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Autore: Tinotina    16/07/2011    8 recensioni
Voldemort e Bellatrix, nulla più che semplice passione - solo questo - sfociata però in una bellissima bambina, non voluta, abbandonata, ma mai lasciata.
E quando si ritroveranno, su schieramenti opporti, cosa scegliere?
Cosa fare? Chi essere?
Questa è una Fanfic On Demand presa dal forum di EFP. Idea originale di jaybree88
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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18.Dolore. Lacrime. Sangue. Silenzio.

 
Harry si era svegliato con un terribile emicrania. La cicatrice bruciava come non mai, ma non gli diede troppo peso. Ultimamente bruciava per ogni piccola sciocchezza e il ragazzo aveva attribuito la colpa del suo mal di testa alla furiosa litigata di circa dieci giorni prima che aveva avuto con Ron e che ancora riecheggiava dentro le sue orecchie.

 
Stavano dormendo dentro la tenda magica che era stata il loro rifugio durante tutto quel viaggio. Dentro di essa si respirava ancora la fresca presenza di Hermione – come se non si fosse mai allontanata da loro.
Il loro tuttavia non era un riposo sereno. Erano entrambi troppo tesi per riuscirci. Avevano seguito i consigli di Hermione, con un miracolo erano riusciti a trafugare la Gringott ed uscire per poterlo raccontare, ma ora si trovavano ad un punto cieco. La loro corsa si era fermata bruscamente perché non avevano idea di dove trovare il prossimo Horcrux.
Era notte inoltrata quando una luce azzurrina entrò dentro la tenda, svegliandoli dal loro sonno. L'istinto di Harry lo svegliò di soprassalto e il mago prese automaticamente la bacchetta e la puntò contro la luce estranea, per poi abbassarla.
<< Che diamine sta succedendo? >> sbadigliò Ron con voce impastata.
<< E' un Patronus, Ron >> rispose stanco Harry
<< E chi ci manda un Patronus a quest'ora? >> sbraitò rigirandosi nel letto.
Evidentemente era ancora così assonnato da non rendersi conto che quel Patronus portava notizie.
La piccola lontra girò intorno al Bambino-Sopravvissuto fino a che questi non gli diede il permesso di parlare.
La voce di Hermione risuonò intorno a loro e fu abbastanza per far sì che Ron riemergesse dal suo mondo per prestare attenzione a quella parole.
<< Ciao ragazzi … non preoccupatevi, siete ancora al sicuro, ho fatto una piccola modifica al Patronus cosicché vi abbia potuto trovare. Non funziona con altri, state tranquilli. Ho poco tempo quindi state a sentire fino alla fine, vi prego. Sono prigioniera a Malfoy Manor, un po' dolorante ma viva, bene o male. Vi mando questo Patronus perché non ho altra possibilità. Ho una condanna sopra la mia testa. Voldemort mi ha fatto un'offerta che era mia intenzione rifiutare perché prevedeva di tradirvi. Poco importava se sarei morta. Draco mi ha impedito di farlo. È la sua la bacchetta con cui vi ho potuto mandare questo messaggio quindi, se lo incontrerete fuori di qui, accettatelo e offritegli aiuto, vi prego. In sintesi dovete sapere che dovrò recitare una parte per sopravvivere, ma non vi ho tradito. Non lo farei mai. Ora, la cosa più importante che dovete sapere è il perché di questa … possibilità. Io …. sono un po restia a parlarvene ma Draco mi ha convinto. Il fatto è che io sono … cioè i miei veri genitori sono … ecco … sono figlia di Voi-sapete-chi e di Bellatrix. Loro vogliono che io prenda coscienza del mio ruolo di nascita e che diventi come loro, altrimenti … Harry io so che sei arrabbiato e deluso ma ti prego … ti prego cerca di capire che non posso scegliere i miei genitori. Sono sempre la stessa e ti voglio bene, nulla potrà mai … >>>
<< Granger, taglia corto. Devo andarmene >> disse Draco Malfoy in sottofondo.
<< Oh … si, d'accordo. Tieni presente quello che ti ho detto, Harry. Vi voglio bene, sia a te che a Ron. Ricordatevelo >>
E la lontra scomparve sotto i loro occhi lasciando entrambi i ragazzi sbalorditi.
<< Miseriaccia … >> commentò Ron sottovoce. Harry non rispondeva. Sembrava essere entrato in una specie di trans.
Le parole di Hermione ancora gli ronzavano in testa come una cantilena ascoltata troppe volte.
Io sono …”
I miei veri genitori sono …”
Sono figlia di Voi-sapete-chi e di Bellatrix”
Voldemort e Bellatrix
Non voleva credere a quelle parole. Il Patronus aveva mentito. La sua piccola e dolce amica, sempre gentile con tutti loro, sempre disposta a dare una mano per aiutarsi, la sua Hermione … non poteva essere figlia di due mostri del genere. Non poteva …
<< Non è Hermione >> Harry parlava più a se stesso che a Ron. Cercava disperatamente di convincersi che tutto quello che aveva udito era pura menzogna, perché anche solo pensare che quella ragazza condivideva lo stesso sangue marcio di quei due assassini … gli montava una rabbia cieca.
<< Certo che è Hermione >> obiettò Ron, ignaro del vero significato delle parole di Harry << Solo lei è in grado di fare una magia per modificare il Patronus >>
Harry lo guardò e ripeté freddo: << Quella non è Hermione >>
<< Che ti prende, amico? >>
<< Lei … lei non può essere chi dice di essere. Hermione … Hermione non è figlia di Mangiamorte … lei … non lo è. Quella non è Hermione >>
La furia che gli cresceva dentro e gli faceva tremare le parole che, in ogni caso, non uscivano come desiderava.
<< Che stai dicendo? Che non la riconosci più? Che tutto questo … che quel Patronus ti ha fatto cambiare idea su di lei? >>
<< No, certo che no. Solo che non è più lei … è >>
<< E' sempre Hermione. La lontra ne è una prova. Non è cambiato niente >>
<< Come fai a dire che non è cambiato niente? >> Harry urlava. L'ira l'aveva preso con sé << E' cambiato tutto! Tutto! >>
Ron aveva visto l'amico in quelle condizioni solo poche volte. Solitamente era lui l'impulsivo e irrazionale, quello da calmare e da far ragionare.
<< Harry, non è così >>
<< Si che è così! Lei … ha … il sangue … dell'uomo che ha ucciso … mamma e papà … della … della donna che ha ucciso Sirius … io non … riesco … >> Sputò quelle parole con difficoltà, come se cercasse in ogni modo di trattenerle dentro di sé, ma queste, troppo forti per lui, uscivano, rompendo gli argini come un fiume in piena.
Ron spalancò gli occhi. Non poteva credere a quello che sentiva.
Si avventò su di Harry e gli sferrò un pugno che gli colpì interamente la guancia destra.
Continuò a colpirlo fino a che non gli fecero male le mani. Si fermò solamente quando vide che Harry iniziava a non rispondere più ai suoi colpi e lui lo voleva lucido.
<< Stammi bene a sentire, perché non mi ripeterò. >> ansimò dallo sforzo << Lei è e rimarrà sempre Hermione. Non mi interessa chi siano i suoi genitori, chi siano i suoi parenti più o meno lontani. Lei è ancora quella ragazzina che abbiamo salvato dal troll di montagna al primo anno, la ragazza tutta ricci che ci ha aiutato a svelare il mistero della Camera dei Segreti, la migliore del nostro anno, l'unica studentessa a cui è stata affidata una giratempo, lei ci ha aiutato a fondare “L'esercito di Silente”. Di Silente, Harry! La sua fedeltà non è cambiata. Ci ha salvato la vita innumerevoli volte, si è sacrificata per noi, per farci vivere! E' rimasta a Malfoy Manor per me e anche per te! Perché queste cose non te le ricordi? Io mi ricordo ancora di quella bambina con la mano alzata, sempre pronta con la risposta esatta. Ho già sbagliato una volta a giudicarla solo per le sue capacità e a non voler vedere quello che era davvero. Non lo farò di nuovo. E non dovresti farlo neanche tu. Anche Sirius aveva una famiglia di Mangiamorte, ma questo non gli ha impedito di ribellarsi. >> Prese fiato, ma non si era accorto degli occhi che si era fatti lucidi all'improvviso nel ricordare la strega << Tu mi hai detto che le volevi bene, che dovevamo andare avanti per lei, essere forti per lei. Neanch'io sono felice di questo fatto, ma lei è e resta Hermione. E io l'amo così com'è. >>
Harry guardò l'amico ma, apparte un leggero rossore sulle gote, tutto il suo corpo gridava ciò che lui aveva appena sussurrato.
Lui l'ama, e io penso solamente al suo sangue”
Harry si sentiva così idiota in quel momento.
<< Io vado fuori. Quando torno sarà meglio per te che io ti trovi già a letto >> E uscì dalla tenda dove ora si sentiva solamente un odore di sangue nauseante.

 
Harry aveva ripensato tante volte a quella sera e sotto ogni punto di vista doveva solo ringraziare Ron. Se non fosse stato per lui a quest'ora si sarebbe arreso e avrebbe condannato se stesso ad una vita senza Hermione.
I pugni che Ron gli aveva assestato erano stati potenti e questo aveva comportato un ritardo nella loro missione. Ron aveva dovuto curare le sue ferite e non era decisamente portato, oltre il fatto che non avano bende e che non avevano più una goccia di essenza di Dittamo.
Dopo pochi giorni la situazione era migliorata ma, dato che non avevano indizi sul luogo dell' Horcrux di Priscilla Corvonero, erano rimasti nascosti.
Harry si vestì e uscì dalla tenda. Ron era già in piedi e giocava con l'acqua di un ruscello che scorreva lì vicino.
<< Ehi amico, come ti senti? >> disse Ron vedendolo arrivare.
<< Molto bene. La testa mi dà ancora qualche fitta, ma niente di irreparabile >>
<< Già … beh ecco .. scusa. Non volevo farti male >>
<< Non ti scusare, me lo meritavo >>
<< Eh già >> Sghignazzò. << Visto che stai meglio, tocca a te cucinare stasera >>
<< Ma cosa! Lo sai che faccio schifo sugli incantesimi domestici! >>
<< Sarai sicuramente più bravo di me. Hai presente quello che abbiamo mangiato di recente? >> Harry ricordava benissimo le zuppe di Ron e rabbrividì << Ecco … quello è il mio massimo. Ora è il tuo turno di avvelenarci entrambi. >>
Harry lo guardo. Era fantastico vedere come Ron lo trattasse come suo solito, come se non fosse successo niente. Era un lato del ragazzo che ammirava molto. Lui non avrebbe avuto lo stesso coraggio.
<< D'accordo, toccherà a me … vedrò di non far... >> Ma non terminò la frase. La cicatrice gli bruciava e in men che non si dica si ritrovò dentro la mente di Voldemort.
Era infuriato; furibondo come non lo sentiva da anni ormai.
Immagini scorrevano veloci senza fermarsi.
Luci, torri, mattoni, magia.
E una forte vibrazione negativa.
<< Harry … Harry, che cosa succede? >>
<< E' a Hogwarts >> ansimò << L' Horcrux è a Hogwarts >>
<< Cosa? Harry che stai … Hogwarts? Sei sicuro? >>
<< Si. Lui … era arrabbiato. Tanto. E continuava a pensare a Hogwarts. Sono sicuro, è lì >>
<< Ma non possiamo andare a curiosare al castello, Harry. Non credo che Piton ci accoglierebbe a braccia aperte >>
<< Se è per questo non ho nessuna voglia di abbracciare Piton, però dobbiamo raggiungere Hogwarts. L' Horcrux si trova lì, dobbiamo solo trovarlo e distruggerlo >>
Ron sospirò. << D'accordo. Prepariamo un piano >>

 
***

 
Hermione aprì lentamente gli occhi e fu travolta dalla notte. Notte tarda e fredda. Poteva ascoltare senza difficoltà il vento ululare e i lupi ringhiare affamati.
Sbatté le palpebre più e più volte per convincersi di non essere caduta in un incubo.
Ma qualcosa dentro di sé rifiutò quel pensiero per sostituirlo con qualcosa di devastante: lei non era caduta in un incubo, lei viveva l'incubo, era un incubo.
Ci era precipitata quando dentro di lei era entrata l'anima nera di Voldemort.
Solo un brandello e già si sentiva sporca, un' assassina.
Si drizzò a sedere.
Era di nuovo nella bolla di Voldemort.
<< Mio Signore >> sentì sbraitare << La Mezzosangue si è svegliata >>
Non udì risposta.
Iniziò a guardarsi intorno e vide solo un'immensa distesa di alberi con tronchi robusti e rami altri che tentavano in ogni modo di afferrare la luna.
La foresta proibita.
<< Sei tornata tra noi, ragazzina? Giusto in tempo per vedere la tua amata scuola crollare sotto il mio potere >>
Lord Voldemort strisciava dietro di lei. Non aveva bisogno di voltarsi, la sua anima riconosceva il padrone.
Aspettò che fosse davanti a lei per lanciarsi sulla bolla e cercare di strapparla con le unghie – o quello che ne rimaneva – ma una forza dentro di lei, capendo le intenzioni malevoli, la trattenne, come se fosse stata ripresa da un laccio invisibile che stringeva; stringeva e stritolava la sua carne.
<< Cosa credevi di fare? Non riuscirai mai a farmi del male. >> Si sbeffeggiava di lei << Dentro di te vive la mia anima ed è forte. Non potrai combattere contro di lei >>
Hermione lo guardò con disprezzo. Quell'essere non meritava di respirare, non meritava di stare lì di fronte a lei a parlare tranquillamente, come se nulla fosse.
Provava ribrezzo per quella pelle diafana e per quegli occhi rossi. Non poteva dimenticare ciò che aveva fatto: aveva ucciso Draco davanti ai suoi occhi, benché non c'è ne fosse motivo.
Sputò verso di lui, ma la saliva si infranse contro la barriera della bolla.
Voldemort rise del suo tentativo.
<< Patetico. >> commentò << Mi dispiace che il tuo atteggiamento sia questo; non ti godrai la vittoria. Perfino i coniugi Malfoy sono estasiati. Non li vedi laggiù? >>
Hermione guardò oltre il dito e vide Narcissa e Lucius Malfoy reggersi l'uno sull'altra.
La donna, che aveva visto sempre con una posa altezzosa e la pettinatura impeccabile, aveva ora gli occhi arrossati dal troppo piangere e i capelli arruffati. Lucius non era da meno. Non si era fatto la barba da un paio di giorni e questo aveva permesso un'evidente ricrescita. I vestiti inoltre erano pieni di tagli e macchie di terra, sangue e lacrime.
Non avrebbe mai pensato che potessero apparire come due persone normali, umane, ma evidentemente si sbagliava. Nei loro sguardi non vedeva speranza o gioia ma solo un grande e immenso vuoto.
Ne provò pietà.
<< Sicuramente saranno molto più contenti ora che li ho liberati di un inutile traditore del proprio sangue. >>
<< Sta zitto >> mormorò.
<< Mi devono solamente ringraziare. Senza la mia lungimiranza non avrebbero mai saputo la vera natura del proprio figlio >>
<< Sta zitto! >> ripeté.
<< Un inutile essere umano indegno della vita stessa. Codardo come un lurido verme. Si può dire che è quasi una fortuna se è morto >>
<< Zitto! >> urlò << Tu non sai niente di Draco. Non provare a infangare il suo nome. Lui era coraggioso, un uomo vero! Molto più di quanto sei tu! Lui non era inutile e l'unica cosa che vorrei e che tu patissi la stessa sorte che hai fatto patire ai Malfoy ammazzando un ragazzo innocente. Lui non era indegno della vita, quello sei tu! Sei tu che dovresti trasformarti in un ammasso di carne ed ossa senza vita! E se ne avessi il potere, sarei io stessa a mandarti a marcire all'inferno! >>
Voldemort ghignò. Era la reazione che desiderava. Voleva vedere gli occhi della ragazzina infiammarsi d'odio e sovraccaricarla fino a farle perdere se stessa.
Voleva trasformarla in una bambolina nelle sue mani e quei damerini Grifondoro erano facili da modellare come creta.
Non le rivolse la parola per il resto della notte.
Solamente quando il silenzio si fece assordante, disse ai suoi mangiamorte: << Che la battaglia cominci >>
  
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