Una giornata di scuola
Una
ragazza era seduta sul sgabello del suo pianoforte color avorio, ultimo regalo
della madre prima che morisse. Le dita sottili e delicate scorrevano sui tasti
bianche, alternandosi a quelli neri. Una dolce melodia si espanse per tutta la
stanza, donandole un’atmosfera di felicità. Dalla finestra, di fianco alla
ragazza, illuminava la stanza, sui muri si potevano scorgere giochi d’ombre
fatte con le foglie dell’albero che c’era dietro la finestra. La ragazza non
aveva bisogno nemmeno bisogno di tenere gli occhi sul pentagramma dove erano
scritte le varie note del brano a cui si stava dedicando, Concerto numero 21
per pianoforte di Mozart. Era il suo autore preferito e quasi sempre suonava
una sua canzone. Dalla finestra aperta, un caldo venticello scompigliò i suoi
lunghi capelli, color indaco, e la gonna blu della divisa scolastica. Sentiva
il dolce profumo del legno del suo strumento preferito, il profumo dei ciliegi
in fiore ed insieme alle note si potevano udire anche il dolce cinguettio dei
passerotti, che sostavano sul davanzale.
Con
leggeri ed eleganti movimenti, continuava a ripetere le note, rifiutandosi di
far terminare quella melodia che tanto amava, ma l’interruzione brusca della
porta che si spalancava, la costrinse a fermarsi, facendo riecheggiare l’ultima
nota per tutta l’aula. La ragazza si voltò, osservando i due ragazzi con i suoi
occhi lilla; i due si bloccarono sorpresi nel vederla in quella stanza. Nessuno
proferiva parola, restarono solamente a guardarsi, aspettando che qualcuno
dicesse qualcosa. Il ragazzo dai capelli neri, sbuffando, entrò nella stanza e
si andò a sedere su una delle tante sedie a disposizione, il compagno lo seguì
imbarazzato dal trovarla in quel posto. La ragazza li fissò ancora negli occhi,
con sguardo ostinato. L’avevano interrotta e adesso pretendevano di restare?
Fissò il suo sguardo in quello del moro, cercando di trasmettergli la sua
irritazione, ma non parve riuscirci. Nei suoi occhi poteva leggerci, rancore,
indifferenza e superiorità nei confronti del mondo che lo circondava, ma era
sicuro che quando guardava Sakura o Naruto nei suoi occhi si poteva leggere la
gratitudine per averlo salvato da un’oscurità. Sospirando cercò di convincere
il suo amico a trascinarlo via ma nei suoi occhi, invece, non sapeva cosa leggerci.
Sembrava pieno di speranza. Lentamente richiuse gli occhi e riprese a suonare.
Decise di cambiare brano, girò la pagina dello spartito trovando il brano “La
marcia turca”, ghignò e le sue mani presero a volare sui tasti. Chiuse
nuovamente gli occhi, per concentrarsi meglio; gli uccellini ritornarono ad
occupare il loro posto sul davanzale mentre il venticello era ritornato a
soffiare. La calma più assoluta era ritornata a governare quella stanza.
Percepiva su di sé lo sguardo dei due compagni, ma non se ne curò. Nel suo
mondo perfetto esisteva solamente lei con il suo pianoforte.
Pochi
altri tasti, poche altre note e la melodia terminò seguito da un profondo
silenzio. Lentamente riaprì gli occhi, portandoli automaticamente verso i due
ragazzi che occupavano le sedie in fondo. Nessuno dei due disse qualcosa, non
subito.
“C-complimenti,
Hinata-chan! Non sapevo che suonassi così bene” si complimentò Naruto. Hinata
arrossì leggermente, il suo cuore perse un battito, non poté evitarlo.
“Grazie”
borbottò, sempre più rossa. Sasuke osservava la scena senza il minimo
interesse. Era stata brava, ma non tanto eccezionale. Naruto si alzò in piedi e
la raggiunse, saltellando come un bambino.
“Insegnami!”
esclamò con forza, la ragazza sgranò gli occhi. Sasuke sorrise. Ormai si era
dimenticato di Sakura, la sua ragazza, e aveva aperto gli occhi rendendosi
conto che Hinata era proprio carina. Da allora il biondino non fa altro che
cercare qualche pretesto per passare del tempo con lei e le lezioni di
pianoforte era il modo giusto.
“Be…
Ecco… N-non saprei… Non sono molto brava” balbettò, in cerca di una scusa. Per
quanto fosse innamorata di lui, temeva di fare qualche stupidata e fare una
brutta figura. Gli occhi azzurro limpido del ragazzo non la smettevano di
guardarla, facendosi sempre più grandi. Hinata allora cedette, non sarebbe mai
riuscita a dirgli di no. In quel momento la porta scorrevole della classe si
aprì di nuovo, rivelando la figura di un’altra ragazza dai capelli corti e
rosa. Gli occhi verdi erano fin troppo vispi e quando si scontrarono con quelli
lilla di Hinata divennero sorpresi nel trovarla lì, ma sembrava anche sollevata
nell’averla trovata.
“Ciao
Hinata” la salutò, con un cenno della mano. Fece vagare nella stanza il suo
sguardo, trovando prima un sorridente Naruto e poi un imbronciato, come al
solito, Sasuke che si era sistemato sulla sedia, con le gambe stravaccate su
quella di fronte a lui e una mano poggiata sotto il mento. Era la sua posizione
zen, la definiva Naruto. Quando era sommerso dai suoi pensieri era meglio non
disturbarlo. Sakura continuò ad osservarlo, per poi ritornare sui due compagni
che erano seduti davanti al pianoforte.
“Sakura-chan,
tu lo sapevi che Hina-chan è una campionessa nel suonare il pianoforte?” disse,
tutto divertito e quasi urlando, Naruto. Hinata arrossì ancora, presa in
contropiede da tutti quei complimenti. Ora che ci faceva caso era da un po’ che
incontrava Naruto quasi in ogni luogo che frequentava. Scosse la testa, ancora
più rossa, al pensiero che l’aveva sfiorata; non era assolutamente possibile
che Naruto incominciasse ad interessarsi a lei.
“Hinata,
potrei parlarti?” domandò Sakura, raggiungendola verso il suo posto. La
compagna la guardò, stranita da quel suo comportamento. Sembrava nervosa,
continuava a spostarsi da un piede all’altro. Hinata continuava a guardarla,
poi si alzò e la raggiunse.
“Okay”
disse solamente. Entrambe uscirono dall’aula, lasciando lì da soli. Naruto le guardò chiudere la porta.
“M-ma
le mie lezioni?” domandò con qualche lacrima agli occhi. Sasuke invece era
rimasto nella solita posizione. Non si era nemmeno accorto che Sakura era
entrata, il biondino scosse la testa. Quel ragazzo era capace di far irritare
tutti anche senza far nulla. Possibile che lo strano comportamento di Sakura
fosse dovuto a quello del moro? Che si fosse stancata della sua indifferenza
nei suoi confronti? S’alzò e raggiunse l’amico, osservandolo e aspettando che
si accorgesse di lui. Passarono secondi e minuti. Ma Sasuke era rimasto nella
stessa posizione. I poveri nervi di Naruto non ressero molto e alla fine
scoppiò.
“Sasuke!
Sasuke!” lo chiamò più volte fino a quando il diretto interessato, disturbato
da quelle che sembravano più urla da gallina, si girò e fulminò con lo sguardo
quello che doveva essere il suo migliore amico. Ancora non capiva cosa lo
spingeva a sopportarlo, anzi che ignorarlo per tutto il tempo. Naruto lo stava
guardando con irritazione, perché non andava a stressare la Hyuuga? Anche lei
lo aveva cacciato perché era
insopportabile? Se ne era accorta?
“Perché
non vai a rompere alla tua bella?” lo prese in giro, il biondino per tutta
risposta gonfiò le guancie risentito. Si, Sakura aveva tute le ragioni ad
essere arrabbiata con un tipo del genere. Non comprendeva le ragioni per cui si
era innamorato proprio di un tipo del genere.
“Direi
che sarebbe ora che tu ti svegliassi prima. Non hai notato Sakura?” gli chiese.
Sasuke rimase impassibile a quella domanda e questo fece arrabbiare ancora di
più. Possibile che non gli importava proprio nulla di lei?
“E
allora?” chiese. Naruto strabuzzò gli occhi, non poteva credere che pensasse
veramente quello che aveva appena detto.
“Proprio
tu non te ne rendi conto, eh?” urlò il biondino, sbattendo le mani sulla sedia.
Sasuke rimase impassibile a quella domanda.
“Ma
non ti interessa nulla di lei? Allora perché ti sei messo insieme a lei?”
continuò a parlare Naruto. Sasuke spostò il suo sguardo fuori dalla finestra,
pensando a chissà cosa. L’altro ragazzo sospirò, capendo che non avrebbe
ricevuto risposta.
“Senti,
Sasuke, prima quando Sakura è entrata era strana? Io se fossi in te mi
preoccuperei, magari si è stancata del tuo comportamento e questo non mi
sorprenderebbe. Se vuoi un consiglio da amico io incomincerei a trattarla
meglio” gli suggerì Naruto. Sasuke non rispose e si limitò a guardarlo con la
coda dell’occhio, ma alla fine la sua attenzione fu catturata da qualcosa
dietro a Naruto. Il biondino si girò, scorgendo così la figura di Hinata.
Rimase sorpreso nel vederla lì, con le mani congiunte ed un’espressione triste
sul volto.
“Scusate,
non volevo origliare; ero venuta solamente per dire a Naruto-kun che se vuole
ancora quelle lezioni lo aspetto a casa mia domani pomeriggio” e dopo aver
parlato si girò di scatto e corse per raggiungere Sakura. Naruto cercò di
fermarla, ma rimase con la mano alzata e le parole non volevano uscire. La vide
correre, chiudere la porta per poi sparire dalla sua vista. Non capiva cosa gli
fosse preso, ma sapve che in qualche modo era colpa sua, alla fine era sempre
colpa sua.
In
quel preciso momento la campanella suonò segnando così la fine delle lezioni,
il vociare degli studenti riempirono il corridoio, felici che anche quella
giornata fosse finita. Sasuke si alzò dalla sedia e s’incamminò verso l’uscita,
seguito da un Naruto piuttosto silenzioso. I due camminarono per i corridoi
fino ad arrivare all’uscita della scuola. Davanti a loro videro le ragazza
parlare, Sasuke notò che Sakura aveva gli occhi lucidi. Qualcosa dentro di lui,
il suo cuore, sembrò fermarsi. Hinata cercava di consolarla, conoscendola, con
qualche parola dolce finendo con un abbraccio. Tuttavia anche lei sembrava
nervosa, per qualche strano motivo. Sakura si accorse di essere osservata
proprio da Sasuke e cercò di far finta di nulla. Si asciugò le lacrime con la
manica della divisa e si costrinse a sorridere. Le due ragazze si avviarono
verso di loro, per salutarli.
“Scusa
Naruto se ti ho rubato Hinata ma dovevamo parlare” esordì Sakura. Naruto scosse
la testa, imbambolato, per dire qualcosa mentre Sasuke si sforzava di rimanere
impassibile come al solito. Dietro il sorriso finto di Sakura, il mondo parve
precipitare e non c’era via d’uscita. Si sentiva oppressa e abbandonata, non
sapeva più cosa fare.
“Allora
ci vediamo domani, ragazzi. Hinata ti aspetto a casa mia” disse. Hinata sorrise
ed annuì, poi salutò a sua volta i ragazzi e s’incamminò, seguendo l’esempio
dell’amica. I due ragazzi rimasero fermi a guardare.
“Ho
un brutto presentimento, amico mio” commentò solamente il biondino. E proprio
in quel momento anche il cielo si fece più nuvoloso, pronto a far piovere.
Saaaalve xD
So benissimo che ho un'altra storia da scrivere ma questa è la mia prima ff dedicata tutta alla coppia SasuSaku, intendiamoci ci saranno anche gli altri personaggi ma saranno in secondo piano rispetto a loro.
Per questo spero che possa piacervi questo primo capitolo. Inizialmente l'idea mi era venuta per una storia Horror per un concorso ma poi ho deciso di cambiare e quindi la pubblico come una storia solamente, e poi ha anche uno svolgimento totalmente diversa dal "progetto originario" ^^
Magari il primo capitolo non è propriamente dedicata alla coppia principale ma dal prossimo cercherò di fare del mio meglio...
Intanto spero che la storia possa piacere a tutti i fan di questa coppia x9
Mi raccomando commentate in tanti!
Piccolo Spazio Pubblicitario_________________________________________________________________________________________________
Intanto spero che possa piacervi anche l'altra storia che sto scrivendo e nel cao qualcuno fosse curioso di sapere di che cosa parla io metto qui il link
La guerra degli Elementi