Il male mette radici
quando
un uomo comincia a pensare
di
essere migliore di un altro.
Capitolo
Diciassette: “Le radici del male – I
parte”
Da piccoli ci insegnano cosa si può e cosa non
si può fare e generalmente quello che non si può fare è classificato come male.
C’è quello che “fa male” all’educazione; non mettere le mani nel naso o non
prendere a calci il maestro. C’è il “fa male” al proprio fisico; non scavalcare
il muro del vicino ci sono le piante carnivore e gli incantesimi di protezione
o non mangiare tutte le chioccorane che poi ti viene mal di pancia. E c’è poi il
“fa male” dal punto di vista etico e morale come non tradire gli amici, non
dire bugie o non torturare gli animali.
Generalmente i genitori ti insegnano
a distinguere cosa si può e cosa non si può fare.
Generalmente succede così.
HERMIONE
La notte è fonda.
Cammino lentamente nella Sala Comune, ma non è per non svegliare è solo
che non voglio persone intorno, i miei compagni non riescono a riconoscere cosa
sta succedendo alla loro Regina, non capiscono più.
Lontano, alla fine del corridoio sento le note dolenti di un CD babbano, è Blaise, il mio promesso sposo.
Una volta io e lui eravamo amici, a dispetto di quello che avevo sempre
pensato, che mi ero sempre detta lui era diventato mio amico.
Faceva male ammetterlo, ma mi mancavano le sue attenzioni oppressive e
la sua preoccupazione strana, quasi che volesse
tenermi per se.
Non liberarmi mai.
I miei piedi continuano a sfilare silenziosi sul tappeto damascato di argento e verde anche dopo aver superato la porta della
mia stanza.
Mi fermo quando sento la musica dolente del CD
che si interrompe.
Chiudo gli occhi e lascio andare piano il respiro, lui si è
addormentato, non lo sa ma ancora una volta mi ha
salvato.
Salvato da me stessa che voleva bussare a quella porta.
Mi volto piano e cerco di tornare nella mia stanza.
“Volevi qualcosa?” il mio cuore perde un battito ma quando mi volto il
mio viso non è che una maschera di freddezza, come la
sua.
Sappiamo mentire bene, abbiamo
imparato dallo stesso maestro.
“La musica, mi infastidisce, spegnila” mi
guarda per un lungo momento, lo sa che mento, anche se sono lontana, lo
riconosce sempre quanto gli mento.
Sento nuovamente quella parola che dalle mie labbra vuole fuori uscire,
quella parola che ci divide che tra noi crea un muro invalicabile. Scusa.
Se dicessi questa parola andrebbe tutto bene, ma
io non chiedo scusa a nessuno, mi potrebbe anche mancare, ma tra poco meno di
un anno dividerò tutta la mia vita con lui.
Le note del Cd riprendono, sono lente e dolorose e si accompagnano a
parole ritmate, sono della stessa matrice delle canzoni di
Paris.
Lo stesso genere. O simile. La musica babbana non la comprendo. Il fratellone deve aver lasciato un ricordo a Blaise e lui
stranamente l’ha accettato.
Tutto in un abbraccio,
In uno sguardo… un gesto per amare o
per tradire chi è al tuo fianco.
Difficile fidarsi ormai, ti illuderai davvero…
E resta tutto in un abbraccio, in uno
sguardo, un gesto per amare o per tradire chi è al tuo fianco.
Difficile fidarsi ormaiii, ti illuderai
davveroo.
Che musica triste che ascolti Blaise, glielo vorrei dire
ma non posso, io e lui non siamo più amici, siamo solo fidanzati.
Rimaniamo in corridoio mentre la porta aperta
spinge con forza le note dolenti e arrabbiate verso noi, momentaneamente
bloccati nell’atto di scappare, ognuno da se stesso, ognuno dall’altra persona.
“Tuo padre mi ha mandato un’altra lettera” vorrebbe zittirsi, ma la sua
paura è la mia. Ci troviamo in un limbo, non potremo
incolpare nessuno dei due per aver parlato prima, ne abbiamo
troppa voglia.
“Cosa voleva?”lui mi guarda a lungo, sa bene
che quello che dirà sarà decisivo per la chiusura o il continuo del discorso e
se qualcuno volta le spalle, l’altro dovrà per forza scoprirsi maggiormente per
riacciuffarlo.
“Rifinire il contratto del matrimonio, quest’estate ci sposeremo” chiudo gli occhi, la notizia mi fa del male. Mi arrivano in
soccorso le parole di quella canzone.
Ci sono abbracci sinceri, quelli che
nascono spontanei
per
chi non lascia dubbi nei tuoi pensieri [lo sai]
che
il tuo cuore mi piace
con
un abbraccio ti avvicino il mio chissà magari fanno pace.
puoi
far sesso anche solo per piacere ma se abbracci una persona è perché in fondo
le vuoi bene. L’abbraccio, ti consola,
più
di mille parole mandate, non dal cuore, ma per liberare la gola.
E chi ne è
avaro, credimi forse perché
ne
ha ricevuti troppo pochi da chi ha intorno a se.
Avvolte fa male,
segna l’addio con lei
che
anche se tu non l’ammetti avevi imparato ad a amare[ormai]
Ti dice “Resteremo amici dai!” ma lo sai
che
è l’ultimo abbraccio che le darai
è intimo e toccante
toglie
l’imbarazzo delle frasi
quando
il silenzio è più importante.
I miei occhi si aprono, sono stupita, non posso credere che quelle
parole così vere così intense siano scritte da un gruppo babbano
sembrano...
Anche lui mi fissa stupito. Non
se lo aspettava il mio stupore. Non sapeva che io avrei ascoltato questa
canzone, le sue parole.
“Questa canzone...”
Ma non ce l’ho il tempo perché ricomincia e le
ferite che pensavo non si fossero formate nel mio cuore si riaprono.
Può non essere sincero,
un abbraccio,
Anche
chi ha occhi come specchi del vero
può
nascondere un cuore falso, non fidarti,
L’affetto che ti manca in casa
lo
cerchi tra le braccia di un bastardo che vuole solo usarti
Troppo difficile lasciarsi andare
non
ascoltare solo il cuore è il primo che si fa fregare
e ora si vendica
restituisce il male che ti hanno fatto gli altri
e
lo paga chi non lo merita
L’abbraccio di chi sembrava amico
è diventata una morsa da cui liberarti dopo che ti ha tradito,
e non ti senti più al
sicuro
quelle
braccia davano conforto e ora ti mettono le spalle al muro
certe
cose non si possono scordare…
Abbracci che arrivano
quando è tardi e non bastano a rimediare [lo so]
è l’ennesima delusione e
ucciderà quel poco di fiducia che è rimasta nel tuo cuore…
Mi sento soffocare, mentre la musica si zittisce ancora, di nuovo.
“Questa canzone mi fa pensare a te” mi risponde piano, non vorrebbe essere dolce lo percepisco dal freddo che nasconde
questa affermazione, ha paura lui, perché a differenza di me... Lui mi ama.
Ricominciano piano queste stesse note, questa
stessa canzone, timida come il suo tono, mi avvicino a lui che è ancora
piantato sulla soglia della porta.
Non me lo posso impedire.
Gli arrivo di fronte e lo guardo
intensamente.
“Pensi a me quando senti questa canzone?” non
la so riconoscere questa mia voce, ha un che di storpiato, di roco persino, ora
vorrei scappare anche se so che lui non mi farà mai del male. Non del male
all’interno. Già me ne ha fatto.
Vorrei fuggire da me stessa e da quello che questa maledetta canzone
che si ripete sta facendo di me.
“Si”
“Allora non l’ascoltare” lo dico con la stessa voce
di prima, non è credibile vero? Lo penso anche io e sono sicura che lo
pensa anche lui.
“Penso a te ogni giorno anche senza bisogno della canzone.
Ti penso di giorno quando mi sveglio e sento
ancora il maledetto odore delle sigarette che aleggia nella mia stanza, oppure
quando devo cacciare una del primo anno che ha dormito nella stanza e vorrebbe
continuare.
Ti penso quando vado a lezione e fingo di non
volerti stare accanto, di voler ascoltare la lezione, di sorridere malizioso
alle Tassorosso oppure di ridere con Milly e Pasy. Fingo di non guardarti mentre
salti i pasti e non fermarmi accanto alla tua stanza quando ho voglia di ridere
con qualcuno.
Sai dopo una settimana in cui ero davvero arrabbiato e un'altra in cui
mi sentivo come se non avessi forza, ho imparato
a...ignorare questa voglia.
Riempio la giornata con tutto quello che posso.
Ma la sera e la notte quando non mi vado con una del primo anno e mi
stendo su questo letto apro quel CD, regalo di mio
fratello, e lo ascolto. Ascolto questa canzone per ore finché non sento i tuoi
passi silenziosi che si avvicinano alla tua porta e quando sbatte allora spengo
e comincio a sognare.
Sogno te. Solo te. Ma ti sogno diversa. Sogno
la bambina di quattordici anni che aveva le guancia piene
e gli occhi scintillanti di felicità quando tutta composta fingeva di essere la
promessa sposa di mio fratello durante i banchetti.
Ricordo quando i suoi occhi sono diventati umidi di pianto e ti trovai
nascosta in un cono d’ombra del quinto piano, dove nessuno ci andava mai.
Ti ricordo come allora...appassionata e ingenua...
Spezzata e dolorante ma... ancora così tu.
Ora me lo sai dire che cosa sei Hermione
Granger?”
Lo guardavo in silenzio e lui guardava me,
sentivo che i suoi occhi azzurri erano blu oggi, ora ed in tempesta come ogni
volta che aveva un problema.
Noi che non sapevamo cosa farcene dei sentimenti, che li aberriamo, perché non ne avevamo bisogno, stavamo affidando
tutto al testo di una canzone babbana perché quei stati d’animi erano i nostri.
Dovrei abbracciarlo ora? Io non so come si fa, nessuno me l’ha
insegnato mai.
Ti prego non farmi questo, non farmi sentire così Blaise, ho delle certezze che non devono crollare, altrimenti
tornerò quella bambina che si nascondeva nell’armadio delle scope, ti prego non
farmi tornare così.
Non sarei più capace di tornare una Regina.
“Sono una Regina, Zabini e sono anche la tua promessa sposa, purtroppo”
lo dico con voce dura, ma non ci credo, non sono brava a mentire con Blaise, mi
conosce bene, forse troppo.
Ma alla durezza lui risponde con la crudeltà.
“Non lo sei più Herm sei caduta dal tuo
piedistallo mesi fa. Sei troppo uterina, entri nel
dormitorio come una ladra. Attenta, anche gli altri se ne
stanno accorgendo”
“Io...non...sono...caduta da nessun
piedistallo !” sento le mie spalle tremare, non mi può fare questo, io non
posso crollare, non lo voglio fare.
“Herm, non ci puoi fare nulla. Tu sei caduta” la sua voce è fredda.
Lo guardo anche io con freddezza, maledetto.
Mio padre me l’ha sempre detto che un
purosangue non può avere amici, ma io ho sempre dato per scontato che lui
mentisse, invece aveva ragione, Blaise conosce troppo di me, e ora sta usando
tutto quello che conosce per distruggermi.
Distruggi ciò che ami prima che quello che ami ti distrugga.
“Tu sei marcio Blaise. Dicevi di amarmi ma non
sai come si fa nessuno te l’ha mai insegnato nemmeno tua madre te l’ha saputo
insegnare perché anche lei non sapeva come si fa. Pensi che sia solo colpa di
tuo padre, chi non sa amare non può farsi amare da
nessuno. Lei era un illusa e anche tu lo sei” vedo i
suoi occhi sgranarsi, siamo così vicini che posso sentire il suo fiato
dimezzarsi.
Siamo così io e lui. Non siamo capaci di amare,
solo di farci del male, il più male possibile. Molti dicono
che l’amore è come l’odio.
Se così fosse allora noi ci facciamo del male
per poterci odiare, dato che non riusciamo ad amarci.
“Mia madre può essere stata un illusa ad amare
mio padre, può anche essere stata un illusa perché non sapeva amare e ha
provato ad amare ma almeno lei si è messa in gioco, quando non ha potuto amare
ha odiato ma quello che provavano i miei genitori che li accomunava e li
divideva era un sentimento.
Qualcosa di più dell’obbligo di far figli. E mio
padre non si è mai scopato una mezzosangue ” eccola la stoccata finale, sento
indistintamente la ferita che si crea nel mio cuore, il dolore che ci infliggiamo non ha mai fine, non so nemmeno perché mi
piace questo giochino sadico. Difatti continuo.
“Ma tuo fratello invece l’amava una mezzosangue e forse nemmeno se ne
fregava molto dell’onore della famiglia, forse in realtà non se ne è mai fregato molto della sua famiglia. Forse già allora
pensava che la sua famiglia non ne avesse, dopo che
suo padre ha ucciso sua madre coprendola con una scusa talmente ridicola che
nemmeno i suoi stessi figli gli hanno creduto. Che onore vuoi
che abbia il tuo nome nel mondo Magico? Sei
quasi alla stregua di una famiglia di mezzosangue” ed ecco che arriva l’affronto, sento la
mascella sposarsi sotto il colpo della sua mano e il sapore metallico del
sangue in bocca che brucia.
Sorrido gelida voltandomi nuovamente verso di lui, sento un filo di
sangue che gocciola dal mento sulla gola.
“Maledetta puttana” sta ringhiando mentre io rido di gusto ed il sangue continua a scendermi lungo il
mento.
Non finisce il secondo affronto che gli arriva il mio pugno, sul suo
naso perfetto e sento lo schiocco dell’osso, la mano mi brucia
ma ne vale la pena.
Io continuo a ridere.
“Tu non sei una purosangue, forse tua mamma
illusa non lo era fino in fondo e si è andata a fare una bella avventura con
qualche schiavo, forse se li faceva tutti insieme” sento lo spostamento
dell’aria ma il colpo lo scanso ignorando il giramento di testa e vado a
colpirlo con un calcio nella pancia.
“Tu sei una purosangue perché tua mamma era
così gelida che se la si toccava di più si sarebbe ghiacciato chiunque. Nella
tua cantina ci deve essere una collezione di elfi
domestici che ce l’ha ghiacciato. Secondo me solo sotto ordine l’avrebbero
potuta scopare a tua mamma”
Cerca ancora di colpirmi e questa volta mi prende a
una spalla, perdo l’equilibrio e lui ne approfitta per spingermi nella stanza e
chiudere la porta, sento la schiena contro il legno e la sua mano che mi
stringe la trachea.
L’aria si azzera all’istante e io mi trovo a fissare i suoi occhi blu e
felici.
La violenza ci ha sempre messo di buon umore, non
siamo fatti per la tenerezza.
“Prova ancora a parlare, su dici qualcosa,
cosa c’è non puoi parlare?” sono quasi a corto di aria e la gola comincia
veramente a bruciarmi a questo punto.
“Sei solo una puttanella” dice ancora Blaise
e mi stringe la gola ancor più intensamente. Respirare è un supplizio. Ogni
respiro sale alla gola e diviene incandescente come se avessi un ferro infilato
proprio lì, nella gola, ma non mi arrendo. Non lo faccio mai.
“Mai come tua madre” ecco ora è finita l’aria ma
sento la mano di Zabini che si allenta, sento di riuscire a respirare, mi
lascia del tutto contro la porta.
Il mio corpo senza fiato e senza forze si sgonfia mentre
Blaise si allontana e sprofonda nel materasso coprendosi con mani tremanti gli
occhi.
“Sei sempre più forte di me, Regina” lo dice con la voce bassa di chi è
molto provato, è sempre così fra noi, i nostri litigi sono delle trasfusioni di
veleno.
“Questa volta sei stato molto vicino a perdere tutto
però” lo dico tossendo, un purosangue si connota nell’autocontrollo e
nella freddezza per questo uccidere una persona a mani nude non è dignitoso e
ti estromette da tale elitè.
Non ho mentito mentre parlavo del padre di
Blaise, molti erano indecisi se estrometterlo o meno ma apparteneva a una
famiglia molto potente e chi lo accusava invece faceva parte di famiglie in
decadenza che oltre alla nobiltà del sangue non poteva vantare molto altro.
Restiamo in silenzio per lungo tempo, lui con le mani sugli occhi e io
per terra davanti alla porta. L’orologio fuori, nella Sala Comune batte
timidamente le quattro.
“Devo andare” vedo Blaise che si toglie le mani da sopra gli occhi e mi
guarda stralunato.
“Da chi?”
“Cavoli miei” mi guarda stupito, normalmente dopo
aver lottato tutti i diverbi si appianano.
“Allora vai dal mezzosangue” risponde poi sorridendo alla mia
espressone stupita.
“Pensavi davvero che non sapessi dove passassi la maggior parte del tuo
tempo? Non capisco perché stai facendo questo e poi diciamolo il look del mezzosangue sta mutando, persino la sua divisa
oramai sembra quella di un normalissimo ragazzo e non di un fagotto. I suoi
capelli finalmente sono lavati e non attaccati dal gel, ma continuo a non
capire perché tu lo aiuti” alzo le spalle, nemmeno io so molto di quello che
sto facendo oramai da quasi un mesetto e mezzo buono.
“Mi annoio” rispondo solo. Tanto oramai è la scusa che utilizzo il più spesso possibile, quasi comincio a crederci
io stessa.
“Migliorare un mezzosangue non è da te, non è che
rappresenta una sfida?”
“Forse, non saprei dirtelo”
“Attenta, ora sono il tuo fidanzato, se farai qualcosa per ledere la
tua immagine, lederai anche la mia e quella delle
nostre famiglie, quindi fa molta attenzione”
“Chi altro sa che io aiuto il mezzosangue?”
“Io, sono l’unico a cui interessa e rischia così
tanto per seguirti, lui usa dei buoni incantesimi anti-intruso”
Sorrido fra me. Anche se una parte di me è
stizzita dalla fitta d’orgoglio che provo nei confronti del...verme...eppure
stavo per chiamarlo...in un altro modo.
“Per quanto ancora andrà avanti?”
“Poco, fino a quando non mi sarò scocciata e lo sai bene quanto in
fretta mi annoio dei nuovi giochi, fra ben poco tempo”
“Non vorrei sbagliarmi, sono già tre settimane, o sono i tuoi tempi che
si sono allungati oppure il mezzosangue sta diventando importante” si alza e si avvicina a
me. Ha lo sguardo strano e mi fa più paura di quanto me ne faceva prima. I suoi
occhi sanno di vuoto e di umido, mi terrorizza vedere
Blaise a quel modo, sembra uno spettro della peggior specie.
“Ancora una parola Blaise e non sarai più capace di
camminare per i prossimi mesi”
“Come speri di fermarmi?”dovette sentire il legno della mia bacchetta
nel suo inguine perché sorrise, sentì che lo stavo ricambiando, non potevo
tenergli il broncio ancora, non era nella mia natura, non con lui almeno.
“Ahi, e chi dice nulla anche se sono sicuro
che te la stai prendendo troppo a cuore” mi volto di botto, per nascondergli il
mio sorriso, che la pensasse come voleva.
“Notte” dico avvicinandomi alla porta.
“Vai a torturare il mezzosangue a quest’ora della notte?” la sua
ilarità mi da sui nervi ma non mi giro, continuo a
restarmene di spalle anche se sento il suo fiato sul collo.
Non rispondo, sento che mi afferra delicatamente le spalle
ma me ne rimango ostinatamente di spalle, non cambierò idea.
“Resta con me questa notte, nessuno lo noterebbe, tu sai cosa provo per
te”
“Sai che non lo farò”
Muovo un passo per allontanarmi ma sento uno
spostamento d’aria alle mie spalle e le braccia di Blaise si serrano intono a
me.
Le sue braccia non mi stingono per fermarmi, sono appoggiante così
dolcemente che non ne percepisco il peso...
Non mi avviluppano in cerca dei seni e non discendono lungo l’addome,
ma sono gentili e mi donano calore...
Penso che si chiama abbraccio,
chiudo gli occhi e mi lascio cullare da questa sensazione strana che ho provato ben poche volte, normalmente un contatto così
futile mi infastidirebbe ma stavolta no, vorrei addirittura girarmi per
stringerlo fra le mie braccia, ma sarebbe davvero troppo.
Mi lascio cullare dalla dolce sensazione di quel mezzo-abbraccio, tipico di noi che non abbiamo il coraggio ne forse la voglia di farlo tutto.
Sento la sua testa che si appoggia all’incavo della spalla.
“Stai attenta che soffrirai”
Restiamo immobili, con il terrore di respirare, non saprei
cosa fare dopo, ho bisogno di riflettere. Dopo non vado a torturare il
mezzosangue, questo Blaise non lo sa ma andrò a
dormire. Sarei comunque andata a dormire anche perché
stasera sono andata all’Imago con lui, con il verme.
Mi rilasso impercettibilmente, si dopo andrò a
dormire.
Questo però non significa che Blaise dovrà saperlo.
DRACO
Mi sdraio nel mio letto, ho il nuovo pigiama di seta nera che mi
accarezza dolcemente la pelle, il braccio mi duole in modo terribile. Mi scopro la manica, sul dorso è graffiata un'unica parola, specchio.
Questa scritta è dolorosa perché scritta a
mano nel vero senso della parola, unghie esperte hanno divorato la mia pelle,
graffiandola ed escoriandola finché non si è formata la parola. Un lavoro
certosino a cui mi devo essere sottoposto
volontariamente.
Mi giro nuovamente nel letto, la seta e dolce ma il braccio continua a
bruciare come una cancrena infetta. Eppure la pelle è solo
leggermente intaccata.
Specchio
Senza nemmeno accorgermi il mio sguardo vaga fino al velo scuro che
nasconde lo specchio a figura intera, la sua superficie brilla silenziosa nella
stanza come se volesse parlare. Per specchio intendevo sicuramente parlare di
lui, è un oggetto particolarmente attraente per la mia curiosità, inoltre
nemmeno ieri Joe ha impedito volutamente ad Hermione di parlare.
Hermione, quel nome tanto intimo da dove è uscito? Non saprei come
spiegarlo, eppure lei c’entrava eccome nel discorso
che stavo facendo. Le unghie certosine erano le sue?
Specchio. Hermione.
Che cosa aveva detto di quello specchio Hermione?
Non mi aveva detto nulla Joe gli aveva impedito
qualsiasi accenno in merito, non gli aveva detto nemmeno il nome. Joe l’aveva cacciata prima.
Cosa sapeva Hermione Granger
dello specchio che era appartenuto ai miei genitori?
Mi alzai dal mio letto e alla cieca cercai un foglio di pergamena e un piuma, poche parole affrettate. Chiusi il foglio con un
colpo di bacchetta, quella si trasformò in una farfallina e le sussurrai:
“Vai da Hermione Granger, Dormitorio Femminile, Casa dei Serpeverde” la farfallina volò fuori, il cielo era nero e
senza stelle anzi nella penombra si vedevano addensarsi nubi nere e
sconfortanti.
Mi afflosciai sulla finestra, era troppo presto per sperare in una
risposta, era sconfortante.
“Draco cosa fai lì?” la voce di Harry è stanca, lo
fisso a lungo.
“Aspetto una risposta” lui si fa al mio fianco, non mi è mai apparso
tanto stanco come stasera, ha gli occhi rossi e ha
delle occhiaie azzurrine sotto le palpebre.
“Conosco la persona che ti deve rispondere” mi stupisce questa domanda
e lui fissandomi nuovamente continua a parlare.
“Sai Draco io e te siamo amici da quanto?
Sette anni oramai. Siamo cresciuti insieme, tutti e due
con Ron e la famiglia Weasley. Siamo fratelli e…”
“Non aspetto la risposta da Ginevra, lei continua ad essere innamorata
di te come si conviene”
e lì compresi che Harry era anch’egli innamorato di Ginevra,
questa scoperta portò il mio cuore a traballare nel petto, gli volevo dire che facendo
così, comportandosi in questo modo, lui era felice ma io no.
“Eppure fa la cretina con te” lo guardo al mio
fianco ha lo sguardo triste e mi appare tradito da questo comportamento della
sua ex ragazza.
“Mi ha detto come l’hai trattata, non stà
facendo la cretina con me, ha solo paura di perderti e vuole sapere da me con
chi ti stai vedendo” sono ancora appoggiato alla finestra ed evito di
guardarlo.
“Lei non può proprio capire che l’ho lasciata per come
è fatta e non perché mi piace un’altra. Magari mi piacerebbe
un’altra ragazza, potrei fare a meno di pensare a lei”
“Harry, Ginevra mi ha raccontato di una ragazza…lei è…”
“Si,
“E io non lo voglio sapere, la vostra vita…intima non mi interessa” in quel momento dalla finestra arriva un cigno
su della carta azzurra, lo guardo incantato e non posso fare a meno di pensare
che si, quel cigno mi ricorda tanto la proprietaria.
Elegante e orgogliosa.
Unisco le mani e il cigno atterra dolcemente nella coppa, poi il becco
del cigno si piega in avanti e mi punge il palmo, giurerei
di aver sentito la carta risuonare di una risata.
Elegante, orgogliosa e…pungente!
“Avete organizzato un festino accanto al mio letto?” la voce è di Ron, apre la sua tenda e si alza, ha lo sguardo
assonnato di chi è stato appena svegliato.
“No Ron puoi tornare a dormire” lui fa segno di no a Harry e poi mi
fissa con quel biglietto fra le mani. Vedo il suo sguardo farsi attento.
“Messaggini notturni?” ridacchia,
non mi piace quel suo modo di fare.
“Non è come pensi” cerco di concentrami sulle
parole che mi ha spedito
“Io conosco il mittente dei tuoi messaggi”
“Ed è carina?”
“Molto” lo fisso divertito
“E tu che ne sai?”
“Per un periodo ne ho ricevuti anche io di cigni azzurri” lo dice a
bassa voce, Ron non gli presta attenzione anzi non
presta attenzione a nessuno di noi perché si precipita in bagno. Io però ho
sentito benissimo Harry.
“Cigni azzurri?”
“Aspettavi la risposta di Hermione Granger non è vero?” allora quello
che Ginevra aveva ipotizzato era tutto vero, lo continuo
a fissare in assoluto silenzio, qualcosa nella mia testa continua ad urlare,
sento male alle tempie per le urla che sento.
“La ami?” Harry lo dice così all’improvviso che quasi mi metto paura.
“Prego?” non ne comprendo il collegamento.
“Mi hai sempre detto che l’avresti fatto con
la ragazza che amavi”
“Che cosa c’entrano questi messaggi con il mio desiderio di non avere
una relazione sentimentale seria prima di avere un rapporto sessuale?” lui mi
fissa divertito, non posso smettere di pensare che lui è
andato con
“Tu credi che
C’è un malinteso di fondo, io e
“Draco tu la ami?” lo ripete con intensità, lo vuole sapere perché
vuole mettermi sull’attenti o lo vuole sapere perché è
geloso? Anche lui ha avuto i messaggi dalla Granger.
“Non credo” anzi non di certo, sarebbe uno dei
miei ultimi errori, innamorarmi di una come lei. Ma
continuo a provare fastidio per l’immagine di Harry che bacia
“Stai andando a letto con lei e non la ami? Non era
contro i tuoi valori?” lo fisso per un lungo attimo, lui che fa la
morale a me? Basterebbe spiegarglielo e lui capirebbe che non sto tradendo i
miei valori, ma mi rendo conto che non lo voglio fare.
Voglio farmi invidiare da Harry.
“Ho scoperto di essere l’unico a credere in
questi valori” lo guardo negli occhi
e in lui vedo un leggero cambiamento che a chi non lo conoscesse bene potrebbe
solo apparire sorpreso ma che io capisco in pieno.
Quell’espressione è la prima parte della mia vendetta.
“Quindi ora sei come tutti” lo dice in modo sarcastico
ma io rifletto un attimo sulle sue parole per poi aprirmi in un sorriso
entusiasta.
“Sono stufo di essere particolare”
E poi volutamente infliggo ancora.
“Lasciami leggere il messaggio ora” lui annuisce ha l’espressione
basita e stupita ma mi lascia solo a leggere il messaggio della Granger.
Non ha prezzo...
Lo
specchio nella tua stanza è un oggetto estraneo al mondo babbana,
appartiene ai maghi non possono averlo trovato nemmeno per caso, perché i maghi
a cui appartengono sono maghi oscuri. Non so come puoi
averlo.
Ma tu non mi crederai, ti fornirò una prova.
Va allo
specchio, posa una mano sulla superficie e pensa intensamente a me.
HG
Avevo ancora il cigno stretto nella mano e mi avvicinai allo specchio,
sollevai il velo e posai la mano sinistra sulla superficie, non passò nemmeno
un secondo che sulla superficie apparve Hermione Granger.
Indossava una camicia bianca e aveva i capelli sciolti, la vidi
sorridere interdetta e sussurrare qualcosa ma non potevo sentirla, non arrivava
alcun suono.
“Ah Signorina Granger nessuno le deve aver spiegato il termine
riservatezza” un espressione stupita si disegnò sul
suo volto e al suo fianco apparve Joe.
“Signor Black…”
“Lo so comincio a diventare obsoleto con le mie entrate
ma non ho avuto tempo per pensare ad un entrata particolare ed immagino
che devo ringraziare
“Signor Black perché
questo specchio magico apparteneva ai miei genitori babbani?”
per la prima volta Joe Balck
sembrò perdere la sua innata imperturbabilità.
“ Temo Signor Malfoy che sarà l’ultima volta che ci vedremo, stavolta
le devo dire tutta la verità e lo sa meglio di me, la
verità uccide”
“Ma lei è già morto una volta”
“Ah Signor Malfoy era troppo piccolo quando i
suoi genitori sono morti e nessuno le ha mai insegnato di non fidarsi
unicamente della percezione dei suoi occhi” mi tende una mano, e le dita
palline fuoriuscirono dallo specchio.
“Venga con me. La verità tanto agognata l’aspetta” afferrai di slancio
la sua mano e mi ritrovai catapultato all’interno dello specchio nella soffitta
di mia nonna.
“Così ora risponderà alle mie domande” lo vidi annuire tacitamente.
“Per prima dovrò chiarirle la mia posizione in merito”
“La sua posizione?”
“Non mi interrompa”
“Mi scusi”
“Suo padre, Lucius Abrams
Malfoy, il suo nome intero, era un rispettabile
purosangue che naturalmente come ogni nobile faceva cose ben poco rispettabili,
una di queste cose era quello di gettare malefici sui suoi debitori”
“Malefici?” anche se la domanda poteva essere doppia, debitori?
“Uno in particolare, si chiama Imago
Mortis, un maleficio davvero terribile, mi scusi
se le racconto prima questa parte ma è necessaria
perché possa capire il seguito, fa restare in vita la persona fino a quando non
ha saldato il suo debito” ero inorridito da queste parole e mi dovetti sedere
sul pavimento polveroso, mi resi conto che queste erano le prime e uniche cose
che conoscevo di mio padre.
“Io sono uno dei debitori di suo padre colpiti dal maleficio, non posso
morire ne posso vivere finché non avrò saldato il mio
debito”
“Che cosa orribile” mi coprì con le mani il
volto.
“Lei crede? Con il tempo il rancore che
provavo per suo padre è scemato, ero un giocatore allo stato terminale, avevo
smesso di vivere molto tempo prima che suo padre mi imponesse quel maleficio mi
limitavo a trascinarmi e ad esistere, certo non è stato piacevole ma ci si
abitua alla morte”
“Cosa c’entra questo con…la verità”
“Un giorno, alcuni mesi dopo che suo padre mia
aveva gettato questo maleficio mi richiamò alla sua villa e saldò i miei debiti
di gioco fiscali”
“E perché lei non fu libero?”
“Non mi interrompa Signor Malfoy. Le dicevo, i
miei debiti di gioco furono salvati ma suo padre mi
legò a lui con un patto”
“Il patto del diavolo”
“Si potrebbe definire così”
“Che persona orrenda che era mio padre”
“Oh non dica così forza è sempre suo padre e poi mi diede modo di
vivere per un giusto motivo, non stavo più saldando un debito
ma stavo proteggendo una vita”
“Una vita?”
“La sua. Ed ecco che giungiamo alla sua parte di verità – mi sorrise
incoraggiante – Suo padre era molto giovane quando suo nonno gli impose di
trovare una fidanzata adeguata al suo rango, così egli scelse Narcissa Black, una donna adorabile e bellissima. Il Signor
Lucius si innamorò davvero
della sua sposa e dopo pochi anni nacque lei, Draco Lucius
Malfoy, unico erede della Casata dei Malfoy” lo fissai sbigottito
“Che cosa mi stà
dicendo”
“Che lei è un purosangue, Signor Malfoy”
Fine
Diciassettesimo Capitolo
Note
- La
citazione iniziale è di Brodskij,
Josif Il canto del pendolo.
- Tutto in un abbraccio,
canzone rap degli Huga
Flame.
- La farfallina e il cigno
sono messaggi che funzionano tipo come i post-it
del ministero.
- Imago Mortis,
traduzione dal latino “Rappresentazione della morte” naturalmente è un
maleficio che non esiste.