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Autore: Kurita    17/07/2011    1 recensioni
"Una nuvola di fumo avvolge la stanza di un odore strano quasi sconosciuto.
Una bottiglia di rum rovesciata sul tavolo, carte sparpagliate, un portacenere rivoltato, i cocci di un bicchiere. Tutto faceva pensare a una lite, forse per gioco…..
Odore di amore, di un amore violento e passionale."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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.03

Axel sorride. Lo fa sempre e ciò a volte lo eccita ma al tempo stesso lo fa arrabbiare.
Non vuole perdere l’unica cosa che gli è rimasta. Non si sente così con nessun’altro, se non che con lui.
Si butta sul letto e osserva il soffitto. Per lui, tutto è fantasia. Ama fantasticare. Soprattutto su Roxy.
Ah. Roxy. Quello si che era un motivo per fantasticare. 
Si siede sul divano e accende per la prima volta la tv. Zapping. Fuma. Beve in continuazione.
Si imbatte in un tg. Ride. Per lui erano sempre stati dei comedy show. La gente si piange addosso. E lui?
Spegne. 
Si rilassa ascoltando buona musica. La sua musica. Proprio così. La sua band, se così si può chiamare.
Membri strafatti, soprattutto lui. Più che fare musica, facevano canne. Una dopo l’altra. Ormai il loro effetto era quasi nullo.
Era diventato un passatempo. Un pretesto per scoparsi qualsiasi forma femminile gli capitasse davanti, fino a quando non vide lui.
Quel ragazzino aveva una vaga forma femminile. Forse ad attirarlo era la sua delicatezza.
Stronzate! Era il suo corpo perfetto. Proprio come lo desidera lui. 
Pensa a tutto ciò. Al suo incontro con il ragazzino. Sorride. È raro vedere un personaggio del genere sorridere così. Soddisfatto. 
Uno squillo del telefono lo fa sobbalzare dal divano. Lo distrae dai suoi pensieri. 
Strascica i piedi come costretto a rispondere. Alza la cornetta e con tono seccato risponde. .
È suo padre. 
Axel riattacca. Non ha voglia di parlare con nessuno tanto meno con una persona così viscida che ha avuto il coraggio di lasciarlo in fasce davanti le porte di un orfanotrofio.
Impugna la chitarra e comincia a suonare.
Non la prendeva in mano da anni. Era un po’ arrugginito. L’orologio segna le undici meno un quarto. Posa la chitarra e sorridendo esce.
Un night club. Era qui che Axel dava il meglio di se. I soldi non gli erano mai mancati. Viveva con i soldi degli altri. Rubando.
Ma non se ne curava e non ne aveva mai parlato con nessuno. Anche perché non aveva nessuno. Oltre a Roxy. 
Una cosa non si sarebbe mai aspettato. Quella di vedere proprio lì il ragazzino biondo. Facendosi spazio tra la folla lo raggiunge.
Lo prende da un braccio. Il ragazzino sobbalza. Trema come una foglia. L’uomo sorride nervoso. Lo porta fuori. Lo spinge. La gelosia lo pervade.
Roxy non sa cosa fare. La paura lo assale. Grida come una femminuccia. Non lo aveva mai fatto. 
Axel gli tappa la bocca. I suoi occhi ardono di rabbia. Urla. Il ragazzino piange. 
L’uomo lo lascia andare. Non lo aveva mai visto piangere, si sentiva uno schifo. Si guarda le mani. Non riesce a credere a ciò che ha fatto.
Con quelle mani stava per picchiare un angelo. L’unica persona che davvero lo ama. 
Roxas corre velocemente. Piange. Non riesce a fermare le lacrime, quasi non ci vede.
Rumore di freni. Un rumore forte rompe il silenzio della città notturna. Una sensazione di calore. Il respiro affannato del ragazzino.
Le immagini si fanno sempre più sfuocate. I rumori sempre più ovattati. Le lacrime formano un velo sul viso del ragazzino. 
Axel cammina. Forse con la speranza di trovare Roxy. Ma la città sembra vuota. Rientra a casa. Ha voglia di sprofondare.
Adesso si che è solo. Senza nessuno. Il suo carattere non lo aiuta. 
Vorrebbe prendere il ragazzino tra le sue braccia e stringerlo a se. Pensando a tutto ciò si addormenta. 
Sogni tormentati. Incubi pazzeschi offuscano la mente del ragazzino. Vorrebbe Axel con se. Gli manca da morire. Prende il telefono. Non sa se chiamare.
Compone il numero. 
Lo squillo del cellulare fa sobbalzare l’uomo. Si precipita verso il telefono. Risponde. Silenzio. Sente il sospiro di qualcuno.
Cerca di capire di chi sia. Pronuncia il nome del ragazzino. Nessuna risposta. 
Roxas riattacca il telefono. Ha paura di essere troppo ossessivo. Piange. Si sente un bambino, come se fosse stato abbandonato.
Ma d’altronde l’ha voluto lui. Maledetto Axel. Vorrebbe non averlo mai incontrato.
Se n’è innamorato e adesso? Lo ama. Si lo ama da morire, adora quel suo modo di fare così scazzato. Adora essere tutt’uno con lui. Lo fa sentire speciale.
Non resiste. Lo chiama. Risponde. Roxas parla senza farlo parlare. Si interrompe. Non sente più nulla. Come se nessuno lo stesse ascoltando. 
Ecco adesso si sente uno stupido. Lancia il telefono contro il muro. Immobile. Ricoperto di tubi. Vorrebbe strapparsi tutto e scappare via.
Si gira su un fianco. Si addormenta con le lacrime agli occhi. 
Axel entra nella stanza. Vede il piccolo Roxy girato di spalle. Si avvicina con cautela. Dorme. 
Accarezza i capelli del ragazzo. Si sente in colpa. Vorrebbe non esistere. Vorrebbe non conoscerlo. Ma non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
Non riusciva a credere a ciò che aveva fatto. Per la prima volta pianse.
  
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