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Autore: HopelessGirl    16/07/2011    3 recensioni
Quando gli uomini piangono, Dio dov'è?
La frase che risuona nella mia mente fin dal primo respiro di quell'aria piena di incensi, di quella sala ghermita di persone, di quella chiesa piena di dolore.
Inutile dire che pensandoti le lacrime continuano a cadere incessantemente.
Perché Andrea non deve essere dimenticato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Sei una lagnosa lo sai? È la prima cosa che ho pensato da quando sei arrivata in questa scuola.- Ridacchia una voce sbruffona e infantile mentre la bambina si tiene al gonnellina a fiori stretta nei pugnetti. I suoi capelli castani cadono in dolci boccoli attorno al suo viso rigato di lacrime. -Zitto Andrea!- Ribatte lei con una vocina che sale di qualche ottava mossa dalla rabbia e dalla frustrazione. -Dai alzati e vieni a giocare!- Il bambino dai capelli scuri e gli occhi azzurri la fissa con un sorriso divertito tenendole con impazienza la mano. La afferra e si alza seguendolo solo per dimostrare a lui e ai suoi compagni cattivi che lei non è lagnosa.


*


-Sempre a calcio dobbiamo giocare?- Si lagna la bambina, un anno dopo nella palestra della scuola elementari imbronciata mentre guarda i suoi amichetti maschi gioire e scappare a prendere il pallone. -Non c'è niente di più bello del calcio!- Esplode turbolento e solare Andrea quasi spintonandola. Lei lo fulmina con un'occhiataccia e lui risponde facendole la linguaccia e urlandole un ridente. -Forza Milan! Quando sarò grande giocherò nel Milan e tu ti ricrederai!- La bambina sbuffa innervosita mentre incrocia le braccia al petto. -Sei un pallone gonfiato Andrea!-


*


Mentre il fischio dell'arbitro risuona nella palestra e subito il rumore di un pallone che rimbalza passo dopo passo prende il suo posto, la ragazzina si scosta una ciocca di capelli dal viso. Ora si sente grande, si sente matura, ignara che la terza media non sia poi un passo così grande. Guarda le tribune sulle quali è seduta semi deserte e mentre lancia uno sguardo incerto alla sua amica si morde un labbro. Non voleva venire a vedere la partita di Mattia. Non le interessava passare del tempo chiusa in una palestra a sentire il puzzo del sudore e un branco di maschietti ricorrere una palla arancione.


Si alza per andare in bagno e dopo averlo detto alla sua amica compie qualche passo verso i gradini. Risale la tribuna finché seduto su una scalinata non incontra la sagoma di un ragazzo. I suoi occhi azzurri incontrano quelli confusi della ragazza e immediatamente lo riconosce nonostante indossa il cappuccio della felpa nera e ormai sono passati tre anni. -Ciao.- La saluta lui con espressione intensa mentre lei bloccata sui gradini arrossisce e risponde al saluto con voce tremante. -Ciao Andrea.- Senza trovare la forza per dire altro compie altri passi e si ritrova proiettata nel corridoio della palestra diretta verso il bagno.


*


-Non ci posso credere, ma dici sul serio?- Mormora con tono profondamente addolorato la voce di sua madre dalla cucina. La ragazza si avvicina con fare indifferente e in pantaloncini e canotta apre l'anta del frigo estraendone una bottiglia d'acqua. -Ma quindi?- Continua sua madre con un'espressione corrucciata. Lei inarca un sopracciglio leggermente indifferente e poi con tranquillità pesca un bicchiere di plastica dalla trafila e se lo riempe d'acqua.


Si volta verso sua madre che intanto ha messo giù. -Che è successo?- Le chiede dopo aver mandato giù un sorso d'acqua fredda. La donna si passa una mano fra i capelli e la guarda negli occhi dispiaciuti. -A quanto pare Andrea, il ragazzo che veniva alle elementari con te, è malato di cancro al fegato.- Lei, ormai affacciata al quarto anno di superiori, guarda sua madre con espressione sconcertata mentre il bicchiere le scivola dalle mani.


*


Calde lacrime le scivolano dalle guance mentre guarda quella bara chiara passare al suo fianco. Osserva i suoi amici, i suoi compagni di calcio piangere sconsolati e non può fare a meno di sentirsi vuota. Si morde un labbro mentre la sua amica al suo fianco piange disperata e le parole del fratello maggiore tremano per quelle mura fredde. I singhiozzi non tardano ad arrivare e la investono come un pugno nello stomaco. -Adesso dimmi che sono una piagnona lagnosa Andrea, ti prego.- Sussurra lievemente stringendo l'ennesimo fazzoletto tra le mani e torturandolo mentre l'eco lontano delle risate del bambino che era gli torna nella mente a torturarle l'animo.





















Andrea, sono sicura che ora stai giocando a calcio lassù beffandoti delle mie lacrime. So che vedere tutti i tuoi cari, tutte le persone che ti hanno amato soffrire così tanto per la tua partenza, ti renderà triste e che non vorresti le nostre lacrime. Ma credimi, il vuoto che hai lasciato quaggiù sarà incolmabile.

Avevi appena acquistato la maggiore età e la tua vita era piena e preziosa per tutti noi. La malattia ti ha logorato passo dopo passo privandoti della possibilità di giocare al tuo amato sport, ma non riuscendo a strapparti dal viso il sorriso e dal cuore la speranza e la forza per lottare. Molti possono pensare che la malattia abbia vinto, portandoti via. Io invece penso che tu sia l'unico vincitore di questa terribile battaglia. Hai vinto perchè hai saputo lottare sempre e con tenacia, confortando i tuoi genitori e i tuoi parenti, dando tutto.



Ti ricorderò per sempre come il mio scalmanato, folle e sognatore compagno di banco. Dedicata a te.

  
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