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Autore: Drop Of Blood    18/07/2011    2 recensioni
" Se il tutto si fosse svolto all'interno di un teatro, Marcus avrebbe interpretato una delle tante marionette che, inconsapevolmente, venivano manipolate per mezzo di invisibili, trasparenti fili.
Quelle parole non erano state partorite dalla sua illuminata mente, animata da sani principi e rispettabili valori, ma dalle instabili manie di grandezza di un vigliacco e sadico individuo che non aveva il fegato necessario a mostrarsi. "
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Primo

 

" Viviamo grazie alla morte di altri. “

Leonardo da Vinci

 

 

Guardai fuori dal finestrino. Gli edifici di Boston scorrevano veloci di fronte ai miei occhi,diventando nient'altro che un insieme di macchie di colore.

Strana,la vita,pensai. Meno di ventiquattro ore fa ero una studentessa di Harvard,studiavo e,soprattutto,sapevo cosa aspettarmi dal mio futuro.

Avevo una vita felice,certamente non perfetta,ma a me andava bene.

Mi chiesi cosa ne sarebbe stato di me e mio fratello. Ogni mia certezza era crollata. Attorno a me,il vuoto. Ero circondata dal nulla,da un immenso buco nero che,pian piano,mi trascinava via. Avevo solamente la forza di … Pregare.

Pregare chiunque ci fosse lassù affinchè mi lanciasse un'ancora di Salvezza,qualcosa a cui aggrapparmi,stringermi con tutta la forza che possedevo.

Perchè non potevo permettermi di crollare,non era il momento;lo sentivo.

Dovevo rialzarmi e lottare,non potevo restare passivamente a guardare lo scorrere degli avvenimenti. Dovevo reagire. Lo dovevo ad Andrew,a mia zia Kristen,a …

Marcus … Il suo nome si materializzò nella mia mente,procurandomi altro dolore.

Mi chiesi quando avrei smesso di soffrire,se mai avrei smesso.

Raccolsi tutto il coraggio che mi era rimasto e ricacciai indietro le lacrime.

Non dovevo e non potevo piangere. La Charlie fragile e sentimentale non esisteva più,si era dissolta nella nebbia dell'autunno,insieme ad una miriade di ricordi che ormai erano solo parte del passato. Andrew sedeva accanto a me;la schiena poggiata contro il sedile. L'angusto spazio di treno che occupavamo puzzava di tabacco,sudore e calzini sporchi. Trattenni a stento un conato di vomito.

Mi voltai in direzione di mio fratello. Solo allora notai che dormiva. Sul suo volto era comparso il caloroso sorriso di sempre. Involontariamente,gli angoli della mia bocca si piegarono a loro volta in sorriso appena accennato.

La consapevolezza che Andrew fosse in pace con se stesso,anche se per poco,mi sollevava. Era una cosa priva di ogni logica. Non si potevano dare spiegazioni a fenomeni del genere. Funzionava così,tra di noi. Se uno era felice,automaticamente lo era anche l'altro. Se Andrew stava male o era minimamente preoccupato per qualcosa,lo ero anche io. C'era un legame speciale tra me e lui. Eravamo collegati da un milione di fili invisibili. Forse ( e sottolineo forse ) , proprio per tale motivo,quella tragedia ci aveva colpiti entrambi nello stesso momento.

Diedi un'occhiata al display del cellulare. Otto e trenta. Circa un'ora e saremmo arrivati a Meadow Bridge,una cittadina di sole trecentosei anime della Contea di Fayette,nella Virginia Occidentale. Nulla,in confronto ai 108.780 abitanti di Cambridge. Lì abitava nostra zia. Stavamo andando da lei nella speranza che,in qualche modo,potesse aiutarci. Ricordavo bene quel momento,quando scendeva la notte e tutto diveniva silenzioso. Era la parte della giornata che io e mio fratello adoravamo. Quella in cui,dopo essere andati a caccia di mostri e spiriti maligni,ci sedevamo l'una accanto all'altro sul letto di Kristen e la pregavamo,con sguardo innocente,di raccontarci una delle sue Storie dell'Orrore.

Lo so. Voi penserete : “ E le Barbie,le moto,Cenerentola? “ .

Cenerentola,sì. Molto divertente.

Io ed Andrew non eravamo come tutti gli altri bambini della nostra età.

La nostra passione era il Sovrannaturale. Amavamo qualsiasi cosa avesse a che fare con licantropi,streghe e vampiri.

In particolare,la descrizione che fece di quest'ultimo tipo di creature,mi restò impressa :

I Vampiri sono creature della Notte,complici del Male. Sono incantevoli,all'apparenza. Si sa,però … Non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina. Al calar delle tenebre,infatti,quando tutti dormono e si è circondati dal silenzio,loro escono allo scoperto;danno libero sfogo ai loro istinti,soddisfano la loro Sete.

Sete di Sangue. I Vampiri hanno una particolare predilezione per le donne giovani e belle.

Le ammaliano,sfruttando i loro poteri e,una volta averle condotte nel loro castello,le seducono e si nutrono della loro linfa vitale. Come tutti gli altri demoni,sono attratti dalla carne umana. Profanano la carne delle vittima e si avvolgono a spirale attorno alla sua anima,conducendola verso la Morte,verso la Dannazione Eterna. Ciò vale anche per le Vampire. Il loro bisogno di Sangue si manifesta attraverso alcuni cambiamenti a livello fisico. Le pupille diventano di ghiaccio e gli occhi vengono circondati da vene violacee.

E,in ultimo,ma fondamentale : non si deve MAI guardare un Vampiro negli occhi,perchè questi ha il potere di rendere sua schiava una persona con un semplice sguardo. Si dice,anche,che il fascino di tali esseri entri in una stanza prima di loro. “

 

Rabbrividii nel ricordare le sue parole. Occhi di ghiaccio,vene violacee …

Quei vocaboli descrivevano perfettamente ciò che avevo visto qualche ora prima,in bagno. Un riflesso terrificante. Il mio riflesso.

Ridicolo,commentò una vocina nella mia mente. Tu non credi nei mostri,nei vampiri,negli spiriti! O almeno,non più. Tu credi nella Scienza,nella Logica;non nelle creature protagoniste di un qualche stupido racconto dell'Orrore!

Era vero. C'era stato un tempo in cui avevo creduto all'esistenza di tali creature,ma,col passare dei giorni,quella convinzione era diventata sempre più debole,fino a trasformarsi in una semplice fantasia,frutto della mia fervida immaginazione di bambina. Dall'età di dieci anni,ormai abbastanza grande per iniziare ad avere i primi contatti col mondo reale,ormai abbastanza matura per abbandonare quella dimensione parallela fatta di zucchero filato e film horror,avevo rivolto la mia attenzione alle Scienze. All'Informatica,in particolare. Quel modo appariva così affascinante e pieno di enigmi da risolvere,ai miei occhi.

Quell'universo fatto di codici,variabili,valori divenne ben presto un rifugio per me,un angolo di realtà nel quale ero completamente a mio agio. Nel quale mi sentivo potente,in un certo senso. Con una stringa,un modulo o un semplice frammento di codice sentivo di poter fare qualsiasi cosa,di dare una risposta ad ognuna delle domande che mi circondavano,che popolavano la mia mente.

In quel momento,però,in viaggio verso una sperduta cittadina della Virginia,non c'era codice o variabile che potesse aiutarmi a mettere ordine fra i miei a pensieri,a dare un senso a tutto quello che stava accadendo.

-A cosa pensi? - chiese una voce a me familiare.

Mi voltai nella direzione di chi aveva fatto quella domanda.

Gli occhi di Andrew erano persi nel vuoto,osservavano un punto fisso di fronte ad essi.

- A tutto questo – risposi,in un flebile sussurro.

- Pazzesco,vero? - mormorò

- Già. -

 - E pensare che da piccoli adoravamo i racconti di zia Kristen sulle “ creature dell'Oscurità. “- disse,accompagnando le sue parole con alcuni gesti.

- Pensavo proprio a quello. - ammisi. - Ti ricordi la descrizione che fece dei Vampiri? - chiesi.

- Parola per parola. -

- Non trovi calzi a pennello? -

Non rispose alla mia domanda. Non ce n'era bisogno. Potevo leggerla nelle sue iridi inespressive,nei suoi lineamenti segnati dal ribrezzo e dalla preoccupazione …

Sì,dicevano.

- Come è successo? - domandai,riferendomi al corpo di Ashley che giaceva nel sacco che avevamo posto in una delle nostre valigie.

Sapevo che sarebbe stato doloroso rivivere quei momenti,ma mi convinsi che,in qualche modo,l'avrebbe aiutato a superare il trauma. Se non altro,si sarebbe sfogato.

- La gola bruciava,mi sembrava fosse circondata dalle fiamme.La giornata è trascorsa come tutte le altre. Sono andato a lezione,ho pranzato. E' andato tutto bene. Fino a sera. Ero all'esterno del dormitorio,quando … L'ho vista. Era appena tornata dal jogging. Si era fermata a riposare su una delle panchine,così … Mi sono avvicinato. Ecco,credo che quello sia stato l'errore più grande della mia vita. Il suo profumo era così … Buono,intenso. Senza dire nulla,le ho morso il polso. Ho bevuto solo un po' del suo sangue,qualche goccia,ma è bastata a far passare il bruciore. Almeno,quello che credevo fosse bruciore. Aveva un altro nome … Si chiamava Sete.

Non la avvertivo,ma sapevo che era sempre presente. Così,ho continuato a bere,prima da un polso,poi dall'altro,fino a quando nel suo corpo non è rimasta neppure una goccia di vita,fino a quando il suo cuore ha smesso di battere. Non sono riuscito a frenare i miei istinti,ho lasciato pieno controllo alla sete,le ho permesso di agire per me,di … Uccidere. - mentre terminava il racconto,Andrew iniziò a piangere. Un pianto muto,silenzioso.

Una gocciolina salata solcò il suo viso. Poi un'altra. E un'altra ancora.

Lo strinsi a me e gli baciai una guancia,rimuovendo la scia umida delle lacrime coi polpastrelli delle dita.

- Shh,Andrew. Non piangere. Andrà tutto bene,lo so. Sta tranquillo. - bisbigliai,stringendolo maggiormente.

In realtà,non ero sicura di nulla ma,in cuor mio,speravo andasse così.

Restammo in silenzio per alcuni minuti.

D'improvviso,mio fratello chiese:

- E … Tu? - ,la voce gli tremava. Era spaventato e preoccupato.

Preoccupato che anche io avessi macchiato la mia coscienza del rosso della Morte.

- Ho … Ucciso un coniglio. - risposi. Buffo. La vecchia Charlie non sarebbe stata capace di uccidere nemmeno una mosca …

- Un … Coniglio? - chiese,alzando un sopracciglio.

- L' ho … L'ho trovato in una gabbia sotto il letto. E … Dentro c'era anche un biglietto. Era di Marcus. - sputai. Era il mio turno di raccontare.

- Marcus? - quasi strillò;ancor più confuso di quanto non fosse.

Ed allora iniziai a parlare. Gli raccontai tutto,dal mondo in cui mi ero svegliata a quello che era successo con Lui,fino ad arrivare alle parole del biglietto. Inevitabilmente,toccando quel particolare,gli occhi mi si riempirono di lacrime.

  - Tu credi sappia qualcosa? - chiesi,dopo aver terminato il mio racconto.

- E poi … Non capisco,perchè allontanarsi da me,da noi? - aggiunsi.

- Non voglio avanzare ipotesi,in questo momento. Di una cosa,però,sono sicuro. Si è allontanato per paura di farti del male. Se ti succedesse qualcosa,qualunque cosa,lui si sentirebbe responsabile. - mormorò.

- Non capisco,davvero. - dissi,scuotendo la testa.

- Dannazione,Charlie! Non ci sei ancora arrivata? -

  - Cosa stai farneticando? - domandai. Davvero non capivo cosa stesse cercando di dirmi.

- Marcus è innamorato di te. -

Trac. Lo sentii. Sentii il mio cuore ridursi in tanti,minuscoli pezzi.

Stupida,stupida,stupida!

In tutto quel tempo – ben due anni – non mi ero accorta di nulla.

- Co-come fai a saperlo? - balbettai.

- E' palese! Lo si capisce dal modo in cui ti guarda,in cui ti parla,in cui pronuncia il tuo nome. Una volta l'ho scoperto ad ammirare una tua foto e allora … Ha dovuto confessare. -

- Io,ti giuro,non ho mai notato nulla,niente di niente. - confessai.

Andrew non disse nulla,si limitò ad abbracciarmi e stringermi a sé,come poco prima io avevo fatto con lui.

E,stretta nel suo caldo abbraccio,caddi in un sonno profondo,buio e freddo.

- Charlie. Charlie. Siamo arrivati. - disse una voce a me familiare.

Aprii gli occhi. Andrew mi osservava con sguardo amorevole,accarezzandomi un braccio.

- Ehm … Cosa? - farfugliai;la vista offuscata e la voce impastata di sonno.

- Siamo arrivati. - ripeté.

Guardai nuovamente fuori dal finestrino. Una verde distesa di cespugli e piante circondava il centro abitato;un variopinto insieme di edifici di medie e piccole dimensioni. Un enorme cartello bianco recitava la seguente frase :

Benvenuti a Meadow Bridge.

La Verità era sempre più vicina.

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