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Autore: essie    16/07/2011    13 recensioni
E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
La storia di un'amicizia. Un'amicizia profonda, capace di superare qualsiasi ostacolo.
La storia di un amore. Un amore dolce e delicato, intenso e travolgente, nato sul tetto della Forks High School durante la pausa pranzo di una giornata di fine aprile come tante altre.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'essenziale è invisibile agli occhi'
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Come sapete, questo è l'ultimo capitolo. Non so come l'avete immaginato, ma spero che vi piaccia nel bene e nel male ;)

Leggete le note finali, per favore.

Buona lettura.

 

Capitolo 6

 

Il mattino dopo, Bella si svegliò cinque minuti prima dello scatto della sveglia. La disattivò e si portò una mano agli occhi, assonnata, rigirandosi tra le coperte calde e profumate.

Un attimo… coperte?, pensò dubbiosa, guardandosi attorno. Aveva la mente ancora annebbiata, certo, ma non ricordava di essere salita in camera sua per dormire, né di aver salutato Edward e Carlisle. Il suo ultimo ricordo risaliva a quando Edward l’aveva accolta tra le sue braccia forti e protettive, e lei aveva poggiato la testa sul suo petto per sentire il battito del suo cuore.

Avvampò di imbarazzo quando si rese conto che, probabilmente, si era addormentata in braccio a lui. Era stato Edward a portarla lì, in camera?

Si alzò dal letto e andò in bagno, annesso alla sua stanza, per una breve doccia. Coperta solo da un asciugamano bianco, tornò in camera e aprì l’armadio. Cos’avrebbe indossato? Doveva vestirsi in modo diverso dal solito? Forse Edward avrebbe preferito vederla con abiti differenti, almeno per quel giorno…

Bella, ma cosa stai dicendo?, si rimproverò mentalmente. Lui era Edward. Il ragazzo splendido – sia dentro, sia fuori – che aveva scoperto pian piano sul tetto della scuola, durante i loro incontri, e che adesso sapeva di conoscere bene.

Senza più preoccuparsi, si infilò l’intimo, un paio di jeans a sigaretta e una camicia a quadri; lasciò i capelli scuri sciolti sulle spalle e sorrise timidamente alla sua immagine allo specchio. Poi scese in cucina per fare colazione.

Ma, lanciando un’occhiata fuori dalla finestra – l’auto di suo padre non c’era, segno che era già uscito – si accorse della presenza di un’altra macchina parcheggiata davanti casa.

Edward si era svegliato alle cinque, quella mattina, e per mezzora era rimasto disteso sul letto a fissare il soffitto della sua stanza, al buio, pieno di felicità. Non era riuscito a smettere di sorridere mentre si faceva la doccia, né mentre si vestiva, né mentre faceva colazione con la sua famiglia.

Era uscito quasi un’ora prima del solito orario, dirigendosi a casa Swan, e quando Charlie era partito per andare a lavorare, aveva preso il suo posto sul vialetto, attendendo la sua Bella con impazienza.

Isabella, scesa in cucina, osservò sbalordita la Volvo che aveva davanti. Che cosa faceva lì Edward così presto?!

Con la mano cercò di attirare la sua attenzione, e lui la guardò, contento e confuso. Bella gli fece segno di entrare in casa e gli aprì la porta.

‹‹Edward!››. Isabella gli si lanciò letteralmente addosso, stringendogli le braccia attorno al collo, e premette con foga le labbra sulle sue.

Edward, sorpreso ma lieto, ricambiò il bacio, e presto i due si ritrovarono senza fiato, felici però di essere ancora insieme. Lui fece sedere la ragazza sul tavolo della cucina, baciandola profondamente, beandosi del suo sapore zuccherino.

‹‹Buongiorno, tesoro›› sussurrò Edward sulle sue labbra, abbracciandola forte. ‹‹Dormito bene?››. La osservò: era bellissima.

Bella annuì con un sorriso. ‹‹Ho dormito magnificamente. Sei stato tu a mettermi a letto, ieri sera?›› chiese, strofinando il naso sulla sua maglietta.

Lui ricambiò con un sorriso ammiccante. ‹‹Sì. Hai già fatto colazione?››.

‹‹Avevo intenzione di farla, ma qualcosa, o meglio qualcuno, ha distolto la mia attenzione…››

Edward rise, e Bella si sentì mancare il fiato. Era davvero… non c’erano parole per descrivere il suo viso. Gli accarezzò la guancia, incredula di essere veramente lì con lui.

‹‹Sei così bello›› sussurrò rapita. Come poteva Edward Cullen stare con una ragazza così semplice, anonima e timida?

‹‹Smettila di pensare, Bella, hai il cervello che fuma›› la prese in giro, scostandosi da lei per permetterle di scendere dal tavolo.

Isabella prese una tazza e vi versò i cereali e il latte, afferrò un cucchiaio e si sedette al solito posto, facendo segno a Edward di accomodarsi.

Il ragazzo continuò a fissarla incantato: era bellissima, e indossava solo una camicia a quadri e un jeans, un abbigliamento semplicissimo. Eppure era meravigliosa, i suoi occhi rilucevano di felicità.

Bella avvampò sotto il suo sguardo, ingoiando una cucchiaiata di cereali. Finì di mangiare rapidamente e mise tutto nel lavandino, poi salì al piano di sopra per lavare i denti. Quando scese di sotto, lo trovò più vicino di quanto si aspettava.

‹‹Non riesco a starti lontano›› gli disse, baciandolo ancora. In quei giorni aveva maturato un’assurda dipendenza da lui.

Edward rise sulle sue labbra, accarezzandole delicatamente la schiena. ‹‹Ed io non potrei esserne più felice, credimi››. Posò la bocca sulla sua fronte per qualche secondo. ‹‹Ma credo sia ora di andare, non voglio arrivare in ritardo››.

‹‹Andiamo›› sospirò Bella. Era nervosa, non poteva impedirselo.

‹‹Andrà tutto bene, tesoro››. Edward le strinse forte la mano e la portò alle labbra, lasciandovi un lungo bacio. ‹‹Ci sono io›› la rassicurò dolcemente.

Isabella annuì, gli occhi che le brillavano. Che cosa importava di ciò che dicevano gli altri, in fondo? Stava con Edward, e questo bastava.

‹‹Andiamo a scuola›› disse semplicemente.

 

Quando la Volvo di Edward entrò nel parcheggio, la maggior parte degli studenti era già arrivata, e molte teste – come al solito – si voltarono nella loro direzione per assistere alla scena.

Bella vide Alice Cullen, munita di minigonna e tacchi alti, ridere con il solito gruppo di amici al centro del parcheggio. Notò anche Emmett, nel loro angolo abituale vicino all’entrata, parlare con un ragazzo con gli occhiali che riconobbe per Ben Cheney, un ragazzo molto simpatico e gentile che frequentava con lei biologia.

Isabella aveva avvertito Emmett che sarebbe arrivata a scuola con Edward, naturalmente, e che presto glielo avrebbe fatto conoscere.

‹‹Pronta?››

Lei sorrise tranquilla. ‹‹Andiamo››.

Nell’esatto momento in cui Edward scese dalla macchina, la campanella che segnava l’inizio delle lezioni trillò, ma nessuno si mosse, vedendo che il ragazzo andava ad aprire lo sportello del passeggero. E quando Edward porse la mano a Bella – per aiutarla a scendere, ma anche per infonderle sicurezza – e lei si mostrò agli altri, sul parcheggio scese un silenzio assordante.

I due, mano nella mano, camminarono fino all’entrata. Il cuore rimbombava nel petto di Isabella, e Edward poteva sentire quanto stava tremando la sua mano. Gliela strinse ancora più forte, ignorando l’insistente sguardo di sua sorella sulla sua ragazza, e varcò la soglia della scuola con il sorriso sulle labbra.

La accompagnò fino al suo armadietto, ignorando gli studenti che iniziavano a entrare nell’edificio senza mai distogliere lo sguardo da loro.

‹‹Allora…››

‹‹Edward!›› una voce lo interruppe proprio mentre stava per chiedere a Bella qual era la sua prima lezione. Una voce che non avrebbe voluto sentire, almeno per quel giorno.

Vide gli occhi di Bella allargarsi e la sua espressione divenire smarrita e si maledisse.

Si voltò, ritrovandosi davanti una livida Alice e le sue due tirapiedi, Jessica e Lauren.

‹‹Cosa stai facendo? È un modo per farmi innervosire, per caso?›› domandò al fratello, la voce vibrante di rabbia.

Edward strinse Bella a sé, rassicurandola, e sorrise ad Alice. ‹‹Perché dovrei cercare di farti innervosire? Sto semplicemente vivendo la mia vita, se non ti piace credo che dovrai ben presto rassegnarti››.

‹‹Rassegnarmi?›› ripetè Alice in tono di scherno, e puntò gli occhi verdi, così simili eppure così differenti da quelli del fratello, su Bella. ‹‹Tesoro, credi davvero che Edward stia con te perché gli interessi? Come potrebbe piacergli una come te? Sei solo una delle tante, si sbarazzerà di te tra qualche giorno›› disse con cattiveria, nel tentativo di ferirla. Alice non poteva permettersi che Edward stesse con una… con una qualunque!

Questa volta toccò a Edward ridere con disprezzo. ‹‹Una delle tante? Alice, sai benissimo che non ho una ragazza da…›› finse di pensarci ‹‹da mai›› dichiarò con orgoglio.

‹‹Non puoi stare con lei!››

‹‹E chi me lo vieta? Tu? Isabella sta diventando la cosa più importante della mia vita, e tu non riuscirai a togliermela›› bisbigliò a pochi centimetri dal viso della sorella.

Bella si morse le labbra, gli occhi lucidi, ma non si permise di parlare. Era una cosa tra Edward ed Alice, l’aveva capito.

‹‹Come può essere tanto importante per te?››. Questa volta, la voce di Alice era sinceramente curiosa, bassa per non farsi sentire dal gruppo di studenti che si era radunato attorno a loro.

Edward sorrise e anch’egli parlò sottovoce. ‹‹E’ l’amore, Alice. A quanto pare la persona che sei diventata non riesce a comprendere. Prova a cercare dentro di te, sorellina. Sono certo che alla fine capirai››.

Voltò le spalle a sua sorella, lasciandola in mezzo al corridoio, ammutolita, e prese Bella per mano, conducendola in un corridoio poco frequentato. Solo allora si accorse che lei stava silenziosamente piangendo.

‹‹Bella?›› la chiamò, spaventato. Aveva detto qualcosa di male? Qualcosa che lei non aveva apprezzato?

Isabella si asciugò le lacrime con calma e trasse un profondo respiro, come per calmarsi.

 ‹‹Edward, io…›› iniziò, ma lui non la fece finire.

‹‹Bella. No. Non devi curarti di ciò che pensano gli altri. Lascia perdere Alice, lei non capisce, e forse non capirà mai›› disse Edward, accarezzandole il viso con dolcezza.

Isabella sorrise, guardando l’ormai suo ragazzo ufficiale con tenerezza. ‹‹Veramente… veramente volevo dirti che… insomma…›› balbettò nervosa ‹‹no, forse non è il momento giusto››.

Però doveva dirglielo. Perché quando senti di amare una persona, quando sei ormai certo di non poterne farne a meno… devi dirlo.

Anche se la sua reazione non è quella che aspetti.

Anche se sei in imbarazzo, nervosa.

Anche se non sei sicura che quella persona ricambierà i tuoi sentimenti.

Anche se pensi che sia troppo presto.

L’amore non è una cosa che si programma, non esiste il momento giusto per dire ‘’ti amo’’. È sempre il momento giusto.

Edward la osservò. ‹‹Bella, lo sai che puoi sempre dirmi tutto. Tutto ciò che ti passa per la testa››. Le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance con i pollici. ‹‹Io sono qui››.

‹‹Ti amo››

Le parole le sfuggirono dalle labbra prima che lei potesse fermarle, e si sentì mancare il fiato.

Ti amo.

Ti amo.

Rimbombava nella testa di Edward.

Ti amo.

Era immobilizzato dalla sorpresa.

Ti amo.

Sentì inumidirsi gli occhi, di fronte a quella ragazza bellissima, intelligente, simpatica, brillante, timida. Speciale. La stessa ragazza che adesso lo guardava con timore, quasi si fosse pentita di quell’inaspettata confessione.

E una piccola lacrima accarezzò gentilmente la guancia di Edward.

‹‹Bella…›› cercò di parlare, ma passò un minuto buono prima che riuscisse a farlo.

‹‹Scusa›› lo anticipò lei, abbassando lo sguardo, privandolo della vista dei suoi occhi. Si sentiva nuda, in quel momento, terribilmente imbarazzata e a disagio. Non avrebbe dovuto aprire bocca.

Perché mi caccio sempre in queste situazioni?

Ma Edward le prese la mano, tentando di resistere all’impulso di stringerla a sé, e insieme iniziarono a camminare per il corridoio vuoto – la prima ora era ormai iniziata. Sospirò. ‹‹Bella, io… ho paura. Ho paura di ciò che provo quando sto con te, perché è un sentimento così forte, così totalizzante, che mi annienta›› cercò di spiegarle.

Isabella sentì un sorriso farsi strada sul suo volto, e anche la sua guancia fu percorsa da un’altra sua lacrima, che forse aveva la vana speranza di unirsi a quella di Edward, sua compagna.

‹‹Bella, in questi giorni per me sei diventata quasi… essenziale›› continuò il ragazzo, poggiando le mani sulla sua vita sottile.

Lei scosse la testa, incredula. ‹‹Sono sempre stata invisibile›› bisbigliò, parlando più tra sé.

Edward sorrise. ‹‹Beh, si sa… l’essenziale è invisibile agli occhi. Sei essenziale per me, Bella››. Le mani di entrambi tremarono, come le loro labbra quando si unirono in un breve, ma intenso, bacio.

E, mano nella mano, si incamminarono insieme verso un futuro luminoso, pieno, felice, che li guardava sorridendo e che li avrebbe accompagnati nella loro piccola, ma perfetta, eternità.

 

:Fine:

 

 

Credo abbiate riconosciuto la frase finale, tratta dall'ultima frase di Breaking Dawn =)

Prima di tutto, grazie. Grazie a tutte le splendide persone che hanno recensito i capitoli, a quelle che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite, a quelle che, per questa storia, mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. Grazie.

Scrivere questa storia è stato magnifico, davvero.

Un grazie speciale a vanderbit, la quale ha segnalato la fanfic per le storie scelte facendomi commuovere come pochi sanno fare.

Ora, vi avevo promesso qualche sorpresa. Probabilmente, la storia non è ancora definitivamente finita, so che ci sono ancora tantissime cose che vi piacerebbe sapere sul futuro di Edward e Bella. Quindi, presto arriveranno degli extra, che scriverò in una 'storia' a parte sottoforma di raccolta di OS.

Insomma, spero che come idea vi piaccia ;) Metterò un avviso qui quando posterò.

Spero ci risentiremo presto!

Grazie ancora :********

S.

   
 
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