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Autore: ImMissBrightside    16/07/2011    1 recensioni
Quale amante e conoscitore della saga non hai fantasticato sull'essere uno studente di Hogwarts? Di andare in giro per Hogsmeade? O anche attraversare il muro tra i binari nove e dieci? Beh, la protagonista di questa fanfiction ha realizzato il suo sogno: dopo aver letto avidamente tutti e sette i libri sulla storia di un certo Harry Potter, ecco che si ritrova catapultata nel mondo magico senza accorgersene. Con l'aiuto del trio protagonista e due guide d'eccezione, Bec, ragazza timida, insicura, tutta casa e scuola, si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei con il ritorno del Signore Oscuro che incombe pericolosamente come un'orribile minaccia per il mondo intero. Saranno utili le sue informazioni riguardo il futuro? Basta leggere ...
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Finalmente sono riuscita ad aggiornare la fanfiction. Questo capitolo è più lungo del primo, ma di poco. Spero nessuno si annoi nel leggerlo. Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno letto quello precedente, anche se non hanno recensito. Un ringraziamento speciale va quindi a FrancyWeasley (carino il nome!). 
Ok, ora basta. Via col capitolo. 

CAPITOLO 2.
Bec odiava quella casa! Erano bastate poche ore per farle cambiare idea radicalmente. Aveva passato una piacevole serata, rispondendo con attenzione alle domande che le venivano poste, finché, grazie all'aiuto di Sirius, non le era arrivato il vero significato delle parole di Silente di quella mattina. "Suppongo che sia opportuno che lei rimanga qui per un po'" le aveva detto non appena lei aveva finito di dimostrare che stava dicendo la verità riguardo il futuro. Ciò che il Preside intendeva dire, e Bec non aveva intuito, era che doveva rimanere lì, al numero 12 di Grimmauld Place, proprio come Sirius e Fierobecco: l'avrebbero intrappolata in gabbia d'oro, e per di più con Kreacher. Sarebbe impazzita, avrebbe dato di matto e avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter prendere una boccata d'aria. Bec non era certo arrivata a sperare di frequentare Hogwarts, ma nemmeno rimanere in quelle quattro mura. Per quanto la preoccupazione dei membri dell'Ordine fosse a giusta ragione (temevano che Bec potesse finire in mani sbagliate non avendo alcuna conoscenza della magia), Bec non voleva sentirne di fare a modo loro e non aveva la più remota intenzione, piuttosto preferiva tornarsene a casa sua, nel suo mondo. E quello era il piano: tornare a casa.
Per questo motivo era seduta al centro del letto, con le gambe incrociate, in attesa che tutti fossero addormentati. La casa era silenziosa da un bel po', nessun rumore di stoviglie, urla di quadri, borbottii di Kreacher. Era giunto il momento di mettere il suo piano in atto. Con tutta la lentezza e delicatezza di cui era capace aprì la porta della sua camera e, ancor più lentamente, la richiuse alle proprie spalle. In punta di piedi scese tutte le rampe di scale, ben attenta non osservare più del dovuto quella specie di elfi sotto le campane di vetro, fino a trovarsi ai piedi della lunga scalinata dopo parecchi minuti. Fu in quell'istante che certi strani rumori le fecero balzare il cuore in gola. L'istinto le suggeriva di ritornarsene dritta in camera e riprovarci più tardi, o meglio ancora il giorno dopo, ma le gambe si mossero per conto loro, contro la sua volontà. Poteva essere solo qualcuno della casa, dal momento che nessuno poteva entrarci, ma rimpianse comunque di non aver preso la lampada gialla dalla cassettiera. I rumori provenivano dal salone e, per uscire, lei avrebbe dovuto passarci davanti. Si accostò al muro e, quando si sporse in avanti per vedere chi c'era al di là della parete, non ebbe il tempo di far partire l'urlo che si ritrovò a testa in giù, con una mano che le tappava la bocca. Per lo spavento aveva serrato gli occhi; riaprendoli vide i visi identici dei gemelli Weasley sottosopra.
- Se non urli - disse uno dei due con l'indice poggiato alla bocca - ti riporto giù -. Dal momento che la mano dell'altro gemello era ancora premuta sulla bocca di Bec, la ragazza si limitò ad annuire soltanto, tirando un sospiro di sollievo. A quel punto la pressione sulla bocca si allentò, così come il nodo alla caviglia, grazie a un incantesimo. Con l'aiuto dei gemelli, Bec ritornò con i piedi per terra.
Rimase alcuni secondi in silenzio, per riprendersi dallo spavento, mentre si chiedeva cosa ci facessero quei due laggiù. Quando gli fece la domanda, con un solo lungo passo, Fred e George si fecero ai suoi lati e le indicarono un secchio con dentro quelli che Bec riconobbe come i Doxy catturati nel pomeriggio. - Giusto. Per le Merendine Marinare - disse fra sé e sé, a voce troppo alta perché i gemelli non la sentissero.
I due si incupirono. - Te ne ha parlato Harry? - chiese sempre lo stesso dei due, preoccupato. Probabilmente temevano che la notizia dei loro esperimenti giungesse alle orecchie della madre con la stessa velocità con cui era arrivata a lei. Bec si affrettò a scuotere la testa, per togliere Harry dai guai e dire loro che li aveva sentiti parlare nel pomeriggio.
Rumori di passi, provenienti dal piano di sopra, echeggiarono nella casa ora silenziosa. Qualcuno stava andando esattamente nella loro direzione. In quel modo il piano sarebbe andato a farsi benedire e addio fuga. Bec doveva andare via di lì e doveva farlo in fretta, senza fregarsene di svegliare la mamma di Sirius. Fece per dirigersi verso la porta d'ingresso, ma una mano le afferrò il polso. - Sei maggiorenne? - le domandò uno dei due. All'istante Bec non capì il senso della domanda, poi, quando una specie di uncino la tirò per l'ombelico, capì che si stava Smaterializzando. Tutto ciò che vide in quei pochi attimi fu un groviglio di immagini indistinte e colori che velocemente diventavano sempre più scuri fino al nero. Non appena Bec sentì la schiena saldamente attaccata al pavimento, mentre Fred e George si scusavano per l'atterraggio maldestro, si fece largo un conato di vomito. Si portò una mano alla bocca e una allo stomaco, come se quei gesti le impedissero di fare quella brutta figura. Si alzò a fatica, con gli occhi fuori dalle orbite. Al suono di - Lumos - un raggio di luce si aprì da una bacchetta, giusto in tempo per evitare a Bec una testata nell'armadio davanti a lei. Si voltò per notare che i gemelli si erano infilati sotto le coperte di due letti singoli. - Svelta! Nasconditi da qualche parte - le suggerirono.
Senza pensarci e senza porre domande, Bec fece come le avevano detto e si infilò sotto uno dei due letti, quello più vicino alla porta, sospettando che da un momento all'altro qualcuno, sicuramente la signora Weasley, l'avrebbe varcata. La stanza ricadde nel buio totale. Proprio come aveva immaginato, la porta si aprì. Bec, però, non ebbe il coraggio di spostare la testa di un millimetro per vedere chi fosse. Non era importante, bisognava soltanto non farsi vedere. Quando la porta si richiuse, Bec si accorse di aver trattenuto il respiro.
- Puoi uscire adesso -. Col cuore che ancora le batteva contro il petto, Bec uscì dal sotto al letto, sentendosi molto simile al Kreacher di quella mattina. Abituatasi all'oscurità della stanza, riusciva a vedere Fred e George già all'opera, liberando la cassettiera di tutti i Doxy che erano stati in grado di infilarsi nella tasche dei pantaloni senza farsi vedere dalla madre. Si chiese chi dei due fosse Fred e chi George. Era davvero difficile distinguerli; ipotizzò che il primo fosse quello a destra e il secondo quello a sinistra.
- Perché eri giù? - chiese il gemello che pensava essere Fred.
- Cercavo di fuggire - rispose Bec. Non aveva alcun senso continuare a raccontare bugie a chiunque le facesse una domanda. Non ne aveva mai dette così tante in una sola giornata e non aveva mai sentito la necessità. In più non era nemmeno brava a dirle, o almeno i suoi genitori la scoprivano in un lampo. Lì sembrava invece che avesse sviluppato quella qualità, che però Bec non trovava particolarmente interessante. - L'Ordine vuole tenermi chiusa qui come Sirius per chissà quanto tempo -. Al solo pensiero sentiva rimontare la rabbia per una proposta così stupida. Non potevano tenerla là dentro come un carcerato in galera, concedendole di tanto in tanto l'ora d'aria per tenerla buona. La sua situazione non era come quella di Sirius, lei non era ricercata dall'intero mondo magico, nessuno era a conoscenza della sua esistenza se non coloro che abitavano quella casa e altri membri dell'Ordine.
Quando George le chiese il motivo, Bec rispose che di sicuro non le avrebbero creduto se avesse detto loro tutta la storia. E non intendeva soltanto quella vera del libro, ma anche quella esposta qualche ora prima. In realtà sapeva che se c'era qualcuno in grado di crederle erano proprio i gemelli e anche il trio, nonostante gli appelli alla logica di Hermione. - Mettici alla prova - disse Fred.
L'avete voluto voi, pensò Bec. Poi prese a parlare. - Ieri sera sono andata a dormire e quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in questa casa con Kreacher che mi girava attorno - Prese un bel respiro per prepararsi alla parte che avrebbe creato qualche problema. Di quella che aveva appena raccontato tutti erano già a conoscenza. - Tutto quello che so su di voi o sull'Ordine l'ho letto in uno stupido libro in biblioteca. C'è una saga dedicata a tutti voi - disse indicandoli con un gesto repentino. Il nervosismo di poco prima era esploso ancora. Se non avesse mai messo piede in quella biblioteca, forse non si troverebbe in quella situazione. Ciò che la preoccupava era che adorava essere lì, anche se si creata la nomea di essere una svitata. Infatti sia Fred sia George la guardavano come se fosse una paziente scappata da qualche reparto del San Mungo. Avrebbe voluto dire "Ve l'avevo detto" ma non le sembrava il caso.
Stranamente i gemelli non iniziarono a ridere, né la presero di peso per portarla loro stessi all'ospedale. Se ne stavano lì a fissarla, il che metteva Bec in imbarazzo. Non si era preparata a una reazione del genere; si aspettava risa, prese in giro, e invece niente. Sembrava che non avessero ascoltato mezza parola, per come erano impegnati nelle loro riflessioni.
Senza che loro chiedessero nulla, Bec passò alla parte delle dimostrazioni. Fece mente locale alla ricerca di un qualche ricordo su di loro. Questo può andare bene, si disse quando trovò quello giusto. - Avete rubato la Mappa del Malandrino da Gazza e l'avete regalata a Harry il suo terzo anno a Hogwarts per permettergli di visitare Hogsmeade -. Da quello che Bec aveva letto, nessuno sapeva di quella storia se non Ron e Hermione e Lupin. Quindi i gemelli dovevano crederle per forza e in più non aveva balbettato, risultando più sicura di quello che diceva. Per qualche strano motivo, invece, Fred e George non parvero soddisfatti sotto l'espressione parecchio confusa.
- Come appare ... -
- ... e come scompare la Mappa? - iniziò prima l'uno e poi l'altro.
Bec aveva sempre desiderato poter dire quelle parole a qualcuno, che non fosse sua sorella o Valerie, senza risultare una malata di igiene mentale. Fece finta di tenere in mano una pergamena e nell'altro una bacchetta; puntò quest'ultima verso il foglio e: - Giuro solennemente di non avere buone intenzioni -. Finse di osservare la mano per qualche secondo e poi ancora: - Fatto il misfatto -. Il tono soddisfatto si rifletteva ancora di più nell’espressione radiosa del viso.
- Quindi saremmo in un libro? - chiese George, mentre si guardava attorno come se fosse alla ricerca del contorno di una pagina. A ricerca completata, riprese a fissare Bec, che più volte, durante la giornata, si era posta la stessa e identica domanda. - No, certo che no! ... Credo - scosse la testa - Ve l'ho detto: non ne ho idea di come sono arrivata qui -.
Il silenziò calò nella camera. Bec ripercorse tutti gli avvenimenti della giornata precedente, o di due giorni prima dal momento che erano le 3 del mattino, prima che andasse a dormire, ma non vi trovò nulla di strano fino al risveglio.
- Quale libro sarebbe questo? - disse Fred indicando lo spazio attorno a sé.
Bec non rispose subito. - Il quinto di sette libri - Temeva che i due iniziassero a sommergerla di domande alle quali lei non poteva rispondere. E poi, anche se avesse risposto, non voleva che fraintendessero le sue parole come era accaduto la mattina. Per sua fortuna invece Fred e George sembrarono intuire i suoi sospetti e non chiesero altro riguardo i libri.
- Se non vuoi rimanere qui, ti aiutiamo noi -
- Come? -
*
La mattina dopo quando Bec si svegliò, le sembrò di rivivere il giorno precedente. La luce filtrava ancora attraverso le finestre ben spalancate e il mal di testa era ritornato a farsi sentire per il suo piacere. Balzò giù dal letto, non prima di aver controllato ai suoi piedi in cerca del naso spigoloso di Kreacher, e andrò dritta in bagno. Si guardò allo specchio: i lunghi capelli neri erano un disastro, gli occhi erano circondati da due cerchi scuri, le palpebre erano semichiuse. In definitiva si sentiva un rottame e ne aveva anche l'aspetto. A quest'ultimo problema si poteva rimediare fortunatamente. Aprì il rubinetto e si gettò in faccia dell'acqua fredda, congelata. Dopo essersi lavata e cambiata con degli abiti puliti (accanto al suo letto aveva trovato un baule con tutte le sue cose all'interno, cosa molto strana), si legò i capelli in una coda di cavallo e fu pronta per la colazione.
La cucina era quasi vuota. C'erano soltanto la signora Weasley, che osservava pensierosa le stoviglie mentre si lavavano da sole, e Hermione e Sirius che leggevano la Gazzetta del Profeta. Il signor Weasley e Bill dovevano essere già al lavoro, mentre Harry, Ron, Ginny e i gemelli erano ancora a letto oppure in giro per la casa su ordine della signora Weasley. Bec salutò educatamente i presenti, che ricambiarono, alcuni con maggiore enfasi.
- Non hai dormito bene, cara? Hai l'aria stanca -. La signora Weasley si avvicinò a Bec e le afferrò il viso tra le mani, rigirandolo ben bene per osservarlo da ogni angolazione possibile. Bec supponeva che da un momento all'altro le si sarebbe staccata la testa e sarebbe rotolata sul pavimento. Con gli occhi spalancati, Bec le disse che andava tutto bene e che non c'era nulla di cui preoccuparsi. In realtà moriva dal sonno, ma il suo orologio indicava già le dieci e trenta e non voleva passare la giornata a letto. - Siediti e mangia qualcosa -.
Non appena la signora Weasley la lasciò andare, Bec fece come le aveva detto. Si sedette allo stesso posto del giorno prima, anche per stare lontana da Grattastichi. Diede un primo morso al biscotto, mentre si versava del latte nella tazza che la signora Weasley le aveva dato. Sirius le sembrava stranamente contento quella mattina e Bec ne attribuì il motivo alla sua presunta permanenza al numero 12. Era stato per così tanto tempo da solo che l'idea di avere un po' di compagnia l'aveva tirato su di morale. Bec pensò che si sarebbe accontentato di qualsiasi cosa che non borbottasse cose sgradevoli su di lui dalla mattina alla sera. Anche lei si sarebbe ridotta come lui in breve tempo se non andava via di lì. I gemelli dovevano pensare a qualcosa velocemente o sarebbe ritornata al piano originale. Pensando a loro, Fred e George annunciarono il loro ingresso con il solito crac. Augurarono il buongiorno a tutti e andarono ad occupare le sedie di fronte a Bec.
- Alla buon'ora - rinfacciò loro la madre. Bec non poté fare a meno di sentirsi tirata in causa dal momento che lei era arrivata non più di cinque minuti prima. - Mi dispiace che la tua camera sia allo stesso piano di Fred e George. Non avrai dormito per colpa loro - disse dolcemente rivolta a Bec. Il tono dolce poi divenne accusatorio ed era indirizzato ai figli - Cosa stavate combinando stanotte? -.
Bec si sentì avvampare le guance improvvisamente. Doveva essere dello stesso colore di Grattastinchi, acciambellato sulle gambe di Hermione Affondò lo sguardo nella tazza e non lo alzò fino a quando non fu sicura che tutta l'attenzione era rivolta a Fred, o almeno Bec pensava che fosse Fred, alzatosi per prendere una tazza dalla credenza alle sue spalle. - Non riuscivamo a dormire - disse con un tono fintamente dispiaciuto - E' sorprendente come di notte ci vengano idee brillanti - aggiunse marcando per bene la parola "idee". Con il sospetto che fosse diretto a lei, Bec si voltò nella sua direzione giusto in tempo per cogliere un sorriso fugace prima che il ragazzo tornasse a sedersi. A quel punto George colse l'occasione al volo di aggiungere il suo messaggio subliminale. - Esatto. Probabilmente succederà anche stanotte -. Eternamente grata ai gemelli, Bec rivolse a entrambi un sorriso radioso, che si affievolì all'istante quando si accorse che Hermione spostava ritmicamente lo sguardo da lei ai gemelli.
Dopo la colazione iniziarono le pulizie della casa tra le urla della madre di Sirius, che ora Bec trovava piuttosto fastidiose come i borbottii senza fine di Kreacher. Hermione più di una volta le si era avvicinata per scambiare due parole, porgendole strane domande. Bec ebbe l'impressione che volesse scoprire se i gemelli avevano qualcosa in mente. Al terzo tentativo di conversazione, i dubbi di Bec trovarono conferma. - I gemelli possono essere davvero fastidiosi quando vogliono - le aveva detto, dopo averle chiesto se Fred e George la infastidivano in qualche modo. Ovviamente Bec non aveva nulla di cui lamentarsi e non offrì alla strega appigli cui aggrapparsi, così i tentativi da parte di Hermione di estorcerle informazioni cessarono, anche se, Bec ne era sicura, di tanto in tanto non si lasciava sfuggire la possibilità di tenere d'occhio tutti e tre. Probabilmente era in attesa che da un momento all'altro i gemelli o lei facessero un passo falso. Le ricordava molto la signora Weasley del settimo libro, quando non voleva che Hermione, Harry e Ron parlassero tra di loro. Per fortuna, non si accorse di quando a turno, prima Fred e poi George o forse il contrario, le chiesero se aveva colto le informazioni tra le righe. Bec annuì con un solo cenno del capo e poi li mise in guardia dai sospetti di Hermione. - Bene! Perché ci servirà il suo aiuto più avanti - fu la risposta di George prima che si rimettesse a lavoro.
La mattina volò, così come il pomeriggio e la serata. Dopo cena, Bec si ritrovò per la seconda volta seduta al centro del letto con le gambe incrociate. L'inizio e la fine di quella giornata le erano sembrati dei deja-vù di quella precedente; l'unica differenza consisteva nel fatto che ora era in attesa di ascoltare un piano per restare, quando meno di ventiquattro ore prima stava progettando la fuga da quel posto. Era impaziente di sapere il piano e "conoscendo" i gemelli sapeva che era qualcosa di estremamente semplice e al contempo altamente rischioso.
Qualcuno bussò alla porta. Bec ebbe il sospetto che quello fosse il segnale che la invitava ad andare nella camera di Fred e George. Aprì la porta già immaginando le loro espressioni divertite, quando si ritrovò davanti un libro che stava per colpirla. Lo afferrò. Si chiuse la porta alle spalle e silenziosamente si diresse verso la camera adiacente alla sua. Senza bussare, per evitare rumori inutili, spalancò la porta. - Ecco a cosa vi servono i libri - disse Bec. - Allora? Sentiamo quest'idea brillante - aggiunse a bassa voce, ripetendo le stesse parole che aveva usato Fred quella mattina. Lui non sembrò accorgersene mentre trascinava insieme al fratello un grosso baule marrone scuro. Bec iniziò a rimpiangere di aver accettato il loro aiuto.
- Ecco qui! Il baule di George - disse Fred con fin troppo entusiasmo. Il baule, che doveva essere quello che il ragazzo usava per trasportare le sue cose a Hogwarts, era vuoto ad eccezione di un calzino spaiato che George si affrettò a gettare via.
Bec non riusciva a capire dove volevano arrivare. - Cosa dovrei farci? - chiese, timorosa di non voler sapere davvero la risposta.
- Il giorno della partenza per Hogwarts tu salterai qui dentro ... -
- ... E verrai con noi -
La ragazza li fissava incredula. Non sapeva se doveva ridere, ringraziare o dare fuori di matto. Forse tutte e tre le cose e poi andarsene via rassegnata per pianificare un nuovo progetto di fuga. Infatti così fece: mormorando un appena accennato "ciao" diede loro le spalle e si avvicinò alla porta, delusa.
I gemelli protestarono cercando di convincerla che era un piano geniale. - A parte il fatto che non avrei un posto dove stare - da quando aveva una casa enorme quasi tutta per sé in cui vivere, ora non avrebbe avuto nemmeno una camera con un letto e un bagno - e Sirius se ne accorgerebbe all'istante -. Iniziava ad innervosirsi, così cercò di riacquistare la calma. Almeno ci avevano provato.
- La riuscita del piano prevede proprio che Sirius se ne accorga il più in fretta possibile - spiegò Fred - così passeresti al massimo una notte in camera nostra -.
A quelle parole Bec sgranò gli occhi. - Dovrei stare in camera con voi due e Lee Jordan? - chiese esterrefatta. Non le creava problemi il fatto di dover dormire con dei ragazzi, ma i gemelli erano una cosa e Lee Jordan un'altra, nonostante fosse loro amico. Bec sapeva che era un tipo apposto, ma se avesse voluto sapere perché si trovava lì, loro cosa avrebbero inventato? Non potevano dirgli la verità.
Fred e George non parvero sorpresi dalla domanda, alla quale avevano già una risposta pronta. - Ci sarebbero le camere di Harry e Ron e quella di Hermione, ma loro le condividono con altri - disse George, che riprese prima che Bec potesse ribattere qualcosa. - Lee è nostro amico, non creerà problemi -. Sembrava che le avessero letto nel pensiero.
Bec avvertì l'inizio dell'ennesimo, tremendo mal di testa che le aveva fatto compagnia quei due giorni.
- Tu vieni con noi e dopo, quando Sirius si accorgerà che sei scomparsa, cercheremo di convincere Silente che per te sarebbe meglio restare sotto la rigida supervisione dei membri dell'Ordine piuttosto che di Sirius -. Una confusione mostruosa s'impadronì di Bec. Detto in quel modo il piano sembrava davvero geniale, ma presentava anche parecchie lacune come le modalità di viaggio, l'opera di convincimento e anche il fatto che Sirius doveva scoprire che era andata via prima di andare dal Preside non la convinceva più di tanto. Se qualcosa fosse andato storto, si sarebbe ritrovata intrappolata a Grimmauld Place prima di intravedere il Lago Nero. Ne vale sul serio la pena?, si chiese e a quel punto la risposta le fu semplice.
Prese un respiro profondo e: - Va bene, ma non voglio viaggiare tra i calzini di George -.
- Non preoccuparti ci saranno anche mutande e maglioni -


Anche il secondo capitolo è andato. Bene spero. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se vale la pensa continuare. 
  
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