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Autore: ImMissBrightside    08/07/2011    3 recensioni
Quale amante e conoscitore della saga non hai fantasticato sull'essere uno studente di Hogwarts? Di andare in giro per Hogsmeade? O anche attraversare il muro tra i binari nove e dieci? Beh, la protagonista di questa fanfiction ha realizzato il suo sogno: dopo aver letto avidamente tutti e sette i libri sulla storia di un certo Harry Potter, ecco che si ritrova catapultata nel mondo magico senza accorgersene. Con l'aiuto del trio protagonista e due guide d'eccezione, Bec, ragazza timida, insicura, tutta casa e scuola, si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei con il ritorno del Signore Oscuro che incombe pericolosamente come un'orribile minaccia per il mondo intero. Saranno utili le sue informazioni riguardo il futuro? Basta leggere ...
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Oook ... non ho mai scritto fanficion su Harry Potter, ma l'uscita imminente del film mi ha gasata, così eccola qui. 
Qualche informazione prima di inizare a leggere: i libri di J.K. Rowling non sono famosi in tutti il mondo e non sono stati fatti i film. La protagonista della storia è al corrente dei fatti perché ha trovato dei libri impolverati nella piccola biblioteca della sua città. 
Spero che vi piaccia. 

CAPITOLO 1. 
Il caldo sole di agosto le solleticò il volto. Che rabbia! Voleva restare a dormire ancora un po',ma il calore e la luce provenienti dall'esterno la infastidivano parecchio. Ricordava di aver chiuso per bene le tende azzurre la sera precedente, prima di andare a letto, in modo da non far entrare un solo raggio di sole al mattino. Forse aveva soltanto immaginato di averlo fatto quando era già sdraiata sul letto. Le sembrava inverosimile, però. Eppure non accennò il minimo movimento; non aveva intenzione di alzarsi e accostare le tende, non aveva voglia neppure di aprire gli occhi. Provò invano a voltarsi sul fianco destro, sul lato che dava le spalle alla finestra. Ma era già in quella posizione. Allora come mai il sole la colpiva in pieno viso?
Bec aprì gli occhi, poi li strizzò. Il sole accecante intensificò l'improvviso dolore alla testa. Si portò una mano sulla parte che le faceva male e, per suo enorme sollievo, la ritirò pulita senza alcun segno di brutte sorprese di colore rosso. Aveva avuto la spiacevole sensazione che qualcosa le stesse scendendo lungo la testa. Solo quando ebbe la certezza assoluta di non avere ferite di alcun genere, si accorse che non era nella sua camera. La sua stanza da letto era del suo colore preferito, il blu, e aveva le tende azzurre, col soffitto bianco e tantissime fotografie che ritraevano lei con la sua famiglia o i suoi amici attaccate alle pareti. Quella in cui si trovava adesso aveva i tendaggi scuri con una carta da parati a strisce verde scuro e bianco; l'armadio addossato alla parete di fronte al letto, accanto alla finestra, era vecchio e mal ridotto; il letto a baldacchino, sul quale era ancora stesa, aveva una macabra coperta nera; nel complesso quella camera metteva i brividi. 
Dove si trovava e, soprattutto, come ci era arrivata? Se non era sicura di aver chiuso la tenda, la sera prima, ciò di cui era certa nella maniera più assoluta era che si era addormentata nella sua camera. Un'ondata di panico si impossessò della sua persona. Quella non era casa sua e nemmeno quella di Valerie, la sua migliore amica, o di qualche componente della sua famiglia. Era da qualche parte chissà dove e ci era finita senza ricordare nulla di come ci fosse arrivata. Forse stava sognando oppure era tutto uno scherzo. Scartò entrambe le ipotesi: nonostante fosse incredibile quella situazione era troppo reale per essere un sogno, e se ne sarebbe accorta se qualcuno l'avesse portata via dalla sua camera. 
Cercò di ragionare e fece per alzarsi. Mise i piedi fuori dal letto, ma questi toccarono, sì, qualcosa di duro, ma non era il pavimento. Non appena la toccò (non aveva idea di cosa fosse, forse uno sgabello o un poggiapiedi), gracchiò qualcosa di incomprensibile, simile a un'imprecazione, e poi si alzò. 
In lontananza si sentì un urlo e solo dopo, quando Bec si ritrovò senza voce e con la gola bruciante, si accorse che era uscito dalla sua bocca. Con una mezza capriola, rotolò dall'altro capo del letto, afferrò la prima cosa che le era capitata a tiro, un'orribile lampada gialla, la puntò contro una specie di folletto con le orecchie lunghe proprio come il naso aquilino. Il viso rugoso e le mani nodose lo rendevano molto simile a un anziano, ma quelle orecchie non potevano appartenere a un essere umano, o almeno non a uno che era anatomicamente normale. 
Prima che potesse mettere il cervello in moto, sentì il rumore di parecchi passi avvicinarsi sempre di più alla camera in cui si trovava lei. Tenendosi a debita distanza da quell'essere borbottante e sempre puntandogli addosso la lampada, si allontanò dalla porta, giusto in tempo per vedere entrare nella camera una decina di persone, armate di bastoncini di legno puntati nella sua direzione. L'ultimo arrivò qualche secondo dopo, ma fu lui a far intuire a Bec che quella era una candid camera architettata perfettamente: Alastor Moody aveva appena fatto il suo ingresso con l'occhio blu elettrico che passava da lei al folletto. Non può essere!, fu il primo pensiero sensato che giunse alla sua mente dopo attimi di vuoto totale. Malocchio Moody era nella sua stessa camera, il personaggio di una saga che aveva letto era lì che la guardava in maniera sospettosa. E con lui c'erano altre persone che Bec riconobbe come Sirius Black, l'uomo dagli scuri capelli mossi lunghi fino alle spalle era entrato per primo nella camera con la bacchetta sguainata nella sua direzione; Remus Lupin, quello dai capelli grigi e l'aria malata; Arthur Weasley e sua moglie Molly, facilmente riconoscibili per i capelli rossi e le lentiggini; Tonks, in quell'occasione con i capelli di un viola scuro; Severus Piton, con la veste svolazzante dello stesso colore dei capelli neri, unti; Hestia Jones; Sturgis Podmore e, ovviamente, Albus Silente. Quasi l'intero Ordine della Fenice era davanti a lei. Il colpo di grazia giunse quando, nello stesso momento, fecero il loro ingresso il trio protagonista dei libri, Harry Potter, il cui nome dava il titolo alla saga, Ron Weasley e Hermione Granger, e poi i gemelli Fred e George Weasley. 
Rimase a fissarli tutti per un istante, poi iniziò a ridere. Sua sorella aveva fatto davvero un bel lavoro con la scenografia ed era stata ancora più brava con gli attori, che possedevano tutte le caratteristiche descritte nei libri. Probabilmente aveva contribuito anche Valerie con i "costumi di scena" e le riprese. Ignorando le espressioni confuse e ancor più allertate dei presenti, si mise alla ricerca di qualche oggetto particolare che potesse nascondere un videocamera al suo interno. Ebbe il tempo di voltarsi e aprire soltanto un cassetto prima che l'ordine di restare ferma e non muoversi giungesse imperioso alle sue orecchie. Quando ritornò alla precedente posizione, notò che gli attori corrispondenti a Sirius, Lupin e Hestia Jones avevano avanzato qualche passo nella sua direzione, a circa mezzo metro da lei con l'intenzione di essere in un certo senso minacciosi. Ciò non ebbe altro effetto se non aumentare il lato ridicolo e premeditato della situazione. Come potevano pensare che lei credesse di essere finita al numero 12 di Grimmauld Place? E per di più con l'Ordine della Fenice che cerca di intimidirla con una dei bastoncini di legno? 
Bec si aspettava che da un momento all'altro comparisse la sua famiglia con Valerie e insieme le gridassero "sorpresa" o le domandassero "piaciuto lo scherzo?". Quando ciò non avvenne prese a chiamarli, ma nessuno rispose o si presentò nella camera. Anzi Molly Weasley, somigliante a quella dei libri anche negli atteggiamenti, mandò via i figli e Harry e Hermione, che cercarono invano di convincere gli altri a rimanere per vedere cosa succedeva. 
Non appena quelli uscirono fuori controvoglia, Albus Silente, con tono pacato e tranquillo, chiese di abbassare le bacchette. Tutti fecero come gli era stato ordinato e Bec si sentì in dovere, per assecondarlo, di mettere giù la lampada che stringeva ancora tra le mani. La ripose sulla cassettiera alle sue spalle. 
- Come si chiama? - chiese ancora l'attore con la lunga barba argentea e gli occhiali a mezzaluna, mentre l'altro attore, quello che interpretava Malocchio, agitava il bastoncino di legno verso la porta e pronunciava qualcosa di incomprensibile. Doveva essere l'Incantesimo Imperturbabile di cui parlava Ginny Weasley, unica figlia femmina di Arthur e Molly, in Harry Potter e l'Ordine della Fenice, per evitare che orecchie indiscrete ascoltassero ciò che veniva detto durante le riunioni dell'Ordine. 
Bec dovette ammettere a sé stessa che come scherzo era davvero ben architettato, ma un famoso proverbio diceva "il gioco è bello quando dura poco" e quello era durato già abbastanza per i suoi gusti, senza contare lo spavento che le avevano fatto prendere al risveglio. - Come se voi non sapeste il mio nome - disse, con un misto di noia e sfrontatezza. Al poco credibile scambio di sguardi confusi tra i presenti decise di continuare a stare al gioco ancora per qualche minuto così poco dopo aggiunse: - Rebecca -, mettendo fine alla confusione generale. 
La ragazza ignorò del tutto la seconda domanda di Silente, troppo impegnata a cercare di carpire le parole che l'attore con l'aria malata aveva detto all'altro dai capelli lunghi. Era alla ricerca di qualsiasi cosa che li tradisse. Leggere il labiale non le fu di nessun aiuto, ma in suo soccorso venne lo stesso attore dicendo a Silente che era meglio se Kreacher non fosse presente. Silente annuì e Sirius colse al volo l'occasione per ordinagli di cucinare qualcosa per la cena. Bec si appuntò mentalmente di chiedere, alla fine della pagliacciata, come avevano fatto a creare l'elfo. Con una serie di insulti, identici parola per parola a quelli del libro, il piccolo elfo scomparve sotto i suoi occhi nel vero senso della parola. Un attimo prima era lì e quello dopo non c'era più. A quel punto Bec cadde nel confusione più totale e si rese conto che quello non poteva essere uno scherzo. Era impossibile scomparire in quel modo e il nanetto era troppo irreale per un essere normale. 
Si voltò nella direzione di quelli che credeva attori. Tutti la fissavano in attesa, probabilmente, che rispondesse alla domanda che Silente le aveva posto. Lei ricambiava il loro sguardo, sconvolta. Sembrava che ogni parte funzionante della sua persona fosse andata in standby perché il cervello non ne parlava di carburare, la bocca di aprirsi e dire qualcosa di sensato, ed era sicura che anche le braccia e le gambe non avrebbero risposto a nessuno stimolo. 
Doveva sembrare sul serio sconvolta, o peggio, perché Molly Weasley le chiese se stava bene, nel suo tipico tono materno. Bec le doveva fare tanta pena per parlarle in quel modo dopo che le aveva tenuto puntata contro la bacchetta per diversi minuti. - Vuoi dell'acqua? - le chiese. 
Bec avrebbe tanto voluto annuire, ma col terrore che dovesse assistere a una nuova magia, declinò l'offerta scuotendo il capo. Il fatto di aver pensato alla parola con la "m" rese reale quella situazione, più di quanto Bec avesse voluto e, finalmente, la mente aveva ripreso a lavorare. Ora sapeva dov'era e chi aveva davvero davanti. 
Prima che Silente le ripetesse la domanda, Bec iniziò a elencare i nomi dei presenti uno ad uno con una strano sorriso sulle labbra. Questa volta il sorriso non era dovuto al fatto che credesse che quello era uno scherzo da parte della sua famiglia, ma alla consapevolezza di trovarsi all'interno del libro con i suoi personaggi preferiti che le facevano domande e le chiedevano se stava bene. Aveva visto Harry Potter, per l'amor del cielo! E Ron e Hermione. I gemelli. 
A giudicare dalle facce preoccupate e sospettose, più di prima, dei presenti, Bec si rese conto che non era stata un'ottima mossa dire loro che sapeva dove si trovava e chi erano tutti i membri di un'organizzazione che doveva essere segreta e di cui ne erano al corrente soltanto i membri. Di conseguenza la maggior parte delle bacchette era saltate fuori ancora una volta, eccetto quelle di Silente e dei signori Weasley. Gli altri le avevano tirate fuori così in fretta che a Bec venne il dubbio che non le avessero mai rinfoderate oppure che le avessero impugnate per tutto il tempo. 
- Come conosci l'Ordine e questo posto? - chiese Lupin, mentre riponeva la bacchetta su ordine di Silente. 
Ecco la domanda da un milione di dollari, pensò Bec. Era prevedibile che la domanda fosse giunta prima o poi, il problema era che la risposta non era altrettanto prevedibile. O meglio, per lei era scontata, ma non poteva raccontare la storia dei libri anche a loro. Per quanto fosse una saga sulla magia in cui tutto era possibile, quella sarebbe sembrata una baggianata anche alle loro orecchie. Chi le avrebbe creduto se avesse raccontato loro che solo due sere prima aveva finito di leggere il settimo ed ultimo libro che li riguardava per l'ennesima volta e che sapeva il destino che sarebbe toccato ad ognuno di loro di lì a qualche mese o anno? Avrebbe tanto voluto smaterializzarsi con Kreacher per non dover rispondere, ma non ne era capace e quindi qualcosa doveva dire o sarebbe finita in guai seri. La prima cosa che le venne in mente fu: - Vengo dal futuro - 
Bec ebbe la sensazione di vedere la stessa espressione che aveva assunto lei poco prima. Tutti i membri dell'organizzazione la guardavano come se avesse tre teste, come Fuffi, il cane del primo libro. Presero a guardarsi tra di loro, poi si levò un chiacchiericcio generale, che cessò soltanto quando un gesto di Silente mise tutti a tacere, prima di chiedere spiegazioni. - Come ha fatto a tornare indietro nel tempo? -. Il tono pacato, calmo lasciava trapelare un pizzico di scetticismo. 
Bec fu tentata di addurre la colpa a una Giratempo, ma ciò non avrebbe spiegato il motivo del suo viaggio nel tempo, anzi le avrebbe causato molti più problemi di quelli che aveva già. Per questo motivo rispose che era stata tutta colpa di un incantesimo finito male da parte di una sua amica. Bec sperò con tutte le sue forze di essere stata credibile, ma quando il Piton, dal fondo della stanza, disse che non potevano essere accertarsi di ciò che stava dicendo, seppe che pochi le avevano creduto ed erano ancora più pochi quelli che avevano continuato a cederle dopo l'intervento di Piton. 
Le sembrava di far parte di un film di spionaggio e forse, agli occhi dei presenti, lei doveva essere una sorta di spia. E quella era la scena in cui lei, messa alle strette, doveva "cantare" per dimostrare di essere innocente. Il problema era che non sapeva cosa dire senza anticipare cose compromettenti. Guardando Streghe, un telefilm che davano alla tv, Bec aveva ascoltato milioni di volte la solita solfa dell'alterare il futuro, parlando troppo. Forse qualcosa di semplice sarebbe bastato. - L'insegnate di Difesa contro le Arti Oscure di quest'anno sarà Dolores Umbridge, che sarà presente all'udienza di Harry per aver usato l'Incanto Patronus fuori dalla scuola e in presenza di suo cugino Dudley, un babbano. E lei - rivolta a Silente - userà come testimone oculare la signora Figg -. 
Quando Silente non ebbe nulla da replicare, tutti ammutolirono e non dissero altro. Bec riusciva a vedere nella loro teste la domanda "come fa a saperlo?" come se fosse l'insegna luminosa di un ristorante, per questo aggiunse: - La storia di Harry Potter diventerà più famosa di quanto lo sia adesso -. 
Quelle parole sembravano aver consolidato la scusa che Bec aveva inventato per giustificare la sua presenza. Presto però tutti si incupirono. Non poteva essere per qualcosa che aveva detto, in fondo non aveva rivelato nulla che potesse essere pericoloso per il futuro. Quello più turbato di tutti era Sirius, seguito a ruota da Silente. - Si godrà la fama da vivo? - chiese il primo con la voce ridotta a un sussurro. Solo allora Bec, ripensando a ciò che aveva detto, intuì che quelle parole potevano essere fraintese, analizzando il contesto in cui si trovavano. Il Signore Oscuro era appena tornato da quelle parti. 
Bec annuì. - Si - disse poi, notando il sospiro di sollievo di Sirius. Li guardò uno ad uno e leggeva in ognuno di loro la curiosità di sapere se qualcun altro si sarebbe salvato. Un sorriso amaro le comparve sulle labbra quando notò che la maggior parte dei presenti in quella camera sarebbero morti. - Lui si - aggiunse la ragazza. A quelle parole Molly Weasley si portò una mano alla bocca e Bec pensò che fosse strano che proprio lei era stata la prima a reagire in quel modo. Nel settimo libro la sua famiglia avrebbe contato un componente in meno. 
Il primo a interrompere il silenzio religioso che si era creato nella stanza fu Silente. - Penso che sia opportuno che lei rimanga qui per un po' -. Bec non aveva mai udito parole più dolci e soavi. Passare qualche giornata in compagnia dei suoi beniamini era un sogno che si avverava. 
Senza più domande da parte di nessuno Bec e i membri dell'Ordine uscirono dalla camera e andarono al piano di sotto, in cucina per la cena. A detta di Molly Weasley, che si era ripresa in fretta dal momentaneo shock, Bec era un po' pallidina e del buon cibo l'avrebbe rimessa in sesto prima di riuscire a finire la parola "Knarl". La cucina era esattamente come descritta nel libro: il tavolo kilometrico al centro della lunga, ma stretta stanza, la vecchia credenza della famiglia Black addossata alla parete, le stoviglie che si lavavano da sole. Quando Bec si guardò intorno notò che oltre a lei, Kreacher e Molly Weasley non c'era più nessun altro. La donna si era già messa all'opera ai fornelli armata di bacchetta, guardando di sottecchi ciò che l'elfo domestico stava cucinando. - Vuole una mano? - chiese Bec gentilmente. 
- Oh non essere sciocca, cara. Siediti - le rispose con un gran sorriso. Poi a gran voce prese a chiamare i figli. 
Bec avrebbe tanto voluto fare un giro dell'enorme casa e ammirare l'albero genealogico della famiglia di Sirius attaccato alla parete del salotto, ma andare via le sembrava una mancanza di rispetto nei confronti della signora Weasley. Così, si mise a sedere nella sedia più lontana dalla porta e da Kreacher, che le dava i brividi probabilmente per come era saltato fuori da sotto il suo letto poco prima. In realtà avrebbe dovuto scusarsi con lui per averlo trattato come uno sgabello, ma non aveva il coraggio di avvicinarsi e, soprattutto, non aveva voglia di sentire l'arsenale di insulti indirizzati a lei. Di sicuro ne aveva già una decina a disposizione nel gonnellino. 
Anticipati dal crac di cui si parlava nel libro comparvero Fred e George sulla soglia della porta. Il fatto che erano vestiti allo stesso modo accentuava la sensazione che tra di loro ci fosse uno specchio, tanto erano identici. Non che Bec non avesse mai visto dei gemelli in vita sua, ma osservare loro due le procurava una strana sensazione. Alle loro spalle subito annunciò la sua presenza Ron, che si lamentava di non poter ancora materializzarsi; poi lo seguirono in ordine Hermione, Harry e Ginny Weasley, la più piccola della famiglia. Con molte probabilità i sei erano rimasti chiusi in camera a formulare ipotesi su ipotesi riguardanti l'Ordine, l'arma segreta di cui Sirius aveva parlato a Harry la sera del suo arrivo al Quartier Generale e, Bec ne era certa, aveva discusso anche di lei. Poteva dirlo dal modo in cui la guardavano sospettosi e forse anche un po' invidiosi per essere stata nella stessa stanza dell'Ordine quando alcuni di loro ci provavano da mesi. Probabilmente la credevano anche pazza per essere scoppiata a ridere in quella camera di fronte a tutti loro, mentre una decina di bacchette erano pronte a scagliare qualsiasi incantesimo rivolto alla sua persona. 
Molly Weasley diede ordini ben precisi ai figli di apparecchiare, preferibilmente senza fare uso della magia. Bec ebbe la sensazione che fosse per causa sua. I ragazzi si mossero tutti, anche Harry e Hermione, ai quali non era stato impartito nessun ordine. 
Bec tenne lo sguardo basso, rivolto al pavimento in legno. Non le piaceva restare con le mani in mano, mentre gli altri si davano da fare. Sentiva i loro sguardi mentre poggiavano le cose sul tavolo oppure quando tiravano un bicchiere fuori dalla credenza. - Sei la ragazza svenuta sul pavimento, vero? - chiese Ginny. osservandola da sopra la pila di piatti che aveva tra le mani. Allo sguardo confuso di Bec, la ragazza dai capelli rossi aggiunse: - Ti ha trovata mio fratello Bill in salotto -. 
Bec non sapeva di essere svenuta. Tutto ciò che lei sapeva era che si era svegliata in una camera da letto che non era la sua, con Kreacher che frugava sotto il letto. Di quello che era accaduto prima non aveva nessun ricordo, però fu immensamente grata a Bill, nonostante non l'avesse ancora nemmeno incontrato. Era in quella casa da pochi minuti e già le piaceva. 

Qualsiasi commento, negativo o positivo che sia, è sempre ben accetto. Quini recensite, recensite, recensite. 
  
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