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Autore: picci 1989    16/07/2011    1 recensioni
"E' ancora vittima dei suoi sogni"
"E' un fatto raro,ma si,temo che sia ancora vittima dei suoi sogni"
(EPILOGO)
Una storia inusuale, uno scambio di ruoli, uno scambio di vite e di scelte, perchè alle volte gli innocenti una scelta non la possono avere...devono vivere..a dispetto di tutto!
Genere: Dark, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
Capitoli:
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C17(BG)

Il male mette radici

quando un uomo comincia a pensare

di essere migliore di un altro.

 

Capitolo Diciassette: Le radici del male – I parte

 

Da piccoli ci insegnano cosa si può e cosa non si può fare e generalmente quello che non si può fare è classificato come male. C’è quello che “fa male” all’educazione; non mettere le mani nel naso o non prendere a calci il maestro. C’è il “fa male” al proprio fisico; non scavalcare il muro del vicino ci sono le piante carnivore e gli incantesimi di protezione o non mangiare tutte le chioccorane che poi ti viene mal di pancia. E c’è poi il “fa male” dal punto di vista etico e morale come non tradire gli amici, non dire bugie o non torturare gli animali.

Generalmente i genitori ti insegnano a distinguere cosa si può e cosa non si può fare.

Generalmente succede così.

 

HERMIONE

 

La notte è fonda.

Cammino lentamente nella Sala Comune, ma non è per non svegliare è solo che non voglio persone intorno, i miei compagni non riescono a riconoscere cosa sta succedendo alla loro Regina, non capiscono più.

Lontano, alla fine del corridoio sento le note dolenti di un CD babbano, è Blaise, il mio promesso sposo.

Una volta io e lui eravamo amici, a dispetto di quello che avevo sempre pensato, che mi ero sempre detta lui era diventato mio amico.

Faceva male ammetterlo, ma mi mancavano le sue attenzioni oppressive e la sua preoccupazione strana, quasi che volesse tenermi per se.

Non liberarmi mai.

I miei piedi continuano a sfilare silenziosi sul tappeto damascato di argento e verde anche dopo aver superato la porta della mia stanza.

Mi fermo quando sento la musica dolente del CD che si interrompe.

Chiudo gli occhi e lascio andare piano il respiro, lui si è addormentato, non lo sa ma ancora una volta mi ha salvato.

Salvato da me stessa che voleva bussare a quella porta.

Mi volto piano e cerco di tornare nella mia stanza.

“Volevi qualcosa?” il mio cuore perde un battito ma quando mi volto il mio viso non è che una maschera di freddezza, come la sua.

Sappiamo mentire bene, abbiamo imparato dallo stesso maestro.

“La musica, mi infastidisce, spegnila” mi guarda per un lungo momento, lo sa che mento, anche se sono lontana, lo riconosce sempre quanto gli mento.

Sento nuovamente quella parola che dalle mie labbra vuole fuori uscire, quella parola che ci divide che tra noi crea un muro invalicabile. Scusa.

Se dicessi questa parola andrebbe tutto bene, ma io non chiedo scusa a nessuno, mi potrebbe anche mancare, ma tra poco meno di un anno dividerò tutta la mia vita con lui.

Le note del Cd riprendono, sono lente e dolorose e si accompagnano a parole ritmate, sono della stessa matrice delle canzoni di Paris.

Lo stesso genere. O simile. La musica babbana non la comprendo. Il fratellone deve aver lasciato un ricordo a Blaise e lui stranamente l’ha accettato.

 

 

Tutto in un abbraccio,

In uno sguardo… un gesto per amare o per tradire chi è al tuo fianco.

Difficile fidarsi ormai, ti illuderai davvero…

E resta tutto in un abbraccio, in uno sguardo, un gesto per amare o per tradire chi è al tuo fianco. Difficile fidarsi ormaiii, ti illuderai davveroo.

 

Che musica triste che ascolti Blaise, glielo vorrei dire ma non posso, io e lui non siamo più amici, siamo solo fidanzati.

Rimaniamo in corridoio mentre la porta aperta spinge con forza le note dolenti e arrabbiate verso noi, momentaneamente bloccati nell’atto di scappare, ognuno da se stesso, ognuno dall’altra persona.

“Tuo padre mi ha mandato un’altra lettera” vorrebbe zittirsi, ma la sua paura è la mia. Ci troviamo in un limbo, non potremo incolpare nessuno dei due per aver parlato prima, ne abbiamo troppa voglia.

Cosa voleva?”lui mi guarda a lungo, sa bene che quello che dirà sarà decisivo per la chiusura o il continuo del discorso e se qualcuno volta le spalle, l’altro dovrà per forza scoprirsi maggiormente per riacciuffarlo.

“Rifinire il contratto del matrimonio, quest’estate ci sposeremo” chiudo gli occhi, la notizia mi fa del male. Mi arrivano in soccorso le parole di quella canzone.

 

Ci sono abbracci sinceri, quelli che nascono spontanei

per chi non lascia dubbi nei tuoi pensieri [lo sai]

che il tuo cuore mi piace

con un abbraccio ti avvicino il mio chissà magari fanno pace.

puoi far sesso anche solo per piacere ma se abbracci una persona è perché in fondo le vuoi bene. L’abbraccio, ti consola,

più di mille parole mandate, non dal cuore, ma per liberare la gola.

E chi ne è avaro, credimi forse perché

ne ha ricevuti troppo pochi da chi ha intorno a se.

Avvolte fa male, segna l’addio con lei

che anche se tu non l’ammetti avevi imparato ad a amare[ormai]

Ti dice “Resteremo amici dai!” ma lo sai

che è l’ultimo abbraccio che le darai

è intimo e toccante

toglie l’imbarazzo delle frasi

quando il silenzio è più importante.

 

I miei occhi si aprono, sono stupita, non posso credere che quelle parole così vere così intense siano scritte da un gruppo babbano sembrano...

Anche lui mi fissa stupito. Non se lo aspettava il mio stupore. Non sapeva che io avrei ascoltato questa canzone, le sue parole.

“Questa canzone...”

Ma non ce l’ho il tempo perché ricomincia e le ferite che pensavo non si fossero formate nel mio cuore si riaprono.

 

Può non essere sincero, un abbraccio,

Anche chi ha occhi come specchi del vero

può nascondere un cuore falso, non fidarti,

L’affetto che ti manca in casa 

lo cerchi tra le braccia di un bastardo che vuole solo usarti

Troppo difficile lasciarsi andare

non ascoltare solo il cuore è il primo che si fa fregare

e ora si vendica restituisce il male che ti hanno fatto gli altri

e lo paga chi non lo merita    

L’abbraccio di chi sembrava amico

è diventata una morsa  da cui liberarti dopo che ti ha tradito,

e non ti senti più al sicuro

quelle braccia davano conforto e ora ti mettono le spalle al muro

certe cose non si possono scordare…

Abbracci che arrivano quando è tardi e non bastano a rimediare [lo so]

è l’ennesima delusione e ucciderà quel poco di fiducia che è rimasta nel tuo cuore…

 

Mi sento soffocare, mentre la musica si zittisce ancora, di nuovo.

“Questa canzone mi fa pensare a te” mi risponde piano, non vorrebbe essere dolce lo percepisco dal freddo che nasconde questa affermazione, ha paura lui, perché a differenza di me... Lui mi ama.

Ricominciano piano queste stesse note, questa stessa canzone, timida come il suo tono, mi avvicino a lui che è ancora piantato sulla soglia della porta.

Non me lo posso impedire.

Gli arrivo di fronte e lo guardo intensamente.

“Pensi a me quando senti questa canzone?” non la so riconoscere questa mia voce, ha un che di storpiato, di roco persino, ora vorrei scappare anche se so che lui non mi farà mai del male. Non del male all’interno. Già me ne ha fatto.

Vorrei fuggire da me stessa e da quello che questa maledetta canzone che si ripete sta facendo di me.

“Si”

“Allora non l’ascoltare” lo dico con la stessa voce di prima, non è credibile vero? Lo penso anche io e sono sicura che lo pensa anche lui.

“Penso a te ogni giorno anche senza bisogno della canzone.

Ti penso di giorno quando mi sveglio e sento ancora il maledetto odore delle sigarette che aleggia nella mia stanza, oppure quando devo cacciare una del primo anno che ha dormito nella stanza e vorrebbe continuare.

Ti penso quando vado a lezione e fingo di non volerti stare accanto, di voler ascoltare la lezione, di sorridere malizioso alle Tassorosso oppure di ridere con Milly e Pasy. Fingo di non guardarti mentre salti i pasti e non fermarmi accanto alla tua stanza quando ho voglia di ridere con qualcuno.

Sai dopo una settimana in cui ero davvero arrabbiato e un'altra in cui mi sentivo come se non avessi forza, ho imparato a...ignorare questa voglia.

Riempio la giornata con tutto quello che posso.

Ma la sera e la notte quando non mi vado con una del primo anno e mi stendo su questo letto apro quel CD, regalo di mio fratello, e lo ascolto. Ascolto questa canzone per ore finché non sento i tuoi passi silenziosi che si avvicinano alla tua porta e quando sbatte allora spengo e comincio a sognare.

Sogno te. Solo te. Ma ti sogno diversa. Sogno la bambina di quattordici anni che aveva le guancia piene e gli occhi scintillanti di felicità quando tutta composta fingeva di essere la promessa sposa di mio fratello durante i banchetti.

Ricordo quando i suoi occhi sono diventati umidi di pianto e ti trovai nascosta in un cono d’ombra del quinto piano, dove nessuno ci andava mai.

Ti ricordo come allora...appassionata e ingenua...

Spezzata e dolorante ma... ancora così tu.

Ora me lo sai dire che cosa sei Hermione Granger?”

Lo guardavo in silenzio e lui guardava me, sentivo che i suoi occhi azzurri erano blu oggi, ora ed in tempesta come ogni volta che aveva un problema.

Noi che non sapevamo cosa farcene dei sentimenti, che li aberriamo, perché non ne avevamo bisogno, stavamo affidando tutto al testo di una  canzone babbana perché quei stati d’animi erano i nostri.

Dovrei abbracciarlo ora? Io non so come si fa, nessuno me l’ha insegnato mai.

Ti prego non farmi questo, non farmi sentire così Blaise, ho delle certezze che non devono crollare, altrimenti tornerò quella bambina che si nascondeva nell’armadio delle scope, ti prego non farmi tornare così.

Non sarei più capace di tornare una Regina.

“Sono una Regina, Zabini e sono anche la tua promessa sposa, purtroppo” lo dico con voce dura, ma non ci credo, non sono brava a mentire con Blaise, mi conosce bene, forse troppo.

Ma alla durezza lui risponde con la crudeltà.

“Non lo sei più Herm sei caduta dal tuo piedistallo mesi fa. Sei troppo uterina, entri nel dormitorio come una ladra. Attenta, anche gli altri se ne stanno accorgendo

“Io...non...sono...caduta da nessun piedistallo !” sento le mie spalle tremare, non mi può fare questo, io non posso crollare, non lo voglio fare.

Herm, non ci puoi fare nulla. Tu sei caduta” la sua voce è fredda.

Lo guardo anche io con freddezza, maledetto.

Mio padre me l’ha sempre detto che un purosangue non può avere amici, ma io ho sempre dato per scontato che lui mentisse, invece aveva ragione, Blaise conosce troppo di me, e ora sta usando tutto quello che conosce per distruggermi.

Distruggi ciò che ami prima che quello che ami ti distrugga.

“Tu sei marcio Blaise. Dicevi di amarmi ma non sai come si fa nessuno te l’ha mai insegnato nemmeno tua madre te l’ha saputo insegnare perché anche lei non sapeva come si fa. Pensi che sia solo colpa di tuo padre, chi non sa amare non può farsi amare da nessuno. Lei era un illusa e anche tu lo sei” vedo i suoi occhi sgranarsi, siamo così vicini che posso sentire il suo fiato dimezzarsi.

Siamo così io e lui. Non siamo capaci di amare, solo di farci del male, il più male possibile. Molti dicono che l’amore è come l’odio.

Se così fosse allora noi ci facciamo del male per poterci odiare, dato che non riusciamo ad amarci.

“Mia madre può essere stata un illusa ad amare mio padre, può anche essere stata un illusa perché non sapeva amare e ha provato ad amare ma almeno lei si è messa in gioco, quando non ha potuto amare ha odiato ma quello che provavano i miei genitori che li accomunava e li divideva era un sentimento.

Qualcosa di più dell’obbligo di far figli. E mio padre non si è mai scopato una mezzosangue ” eccola la stoccata finale, sento indistintamente la ferita che si crea nel mio cuore, il dolore che ci infliggiamo non ha mai fine, non so nemmeno perché mi piace questo giochino sadico. Difatti continuo.

“Ma tuo fratello invece l’amava una mezzosangue e forse nemmeno se ne fregava molto dell’onore della famiglia, forse in realtà non se ne è mai fregato molto della sua famiglia. Forse già allora pensava che la sua famiglia non ne avesse, dopo che suo padre ha ucciso sua madre coprendola con una scusa talmente ridicola che nemmeno i suoi stessi figli gli hanno creduto. Che onore vuoi che abbia il tuo nome nel mondo Magico?  Sei quasi alla stregua di una famiglia di mezzosangue” ed  ecco che arriva l’affronto, sento la mascella sposarsi sotto il colpo della sua mano e il sapore metallico del sangue in bocca che brucia.

Sorrido gelida voltandomi nuovamente verso di lui, sento un filo di sangue che gocciola dal mento sulla gola.

“Maledetta puttana” sta ringhiando mentre io rido di gusto ed il sangue continua a scendermi lungo il mento.

Non finisce il secondo affronto che gli arriva il mio pugno, sul suo naso perfetto e sento lo schiocco dell’osso, la mano mi brucia ma ne vale la pena.

Io continuo a ridere.

“Tu non sei una purosangue, forse tua mamma illusa non lo era fino in fondo e si è andata a fare una bella avventura con qualche schiavo, forse se li faceva tutti insieme” sento lo spostamento dell’aria ma il colpo lo scanso ignorando il giramento di testa e vado a colpirlo con un calcio nella pancia.

“Tu sei una purosangue perché tua mamma era così gelida che se la si toccava di più si sarebbe ghiacciato chiunque. Nella tua cantina ci deve essere una collezione di elfi domestici che ce l’ha ghiacciato. Secondo me solo sotto ordine l’avrebbero potuta scopare a tua mamma

Cerca ancora di colpirmi e questa volta mi prende a una spalla, perdo l’equilibrio e lui ne approfitta per spingermi nella stanza e chiudere la porta, sento la schiena contro il legno e la sua mano che mi stringe la trachea.

L’aria si azzera all’istante e io mi trovo a fissare i suoi occhi blu e felici.

La violenza ci ha sempre messo di buon umore, non siamo fatti per la tenerezza.

“Prova ancora a parlare, su dici qualcosa, cosa c’è non puoi parlare?” sono quasi a corto di aria e la gola comincia veramente a bruciarmi a questo punto.

“Sei solo una puttanella” dice ancora Blaise e mi stringe la gola ancor più intensamente. Respirare è un supplizio. Ogni respiro sale alla gola e diviene incandescente come se avessi un ferro infilato proprio lì, nella gola, ma non mi arrendo. Non lo faccio mai.

“Mai come tua madre” ecco ora è finita l’aria ma sento la mano di Zabini che si allenta, sento di riuscire a respirare, mi lascia del tutto contro la porta.

Il mio corpo senza fiato e senza forze si sgonfia mentre Blaise si allontana e sprofonda nel materasso coprendosi con mani tremanti gli occhi.

“Sei sempre più forte di me, Regina” lo dice con la voce bassa di chi è molto provato, è sempre così fra noi, i nostri litigi sono delle trasfusioni di veleno.

“Questa volta sei stato molto vicino a perdere tutto però” lo dico tossendo, un purosangue si connota nell’autocontrollo e nella freddezza per questo uccidere una persona a mani nude non è dignitoso e ti estromette da tale elitè.

Non ho mentito mentre parlavo del padre di Blaise, molti erano indecisi se estrometterlo o meno ma apparteneva a una famiglia molto potente e chi lo accusava invece faceva parte di famiglie in decadenza che oltre alla nobiltà del sangue non poteva vantare molto altro.

Restiamo in silenzio per lungo tempo, lui con le mani sugli occhi e io per terra davanti alla porta. L’orologio fuori, nella Sala Comune batte timidamente le quattro.

“Devo andare” vedo Blaise che si toglie le mani da sopra gli occhi e mi guarda stralunato.

“Da chi?”

“Cavoli miei” mi guarda stupito, normalmente dopo aver lottato tutti i diverbi si appianano.

“Allora vai dal mezzosangue” risponde poi sorridendo alla mia espressone stupita.

“Pensavi davvero che non sapessi dove passassi la maggior parte del tuo tempo? Non capisco perché stai facendo questo e poi diciamolo il look del mezzosangue sta mutando, persino la sua divisa oramai sembra quella di un normalissimo ragazzo e non di un fagotto. I suoi capelli finalmente sono lavati e non attaccati dal gel, ma continuo a non capire perché tu lo aiuti” alzo le spalle, nemmeno io so molto di quello che sto facendo oramai da quasi un mesetto e mezzo buono.

“Mi annoio” rispondo solo. Tanto oramai è la scusa che utilizzo il più spesso possibile, quasi comincio a crederci io stessa.

“Migliorare un mezzosangue non è da te, non è che rappresenta una sfida?”

“Forse, non saprei dirtelo”

“Attenta, ora sono il tuo fidanzato, se farai qualcosa per ledere la tua immagine, lederai anche la mia e quella delle nostre famiglie, quindi fa molta attenzione”

“Chi altro sa che io aiuto il mezzosangue?”

“Io, sono l’unico a cui interessa e rischia così tanto per seguirti, lui usa dei buoni incantesimi anti-intruso

Sorrido fra me. Anche se una parte di me è stizzita dalla fitta d’orgoglio che provo nei confronti del...verme...eppure stavo per chiamarlo...in un altro modo.

“Per quanto ancora andrà avanti?”

“Poco, fino a quando non mi sarò scocciata e lo sai bene quanto in fretta mi annoio dei nuovi giochi, fra ben poco tempo”

“Non vorrei sbagliarmi, sono già tre settimane, o sono i tuoi tempi che si sono allungati oppure il mezzosangue sta diventando importante” si  alza e si avvicina a me. Ha lo sguardo strano e mi fa più paura di quanto me ne faceva prima. I suoi occhi sanno di vuoto e di umido, mi terrorizza vedere Blaise a quel modo, sembra uno spettro della peggior specie.

“Ancora una parola Blaise e non sarai più capace di camminare per i prossimi mesi”

“Come speri di fermarmi?”dovette sentire il legno della mia bacchetta nel suo inguine perché sorrise, sentì che lo stavo ricambiando, non potevo tenergli il broncio ancora, non era nella mia natura, non con lui almeno.

“Ahi, e chi dice nulla anche se sono sicuro che te la stai prendendo troppo a cuore” mi volto di botto, per nascondergli il mio sorriso, che la pensasse come voleva.

“Notte” dico avvicinandomi alla porta.

“Vai a torturare il mezzosangue a quest’ora della notte?” la sua ilarità mi da sui nervi ma non mi giro, continuo a restarmene di spalle anche se sento il suo fiato sul collo.

Non rispondo, sento che mi afferra delicatamente le spalle ma me ne rimango ostinatamente di spalle, non cambierò idea.

“Resta con me questa notte, nessuno lo noterebbe, tu sai cosa provo per te”

“Sai che non lo farò”

Muovo un passo per allontanarmi ma sento uno spostamento d’aria alle mie spalle e le braccia di Blaise si serrano intono a me.

Le sue braccia non mi stingono per fermarmi, sono appoggiante così dolcemente che non ne percepisco il peso...

Non mi avviluppano in cerca dei seni e non discendono lungo l’addome, ma sono gentili e mi donano calore...

Penso che si chiama abbraccio, chiudo gli occhi e mi lascio cullare da questa sensazione strana che ho provato ben poche volte, normalmente un contatto così futile mi infastidirebbe ma stavolta no, vorrei addirittura girarmi per stringerlo fra le mie braccia, ma sarebbe davvero troppo.

Mi lascio cullare dalla dolce sensazione di quel mezzo-abbraccio, tipico di noi che non abbiamo il coraggio ne forse la voglia di farlo tutto.

Sento la sua testa che si appoggia all’incavo della spalla.

“Stai attenta che soffrirai”

Restiamo immobili, con il terrore di respirare, non saprei cosa fare dopo, ho bisogno di riflettere. Dopo non vado a torturare il mezzosangue, questo Blaise non lo sa ma andrò a dormire. Sarei comunque andata a dormire anche perché stasera sono andata all’Imago con lui, con il verme.

Mi rilasso impercettibilmente, si dopo andrò a dormire.

Questo però non significa che Blaise dovrà saperlo.

 

 

 

DRACO

 

Mi sdraio nel mio letto, ho il nuovo pigiama di seta nera che mi accarezza dolcemente la pelle, il braccio mi duole in modo terribile. Mi scopro la manica, sul dorso è graffiata un'unica parola, specchio.

Questa scritta è dolorosa perché scritta a mano nel vero senso della parola, unghie esperte hanno divorato la mia pelle, graffiandola ed escoriandola finché non si è formata la parola. Un lavoro certosino a cui mi devo essere sottoposto volontariamente.

Mi giro nuovamente nel letto, la seta e dolce ma il braccio continua a bruciare come una cancrena infetta. Eppure la pelle è solo leggermente intaccata.

Specchio

Senza nemmeno accorgermi il mio sguardo vaga fino al velo scuro che nasconde lo specchio a figura intera, la sua superficie brilla silenziosa nella stanza come se volesse parlare. Per specchio intendevo sicuramente parlare di lui, è un oggetto particolarmente attraente per la mia curiosità, inoltre nemmeno ieri Joe ha impedito volutamente ad Hermione di parlare.

Hermione, quel nome tanto intimo da dove è uscito? Non saprei come spiegarlo, eppure lei c’entrava eccome nel discorso che stavo facendo. Le unghie certosine erano le sue?

Specchio. Hermione.

Che cosa aveva detto di quello specchio Hermione? Non mi aveva detto nulla Joe gli aveva impedito qualsiasi accenno in merito, non gli aveva detto nemmeno il nome. Joe l’aveva cacciata prima.

Cosa sapeva Hermione Granger dello specchio che era appartenuto ai miei genitori?

Mi alzai dal mio letto e alla cieca cercai un foglio di pergamena e un piuma, poche parole affrettate. Chiusi il foglio con un colpo di bacchetta, quella si trasformò in una farfallina e le sussurrai:

“Vai da Hermione Granger, Dormitorio Femminile, Casa dei Serpeverde” la farfallina volò fuori, il cielo era nero e senza stelle anzi nella penombra si vedevano addensarsi nubi nere e sconfortanti.

Mi afflosciai sulla finestra, era troppo presto per sperare in una risposta, era sconfortante.

“Draco cosa fai lì?” la voce di Harry è stanca, lo fisso a lungo.

“Aspetto una risposta” lui si fa al mio fianco, non mi è mai apparso tanto stanco come stasera, ha gli occhi rossi e ha delle occhiaie azzurrine sotto le palpebre.

“Conosco la persona che ti deve rispondere” mi stupisce questa domanda e lui fissandomi nuovamente continua a parlare.

“Sai Draco io e te siamo amici da quanto? Sette anni oramai. Siamo cresciuti insieme, tutti e due con Ron e la famiglia Weasley. Siamo fratelli e…”

“Non aspetto la risposta da Ginevra, lei continua ad essere innamorata di te come si conviene”  e lì compresi che Harry era anch’egli innamorato di Ginevra, questa scoperta portò il mio cuore a traballare nel petto, gli volevo dire che facendo così, comportandosi in questo modo, lui era felice ma io no.

Eppure fa la cretina con te” lo guardo al mio fianco ha lo sguardo triste e mi appare tradito da questo comportamento della sua ex ragazza.

“Mi ha detto come l’hai trattata, non stà facendo la cretina con me, ha solo paura di perderti e vuole sapere da me con chi ti stai vedendo” sono ancora appoggiato alla finestra ed evito di guardarlo.

“Lei non può proprio capire che l’ho lasciata per come è fatta e non perché mi piace un’altra. Magari mi piacerebbe un’altra ragazza, potrei fare a meno di pensare a lei”

“Harry, Ginevra mi ha raccontato di una ragazza…lei è…”

“Si, la Regina, lo so come pensa Ginevra ma lei non ti ha raccontato lei cosa ha fatto con…”

“E io non lo voglio sapere, la vostra vita…intima non mi interessa” in quel momento dalla finestra arriva un cigno su della carta azzurra, lo guardo incantato e non posso fare a meno di pensare che si, quel cigno mi ricorda tanto la proprietaria.

Elegante e orgogliosa.

Unisco le mani e il cigno atterra dolcemente nella coppa, poi il becco del cigno si piega in avanti e mi punge il palmo, giurerei di aver sentito la carta risuonare di una risata.

Elegante, orgogliosa e…pungente!

“Avete organizzato un festino accanto al mio letto?” la voce è di Ron, apre la sua tenda e si alza, ha lo sguardo assonnato di chi è stato appena svegliato.

“No Ron puoi tornare a dormire” lui fa segno di no a Harry e poi mi fissa con quel biglietto fra le mani. Vedo il suo sguardo farsi attento.

Messaggini notturni?” ridacchia, non mi piace quel suo modo di fare.

“Non è come pensi” cerco di concentrami sulle parole che mi ha spedito la Granger ma Ron continua a ridacchiare a bassa voce ed Harry fissa stupito il cigno oramai distrutto fra le mie mani.

“Io conosco il mittente dei tuoi messaggi”

Ed è carina?”

“Molto” lo fisso divertito

E tu che ne sai?”

“Per un periodo ne ho ricevuti anche io di cigni azzurri” lo dice a bassa voce, Ron non gli presta attenzione anzi non presta attenzione a nessuno di noi perché si precipita in bagno. Io però ho sentito benissimo Harry.

“Cigni azzurri?”

“Aspettavi la risposta di Hermione Granger non è vero?” allora quello che Ginevra aveva ipotizzato era tutto vero, lo continuo a fissare in assoluto silenzio, qualcosa nella mia testa continua ad urlare, sento male alle tempie per le urla che sento.

“La ami?” Harry lo dice così all’improvviso che quasi mi metto paura.

“Prego?” non ne comprendo il collegamento.

“Mi hai sempre detto che l’avresti fatto con la ragazza che amavi”

“Che cosa c’entrano questi messaggi con il mio desiderio di non avere una relazione sentimentale seria prima di avere un rapporto sessuale?” lui mi fissa divertito, non posso smettere di pensare che lui è andato con la Granger.

“Tu credi che la Granger sia una che aspetta l’altare? O voglia dolci messaggini d’amore?”

C’è un malinteso di fondo, io e la Granger non abbiamo quel tipo di rapporto anche se continuo a ricordare quel mezzo bacio all’Imago con un bruciore costante, credo che sia questo che intendono quando parlano di desiderio. Fare l’amore con la Granger, farlo con Hermione, sarebbe davvero qualcosa di gradevole. Abbasso lo sguardo e quasi mi vergogno di questo pensiero. Ricordo ancora, quando avevo protestato perché Ron aveva avuto le sue prime esperienze per poi lasciare la suddetta pulzella nemmeno una settimana dopo.

“Draco tu la ami?” lo ripete con intensità, lo vuole sapere perché vuole mettermi sull’attenti o lo vuole sapere perché è geloso? Anche lui ha avuto i messaggi dalla Granger.

“Non credo” anzi non di certo, sarebbe uno dei miei ultimi errori, innamorarmi di una come lei. Ma continuo a provare fastidio per l’immagine di Harry che bacia la Granger come l’ho baciata io, magari meglio perché Harry ha avuto sicuramente più ragazze di me. Si dovrebbe chiamare gelosia. Realizzo che sono geloso ma delle fortune di Harry, Ginny, Hermione tutte sue.

“Stai andando a letto con lei e non la ami? Non era contro i tuoi valori?” lo fisso per un lungo attimo, lui che fa la morale a me? Basterebbe spiegarglielo e lui capirebbe che non sto tradendo i miei valori, ma mi rendo conto che non lo voglio fare. Voglio farmi invidiare da Harry.

“Ho scoperto di essere l’unico a credere in questi valori” lo guardo negli occhi e in lui vedo un leggero cambiamento che a chi non lo conoscesse bene potrebbe solo apparire sorpreso ma che io capisco in pieno.

Quell’espressione è la prima parte della mia vendetta.

“Quindi ora sei come tutti” lo dice in modo sarcastico ma io rifletto un attimo sulle sue parole per poi aprirmi in un sorriso entusiasta.

“Sono stufo di essere particolare”

E poi volutamente infliggo ancora.

“Lasciami leggere il messaggio ora” lui annuisce ha l’espressione basita e stupita ma mi lascia solo a leggere il messaggio della Granger.

Non ha prezzo...

 

Lo specchio nella tua stanza è un oggetto estraneo al mondo babbana, appartiene ai maghi non possono averlo trovato nemmeno per caso, perché i maghi a cui appartengono sono maghi oscuri. Non so come puoi averlo.

Ma tu non mi crederai, ti fornirò una prova.

Va allo specchio, posa una mano sulla superficie e pensa intensamente a me.

 

HG

 

Avevo ancora il cigno stretto nella mano e mi avvicinai allo specchio, sollevai il velo e posai la mano sinistra sulla superficie, non passò nemmeno un secondo che sulla superficie apparve Hermione Granger.

Indossava una camicia bianca e aveva i capelli sciolti, la vidi sorridere interdetta e sussurrare qualcosa ma non potevo sentirla, non arrivava alcun suono.

“Ah Signorina Granger nessuno le deve aver spiegato il termine riservatezza” un espressione stupita si disegnò sul suo volto e al suo fianco apparve Joe.

“Signor Black…”

“Lo so comincio a diventare obsoleto con le mie entrate ma non ho avuto tempo per pensare ad un entrata particolare ed immagino che devo ringraziare la Signorina Granger per questa imperdonabile caduta di stile” sorrideva sardonico per quanto le parole sembravano irritate. La Granger continua a fissarmi muta.

“Signor Black  perché questo specchio magico apparteneva ai miei genitori babbani?” per la prima volta Joe Balck sembrò perdere la sua innata imperturbabilità.

“ Temo Signor Malfoy che sarà l’ultima volta che ci vedremo, stavolta le devo dire tutta la verità e lo sa meglio di me, la verità uccide”

“Ma lei è già morto una volta”

“Ah Signor Malfoy era troppo piccolo quando i suoi genitori sono morti e nessuno le ha mai insegnato di non fidarsi unicamente della percezione dei suoi occhi” mi tende una mano, e le dita palline fuoriuscirono dallo specchio.

“Venga con me. La verità tanto agognata l’aspetta” afferrai di slancio la sua mano e mi ritrovai catapultato all’interno dello specchio nella soffitta di mia nonna.

“Così ora risponderà alle mie domande” lo vidi annuire tacitamente.

“Per prima dovrò chiarirle la mia posizione in merito”

“La sua posizione?”

“Non mi interrompa”

“Mi scusi”

“Suo padre, Lucius Abrams Malfoy, il suo nome intero, era un rispettabile purosangue che naturalmente come ogni nobile faceva cose ben poco rispettabili, una di queste cose era quello di gettare malefici sui suoi debitori”

“Malefici?” anche se la domanda poteva essere doppia, debitori?

“Uno in particolare, si chiama Imago Mortis, un maleficio davvero terribile, mi scusi se le racconto prima questa parte ma è necessaria perché possa capire il seguito, fa restare in vita la persona fino a quando non ha saldato il suo debito” ero inorridito da queste parole e mi dovetti sedere sul pavimento polveroso, mi resi conto che queste erano le prime e uniche cose che conoscevo di mio padre.

“Io sono uno dei debitori di suo padre colpiti dal maleficio, non posso morire ne posso vivere finché non avrò saldato il mio debito”

Che cosa orribile” mi coprì con le mani il volto.

“Lei crede? Con il tempo il rancore che provavo per suo padre è scemato, ero un giocatore allo stato terminale, avevo smesso di vivere molto tempo prima che suo padre mi imponesse quel maleficio mi limitavo a trascinarmi e ad esistere, certo non è stato piacevole ma ci si abitua alla morte”

Cosa c’entra questo con…la verità”

“Un giorno, alcuni mesi dopo che suo padre mia aveva gettato questo maleficio mi richiamò alla sua villa e saldò i miei debiti di gioco fiscali”

“E perché lei non fu libero?”

“Non mi interrompa Signor Malfoy. Le dicevo, i miei debiti di gioco furono salvati ma suo padre mi legò a lui con un patto”

“Il patto del diavolo”

“Si potrebbe definire così”

Che persona orrenda che era mio padre”

“Oh non dica così forza è sempre suo padre e poi mi diede modo di vivere per un giusto motivo, non stavo più saldando un debito ma stavo proteggendo una vita”

“Una vita?”

“La sua. Ed ecco che giungiamo alla sua parte di verità – mi sorrise incoraggiante – Suo padre era molto giovane quando suo nonno gli impose di trovare una fidanzata adeguata al suo rango, così egli scelse Narcissa Black, una donna adorabile e bellissima. Il Signor Lucius si innamorò davvero della sua sposa e dopo pochi anni nacque lei, Draco Lucius Malfoy, unico erede della Casata dei Malfoy” lo fissai sbigottito

Che cosa mi stà dicendo”

Che lei è un purosangue, Signor Malfoy”

 

Fine Diciassettesimo Capitolo

 

Note

 

  1. La citazione iniziale è di Brodskij, Josif Il canto del pendolo.
  2. Tutto in un abbraccio, canzone rap degli Huga Flame.
  3. La farfallina e il cigno sono messaggi che funzionano tipo come i post-it del ministero.
  4. Imago Mortis, traduzione dal latino “Rappresentazione della morte” naturalmente è un maleficio che non esiste.
  
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