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Autore: IreneHeilig    16/07/2011    1 recensioni
Ho sempre amato la Germania da quando loro erano diventati il mio sogno. Si può dire che da quel giorno ho vissuto per realizzarlo, avvicinarmi a loro in qualche modo.
Il tedesco era diventata la mia madre lingua e dopo duro lavoro ero riuscita ad acquistare un loft tutto mio nel centro di Berlino. Devo dire che studiare sodo fino a riuscire a laurearmi aveva portato i suoi profitti. Nel giro di un anno avevo aperto un’azienda di design. Una cosa che non mi sarei mai aspettata. Ma se c’è l’avevo fatta era perché di certo non ero sola. La mia azienda poteva vantare già due sedi appena nata, una nel centro di Berlino e una in Spagna gestita con qualche aiuto dalla mia migliore amica, Mikaela. Era duro vivere lontana da lei, forse per quello mi ammazzavo di lavoro. Ma questa è un’altra storia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci volle molto ad arrivare allo studio di Amburgo. E poi il viaggio fu molto piacevole, per entrambi penso. C’era complicità. Mi sentivo bene lì con lui. Si, ero felice. Nemmeno me ne resi conto ed eravamo già arrivati a destinazione, vidi solo che la mia portiera si apriva, con un ragazzo altissimo e magrissimo di fronte a me.
-Prego.- Mi disse sorridendo.
-Non so come ringraziarti.- Mi imbarazzai di nuovo.
-Infatti non devi.- Aspettò che fossi scesa poi chiuse la macchina e cerco le chiavi dello studio nella sua enorme borsa. Ecco, mi aveva attaccato la mania delle borse. Sorrisi al pensiero. Lui se ne accorse.
-Che c’è?- Mi guardò.
-Nulla, pensavo. E ho lasciato trasparire.- Sorrisi.
-Posso sapere a cosa?- Mi chiese incuriosito.
-Si certo, te lo dirò, ma non oggi.- Continuai a sorridere.
-Cattiva.
-No non esageriamo dai. Allora trovate le chiavi?- cambiai argomento.
-No è mezz’ora che le sto cercando, sembra che questa borsa non abbia un fondo.- sbuffò.
-Se vuoi posso darti una mano.
-E come?
-Ah non so, posso tenerti la borsa così cerchi meglio, o frughiamo insieme nella borsa, magari in due riusciamo ad arrivare al capo di qualcosa.- Sorrisi.
-Dai, proviamo, non possiamo rimanere qui fuori a morire dal caldo tutto il giorno.
-Ecco hai detto bene.-Mi avvicinai a lui e aprii la borsa un po’ di più.
-Allora per caso le chiavi hanno un porta chiavi abbastanza grande?
-Si, è un piccolo peluche di cane.- Sorrise anche se un po’ in imbarazzo.
-Due secondi e te lo trovo, vuoi scommettere?
-Si due secondi e perdi la scommessa.- Rise.
-Ma come sei pignolo.- Intanto avevo iniziato a cercare nella borsa qualcosa di non troppo grande e morbido, quando sentii qualcosa di ferro, lo afferrai e lo tirai fuori dalla borsa e vedendo cosa avevo in mano sorrisi soddisfatta.
-Visto? Sono un mito. Come avresti fatto senza di me.
-Sarei morto.- Scoppiò a ridere e io con lui.
-Ora direi che si può aprire la porta.
Si diresse verso la porta, e una volta aperta entrò e mi aspettò sulla porta.
-Andiamo?- Parlò guardandomi.
-Ovvio!- Gli sorrisi, entrai e chiusi la porta. Intanto lui camminava spedito con quelle gambe lunghe, di sicuro più delle mie.
-Abbiamo fretta?- Gli chiesi.
-No perché?- Si fermò e mi guardò.
-Stai pseudo correndo.- Sorrisi.- Sai ho i trampoli ai piedi, non ho voglia di correre.- Sorrisi ancora intanto lo raggiunsi.
-Sempre a lamentarsi eh?
-E’ un mio difetto.- Alzai il mento.- Intanto ho ottenuto quello che volevo.- Gli sorrisi.
-Per questa volta.- sbuffò.
-E non fare così dai.- Gli parlavo come se lo conoscessi già. Wow non me l’aspettavo un mio comportamento così.
-E tu piuttosto, come sei arrivata fin qui? Sbaglio o non sei tedesca?
-Si non sbagli, sono italiana, ma considerando che ho cambiato residenza, domicilio e nazione, sono riuscita ad ottenere a tutti gli effetti la cittadinanza tedesca, quindi ora sono finalmente tedesca.
-E come mai questo cambiamento?
-E’ legato a un sogno che ho sempre avuto. Come tu hai sempre avuto il sogno di avere una band e sfondare.
-Siamo riusciti tutti e due a raggiungere quello che volevamo.
-Si esatto.- “E non sai quanto ho raggiunto io quello che volevo.” Ma questo lo pensai solo, non potevo rivelargli tutto quando non ci conoscevamo nemmeno da un giorno. Era troppo prematuro.
-Eccoci.- Mi fece entrare in una stanza, con alle pareti appesi tutti i dischi di platino, d’oro per Schrei, Durch den Monsun e tanti altri.
-Ma è bellissimo qui.- Rimasi incantata ma poi lo guardai.- Comunque, noi siamo qui per un’altra cosa.
-Giusto.- Aprì un paio di cassetti e alla fine si girò con in mano un po’ di fogli.- Ecco qui quello che ti dicevo.
-Posso?
-Certo.- Mi porse i fogli e sfiorai accidentalmente la sua mano. Mi girai prima che si accorgesse di qualche mio cambiamento e iniziai a spargere i fogli su una scrivania lì vicino.
-Non saranno il massimo.- Disse da dietro di me guardando quello che facevo.
-Non preoccuparti. A me piuttosto, non sembrano niente male.- C’erano vari disegni, ognuno con qualcosa che lì caratterizzava. Uno, il primo che mi colpì, aveva il simbolo come sfondo.
-Questo..-glielo indicai.-..lo vuoi in rilievo?
-Si esatto pensavo a una specie di schermo dietro al simbolo, con dei led anche sul simbolo stesso, per proiettare lo show anche lì. E se possibile, farlo abbastanza in rilievo da poterci iniziare lo show sopra. Tom mi ammazzerà perché sarebbe davvero in alto. Si cagherà in mano. Ma lo farà.
-Si penso si possa fare. Gustav però è complicato farlo stare sul simbolo, soprattutto per farlo scendere dopo. Però per te, Tom e Georg si potrebbero applicare delle scale mobili trasparenti che poi usate per scendere e una volta usate, si possono far scendere sotto il palco. Anche se riconosco che è complicata come cosa.
-Non importa se è complicata. L’importante è che si possa fare.
-Si penso si possa fare.
-Perfetto! Poi per gli altri?
-Scusa una cosa. Quello di cui abbiamo appena parlato è per il tour o ognuno è per il tour?
-Quello più bello va per il tour e gli altri si vedrà.
-Allora questo lo metterei già in lista per il tour.
-Si anche io.- Mi sorrise.
-Poi..gli altri.- Guardai sul tavolo i disegni rimasti.
-Gli altri hanno meno importanza. Hai subito mirato a quello che mi interessava di più. Come se mi avessi letto nel pensiero.- Si mise di fianco a me e iniziò a riordinare i fogli.
-Siamo una buona squadra a quanto pare.- Sorrisi. Mi girai dando la schiena alla scrivania e ci appoggiai le mani sopra e senza aspettarmelo mentre lui ordinava i fogli mi sfiorò di nuovo. Respirai a fondo.
-Si penso anch’io, non mi aspettavo una così buona riuscita.
-Meglio, così hai avuto di più di quanto pensassi.- Mi spostai dalla scrivania e mi guardai intorno.
-Vuoi fare un giro dello studio? Annuisco, sorridendo.
-Allora so io dove portarti.- Sorrise. E inaspettatamente mi prese la mano.-Dai vieni.
-Ehm..si.- Sorrisi non capendo davvero più nulla di ciò che stesse succedendo. Stringevo la sua mano e chissà dove mi stava portando. Ma lo capii presto. Avevo visto quel posto in un video.
-Non avrai la minima idea di dove siamo.- Sorrise.
-No infatti.- Mentii.
-Bene meno male. Allora è una sorpresa.- Continuava a tenermi la mano.
-Si ma ora sono curiosa.- Sorrisi.
-Un attimo di pazienza.- Arrivò davanti a una porta, la aprì.- Eccoci. E’ qui che io registro ogni cosa. Ci passo le ore.
-Come io passo le ore nel mio studio a casa.- Sorrisi.- Wow è bellissimo, fantastico davvero.
- Qui ci sono solo io con  la mia musica.- lasciò la mia mano e si avvicino al microfono. Io mi appoggiai alla parete e non smisi di guardarlo nemmeno per un secondo.- Vuoi sentire?- Si girò verso di me.
-Certo, mi piacerebbe.- “Non devo svenire qui.”
-Hai per caso una canzone che vuoi sentire?
-Si veramente si.
-Davvero? Quale?
-Monsoon.
-Allora..per te, Monsoon.- Sorrise, e iniziò a cantare. Per me. Per me? Ero in paradiso. Ero lì davvero, con lui davanti a cantare. Si girava spesso verso di me, e la sua voce era…una cosa che non avevo mai sentito. Meglio di ogni altra volta. E più cantava più i nostri occhi non volevano lasciarsi.
  
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