< William Challagher >> rispose lo Scorpione, << E tu hai commissionato il furto di un’auto. L’auto della mia ragazza >>.

 

Nazar fece per muoversi, ma William lo fermò.

 

<< Ti ho detto di non muoverti. Se mi conosci di fama sai che non scherzo >>.

 

<< Senti >> cominciò Nazar, << Non sapevo che l’auto fosse quella della tua ragazza… E’ solo una stupida utilitaria, non credevo che… >>.

 

<< Sta zitto >> ringhiò William, avvicinandosi e tenendolo sotto tiro con la pistola. << Non voglio sentire le tue giustificazioni inutili… Dov’è la macchina? >>.

 

<< Non c’è l’ho, l’ho smontata… >> rispose Nazar.

 

William arricciò il labbro: non era pienamente convinto di quello che stava dicendo, e comunque voleva una conferma personale.

 

<< Vestiti >> ordinò, secco, << Andiamo nel tuo garage. Mi farai vedere >>.

 

Circospetto, Nazar si infilò un paio di jeans e una felpa, poi esitò.

 

<< Muoviti. Non ho tempo da perdere >> disse William.

 

<< Senti… >>.

 

<< Ho detto muoviti >>.

 

Lentamente, Nazar uscì dalla stanza, prese un mazzo di chiavi da una cassetta appesa al muro e lo condusse di sotto, usando l’ascensore vecchio e cigolante.

 

<< Come hai fatto a sapere che ero stato io? >> chiese.

 

<< Sono lo Scorpione, posso sapere tutto ciò che voglio >> rispose William.

 

Nazar tacque, e le porte dell’ascensore si aprirono su un lungo corridoio di cemento. Lo percorsero fino in fondo, per ritrovarsi all’interno dell’officina buia.

 

Il russo premette l’interruttore, e il locale venne illuminato a giorno. La sagoma di un’auto era nascosta da un telo bianco, mentre tutto il resto era ben in vista: carrelli, attrezzi da lavoro, pneumatici usati, pezzi di ricambio, un ponte per sollevare le macchine. Due bombole di NOS erano appoggiate al muro, insieme a un vecchio alettone arrugginito. Era chiaramente l’officina di un meccanico clandestino.

 

<< E’ quella, immagino >> disse William, indicando l’auto coperta. << Togli il lenzuolo >>.

 

Nazar scostò il pezzo di stoffa, scoprendo la Punto ancora tutta intera: un po’ malconcia, ma non sembrava certamente essere stata fatta a pezzi per essere rivenduta. Nazar aveva mentito.

 

<< Cosa volevi farne? >> domandò.

 

<< Venderla per intero a qualche collezionista >> rispose il russo.

 

William si accorse che qualche pezzo dell’auto era stato cambiato: probabilmente la stava rimettendo a posto per poter tirare sul prezzo.

 

Sorrise. Nella testa gli si formò un piano perfetto, e inoltre capì di essere stato molto fortunato.

 

<< Sostituisci il vetro rotto e i fari scheggiati >> ordinò, << E dai una pulita a quel paraurti >>.

 

Nazar sembrò non capire. Lo guardò sbalordito.

 

<< Ma… >>.

 

William agitò la pistola.

 

<< Rimetti a posto quell’auto, adesso >> ringhiò, << Oppure ti sparo, chiaro? >>.

 

Nazar non se lo fece ripetere due volte, e rimanendo sotto tiro iniziò a lavorare alacremente. William si sedette su una sedia sgangherata in un angolo, la pistola sempre bene in pugno.

 

Sarebbe stato un lavoro lungo, ma doveva rendere la Punto utilizzabile, in modo che Irina potesse usarla per fare una gara, se avesse voluto. Nazar aveva sicuramente i pezzi di ricambio necessari, visto che aveva iniziato a metterla a posto.

 

Guardò il russo lavorare, cercando di immaginare la faccia di Irina quando avrebbe riavuto la sua Punto… Sorrise al pensiero che probabilmente si sarebbe guadagnato il suo affetto per il resto dei suoi giorni. Ora che la capiva alla perfezione, sapeva che quello era il regalo più grande che poteva farle e l’unico che lei avrebbe davvero accettato.

 

Forse fu per il fatto che era minacciato da una pistola, ma Nazar ci mise decisamente poco. All’alba aveva già finito tutto, e il sudore gli colava dalla fronte prominente.

 

Lo Scorpione esaminò il lavoro, poco soddisfatto: rimanevano ancora un sacco di righe, scheggiature e piccole ammaccature che ricordavano quante ne avesse passate quell’auto. Niente che però non si poteva mettere a posto con poco.

 

<< Uhm… >> fece, << Deludente… E tu saresti un meccanico di auto modificate? >>.

 

<< Ehi, come ti permetti? Abbassa quella pistola, ho fatto tutto quello che volevi! >>.

 

William lo fissò, un sorrisetto maligno sul volto.

 

<< Hai fatto anche troppo, se per questo >> disse, << Mi dispiace, ma non avresti mai dovuto far rubare l’auto della mia ragazza >>.

 

Senza nessun preavviso, premette il grilletto della pistola. Lo sparò venne soffocato dal silenziatore, ma il tonfo del corpo di Nazar che crollava a terra fu ben udibile. Senza alcuna emozione William si accertò di averlo colpito dritto al cuore, poi rimise l’arma in tasca.

 

Non conosceva la parola perdono, soprattutto quando si trovava in un territorio come quello, dove doveva continuamente guardarsi le spalle e dimostrare che non scherzava. Doveva far capire a quei russi che lui era ancora lo Scorpione, e che era meglio non mettersi contro di lui. Uccidere chi aveva cercato di fregarlo sarebbe stata un’ottima dimostrazione.

 

Controllò che ci fossero le chiavi nel cruscotto della Punto e le diede un’ultima occhiata: non gli andava di riportarla così, ancora mezza ammaccata. Sicuramente avrebbe trovato qualcuno che gliela avrebbe fatta riavere come nuova entro sera, bastava avere il denaro giusto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 21.00 – Mosca, Appartamento di William

 

Irina osservava l’orologio appeso alla parete ticchettare, la lancetta dei secondi che compiva i suoi giri sempre più lentamente. Il suono del telegiornale trasmesso dalla televisione, tutto in russo, rompeva il silenzio del soggiorno. Batteva le dita contro il bracciolo del divano, in attesa.

 

Non sapeva dove fosse andato William: sapeva solamente che aveva ricevuto una telefonata, ed era uscito senza dare spiegazioni. La cosa la rendeva nervosa, perché se lo Scorpione le nascondeva qualcosa non era un buon segno…

 

Cercò di capire se avesse fatto qualche passo falso, ma non le sembrò di aver sbagliato. William non poteva aver intuito qualcosa, visto che non aveva avuto contatti con nessuno, nemmeno Dimitri, in quei giorni.

 

Forse aveva trovato le chiavi della Ferrari? No, le aveva nascoste tra i vestiti, ed era certa che non le avesse viste…

 

In quel momento sentì muoversi qualcosa fuori dalla porta d’ingresso, poi William entrò, gettandole un’occhiata perplessa.

 

<< Mi stavi aspettando? >> domandò.

 

Irina annuì.

 

<< Non sapevo se saresti tornato per cena… >>.

 

<< Allora mangiamo, visto che sono qui >> disse lui.

 

Irina andò in cucina, accorgendosi che in effetti William sembrava un po’ strano. Preoccupata, cercò di capire cosa gli passasse per la testa, ma lo Scorpione sembrava imperscrutabile. Un paio di volte lo sorprese a gettarle un’occhiata divertita, mentre mangiavano, ma non capì cosa avesse.

 

Una volta finito, sparecchiò velocemente, sempre più a disagio. Qualcosa non andava, ne era certa. William aveva parlato decisamente troppo poco.

 

A un certo punto, mentre lavava i piatti nel lavandino, sentì qualcuno prenderla alle spalle e metterle davanti agli occhi una benda. Terrorizzata, rimase immobile, il cuore che iniziava a battere all’impazzata.

 

<< Vorrei che tu mi seguissi fin sotto… >> le sussurrò William nell’orecchio.

 

“Mi ha beccatapensò Irina, sudando fredda.

 

Non era riuscita a fregarlo di nuovo…

 

<< William… >> iniziò, cercando di capire se potesse avere una via di fuga…

 

<< Tranquilla. Devi solo fidarti di me >> disse lo Scorpione.

 

Era strano, ma Irina non percepì minaccia nella sua voce. Nascondeva qualcosa, ma forse non quello che pensava lei…

 

Si lasciò condurre fin sotto, gli occhi bendati, il cuore che batteva sempre più forte. Se William aveva scoperto tutto, l’avrebbe uccisa. Ed era sicura lo avrebbe fatto nel peggiore dei modi che era riuscito a trovare…

 

<< Adesso ti toglierò la benda, ma rimani ancora per qualche istante con gli occhi chiusi, ok? >> disse William.

 

<< Ok… >>.

 

Irina sentì che la benda le veniva sfilata, e dalla vaga luce che scorgeva oltre le palpebre chiuse capì che dovevano trovarsi in garage… Che aveva in mente William?

 

Sentì qualche movimento intorno a lei, poi…

 

<< Apri gli occhi >>.

 

Quando fu in grado di vedere, non si ritrovò davanti William con la pistola puntata verso di lei. Ciò che vide la lasciò letteralmente a bocca aperta, paralizzata.

 

Davanti a lei c’era la sua Punto, perfettamente rimessa a nuovo.

 

Per un attimo credette di aver sbagliato, di avere un’allucinazione, ma William la spinse delicatamente verso l’auto, come per farle capire che poteva toccarla, che era vera. Dopodiché Irina corse verso la Punto, sfiorando con le dita la carrozzeria liscia e lucida, rendendosi conto che era veramente la sua, che non era una copia…

 

Sentì il cuore scoppiare di gioia, e quasi le venne da piangere. La sua macchina era di nuovo con lei, la sua fedele compagna era tornata… Era di nuovo Fenice, la numero tre della Black List.

 

Si mise al volante, trovando le chiavi nel cruscotto, e solo allora ricordò immediatamente quello che era appena accaduto. Il sedile, troppo lontano dai pedali per lei, le rammentò che quel miracolo era opera di qualcuno…

 

Guardò lo Scorpione, appoggiato al muro a guardarla con un sorriso divertito sul volto, e uscì dall’auto, dandosi dell’idiota.

 

<< Come hai fatto? >> domandò, senza avvicinarsi.

 

<< Fatto cosa? >> disse lui, noncurante, << Come ho fatto a ritrovare la tua auto? >>.

 

Irina annuì.

 

William scrollò le spalle.

 

<< Basta cercare e avere qualche soldo da parte >> rispose.

 

Irina rimase in silenzio. Lo Scorpione aveva fatto qualcosa che non era da lui, che il William ai tempi della Black List non avrebbe mai desiderato fare. Non gliene sarebbe mai importato nulla, della sua macchina. Una volta l’aveva anche distrutta, le aveva dato fuoco per togliere a lei la libertà… E ora, ora gliela riportava, rimessa a nuovo, pronta per correre.

 

<< Perché? >> chiese solo.

 

William divenne serio.

 

<< Perché? Perché rivolevo il tuo sorriso. Rivolevo l’Irina che si faceva chiamare Fenice. Rivolevo l’unica cosa che mi è davvero rimasta, a qualunque prezzo >>.

 

Per quanto Irina avesse capito che lo Scorpione era cambiato, non era pronta per quelle parole. Non era pronta a sentire William parlare in quel modo. Non era pronta a sentirsi dire di essere l’unica cosa che le era rimasta.

 

Allora capì che forse, forse ciò che c’era tra loro era più una finta. Che forse, quello che lei aveva simulato in quel momento, poteva diventare reale, se William fosse cambiato per intero e definitivamente. Forse era perduto, dopo tutto.

 

Si avvicinò, guardando quegli occhi verdi, cercando dentro di loro la menzogna, la rabbia, l’odio, ma trovò solo la verità, nient’altro. William non le mentiva più, non lo voleva fare.

 

<< Will… >> sussurrò, sentendo che la prendeva per i fianchi.

 

Lui sorrise.

 

<< Forse le persone cambiano davvero, bambolina… Anche quelle come me >> disse.

 

Poi le diede un bacio a fior di labbra, spingendola nuovamente verso la macchina.

 

<< E adesso vai, vai a farti un giro >> disse, divertito, << Ti lascio qualche minuto di vantaggio >>.

 

Irina lo guardò, completamente confusa: era come se le avesse letto dentro la testa. Possibile?

 

Poi gli sorrise, e salì sulla Punto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allora, allora, allora…

Qui in molti chiedono di un possibile “ritorno”, di una terza fic che renda le avventure di Irina & Co. una trilogia… Lo ammetto, ci ho pensato, per un folle istante, anche più di uno forse. Ma per il momento mi tocca deludervi: non ho in progetto nessuna terza storia, purtroppo. Motivazioni? Bé, prima di tutto il tempo: scrivere non è un’attività particolarmente faticosa, ma se si vuole tirare fuori qualcosa di decente bisogna passarci molto tempo sopra, e io non credo di averne molto, nei prossimi mesi/anni/decenni… Come vedete, con Russian Roulette sono andata avanti più di quanto avevo previsto, continuando a promettere aggiornamenti rapidi che non sono riuscita a portare a termine. Non mi piace fare promesse e non mantenerle, e odio far aspettare la gente. Secondo, e non meno importante, avrei un paio di progettini che mi frullano in testa, uno piuttosto recente, e l’altro decisamente “vecchio”, per così dire: una cosa che desidero scrivere da almeno otto anni, ma che è talmente complessa che per un po’ ho accantonato. La vera ragione per cui ho iniziato a scrivere, e poi ho trovato il coraggio di pubblicare. La mia sorta di “capolavoro” (che capolavoro non è, ma mi concedo di definirlo così). Lontano anni luce da quello che ho scritto ora, per genere, stile, trama. In effetti, non ci azzecca assolutamente nulla con tutto quello che ho scritto. Ma questa è un’altra storia, quindi si vedrà. (Magari per tastare il terreno pubblicherò qualcosa al riguardo, magari una one-shot, non si sa mai nella vita, no?).

Quindi, difficilmente rivedrete Irina e il resto della brigata, dopo la fine di questa storia. La tentazione è forte, adoro Irina e il suo mondo, ma credo di aver bisogno di “cambiare aria” per un po’… E poi, il gioco è bello quando dura poco, no?

Poi… Tutti mi implorano di non uccidere Dimitri. Naturalmente, anche qui tutto può succedere, ma è un evento molto remoto, quindi credo possiate dormire sonni tranquilli. Quanto alla fine della storia, ci sono ancora diversi capitoli, quindi anche qui tranquilli: rimarremo insieme ancora un po’.

 

Elienne: ah, Dimitri. Quasi nessuno lo calcolava, nel Gioco dello Scorpione, e adesso… Si, ha fascino. Molto. Credo di aver risposto alle tue domande sopra, così da togliere il dubbio un po’ a tutti. Per il resto, come vedi la storia della Punto si è risolta, ma chiaramente c’è ancora qualcosa di strano, non credi? Ti ringrazio infinitamente per le recensioni!!! Baci!

 

Jey_Jules: benvenuta! Sono contenta che tu abbia apprezzato le mie storie, e per tutti i complimenti. Mi fanno sempre piacere, anche se rimango sempre con i piedi per terra. Cerco di dare il massimo quando faccio muovere i miei personaggi, infatti so di essere appena sufficiente per quanto riguarda le descrizioni dei luoghi: ma sono i personaggi a fare la storia, e per il momento nessuno si è lamentato troppo! Sono sempre work in progress, migliorare è il mio dovere! Continua a seguirmi anche se non lasci recensioni, l’importante è che tutto questo ti piaccia! Baci!

 

Dicembre89/Lorena: ah ah ah, lo so, Nina si è beccata la lezione che si meritava, nientemeno che da William lo Scorpione! Nessuno lo avrebbe mai immaginato, ed è proprio per questo che è fantastico! Penso di essermi divertita più di tutti, scrivendo la scena: Nina non è simpatica neppure a me! E che dire, Dimitri è sempre più “tenerone”… Lo sto adorando anche io, ma Irina è Irina… Chissà. Mai dire mai, no? Baci grandi grandi!

 

Jede: salve! Quanti complimenti, mi fanno andare in brodo di giuggiole! Ti ringrazio infinitamente, e mi auguro di riuscire a tenerti incollata fino alla fine anche a questa storia! Se vuoi fammi sapere cosa ne pensi! Bacioni!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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