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Autore: MissDragon    19/07/2011    0 recensioni
Il sesto anno a Hogwarts di James Sirius Potter, primogenito dell'eroe del Mondo Magico, tra amori improbabili, lezioni di ballo e Tornei inaspettati.
Dal capitolo Sei: “Signorina Ramirez, non male. Dalla prossima lezione potremo cominciare a lavorare sui passi dei balli da sala. In quanto a lei, signor Potter, sembrava uno scimpanzé ubriaco. I Troll di Barnaba il Babbeo ballano meglio di lei. È una caso patologico… però non abbiamo molto tempo, quindi dalla prossima lezione lavorerà anche lei sui passi. Speriamo che riesca a far fare alla signorina Ramirez una figura decorosa, anche se con un cavaliere come lei ne dubito fortemente…” li giudicò il Maestro schifandosi della totale negazione di James per il ballo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amiche appiccicose 

“Buon Natale!” la voce di Lorcan risuonò nel dormitorio maschile dei Grifondoro del sesto anno, distruggendo i timpani del povero ragazzo che giaceva nel suo letto profondamente addormentato. James tirò fuori la testa da sotto le coperte e aprì un occhio per fissare Lorcan: perché diavolo l’aveva svegliato? Non sapeva che la sera prima, o meglio, quella stessa mattina, era tornato nel dormitorio all’alba??
“Lorcan, sparisci dalla stanza prima che sia troppo tardi” minacciò a denti stretti ricacciando la testa sotto le coperte.
“Siamo nervosetti stamani, eh? Che ora hai fatto ieri?”.
“Non ti riguarda” bofonchiò James con la bocca coperta dal cuscino.
“E invece sì” continuò imperterrito Lorcan “Vero Chris? Ci interessa, e molto”. Chris si era portato al fianco dell’amico e adesso entrambi fissavano la nuca di James, che era tutto ciò che si poteva intravedere tra quel casino di coperte, cuscini e lenzuoli.
“Ho sonno. Andate a fare colazione senza di me”.
“Ma che colazione! È quasi l’ora di pranzo. Pensi di rimanere a letto per tutto il giorno di Natale?” chiese Chris, ma vedendo che l’amico non dava segni d’interessamento, provò a dire qualcos’altro di più interessante: “Vuoi perderti tutte quelle cosette che cucinano gli Elfi Domestici? E poi… non è che magari c’è qualcuno in sala comune che ti sta aspettando?”. A quell’ultima domanda la testa di James riaffiorò in tutta la sua confusione dalla coperte.
“No” sillabò con sguardo deciso, nascondendo ai due la verità. Perché in effetti la risposta non era esattamente quella. Certo che c’era qualcuno che lo stava aspettando, e se avesse potuto avrebbe voluto correre subito da quel qualcuno. Ma non voleva far sapere a quei due ficcanaso che chiamava amici gli sviluppi della sera precedente. Sicuramente l’avrebbero scoperto a breve, ma lui di certo non glielo avrebbe rivelato in anteprima.
“Ok, allora io e Chris andiamo a pranzo. Quando esci da questo stato comatoso facci un fischio” concluse Lorcan aprendo la porta e sparendo con Chris.
James richiuse gli occhi tentando di riaddormentarsi. Certo, avrebbe voluto vedere subito Luz, ma aveva così tanto sonno che il solo pensiero di alzarsi dal letto lo distruggeva. Le palpebre però gli si fecero sempre meno pesanti: quei due cretini l’avevano svegliato e ormai, nonostante la stanchezza, era impossibile riaddormentarsi. 
Così si alzò dal letto e si diede una sistemata. Guardandosi allo specchio vide che aveva il volto un po’ pallido e due piccole occhiaie, ma si aspettava di peggio: in fondo, cos’erano quattro sole ore di sonno per James Sirius Potter? Aveva affrontato di peggio. Almeno quel giorno non doveva disputare la più importante partita del Campionato di Quidditch…

Arrivò in sala comune e diede un’occhiata in giro: Luz non si vedeva da nessuna parte. Probabilmente era a pranzo, come tutti gli altri studenti: in fondo, era quello che la gente normale faceva il giorno di Natale a mezzogiorno.
Uscì dal dormitorio e si avviò verso la sala grande. Quando vi entrò, rimase un po’ stupito: sapeva che moltissimi studenti erano rimasti a Hogwarts per le vacanze, ma vedere la sala grande così gremita il giorno di Natale faceva un certo effetto. Era una cosa insolita.
Cercò con lo sguardo Luz e quando la vide si diresse verso il posto libero che era rimasto di fronte a lei. A metà strada però rallentò il passo: non sapeva come comportarsi. Doveva arrivare lì e limitarsi a un semplice ‘Buon Natale’? Oppure darle un bacio? E se sì, che genere di bacio? Luz non gli sembrava proprio un tipo come Sophie che apprezzava sbaciucchiarsi in modo vergognoso con il suo ragazzo in qualsiasi angolo nascosto o no del castello: a Luz non piaceva per niente stare al centro dell’attenzione. 
Perso com’era nei suoi pensieri, la sua andatura si era fatta talmente lenta che sembrava fosse immobile: diverse paia d’occhi iniziarono a guardarlo straniti, quindi si decise a sedersi davanti a Luz e senza indugiare oltre prese quella che reputava la decisione più saggia: limitarsi a un semplice saluto.
“Buon Natale, Luz” le disse sedendosi e facendole un sorriso. La ragazza smise di parlare con le sue amiche e si voltò verso di lui: aveva assunto una leggera sfumatura rossastra. Constatando l’effetto che un semplice ‘Buon Natale’ aveva sortito su di lei, James trattenne a stento un sospiro di sollievo: meno male aveva optato per la prima opzione e aveva scartato l’idea del bacio. In quel caso probabilmente il volto di Luz sarebbe diventato viola.
“Buon Natale, James” borbottò lei con voce imbarazzata mantenendo la sua sfumatura rossastra.
“Ehm… Dormito bene?” chiese lui servendosi la colazione. Era una domanda un po’ stupida dato che anche lei probabilmente aveva dormito più o meno tre o quattro ore.
“Benissimo” rispose lei facendogli un sorriso: fortunatamente si era tranquillizzata e aveva riassunto il suo solito colorito; anche la sua voce era molto meno imbarazzata.
“Allora” continuò poi la ragazza “che ne dici se questo pomeriggio ci troviamo in biblioteca?”.
James, i cui progetti per il pomeriggio consistevano in lunghe passeggiate nel parco, il cui scopo non era certamente stilare una lista di tutte le piante che lo abitavano, rimase un po’ stupito. In biblioteca? Non era meglio una bella passeggiata in riva al lago? James non pensava che la vecchia Madama Pince avrebbe gradito vedere loro due che si scambiavano effusioni in mezzo a tutti i suoi preziosissimi libri. In effetti era il giorno di Natale, e forse per una volta quella vecchia paranoica sarebbe stata fuori da quelle quattro mura, ma non si poteva esserne assolutamente certi: una delle poche volte che James aveva messo piede in ‘quel luogo’ – ovviamente non per studiare – mentre si nascondeva da Mrs. Purr a notte fonda, aveva trovato Madama Pince che spolverava gli scaffali raccontando a un consunto libro sulla Trasfigurazione Umana quanto si era divertita a Hogsmeade con Gazza.
“In biblioteca?” chiese stupito versandosi il latte.
“Certo, mi sembra il posto migliore”. James era decisamente confuso. Il posto migliore? Va bene che le piaceva studiare, ma almeno per stare un po’ con il suo nuovo – e perfetto – ragazzo poteva allontanarsi per un po’ da quel posto opprimente.
“Non sarebbe meglio il parco?” propose lui. Luz alzò un sopraciglio.
“Ma nel parco non ci sono libri. Come pensi di venirne a capo?”.
“A capo di cosa?”. Ok, forse si era perso un passaggio.
“Di quella sfera del Torneo. Come farai a decifrare l’indizio senza consultare qualche libro?”. Va bene, si era perso molti passaggi. Com’erano arrivati da un romantico pomeriggio nel parco a quella maledettissima sfera? Ripensandoci bene nessuno aveva parlato di pomeriggi romantici, ma insomma, era sottinteso… Comunque, passare il giorno di Natale in biblioteca non era assolutamente una buona idea.
“Luz, è Natale” le disse includendo in quelle tre parole tutti i suoi pensieri.
“Va bene, magari è meglio domani” si arrese lei continuando a mangiare il suo tacchino.
“O dopo domani” suggerì James speranzoso.
“No, domani. Tu rimandi sempre. Alla fine ti ritroverai il giorno prima della Secondo Prova a disperarti perché non saprai lontanamente di cosa si tratterà” le disse lei: somigliava molto ad una rimprovero.
“Ok, domani” acconsentì alla fine lui.
Rimasero un po’ in silenzio a servirsi di tutte le leccornie che gli Elfi Domestici avevano preparato. Dopo qualche minuto però James distolse la sua attenzione dagli zucchini grigliati: si sentiva osservato. Alzò la testa e diede un’occhiata in giro; ci vollero pochi secondi prima che i suoi occhi incrociassero gli sguardi interrogativi di Lorcan e Chris. James si limitò a rivolgere loro un bel sorriso beffardo, prima di tornare a concentrarsi sul suo pranzo e a parlare con Luz.
“Beh, adesso che abbiamo deciso i programmi per domani, cosa pensi di fare oggi?”.
“Non saprei… mi sembra di aver letto in bacheca che è prevista una gita a Hogsmeade” propose timidamente Luz.
“Di nuovo? Ma ne abbiamo fatta una due giorni fa! Comunque, se ti fa piacere, possiamo andarci”. I progetti di James stavano cominciando a saltare, ma forse andare a Hogsmeade non era proprio una cattiva idea. La loro prima uscita insieme… era diventato decisamente troppo romantico e, a proposito di romanticherie, si era dimenticato di dare a Luz il suo regalo… 
“Grazie James, allora ci vediamo oggi pomeriggio in sala comune verso le tre e mezzo, ok?”.
“Eh?”. Si era distratto. Di cosa stavano parlando? Ah già, Hogsmeade.
“Sì, sì, certamente. Allora a dopo” la salutò con un sorriso. Luz si alzò da tavola e si diresse verso l’scita della sala.
“Ehi Luz, aspetta!”. Il regalo! Com’era che quella mattina si dimenticava le cose dopo due minuti? Doveva aspettarselo, tutta colpa di Luz. L’aveva proprio distrutto, in senso positivo però. 
Luz si voltò e si fermò in mezzo alla sala per aspettare James che si stava alzando precipitosamente dalla sua sedia. Mentre si avvicinava, James poteva leggere sul volto di Luz un velo di preoccupazione: probabilmente pensava che lui l’aveva fatta fermare per darle un bacio o qualcosa di simile.
“Ti devo dare una cosa. Torniamo alla Torre”. La prese per mano e insieme uscirono dalla sala grande, sotto gli sguardi curiosi o stupiti di diversi studenti. Chissà com’erano felici i pettegoli della scuola: adesso avevano qualcosa in più di cui parlare.

Alle tre e mezzo James era in sala comune, comodamente seduto su una poltrona e imbacuccato in un pesante cappotto, guarnito con sciarpa e guanti. Dieci minuti dopo Luz ancora non si vedeva. Forse se n’era dimenticata. Ma come aveva fatto? L’aveva proposto lei di andare a Hogsmeade! O forse era caduta e si era fatta male e ora era in infermeria e… ‘Stop’ si disse James. Basta preoccuparsi. Era solo in ritardo, come tutte le ragazze. 
Dopo qualche altro minuto, Luz apparve sulla scala dei dormitori femminile, piuttosto trafelata, con il cappotto ancora sbottonato, la sciarpa in una mano, un guanto mezzo infilato e l’altro in bocca.
“Luz? Tutto bene?”.
“Sì, sì” ripose lei togliendosi il guanto dalla bocca e infilandoselo alla mano “È che ero nel parco e sono inciampata sulla neve quindi ero tutta bagnata e mi sono dovuta cambiare. Mi dispiace tanto, sono in ritardo. È tanto che aspetti?”.
“No, non tanto”. James si avvicinò, lanciò un’occhiata in giro e, assicuratosi che la sala comune fosse deserta, diede a Luz un leggero bacio sulle labbra, facendo diventare la ragazza di un delicato color violetto.
“Ehi” le sussurrò prendendole una mano “Non puoi arrossire tutte le volte che sono a meno di un metro di distanza”.
“Non eri esattamente a meno di un metro di distanza. Eri vicino, molto vicino…” puntualizzò Luz facendosi guidare fuori dalla sala comune. 
Arrivati nell’atrio, si misero in coda con gli altri numerosi studenti: era una bella giornata di sole e nonostante l’ultima gita a Hogsmeade fosse stata solo un paio di giorni prima, diversi ragazzi avevano piacere di tornarci, prevedendo che dopo due uscite così ravvicinate, la prossima sarebbe stata tra diverso tempo.
Le mani intrecciate di James e Luz e i loro atteggiamenti così confidenziali attirarono molti sguardi curiosi, ma i due non ci fecero troppo caso: qualche volta bisognava fregarsene di cosa pensavano gli altri.

La visita a Hogsmeade procedeva piuttosto piacevolmente, tralasciando il fatto che sia James e Luz erano leggermente infastiditi da tutti gli studenti che, ogni volta che passavano loro accanto, li fissavano senza un minimo di ritegno: insomma, si stavano solo tenendo per mano, non stavano mica dando spettacolo come lui e Sophie un paio di mesi prima! 
Quella gita a Hogsmeade fu la prima volta in cui James rimpianse di essere così popolare: solitamente non gli dava fastidio il fatto di essere osservato tutte le volte che aveva una ragazza per mano, ma adesso per un qualche motivo, tutte quelle occhiate lo irritavano, anche se cercava di non badarci: Luz era solo sua, e non voleva che si sentisse in imbarazzo per colpa di tutti quei cretini senza un minimo di senso del rispetto.
Lanciò un’occhiata a Luz: era intenta ad osservare con grande interesse una piuma dai colori pastello esposta nella vetrina di un negozio, accompagnata dalla scritta ‘Piumarello: piuma ispirata ad un singolare oggetto babbano (pennarello), ideata per rendere le vostre ore di studio più allegre e colorate’. 
“Ciao Luz!” una voce li raggiunse strappando James ai propri pensieri e Luz alla contemplazione del Piumarello. Entrambi si voltarono e scorsero una ragazza bionda che si avvicinava.
“Ciao, Maica”. Luz salutò la sua amica con un sorriso, mentre James si limitò ad un breve cenno con la testa: l’antipatia che provava per Maica Ferrantes era inferiore solo a quella per la Professoressa Chang.
“Tutta sola?” chiese Luz “Lola e Julia dove sono finite?”.
“Lola è con Miguel e Julia è rimasta al castello perché si sentiva male” rispose l’altra in tono piatto.
“Posso unirmi a voi?”. James, che si era momentaneamente eclissato, si girò di scatto verso Maica, trattenendosi a stento dal risponderle un bel ‘No’ secco.
“Certo che puoi” fece Luz tutta contenta “Vero James?”. Cosa aveva pensato quella stessa mattina? La loro prima uscita insieme… a Maica. Ma quella ragazza aveva un briciolo di cervello sotto tutti quei capelli? James. Luz. Per mano. Da soli. Cosa poteva significare? Che stavano insieme e non volevano una biondina rompiscatole tra i piedi, ecco cosa poteva significare.
“Certo” grugnì James guardandosi i piedi per evitare che gli si leggesse in faccia tutto il suo disappunto. 
Adesso sì che la gente si girava a guardarli: lui, James Potter, che fino a dieci minuti prima se ne stava beato con la sua nuova ragazza di cui, strano ma vero, era innamorato perso, ora teneva Luz per mano da una parte e Maica appiccicata a un braccio dall’altra. Doveva essere uno spettacolo vergognosamente ridicolo. 
Dopo una mezzoretta, in cui Maica non era stata zitta un solo minuto, anche Luz cominciava a non poterne più, le si leggeva in faccia.
“Oh, guarda, ci sono Chris e Rose, e Lorcan con Jackie. Potremmo andare a prendere una Burrobirra tutti insieme” propose James facendo cenno ai due amici di avvicinarsi. Forse adesso, essendo tutte coppie, Maica si sarebbe sentita decisamente di troppo e sarebbe sparita per un po’.

Venti minuti dopo, James, Luz, Lorcan, Chris, Rose, Jackie e… Maica stavano uscendo dai ‘Tre Manici di Scopa’: l’appiccicosa biondina non li aveva ancora abbandonati, anzi, aveva chiacchierato allegra per tutto il tempo. 
A questo punto non rimaneva altro che sopportarla per tutto il tragitto di ritorno, alla fine del quale sarebbe stata costretta a lasciarli per tornare agli alloggi del ‘Dragòn Dorado’.
Quando mise piede in sala comune James si precipitò sulla prima poltrona che gli capitò a tiro: non era fisicamente stanco, ma mentalmente; per tutto il tempo che erano stati con Maica si era trattenuto dal risponderle male, producendosi in zuccherose risposte cordiali più finte di uno Schiopodo mansueto. Avrebbe voluto parlare con Luz della cosa, ma non gli sembrava carino: insomma, sapere che il tuo ragazzo-da-sì-e-no-ventiquattro-ore non sopportava già più la tua migliore amica non doveva fare molto piacere.

Il giorno dopo a colazione Luz era tutta allegra per la prospettiva di una mattinata da spendere in biblioteca. James non era della stessa opinione ma non lo diede a vedere: in fondo aveva ragione Luz, doveva cominciare a decifrare l’indizio nella sfera di vetro.
“Luz?”.
“Uhm?”.
“Grazie” le disse James sincero.
“E di cosa?”.
“Del fatto che mi vuoi aiutare con quella sfera di vetro”.
“Non c’è problema” fece lei sorridente “Avere una ragazza secchiona ogni tanto può tornare utile, no?”. James rise: adesso anche lui era felice di andare in biblioteca; sarebbe stato con lei, quindi non c’era motivo di non essere allegri.

“Smettila di fissarmi” fece Luz senza staccare li occhi dal tomo che stava consultando.
“È difficile non farlo” le rispose James con aria persa: era appoggiato con il mento a un grosso libro polveroso che avrebbe dovuto sfogliare in cerca di aiuto, ma che in realtà non degnava neanche di uno sguardo.
“Invece dovresti provarci” ribatté lei con dolcezza. “Così non si va da nessuna parte. Bisogna trovare un incantesimo di memorizzazione. Se rompiamo la sfera di vetro ne uscirà fuori qualche indizio, ma non sapendo di che genere sarà, non potremo decifrarlo subito e quindi avremo bisogno di poterlo riascoltare… o rivedere. Pensi che sarà qualcosa di verbale oppure di scritto, o disegnato?”. Nessuna riposta. “James?”. Luz alzò gli occhi dal libro e incontrò quelli persi di James.
“James?” ripeté alzando la voce.
“Uhm? Cosa stavi dicendo?” si ricosse lui rimettendosi dritto sulla sedia. Luz ricominciò la sua esposizione da capo e l’unica risposta che ottenne da James fu un vago “Non saprei…”.
Luz gli lanciò un’occhiataccia, che James interpretò come un ‘Rimettiti a sfogliare il libro, o meglio rimettiti a fingere di sfogliare il libro’.
Dopo dieci minuti di silenzio, la voce di Luz strappò James alla ‘lettura’ in cui si era, di malavoglia, immerso.
“Ho trovato!” gridò tutta contenta “Ecco qua: ‘Visiones Memorare’. Incantesimo che permetterà al suo esecutore – che dovrà pronunciarlo prima di vedere ciò che vuole memorizzare – di ricordare nitidamente un immagine o una breve serie di immagini per un totale di centocinquanta minuti. Per prolungare l’effetto o ampliare la quantità di immagini memorizzabili, vedere sotto. Rispettivamente ‘Visiones Memorare Maxima’ e ‘Visio Visiones Memorare’. Non ci sono effetti collaterali all’errata applicazione dell’incantesimo” concluse Luz chiudendo il libro.
“Grazie mille! Vado a prendere la sf…”.
“Fermo lì” lo interruppe Luz. “Non abbiamo ancora finito. Bisogna trovare il modo anche di registrare suoni”. Quindi si alzò e si diresse verso uno degli scaffali della biblioteca e, dopo aver esaminato tutti i titoli dei libri, ne estrasse uno con la copertina viola scuro. 
Il libro però non conteneva ciò di cui avevano bisogno, così passarono agli altri. Sotto la guida di Luz, anche James diede una mano, ma trentasei libri e venticinque starnuti per la polvere dopo, non avevano ancora trovato niente. 
“Senti Luz” cominciò James con il tono di voce più carino di cui disponeva “È quasi l’ora di cena, abbiamo addirittura saltato il pranzo. In fondo la prova è tra più di un mese. Che ne diresti di andare in sala grande? Sto morendo di fame”.
“Forse hai ragione” convenne Luz “Un ultimo libro e basta”. Si alzò dal tavolo e si diresse per quella che probabilmente era la trecentoventiduesima volta verso lo scaffale dei libri sulla Memorizzazione. James però fu più veloce e si interpose tra lei e lo scaffale.
“James…” si lamentò debolmente Luz sorridendo di quel comportamento un po’ infantile.
“Ora basta. Abbiamo, anzi, hai lavorato anche troppo per oggi”. Prese la ragazza per mano e la guidò verso l’uscita della biblioteca. 
Prima di aprire la porta però si bloccò e, voltatosi, si chinò per darle un lungo bacio sulle labbra, che non poté fare a meno di protrarsi più del previsto.
Un paio di minuti dopo i due, ancora impegnati nella loro attività, sussultarono per un lieve rumore nelle vicinanze, ma non ci fecero molto caso, fino a quando… 
“Eccovi qu…” Maica Ferrantes, con la mano sulla maniglia e la testa che faceva capolino dalla porta, rimase allibita, non riuscendo a finire la frase.
James e Luz, interrotti, alzarono gli occhi al cielo, per poi voltarsi verso Maica con sguardo minaccioso.
“Maica” fece Luz con voce forzatamente calma “Che ne diresti di avviarti in sala grande? Ti raggiungo tra poco, adesso sono un po’ impegnata…”.
  
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