Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Nobody Is Perfect    19/07/2011    11 recensioni
La sua vita era sempre stata umile e semplice.
Poi, era entrata in un mondo che vedeva solo in tv.
Un mondo che credeva perfetto, ma nulla è come sembra.
C’erano tante, troppe luci.
Flash e macchine fotografiche all’uscita.
Microfoni che spuntavano da tutte le parti e domande insistenti, a volte troppo private per essere risposte in pubblico.
Non era come se lo ero immaginata.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao lettori!xD nella prima pagina ho postato l'immagine della ff, fatta da Unleashedliebee.
Ora vi lascio al capitolo e spero di stupirvi xDD.


Camminava da ore senza una meta.

Le lacrime pungevano per uscire, ma le ricacciava dentro strizzando gli occhi.

Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, scalciando di tanto in tanto qualche sassolino che si trovava sulla sua strada.

Il suo cuore si era spezzato nel momento in cui aveva avuto la consapevolezza che qualcosa non andava.

Era sempre stata una ragazza normale e serena, non le importava dell’aspetto fisico, ma alla fine il mondo dello spettacolo si era portato via la sua Anna.

L’Anna che ti correva incontro dopo mesi di lontananza, mischiando lacrime a piccoli sorrisi, quei sorrisi scomparsi ormai da tempo.

Un sorriso amaro nacque sul suo volto pensando a quando erano felici.

Lui, di certo non lo era da tempo.

Aveva negato a se stesso che la sua ragazza avesse un problema grave, non guardando in faccia alla realtà aveva solo peggiorato le cose.

La malattia avanzava e ogni giorno avrebbe voluto urlare, piangere, ma non lo faceva, si teneva tutto dentro.

Tutti si erano accorti che qualcosa non andava in lui.

Sbagliava le parole durante i concerti, stonava.

Nelle interviste e nei meet and greet era distratto e assente, estraniato dal mondo.

Fece un respiro profondo e si sedette su una panchina del parco dove spesso portava a passeggiare Scotty.

Le risate dei bambini riempivano l’aria e gli arrivavano alle orecchie come qualcosa di fastidioso.

Delle risate che lui ricordava come qualcosa di lontano.

Si sentì picchiettare sulla spalla e si voltò incuriosito.

“Tao” disse una bambina bionda.

Si guardò intorno e non vide nessuno con lei.

“Pecchè sei qui da solo?” disse la piccola guardandolo con quei suoi occhi verdi che gli ricordavano Anna.

Era carina! I capelli erano biondi e ricci, gli occhi vispi di un color verde acceso.

Indossava un vestito rosa a pois con delle rifiniture in pizzo sul fondo della gonna e una borsetta che continuava a tenere stretta fra le dita.

“Sto pensando” disse abbozzando un sorriso.

“A cota pensi?”

Se qualcuno l’avesse visto, l’avrebbe preso per pazzo, lui che parlava con una bambina.

“Sei da sola?” chiese incuriosito, non rispondendo alla domanda.

Sembrava avere tre anni, di certo qualcuno doveva essere con lei.

“No, la mia amica non la tlovo” disse dispiaciuta.

Guardando quella piccoletta tutta sola, gli tornò in mente un episodio della sua infanzia.

Lui e Tom si erano persi e lui aveva iniziato a piangere perché voleva la sua mamma, ma Tom da bravo fratello,
l’aveva rassicurato e gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene.

“Come si chiama la tua amica?”

“Sasha” disse sorridendo.

Aveva pensato di tornare a casa, ma non poteva lasciarla in un parco, quando di lì a poco sarebbe stato buio.

“Giochiamo?” chiese la piccola saltellando.

“No, adesso cerchiamo la tua amica”

“Ma io vollio giocare” disse sbattendo il piedino per terra.

“Giocherai dopo”

“No, adesso” disse mentre iniziava a piangere.

Gli fece così tanta tenerezza che non poté fare a meno di accontentarla.

“Dove vuoi andare?”

“Sull’altalena” disse prendendolo per mano e trascinandolo con sé.

Si avvicinarono alle altalene e la fece sedere su di essa.

“No!” disse lei.

“Cosa?” chiese non capendo.

“Non vollio stare coti, tu ti metti qui e io ti salgo topla” disse gesticolando.

Un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra.

Si sedette e prese la piccola in braccio, mettendola sulle sue gambe con il viso rivolto verso di lui.

Lei lo strinse nella vita e mise la testa sul suo petto.

“Tei timpatico”

“Grazie” disse sorridendo.

“Anche tu non tlovi il tuo amico?” chiese ingenuamente.

“No, io sono venuto qui da solo”

“Come ti chiami?” chiese alzando lo sguardo.

“Mi chiamo Bill e tu?”

“Bill? Anche il cane del mio vitino si chiama Bill” disse ridendo “Io mi chiamo Alice” disse sorridendo radiosa.

Aveva sempre pensato che il suo nome fosse da cane e questa bambina glielo aveva appena spiattellato in faccia.

Ma come si dice, i bambini sono la bocca della verità.

“Pecchè hai il tlucco? Anche la mia mamma c’è l’ha!”

“Perché mi piace darmelo, non mi sento me stesso senza. Da piccolo sono andato ad una festa con mio fratello e mi sono truccato, così è nata la mia passione per il make-up”

Pazzesco. Stava spiegando ad una bambina il motivo per cui aveva iniziato a truccarsi, ma lei sembrava davvero interessata all’argomento.

Continuava a fissarlo mentre parlava e lui non poteva fare altro che sorridere di fronte a quel visino così dolce e ingenuo.

“Alice?” disse una voce alle loro spalle.

Fece scendere la piccola dalle sue gambe ed una ragazza mora apparve davanti a loro.

“Alice!” disse abbracciandola “Non farlo mai più, hai capito?”

Singhiozzava, mentre le lacrime continuavano a scendere dal suo viso.

“Scusa” disse Alice stringendo la ragazza.

“Avevo detto che ti avrei portato al parco, perché non mi hai aspettato?”

“Ma io volevo venile subito e poi c’ela Bill con me” disse indicandolo.

La ragazza voltò lo sguardo e sorrise.

“Grazie! Questo mostriciattolo scappa sempre, non puoi perderla di vista un attimo”

“Oh di niente! È stato un piacere e poi è davvero una bambina adorabile” disse imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca.

Non sapeva perché ma alla vista di quella ragazza, il suo cuore aveva fatto una capriola.

Cavolo! Lui era fidanzato. Bill ripeti: sono fidanzato.

“Davvero non so come ringraziarti! Permettimi di offrirti un caffè” disse la ragazza, che sembrava essersi calmata dal pianto.

Era giovane, troppo, non poteva essere la madre della bambina.

Continuò a guardarla alzando un sopracciglio, tipico di quando pensava intensamente.

Lei sembrò accorgersi e sorrise.

“io Non sono la madre” disse sorridendo “Sono la sorella”

“Oh” disse non sapendo cosa dire, era stato beccato.

“Allora posso offrirtelo questo caffè, Bill?”

Voleva rifiutare, ma una parte di lui, quella vincente lo convinse ad accettare.

“Vada per il caffè”

Si avvicinò alle due sorelle e si diresse insieme a loro nel bar più vicino.

“Comunque io sono Sasha”disse porgendogli la mano.

La sua mano era calda, in confronto a quella del cantante.

Sorrise mentre il suo cuore batteva a dismisura.

Oh andiamo Bill! Pensò tra sé. E’ solo una ragazza, respira e calmati!

Entrarono nel bar e si sedettero al tavolo.

Poco dopo un cameriere arrivò a chiedere le ordinazioni.

“Cosa desiderate?”

“Un caffè” disse Bill.

“Due” disse Sasha “E tu cosa vuoi Aly?”

“Vollio la cioccolata calda”

“E una cioccolata calda” disse al cameriere che se ne andò dietro il bancone, a preparare il tutto.

“Lo tai che Bill si tlucca?” chiese la vocina di Alice alla sorella.

“Si Aly, me ne ero accorta” le accarezzò i capelli.

“Pecchè è andato a una fetta con suo flatello e gli è piaciuto tluccalsi”

“Come hai fatto?” gli chiese Sasha.

“A fare cosa?” chiese curioso.

“di solito non parla mai con gli sconosciuti perché è timida ma con te, sembra che ti conosca da sempre”

“Bill è mio amico” disse Alice andando a sedersi vicino a lui “Sono andata sull’altalena” disse battendo le mani.

“Davvero?” chiese Sasha allegra.

“Si e poi mi tono teduta sulle sue gambe…Bill si chiama come il cane ma lui non è un cane”

“Oh Aly non si dicono queste cose” disse con finta serietà.

“Non importa, ho sempre pensato fosse la verità” disse Bill ridendo “Pensa che mio fratello si chiama Tom! Nostra madre non aveva gusto in fatto di nomi”

“A me piace il nome Bill” disse imbarazzata.

“Grazie”

Doveva assolutamente calmarsi o rischiava che si sentissero da lontano i suoi battiti. Perché quella ragazza gli faceva questo effetto? Forse se si erano incontrati era destino.

Il cameriere poso sul tavolo le ordinazione e Alice iniziò subito a gustarsi la sua cioccolata calda.

Era incredibile come in così poco tempo, si sentiva già un po’ affezionato a quella bambina.

I suoi occhi erano verdi proprio come della sorella maggiore. Verdi come la speranza che lei avrebbe potuto dargli. Scosse la testa e tornò a bere il suo caffè.

“Dove lavori?” chiese Bill incuriosito.

“Sto ancora studiando, devo diplomarmi. Ho ancora diciotto anni, tu quanti anni hai?”

“Io ne ho ventuno”

“Sai che assomigli a qualcuno, ma non mi ricordo chi”

“Non saprei” disse abbassando lo sguardo. Probabilmente l’aveva visto in tv, ma non voleva dirgli che era famoso. Per una volta, voleva essere considerato come una persona normale.

“Sashi?” disse Alice picchiettando con le mani sul tavolo.

“Dimmi”

“Quando rivedlemo Bill?”

“Ah non lo so, Bill sarà impegnato” disse accarezzandole una guancia.

“Bill non ci vedlemo più?” disse corrucciando le labbra.

“Si, ci vedremo ancora”

“Evviva!” disse battendo le manine.

Si avvicinò e lo abbracciò.

“Ti vollio bene” sorrise ricambiando l’abbraccio di quella piccoletta.

“E' incredibile! Non capisco davvero come hai fatto, è una bambina piuttosto chiusa con le persone che non conosce…devi essere davvero simpatico per farla sentire a suo agio”

“Sashi?” chiese di nuovo Alice.

“Dimmi Aly”

“Ma tu non vuoi bene a Bill?”

“Ehm…io..si gli voglio bene” le guance le si colorarono di rosso e Bill fu intenerito da quel gesto.

“Forse ora sarà meglio tornare a casa” disse Sasha infilandosi il cappotto “La mamma altrimenti chi la sente?”

“Si, anche io devo tornare a casa”

Uscirono dal bar e si salutarono.

“Tieni questo è il mio numero, quando non sapete cosa fare chiamatemi” disse Bill porgendole un foglietto di carta.

“Grazie”

“Allora ciao”

“Ciao” disse salutando Alice.

Lei alzò le mani verso di lui e la prese in braccio.

Lei gli diede un bacio sulla guancia e andò in braccio alla sorella, che salutò Bill e si voltò per tornare a casa.

Un sorriso ebete era dipinto sul suo volto.

Si era divertito molto quel pomeriggio, con Sasha e Alice, non aveva pensato ai suoi problemi.

Ma ora si tornava alla realtà ergo doveva andare a casa.

Da Anna.

Doveva affrontare un problema, che non aveva idea di come risolvere.

Si strinse nel suo cappotto e camminò lentamente, come a voler mantenere quella spensieratezza avuta durante il pomeriggio, che sarebbe sparita una volta tornato a casa.

Ed ecco svelato il mistero della ragazza e la bambina presenti nella foto...che dite si rincontreranno?xD

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Nobody Is Perfect