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Autore: ephemere    18/07/2011    4 recensioni
Perché? Perché ho un fratello così?
« Senti signorino, cioè che ha cucinato Kim Key Kibum è una delizia!»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.
 
Mi siedo davanti al piatto deglutendo sonoramente. No, non si vede che sono altamente preoccupato. Con Kibum non si sa mai, per la testa gli passano sempre miriadi di cose, è molto imprevedibile. Non l’ho mai visto cucinare, non so nemmeno se prima di oggi ci abbia mai provato, perché è improbabile che a un tipo come lui possa passare mai per la testa di cucinare: per la serie “sono una bambolina di porcellana, non voglio spezzarmi le unghie”. Sì, era questo il tipo. Una volta me l’ha detto veramente. Ovviamente non mi ha detto che era una bambola di porcellana, ma mi ha detto che non volveva aiutarmi a pulire casa perché aveva paura di rovinarsi le unghie e le mani. Eppure eccolo lì che trotterellava davanti ai fornelli, con il grembiulino di umma e l’aria di un cucciolo che ha appena trovato qualcuno con cui giocare.
« Tae, assaggia prima questo!»
Ok. ‘Prima questo’. La cosa mi inquieta alquanto: non solo si è messo ai fornelli per cucinare la colazione, ma ha anche cucinato più di una cosa. Sì, mi vuole decisamente morto.
Lo guardo preoccupato mentre prende il piatto che mi sta davanti e comincia a mettergli ciò che aveva preparato per primo. C’è da dire che nonostante tutto sono curioso di vedere cosa ha fatto e che sapore ha.
« Ecco!»
O. Mio. Dio.
Davanti ai miei occhi si presentano dei pancake con il miele e delle fragole in cima per completare la composizione. Io ho sempre adorato i pancake e ho sempre pregato mia madre di farmeli per colazione, ma non ha mai voluto. Ed ecco che il mio dolce e caro fratello me li presenta davanti. Mi pare quasi una visione celestiale, ma tento di dissimulare la cosa: non voglio dargli la soddisfazione di apparirgli stupito e piacevolmente sorpreso da quel piatto.
Comincio a tagliarne un pezzo, lentamente lo porto alla bocca. Devo ammetterlo: è buonissimo, gli è venuto meravigliosamente.
Vedo il suo volto impaziente e non mi trattengo dal lasciarlo sui carboni ardenti anche per un po’, prima di dargli la mia sentenza. Continuo a mangiare con piccoli bocconi, mantenendo il viso con un’espressione neutra.
« Allora? Eh? Allora»
« Mmmh.»
Porto ancora una volta la forchetta alla bocca con aria pensante e lui mi guarda con un misto di preoccupazione e ansia.
«Devo dire che…»
Faccio una pausa, così tanto per vendicarmi per avermi svegliato a quell’ora del mattino.
« Che?»
« Devo ammetterlo, ti sono venuti davvero buoni.»
Ok, forse non dovevo dirlo. Comincia a saltellarmi attorno tutto contento, con un sorriso che gli attraversava l’intero viso. Gira per la stanza come una mosca impazzita, qualcuno lo fermi.
« Ok, hyung. Adesso calmati però!»
« Se la smetti di fare così mangio tutto quello che vuoi! Ma ti stai fermo?!»
Si ferma all’improvviso con un sorriso a 360 denti e si avvia di nuovo ai fornelli cominciando a preparare altri piatti.
 
 
Dopo non so quanti altri piatti finalmente trovo la pace e il mio stomaco ha un po’ di tranquillità,mi getto sul divano a peso morto seguito da Kibum.
« Kibum, ti odio. Mi hai fatto mangiare come un elefante!»
« Come un elefante? Non si dice ‘come un porco?’»                                                                                                         
Mi guarda e scoppia a ridere. Ah sì? Ti prendi gioco di me? Te la faccio vedere io.
« Fa lo stesso. Hyung, guarda lì!» indico un punto a casa sulle nostre teste con una mano, mentre con l’altra afferro un cuscino che giace tranquillo e placido accanto a me. Ovviamente Kibum non si accorge di nulla e cade nella mia trappola. Si volta verso il punto che ho indicato a bocca aperta.
« Cos…»
Un colpo di cuscino dritto in faccia lo fa ammutolire, si volta verso di me fulminandomi con uno sguardo assassino.
« Tu. Sei. Morto.»
Detto questo prende anche lui un cuscino e cominciamo una battaglia serrata e senza pietà tra risa, urletti isterici (ovviamente di Kibum) e minacce per poi buttarci a terra stremati e con il fiato corto per quel gioco stupido.
« Sei un cretino Tae.»
« Zitto tu!» gli dico gettandogli in faccia il cuscino che ancora avevo tra le mani e dal suo petto nasce una leggera risata.
Ok, devo ammettere che questi sono i momenti in cui trovo mio fratello una persona normale e non la ‘Diva’ che rompe dalla mattina alla sera. Anche se riesco a sopportare quel suo atteggiamento (nonostante certe volte mi porti all’esasperazione), lo preferisco quando non è irritabile, quando si può parlare, giocare e scherzare tranquillamente senza aver paura di ferire il suo orgoglio o vederlo irritarsi per un nonnulla e senza sentirsi in colpa e senza chiedersi cosa fare per mettere a posto le cose.
Mi volto sorridente per guardarlo in viso, per gustarmi quel piccolo momento di giocosità tra di noi. Ma quando lo guardo negli occhi si alza di scatto, come se qualcosa lo stesse irritando.
« Vado a pulire di là.»
Inutile chiedermi il perché di quel gesto, ovviamente la risposta era logica: Kibum la Diva irritabile e perennemente mestruata. No?
 
Salgo nella mia stanza mentre Kibum rimane solo in cucina a pulire tutto l’arsenale che ha utilizzato per quella stra-mega-iper abbondante colazione. Sedendomi sul letto noto che il display del mio cellulare è illuminato, c’è un messaggio nella casella della posta. Lo apro e leggo il contenuto:
“Tae! Ti va di fare un giro al parco?”
Il cuore mi esplode, sembra quasi voler uscire dal petto, come ogni qualvolta che quella persona mi contatta, mi guarda, mi parla. È più forte di me questa reazione, mi risulta incontrollabile, ma la sento anche come necessaria.
Con un sorriso smagliante gli rispondo immediatamente con un “Ovvio, ci vediamo tra un’ora al solito posto!”
Fatto questo vado a prepararmi in tutta fretta per paura di arrivare tardi all’appuntamento. Faccio così velocemente che esco da casa mezz’ora prima e tanta era l’agitazione che, scendendo le scale, vado a sbattere contro Kibum.
« Ehi, cos’è tutta questa fretta? Aspetta. Dove vai?»
« Vado a fare un giro al parco!»
« Con chi?»
« Sono affari miei, umma
Non volevo rispondergli male, però non mi va di dirgli con chi andavo. Sento di doverlo tenere per me, di non rivelare quel mio piccolo segreto. Rimane per qualche secondo a bocca aperta per la mia risposta, non se lo sarebbe mai aspettato da me: gli ho sempre detto tutto. Lo scanso e vado verso la porta non curante del fatto che continua a chiamarmi.
« Taemin, Taemin!»
   
 
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