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Autore: Shainareth und Miriam85    20/03/2006    4 recensioni
Una principessa maledetta. Un mercenario con troppi scrupoli. Un cantastorie... ehm... un cantastorie, e fermiamoci qui.
Shainareth e Miriam, nuovamente unite, nuovamente impazzite, nuovamente desiderose di trasportarvi in un Alternate Universe! Zonami, com'è logico.
Tuffatevi in foreste color smeraldo, meravigliatevi dei cangianti riflessi delle Pietre del Potere, assaporate l'aroma della magia, del ferro, del sangue.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Uah, questa volta comincio io xD
Dunque, cosa posso dire di questa storia? Io avevo voglia di un fantasy, ma la trama vera e propria si è sviluppata solo grazie a Chiata... e che trama! Pur essendo classica, è abbastanza complicata: siate pazienti, ma, soprattutto, clementi! ^^





CAPITOLO PRIMO

“Fermatela! Fermatela! FERMATELA!”
Il servitore, dapprima piuttosto confuso, si affrettò ad eseguire l’ordine della sua bella regina, allungando goffamente le pelose braccia e cercando di afferrare la bellissima micia dal lungo pelo fulvo.
L’animale, dopo avergli rivolto uno sguardo di sufficienza, lo evitò con tutta la tranquillità del mondo, balzandogli anzi sugli arti protesi e, da essi, guadagnando una nuova altitudine; proseguì così la sua folle ma elegante corsa continuando a saltare da un prezioso mobile in legno all’altro, con la sovrana sempre alle calcagna, la quale, pur di non perderla di vista, non ci pensò due volte a superare e calpestare il povero servo.
“Razza di idioti buoni a nulla, FERMATELA!” Ordinò di nuovo, sollevando disordinatamente le ampie gonne, e cercando di correre il più velocemente possibile. In situazioni normali, la Regina del Regno dell’Ovest Nico Robin sarebbe stata una bellissima e carismatica signora. I neri capelli, spesso raccolti in eleganti acconciature abbellite dalla meravigliosa in corona, e il fisico prosperoso racchiuso in fruscianti stoffe pregiate, impreziosite da preziose gemme, facevano di lei una delle regnanti più magnifiche che la memoria del regno potesse ricordare.
Eppure, in quel momento, nel riflesso rossastro del sole calante che illuminava con ultimi, stanchi raggi il castello reale, sembrava solo una semplice arpia. Una strega, anzi, una strega malvagia pronta a fare un manicotto con quella micia così insolente.
“Sono sola in questo schifoso castello? ACCHIAPPATELA!” Sbraitò, e circa una decina di servi cozzarono felicemente le teste tra loro, nel vano tentativo d’intercettare l’imprevedibile traiettoria dell’animale. “Ha rubato il mio anello! L’anello! Il mio ANELLO!”
Un’azione orribile. Non solo illegale: proprio blasfema. In quel regno, e a ben vedere come in tutti i quattro regni del continente, non era la corona il più alto simbolo reale; oh, no. Era l’anello. Ogni sovrana riceveva dalla sua predecessora un prezioso anello, sul quale vi era incastonata una delle magnifiche, colorate e, com’è intuibile, magiche Pietre del Potere.
E adesso, la Pietra Bianca, appartenente a Nico Robin, era appena stata rubata da quella dannata gatta. Una gatta assurdamente astuta, che, con espressione innocente stampata sul bel musetto, era riuscita a giungere nelle sue stanze, e, gli dei solo sapevano come, ad aprire lo scrigno rivestito in velluto ove veniva conservata la Pietra, e a strapparle l’anello proprio da sotto al naso.
Potrete capire quanto ciò avesse innervosito la sovrana.
L’animale giunse sul bordo di una finestra. Una finestra aperta. Si voltò, osservando con espressione vispa – quasi umana – la donna che aveva appena derubato, la quale eseguì una buffissima frenata, puntellandosi sui talloni.
“Oh, no… bel micino…” Mormorò sottovoce, terrorizzata all’idea che la bestia e il suo anello potessero saltare giù. “Non aver paura… vieni qui, bel micino…”
L’animale sembrò quasi sorridere.
Quindi, ovviamente, balzò.
Nico Robin si slanciò su di lei, e quasi quasi fece un bel volo giù dalla finestra; pestò rabbiosa un pugno sul davanzale, osservando quella macchia di pelo rossiccio che già zigzagava in lontananza, nel rigoglioso verde dei giardini reali.
Le sovvenne alla mente un’immagine. L’immagine di un avviso di taglia, intravisto distrattamente qualche mese prima tra le varie scartoffie che occupavano la sua regal scrivania, ove una donna era ritratta assieme ad una gatta; l’avviso, tra le altre cose, precisava l’assoluta certezza che la ladruncola e felino lavorassero in coppia, ma lamentava del fatto che non si era ancora riusciti a stabilire con certezza quali delle due fosse più pericolosa.
“Ora ricordo…” Mormorò, sbigottita. “E’ la gatta che viaggia con quella dannata LADRA! Come ho fatto a non riconoscerla? MALEDIZIONE!”
Il sole, lentamente, pigramente, si apprestò a terminare il suo poetico tramonto, scomparendo dietro le alte montagne a nord del regno. Calò la sera.

Al limitare di una rigogliosa foresta, la nostra elegante protagonista a quattro zampe raggiunse un ammasso informe di stoffa, e vi si accucciò sopra, spuntandovi soddisfatta il prezioso gioiello che, sino a quel momento, aveva retto tra le fauci.
Le ombre della sera la raggiunsero, e si preparò al terribile dolore.
Chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un sofferto miagolio, mentre il suo corpo esplose: quasi avessero ricevuto un ordine dalla notte calante, le zampe le si allungarono a dismisura, così come il tronco; la coda, lentamente, venne risucchiata all’interno del corpo, divenendo un semplice coccige, e il muso felino divenne un volto umano, strizzato dal tormento della metamorfosi.
La donna, la famosa ladra alla quale era attribuita la proprietà di quella dannata gatta, prese finalmente il posto dell’animale, ed emise un flebile lamento, accasciandosi, nuda, in preda a terribili spasmi, sulle stoffe di quelli che, in realtà, erano i suoi abiti.
Respirò con cautela. Un’altra trasformazione era passata. Sino all’alba, avrebbe potuto cercare di dimenticare quell’insopportabile patimento. Gatta, umana, gatta, umana… sarebbe impazzita, prima o poi.
Per questo aveva deciso di rubare quello stupido anello. Si rialzò, le belle forme generosamente esposte nella fredda aria della sera, e afferrò con soddisfazione il gioiello: ancora altre tre pietre, e forse sarebbe stata libera.





Ecco qui, cari ^^
Cosa ne dite? Lo so, la trama è ovvia... ma la pazzia è tutta nostra ^^

  
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