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Autore: aaarg    19/07/2011    4 recensioni
una piccola storia, potrebbe rimanere una one shot, ma mi piacerebbe continuarla: fatemi sapere che ne pensate!
La trama è semplice: e se Oscar avesse sognato tutto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua, un altro capitolo è arrivato. Vado spedita per il momento, ne ho già pronti altri: la Musa mi accompagna (uahahahah! Che megalomane!). Leggete e ditemi.
 
 
tre
 
 
Bernard era andato via. Lei lo aveva mandato da Rosalie, la cara piccola Rosalie, che per lei si sarebbe gettata nel fuoco. Prima di lasciarlo andare, Oscar ci aveva tenuto a dire all’ex Cavaliere nero che doveva la sua libertà ad André, il quale si era mostrato molto più uomo di lui, a suo parere. Ancora si domandava perché avesse avuto il bisogno di dire queste parole.
 
Tornò verso casa: ormai il sole era tramontato e non vedeva l’ora di farsi un bel bagno caldo e togliersi di dosso la polvere della giornata. Suo padre era rimasto molto deluso per il fatto che lei avesse dichiarato di essersi sbagliata nell’aver catturato Bernard, che lui non fosse il Cavaliere Nero. Per un momento aveva temuto di ricevere una delle sue famose sberle, ma il generale si era limitato a guardarla sospettoso. Una fortuna che non avesse alzato le mani: ormai lei faceva veramente fatica a tollerare i suoi modi rudi, non era più una bambina e, anche se dubitava che sui bambini si dovessero usare quei metodi, non riusciva più ad accettare supinamente tutto ciò che il padre decideva su di lei imponendoglielo a schiaffoni e temeva che un giorno o l’altro avrebbe reagito malamente.
 
Arrivata a casa, chiese che le fosse portata dell’acqua per il bagno e si chiuse in camera. Era stremata. La notte dormiva male, sempre quell’incubo, diventato ormai ricorrente, che la svegliava e l’inquietava. Ormai aveva capito che i suoi sentimenti nei confronti di André non erano assolutamente paragonabili a quelli che aveva creduto di provare per Fersen. Ogni volta che rivedeva in sogno la morte di André il suo cuore andava in mille pezzi e piangeva. Sì, piangeva tanto. Non era sudore quello che bagnava il suo volto, ma lacrime, calde lacrime piante non appena Andrè smetteva di vivere.
 
Basta! Mi sto comportando come una donnicciola! Mio padre non ha fatto di me un soldato per farmi piangere ogni notte per qualcosa che non è mai successo! Devo prendere in mano la situazione e volgerla a mio favore!” – “Brava, così mi piaci. Ma, di grazia, da dove vorresti iniziare? In questo campo manchi assolutamente di esperienza e, diciamolo, hai poche informazioni sul tuo obiettivo. Non sai se troverai terreno favorevole, non sai nulla!” – “Oh beh, altre volte ho combattuto avendo molte meno informazioni, eppure ne sono venuta a capo. E poi le informazioni si possono sempre ottenere con la precisa arte dell’investigazione*. È fondamentale che io parli con André circa la sua vita privata, senza farmi distrarre da falsi problemi, come è accaduto l’ultima volta” – “Bene, brava. Sii diplomatica, mi raccomando: questa non è proprio una dote che ti appartenga, visto che l’ultima volta a cui tu fai riferimento invece di indagare hai litigato con lui sul destino di Bernard” – “Ah bene, ora infieriamo pure! E, vediamo, visto che tu sei così brava nella sottile arte della diplomazia, come consigli di iniziare?” Nessuna risposta. Fantastico! Ora parlava pure da sola! Oscar e François, da non credere!**
 
Uscì dalla vasca come una furia, bagnando tutto il pavimento. Si asciugò in fretta con l’asciugamano che le porgeva una sconcertata cameriera, e decise che invece della camicia da notte si sarebbe messa un paio di pantaloni comodi e una camicia e che sarebbe scesa a bere un goccio di brandy. Chissà, magari incontrava André…
 
Scese quindi, e andò dritta al mobile dove erano conservati i liquori più pregiati. Scelse un brandy spagnolo barricato, profumatissimo e corposo come piaceva a lei. Si sedette nella sua poltrona davanti al caminetto che, data l’ora ormai tarda, era quasi spento e chiuse gli occhi, assaporando il liquore. L’alcool le entrò nelle vene, scaldandole il corpo, e lei apprezzava quest’effetto: aveva sempre amato l’effetto del brandy nel suo corpo stanco, le dava una sferzata di energia e la rilassava contemporaneamente.
 
Stava lì, ancora chiedendosi da che parte cominciare quando sentì dei passi dietro di lei. André era lì sulla soglia. “Ho saputo che hai liberato Bernard. Ti ringrazio per avermi ascoltato. Ma… posso sapere come mai hai cambiato idea?”, disse André alle sue spalle. “Perché me l’hai chiesto tu!” pensò Oscar, che invece disse solo: “Ho fatto un accordo con lui, in cui si impegnava a restituire i fucili rubati a mio padre e a non indossare mai più i panni di Cavaliere nero, sicchè l’ho lasciato andare
Ma non era un ladro e un violento?
Ne sono convinta. Ed è anche un sovversivo, se è per questo.”
E quindi?
E quindi cosa André? Faccio quel che mi chiedi e non va bene, faccio di testa mia e mi viene rinfacciato che sono nobile e non capisco! Cosa vuoi da me?”, sbottò Oscar
Ho capito, hai voluto dimostrare a Bernard quanto è brava e magnanima la nostra aristocrazia. Ma brava, complimenti! E io che pensavo che tu avessi compreso che gli ideali per cui combatte sono più importanti di un furto di fucili!”, e detto questo Andrè se ne andò, lasciandola pietrificata.
 
“E brava! Veramente i miei complimenti! Vedo che sei diventata proprio brava nella diplomazia!” – “Eccola qua! E tu chi saresti? Oscar o François? Non infierire, prego! Certo che mi piacerebbe proprio capire che passa per la testa di André in questo periodo, si scalda con niente…” – “Scegli tu chi vuoi che io sia. Comunque sono d’accordo con te, André sta passando un periodaccio: che senta la nostalgia della sua bella?” – “Uff! come vorrei poterlo prendere a pugni come ai vecchi tempi! Con una bella scazzottata risolvevamo tutto! Oh, ma adesso vado da lui e lo prendo a schiaffi sul serio!” e, così pensando, Oscar si diresse spedita verso la stanza di André.
 
Arrivò lì, davanti alla porta e si fermò. Ma che stava facendo?
 
 
 
 
*va bene, va bene: lo so che la precisa arte dell’investigazione era ancora di là da venire! Altra licenza poetica, perdonatemi!
 
** l’idea l’ho rubata para para dal grande Camilleri e dal suo Montalbano Primo e Montalbano Secunno: diamo a Cesare quel che è di Cesare!
 
Cara Tetide, come vedi André continua a fraintendere, ma pure Oscar ci mette del suo! In fondo ho sempre pensato che il bravo attendente sotto la sua dolcezza doveva avere un carattere niente male anche lui, giacchè per stare accanto a Oscar non si poteva essere debolucci di carattere.
 
Grazie a tutti coloro che hanno rilasciato delle recensioni e, anche se non vi cito per nome, sappiate che le ho apprezzate tutte!
  
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