Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Rosa di cenere     16/07/2011    4 recensioni
Puo Draco Malfoy diventare improvvisamente gentile con Hermione Granger? E puo Hermione Granger sentirsi in dovere di aiutare una persona che considerava nemica? Cosa sta accadendo tra le mura del castello, dove i nemici diventano alleati, l'odio si trasforma in amore e le debolezze vengono messe in mostra?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo so, sono quasi due mesi che non mi faccio viva, e la cosa mi dispiace da impazzire.... Spero che mi perdonerete, ma é stato un periodo davvero strano, e non riuscivo mai a trovare il tempo e l'ispirazione necessari a continuare decentemente la mia storia.... Voglio ringraziare in anticipo  tutti coloro che si ricordano ancora di me e che avranno la voglia e il te,po di leggere questo nuovo capitolo. Un ringraziamente speciale va a Seven, Exentia_dream e Barbarak, che hanno recensito lo scorso capitolo ... grazie mille, siete la mia forza <3
Un grazie anche alle oltre 2000 persone che hanno letto il primo capitolo :)
Si, adesso la pianto di blaterare e me ne vado xD
Un bacione a tutti dalla vostra ritardataria
Rosa di cenere



La pioggia cominciò a rigare i vetri della piccola finestrella accanto al letto, ma neppure il suo ticchettio ipnotico ebbe il potere di accompagnarmi tra le braccia di Morfeo.
Come avrei potuto dormire sapendo che, una volta chiusi gli occhi, il tempo in compagnia del mio angelo sarebbe trascorso in un battito di ciglia? Non mi potevo permettere di sprecare tempo in un’attività tanto futile quanto lo era il riposo.
Il sonno è altamente sopravvalutato, ma nessuno si è ancora reso conto di quanto si sprechi trastullandosi nella bellezza dei sogni. Alla fine è necessario aprire gli occhi e affrontare la realtà, quindi tanto vale non lasciarsi tentare da una vita che non è reale, da un mondo totalmente diverso da quello di tutti i giorni.
E poi che senso ha sognare, quando il tuo più grande desiderio si materializza tra le tue braccia?
Affondai ancora una volta  - l’ennesima volta, quella notte – il viso tra i suoi capelli. Il profumo dello shampoo si mescolava all’odore della sua pelle, creando qualcosa di unico e inimitabile. Tra le mie braccia, Hermione si mosse.
 
 
Qualcosa non andava.
Il nero delle mie palpebre chiuse si tingeva di rosso, e la fresca tranquillità di un sonno senza sogni diveniva improvvisamente bollente, inaccettabile. Altro dolore premeva per prendere il controllo su di me.
Fu cosi, scosso da un’ansia insostenibile, che mi svegliai.
Spalancai gli occhi e mi misi a sedere, una goccia di sudore freddo che scendeva lenta lungo la schiena.
Il sole era ancora coperto dalle nubi, ma, dalla fioca luce che inondava la stanza, compresi che doveva essere mattino.
Non ebbi neppure il tempo di chiedermi che ore fossero, o quando esattamente mi fossi lasciato tentare dal sonno, che una fitta di dolore mi attraversò il braccio. Come se una miriade di spilli mi venisse iniettata direttamente nelle vene, il dolore si fece strada lungo tutto l’avambraccio, la spalla, per poi giungere, inarrestabile, al cuore. Strinsi i denti per evitare di urlare, ma dalle mie labbra serrate usci comunque un gemito.
No, ti prego. Non un’altra volta.
Pregai un Dio che non era mio di risparmiarmi quell’ennesima tortura, ma il collegamento tra lui e me non doveva essere dei migliori, perché tutti i miei peggiori presentimenti risultarono fondati.  Il  nero serpente tatuato sul mio braccio si trascinava con dolorosa lentezza fuori dalle fauci spalancate di un teschio ghignante. Ad ogni movimento di quel maledetto rettile il dolore si faceva più insistente. Mi stavano chiamando.
Come poteva esistere un essere tanto ignobile da arrivare persino a marchiare i suoi seguaci, quasi si trattasse di semplice bestiame? Eravamo trattati alla stregua di carne da macello, utile solo fino ad un certo punto. Sapevamo perfettamente che cosa ci attendeva alla fine del percorso, ma sentirsi pedine in un gioco enormemente più grande rendeva molti di noi orgogliosi.
Strano che non gli sia ancora passato per la testa di inciderci nella carne una data di scadenza.
Per quanto il mio cuore mi stesse implorando di non cedere, di non lasciare che la mia vita venisse pilotata a distanza, il mio cervello era perfettamente conscio della gravità della situazione.
Ribellarsi in quel momento non aveva alcun senso. Dire che si sarebbe trattato di una lotta impari è un eufemismo.
Avevo appena cominciato la mia ricerca di alleati, e per quanto essa si fosse avviata nei migliore dei modi (fatta eccezione per il naso rotto) non mi sentivo ancora abbastanza sicuro.
Non mi sarei sentito sicuro nemmeno con tutta la scuola dalla mia parte, sia chiaro, ma avrebbe di certo aiutato.
Sospirai.
La tentazione di farmi di nuovo del male, di prendere per l’ennesima volta un frammento di vetro affilato e di lasciar scorrere la sua fredda e liscia superficie  sulla mia pelle, era grande. Avrei provato altro dolore, che avrebbe scacciato quello che provavo da tutta una vita. Avrei finalmente avuto la prova che nel mio corpo scorreva ancora del sangue, caldo, vivo. Ma, soprattutto, avrei provato a me stesso che ero io il padrone del mio destino. Che io -e soltanto io- avevo il diritto di decidere cosa provare, cosa fare …. quando mettere fine a tutto.
Ma ormai quel Draco non esisteva più.
Era morto insieme alla sua cieca ubbidienza, al suo rancore e alla sua paura.
Ed era tutto merito di quell’angelo che ora dormiva placidamente al mio fianco.
Quell’angelo per il quale non volevo correre rischi, per il quale avevo superato la mia superbia per chiedere aiuto.
Quell’angelo che era sceso fino nel più buio inferno, solo per riportarmi in superficie e farmi vedere di nuovo la luce.
Le accarezzai lentamente una guancia, portando una ciocca ribelle di nuovo al suo posto, dietro l’orecchio.
Quei gesti lenti, spontanei, che compivo solo con lei, valevano tutta una vita di orrori.
Vederla respirare nel sonno, la bocca socchiusa e i capelli sparsi sul cuscino quasi fossero un’aureola bruna.
Sentirla sbuffare e voltarsi dall’altra parte, i raggi del sole mattutino che le disegnavano strani disegni sul corpo.
Poterlo sfiorare la pelle, mentre la coprivo con la coperta leggera.
Era questo che non avevo alcuna intenzione di perdere.
Per quanto dovessi soffrire, per quanto proteggerla mi mettesse contro i peggiori elementi del mondo magico, per quanto facesse male doverle mentire …. Dovevo farlo, dovevo permettere a quelle labbra di stirarsi ancora in un sorriso, a quegli occhi di riflettere il mondo, a quel cuore di battere.
Le posai un bacio leggero sulla guancia e feci scivolare lentamente le gambe fuori dal letto. Il pavimento di pietra era gelido sotto le dita, il tappeto doveva essere stato bruscamente messo da parte la sera precedente, quando la stanza era diventata solo una cornice, un abbellimento per una scena già perfetta.
La cornice di un amore impossibile, assurdo, che andava contro tutte le leggi della fisica, della chimica e di quanto di più certo potesse esistere nell’universo. Un amore che non aveva fondamenti logici, su cui nessuno avrebbe mai scommesso un galeone … ma per il quale avrei lottato fino alla morte.
Riuscii a malapena a trattenere un sussulto quando, precedute solo dal leggero frusciare delle coperte, sentii le labbra di Hermione posarsi sul mio collo. La sua lingua lasciò una scia calda ed umida sulla mia pelle, mentre la bocca risaliva famelica verso la mascella.
Datti un contegno, Draco, hai un appuntamento a cui non puoi assolutamente mancare.
I suoi denti morsero leggeri il mio orecchio, facendomi rabbrividire.
Non pensare che questo mi convincerà a smettere di tormentarti, caro il mio ragazzo. Sono pur sempre la tua coscienza, e per quanto il piacere che provi possa essere anche il mio … non puoi assolutamente disubbidire. Sei in una posizione troppo fragile per permetterti di sbagliare. Quindi adesso placa i tuoi bollenti spiriti e pensa a salvarla.
La consapevolezza che cedendo ai miei desideri avrei rischiato di farle del male mi spinse a prendere una decisione.

 
Le mie labbra vennero improvvisamente separate dalla pelle di Draco, provocandomi una dolorosa fitta al petto.
Non te ne stai andando, vero? Non farlo, ti prego, non abbandonarmi un’altra volta …
Per quanto sentissi la paura scorrere nelle vene, atrocemente lenta all’altezza del cuore, che ne pompava il velenoso frutto in tutto il corpo, non potei che rimanere ancora una volta ammirata da tanta tenebrosa bellezza.
La schiena di Draco era liscia, talmente perfetta da sembrare scolpita nel marmo più pregiato.
Ogni muscolo, ogni osso, ogni legamento …. In quella strana luce risaltavano in maniera incredibile.
Mentre si chinava a raccogliere i pantaloni, abbandonati ai piedi del letto, avrei potuto facilmente contare le vertebre, leggermente in rilievo. Avrei potuto passare le dita sulle numerose cicatrici che gli attraversavano la schiena diagonalmente, visibili solo per il loro colore leggermente più chiaro. Le mie dita formicolavano, desiderose di  riordinare quella zazzera bionda, più spettinata che mai.
Ma non avevo il coraggio di muovermi, di respirare, di fermarlo.
Quando, ormai del tutto vestito, rivolse finalmente la sua attenzione verso di me, fui sorpresa –e al contempo sconcertata- dal sorriso che lo illuminava.
Mi accorsi di starmi mangiando le unghie solo quando lui, avvicinatosi, mi spostò le mani da davanti al viso.
-Sei bella anche quando sei nervosa, lo sai? Credo che non troverei un momento in cui tu non sia perfetta nemmeno se continuassi a cercarlo per l’eternità … -
Dovevo avere stampata in volto un’espressione piuttosto eloquente, perché il suo sorriso si fece più ampio, e il suono della sua risata saturò l’aria.
Sono io, oppure c’è qualcosa che non va in questa risata? In questi complimenti, in questo comportamento ….
-Non sto scappando da te, mia piccola mezzosangue, puoi riprendere a respirare normalmente.  Semplicemente ora devo andare. – mi accarezzò la guancia con la mano, e un sospiro uscì dalle mie labbra, inarrestabile.
-Adesso voglio che tu rimetta la testa sul cuscino e chiuda gli occhi. Quando ti sveglierai io sarò qui, accanto a te, e quello che stai vedendo in questo momento sarà stato solo un sogno. E adesso dormi, mia piccola principessa, perché il sonno è il tuo migliore alleato.-
Improvvisamente sentii le palpebre pesanti, e un immenso e irrefrenabile desiderio di fare quello che mi veniva detto.
In fondo che male poteva esserci, a dormire ancora un poco?
Prima che la stanchezza prendesse il sopravvento mi parve di scorgere, sotto la stoffa leggera della camicia di Draco, una sagoma nera muoversi lungo l’avambraccio.

 
La porta della stanza delle necessità scomparve alle mie spalle, lasciando dietro di sé solo un muro di antica pietra, simile a tutti gli altri.
La bacchetta che stringevo in pugno sembrava rovente tra le mie dita.
Era necessario, Draco. Sai anche tu quanto quella ragazza possa diventare testarda. Se avesse saputo dove stavi andando, avrebbe voluto venire con te … e questo non è affatto un bene.
Certo, l’avevo affatturata solo per il suo bene, ma la cosa continuava a non piacermi affatto. Che razza di rapporto potevamo avere, se ad ogni difficoltà preferivo ricorrere alla magia, invece che al dialogo?
Mentre correvo a perdifiato lungo i corridoi deserti della scuola cercai di ritrovare un po’ di contegno.
Concentrati su questi scalini, consumati da migliaia di piedi. Concentrati su questi quadri, ancora tutti persi nel mondo dei sogni. Concentrati sul tuo mantello che si gonfia alle tue spalle.
Concentrati e basta.
Giunsi nei sotterranei a tempo record, il respiro solo leggermente accelerato dalla corsa, il cappuccio del mantello in procinto di scivolare dal mio capo.
Non appena la porta della mia stanza si fu chiusa con un leggero click, mi inchinai.
Non avevo bisogno di alzare lo sguardo, per sapere cosa avrebbero incontrato i miei occhi.
-Ma tu guarda, Lucius, tuo figlio ha deciso di onorarci con la sua presenza.- la bacchetta si inclinò leggermente, stritolata dalla mia stretta convulsa. Una voce tanto odiosa da ferire le orecchie, tanto oscura da bloccare il sangue nelle vene, tanto orribile da provocarmi conati irrefrenabili.
Ma ovviamente non potevo mostrare alcuna emozione, alcun pensiero doveva trasparire dalla mia persona.
Sono solo delle proiezioni, Draco, niente più che luce e polvere.
-Alzati, ragazzo, e mostrami il tuo viso. Sono proprio curioso di vedere quale scusa inventerai questa volta per giustificare il tuo fallimento.-
Come mi era appena stato ordinato, mi misi in piedi e feci scivolare l’intero mantello per terra.
Luce e polvere, Draco. Solo luce e polvere.
Voldemort se ne stava seduto tranquillamente su di una specie di trono foderato di velluto verde, le braccia poggiate con disinvoltura sui braccioli, il viso cereo visibilmente divertito. Per quanto fossi abituato a ricevere le visite di persone che si trovavano a miglia di distanza, vederlo nel mio piccolo mondo mi terrorizzava.
I suoi piccoli occhietti mi studiarono a lungo, e io cercai di schivarli fissando lo sguardo sull’uomo in piedi alle sue spalle. Ormai da tempo il biondo chiarissimo dei suoi capelli era virato verso un bianco giallognolo per niente affascinante, lo stesso colore della ispida barba che gli copriva le guancie scavate. Le labbra sottili erano tirate nella solita aria di sufficienza mista a ribrezzo, che, da quando ero venuto al mondo, mi era sempre stata riservata.
Ci sono persone fermamente convinte che accettando gli ideali dei vincenti si possa vivere felici.
Mio padre era uno di loro.
Un uomo senza spina dorsale, pronto a cambiare schieramento a seconda della direzione del vento. Quel giorno era Voldemort ad assicurargli una vita agiata e senza pensieri …. Ma sarebbe bastato un segno di cedimento nel potere esercitato dal Signore Oscuro per farlo improvvisamente innamorare del Bambino che è sopravvissuto.
Provavo ribrezzo nel portare il suo stesso cognome, e ancora di più nel sapere che mi aveva dato la vita.
La risata di Voldemort mi fece sobbalzare, riportandomi bruscamente alla realtà.
-Ma bene … che giornata felice sarà questa. – lo vidi accarezzare con le lunghe unghie scure il dorso del suo enorme serpente –Lucius, per una volta nella tua viscida e miserabile vita puoi essere fiero della tua prole.-
-Mio signore ….? – chiese lui, in tono interrogativo, chinandosi impercettibilmente verso la sua sedia.
-Ma come, mio fedele servitore, non è evidente?- il suo sorriso mi gelo il sangue nelle vene –Qualcuno qui ha appena passato una notte movimentata …. Nel letto di una Mezzosague.-
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rosa di cenere