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Autore: Saille    22/03/2006    5 recensioni
Un litigio fra Ron ed Hermione, in versione commedia (riassunto modificato dall'amministrazione).
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come al solito, Ron e Hermione erano nella Sala Comune di Grifondoro, e, come al solito, Ron cercava di copiare da Hermione

"E dai, lo sai che non mi riesce, cosa ti costa farmi copiare? Io questa roba non la capisco...!"

"Insomma, Ron! - sbuffò lei - ti ho spiegato un milione di volte che questo è Saturno - e cancellò un nome dalla mappa di Ron - e questa è Alpha Centauri. Non capisco come fai a confondere una stella con un pianeta... è così facile..."

"Forse per te lo è. No, aspetta - strappò la mappa dalle mani di Hermione, che la stava correggendo - mi stai dicendo che questo non è..."

"E' inutile che fingi di interessarti, Ronald. Anzi, sai cosa ti dico? Visto che non ho tempo di studiare anche per te, e che sono solo a metà dei compiti di Aritmanzia, salgo in dormitorio e ti porto la mia mappa, così la copi." Detto questo, si alzò di scatto e si diresse a testa alta verso i dormitori femminili.

"Grazie, Hermione, lo sai che ti amo." E sprofondò ancora di più nella sua poltrona preferita. Hermione ringraziò il cielo del fatto che Ron non si fosse accorto che, per le sue parole, era diventata letteralmente color prugna, e stava per inciampare in un gradino. Eppure non era la prima volta che glielo diceva, e sapeva benissimo che equivaleva ad un grazie. Stranamente, però, il suo stomaco aveva iniziato a fare le capriole.

Ron diede un'occhiata annoiata al mucchio di pergamene vicino ai suoi piedi, alcune evidenziate di vari colori - l'unico svago di una studentessa che si prendeva un po' troppo sul serio - e vide un foglio che non era scritto con la grafia di Hermione. Ron si guardò furtivo intorno, e poi lasciò che la curiosità prendesse il sopravvento. La grafia era minuta e sottile, quasi illeggibile, ma si capiva benissimo da chi era firmata: Viktor Krum.
All'improvviso, Ron sentì un rumore provenire dalle scale: ammucchiò le pergamene in fretta e furia, e cercò di darsi un'aria quasi annoiata, sperando che gli fosse sparito il rossore dalla faccia.
Hermione quasi scaraventò la sua mappa sulle ginocchia di Ron, e poi si buttò pesantemente sulla poltrona di fianco, raccogliendo un paio di pergamene e ricominciando a scrivere freneticamente. Ron raccogliendo le ultime briciole di dignità che gli rimanevano, poggiò delicatamente la mappa di Hermione per terra, e disse:

"Sai una cosa? Credo proprio che la copierò da Harry. Si.".

E uscì dal buco del ritratto tirando su col naso. Rimpianse quasi subito di averlo fatto: sapeva benissimo che Harry copiava sempre i compiti di Astronomia da Hermione, e il peggio è che non poteva neanche tornare dentro per prendere la scopa e fare un giro sul lago.
Sentendosi ribollire dalla rabbia, pensò di andare a trovare Hagrid. Non poteva sapere che, intanto, nella torre di Grifondoro, Hermione Granger bruciava una lettera nel fuoco e scoppiava in lacrime.
Percorrendo la strada verso la capanna di Hagrid, Ron si trovò costretto a pensare a molte cose. Hermione si scriveva ancora con Krum. Già la notizia che si fossero baciati lo aveva distrutto. E perchè poi Hermione aveva scelto Krum? Dopo tutto quello che avevano passato insieme...avevano combattuto fianco a fianco contro la morte, e questo era incomparabile alla fama di un giocatore di Quidditch... o forse la ragione era proprio questa: forse Hermione lo considerava un amico...e poi alla fine erano solo questo. Infatti Ron più volte si era interrogato sulla natura dei suoi sentimenti per Hermione, e aveva concluso che era una sorta di legame fraterno. Si, era così che era e doveva essere.
Salutò Hagrid che lavorava nel campo di zucche giganti con la mano, e decise di non accettare la proposta del mezzogigante che gli aveva apena offerto una tazza di the.
Si diresse allora verso il campo di Quidditch, dove sapeva che Harry si stava allenando.
"Ah, se solo avessi la mia scopa - sospirò - almeno adesso potrei allenarmi un po', visto che come portiere faccio letteralmente schifo, e non capisco perchè Harry sia così deciso a tenermi in squadra.".
Fece un paio di passi ancora, poi scosse la testa.
"Ecco - si disse - sono entrato in paranoia.". Scosse di nuovo la testa, e spinse l'enorme portone di quercia che lo separava dal campo di Quidditch.

Hermione, con la testa tra le mani, guardava gli ultimi lembi di pergamena accartocciarsi nel fuoco. Non l'aveva neppure letta. E non era la prima lettera di Krum che finiva nel fuoco. Ma Hermione soffriva troppo per questa storia a distanza, sia per lei stessa che per Krum, e quindi aveva deciso di eliminare totalmente Viktor dalla sua vita. Nel frattempo, però, non aveva neppure il coraggio di scrivergli che era finita, che lei non lo amava più, perchè per lei era stata la prima storia, e rendersi davvero consapevole che purtroppo Viktor non faceva più parte della sua vita, sarebbe stato doloroso come perdere un braccio sotto l'Espresso di Hogwarts. Però non poteva buttar via una storia così, era una delle sue poche sicurezze, e andava avanti da due anni e... C'era una sola persona a cui poteva dire tutto questo, una persona che odiava vederla soffrire, ma che a quanto pare si stava allenando a Quidditch con Ron... Ron...era stato lui a far nascere involontariamente la storia con Viktor. Forse all'inizio non era neanche una cosa seria, forse lei si era buttata nelle braccia di Krum solo per ripicca. Ricordava benissimo quello che Ron le aveva detto due anni prima, ricordava benissimo ogni singola parola. A quei tempi, pensava che Ron avesse una cotta per lei, ma poi col tempo aveva lasciato perdere quest'ipotesi: ultimamente Ron era stato con Lavanda Brown e...Ma perchè pensava così tanto a lui? Il vero problema era Viktor, ecco, sì, doveva pensare a Viktor, non sopportava più di mentire a lui e a se stessa, e aveva deciso di scriverglielo. Prese la sua piuma, succhiò la punta con espressione assorta e cominciò a scrivere, molto lentamente, con la sua bella calligrafia.
Ron guardò Edvige sfrecciare sopra la sua testa. Era partita dalla torre di Grifondoro. Harry aveva dato il permesso a Hermione di usare Edvige a suo piacimento, e la lettera che la civetta teneva stretta alla zampa era destinata di sicuro a Krum. O a Vicky, come probabilmente Hermione lo chiamava. Non che gli importasse più di tanto. Aveva parlato con Harry delle cose che lo impensierivano tanto, e lui lo aveva rassicurato su Krum. Che probabilmente era il ragazzo giusto per Hermione. E questo andava bene, perchè se Hermione era contenta, Ron era contento. Insieme a Harry, si avviò verso il castello per la cena.

Nella Sala Grande, Hermione aveva occupato due posti tra lei e Ginny. Ron fece finta di allacciarsi le scarpe, e lasciò che Harry lo superasse e si sedesse per primo. Ma, a sorpresa, Harry scalò di un posto per sedersi vicino a Ginny, lasciando il posto vicino a Hermione vuoto. Ron tirò un grande sospiro e si sedette vicino a Hermione. Non era arrabbiato con lei, non doveva esserlo, ma stranamente l'aria tra i due si poteva tagliare con un coltello. Ron decise di riempirsi la bocca con il porridge, ma prima che potesse farlo, Hermione esordì:

"Allora? Hai copiato i compiti di Astronomia?"

"Certo...cioè, certo che no. Sono riuscito a farli da solo, però dopo posso dare una ricontrollata alla tua mappa? Così, per essere sicuri, sai com'è...".

"Certo che te li faccio copiare, Ronald - cantilenò Hermione con aria sarcastica - ma mi dici cosa hai fatto oggi di così importante da non poter studiare?"

"Ho pensato tutto il tempo a te, Hermione, e a questo strano rapporto che ci lega, e a cosa c'entri Krum, e a quanto vorrei spaccargli il naso.". Pensò Ron.
"Beh, sono stato a guardare Harry e ho fatto un paio di giri sulla scopa..." disse, stavolta.
"Capisco. Non potevi assolutamente rimandare, vero? E anche Harry... - disse, enfatizzando l'ultima parola - farà meglio a sbrigarsi a fare, pardon, a copiare Astronomia, considerato che mancano poche ore alla lezione...".

"Quando ti ci metti sei così simpatica... - farfugliò Ron alle prese con il tacchino - ah, comunque grazie..."disse, stavolta sorridendo.

A Hermione piaceva molto vedere i suoi amici sorridere. Sapeva che entrambi avevano dei grossi problemi, e per esempio il sorriso di Ron era così raro, eppure limpido e solare, che la metteva di buonumore per diverse ore. Era così diverso dai sorrisi spesso maliziosi che vedeva apparire sulle bocche dei suoi compagni, e per questo sentiva di non poterne fare a meno. All'improvviso, il sole tornò a splendere: dopotutto, il suo mondo non era ancora crollato definitivamente. C'era ancora qualcosa che sembrava destinata a durare: c'era Harry e, nonostante gli alti e bassi, c'era Ron. Hermione esplose in una risata fragorosa, che fece girare molte delle teste dei presenti. Ron prima la guardò esterrefatto, poi scosse le spalle e scoppiò a ridere anche lui.
L'ora di Astronomia passò decisamente bene. Ron riuscì a scrivere tutti i nomi della nuova costellazione che avevano preso in esame, e riuscì perfino a localizzare Alpha Centauri, e a rispondere prima del resto della classe ad una domanda della professoressa, guadagnando venti punti per Grifondoro. Hermione ne fu particolarmente soddisfatta. Alla fine della lezione, i tre tornarono nella Sala Comune sulle loro poltrone ormai di proprietà privata. Erano circa le due quando decisero che era ora di andare a dormire.

"...deve smetterla di fare così, non ha ancora capito che vederla in giro con Seamus non mi da fastidio? Lei pensa di farmi ingelosire, ma non...". Il discorso di Ron fu interrotto da un picchiettare alla finestra.

"Edvige? - esclamò Harry con un pizzico di sorpresa - Hermione? L'hai usata tu? - chiese, proseguendo verso il dormitorio - io ho troppo sonno per darle da mangiare, quindi dille di andare in Guferia, ok? 'Notte, ragazzi..." e chiuse la porta del dormitorio dei ragazzi. Evidentemente aveva capito che era ora di lasciare da soli i suoi migliori amici.
Ron, spinto ancora una volta dalla curiosità, usò il solito vecchio trucco di allacciarsi le scarpe. Hermione deglutì e andò ad aprire la finestra. La civetta le si poggiò dolcemente sul braccio e le porse la zampa, dove era legato un rotolo di pergamena. Sciolse molto lentamente il nastro che legava il messaggio, e con un sospiro, srotolò il foglio. Ron era ancora lì a farsi un complesso nodo alla scarpa, quando vide la lettera cadere per terra e la sua amica scoppiare in lacrime. Non pensò molto al da farsi; semplicemente le si avvicinò e l'abbracciò, accarezzandole i capelli. Era successo quello che temeva: Krum l'aveva fatta soffrire, probabilmente l'aveva tradita o lasciata, o qualcosa del genere. Non l'aveva mai odiato così tanto; pensò che quella stessa notte il pupazzetto del giocatore di Quidditch, che conservava dalla Coppa del Mondo, avrebbe subito quello che si meritava.

Hermione restò stupita dal comportamento di Ron. Insomma, non erano mai stati così intimi, e di solito per queste cose aveva molta più confidenza con Harry. E restò ancora più stupita di sapere che questa volta Harry non avrebbe potuto consolarla così come stava facendo Ron, e che forse in fondo in fondo sapeva perchè. Con la voce rotta dal pianto, affondò il viso nella spalla di Ron e gli disse:

"Ron...non ti preoccupare per me, sto bene...davvero.."

"Oh, certo, come no - le disse lui, prendendole il viso tra le mani - anch'io piango quando sto bene..." e le sorrise.

"Cosa fai ora? Prendi in giro?" disse lei, non nascondendo un sorriso triste.

"Senti, invece di starcene qui a blaterare, che ne dici di accendere il fuoco e sederci? Tanto sono solo le due...".
Lei acconsentì con un breve cenno della testa, e si gettò sulla sua solita poltrona, la più consunta e rovinata tra quelle che c'erano davanti al camino.
Lui invece si sedette su quella più vicina a Hermione, cioè quella di Harry, e con un gesto della bacchetta, accese il fuoco. Prima di parlare la studiò a fondo. Notò per la prima volta che aveva le occhiaie. Sembrava decisamente stanca. Poi disse:

"Ora, io non ti chiederò cos'è successo da farti stare così male, perchè voglio che sia tu a decidere se dirmelo o no. Però sappi che starei anche tutta la notte qui se tu ne avessi bisogno perchè odio più di ogni altra cosa vederti soffrire a causa di qualcuno, soprattutto se questo qualcuno è uno stronzo che non capisce che sei la cosa più bella e meravigliosa che gli potesse capitare e...e..."

"Cazzo cos'ho detto! - pensò imbarazzato, e sentì le orecchie infiammarsi - come ho potuto dirle questo? E se mi avesse frainteso? Non avrà mica capito che...". Non ebbe il tempo di dirle nient'altro che se la ritrovò in braccio.

"Oh, Ron... - gemette lei dalla spalla del suo amico - non è stato Viktor a fare lo stronzo, sono stata io..."
E gli raccontò tutto. Di come e quando era iniziata. Di quando si erano visti durante l'estate. Di come si tenevano in contatto. E di quello che aveva provato quando gli aveva scritto quella lettera.

Ron ascoltò tutto il discorso di Hermione. La lasciò parlare, senza mai interromperla. Non voleva farla sentire oppressa, voleva che si lasciasse andare, che desse sfogo alle proprie emozioni. Intanto lui la vedeva forse per la prima volta dopo il Ballo del Ceppo: fissava incantato il fuoco danzare sui suoi capelli, e i movimenti frenetici delle sue mani. Ma la cosa che lo stupiva di più era che Hermione, stando insieme a Krum, era stata in grado di provare un'immensità di emozioni che lui neanche si immaginava. E odiò Krum con tutto se stesso, per aver permesso che quella storia andasse avanti, per non averla amata abbastanza da capire che poteva evitarle una sofferenza. E che sarebbe stata solo la rassegnazione da parte sua, che avrebbe permesso a Hermione di dimenticare. E invece no, aveva ancora il coraggio di pretendere di vederla, per parlarne a quattr'occhi; almeno
questo era quanto aveva capito dalle parole di Hermione. Hermione, la sua piccola crisalide appena diventata farfalla, che piangeva la perdita delle sue ali...Hermione, la ragazza che voleva apparire perfetta, e non capiva che la sua colpa più grande era proprio questa.
Ron la strinse ancora di più, più forte, e pianse calde lacrime, nascosto nei capelli di lei, per non farsi vedere.

Hermione lo sentì vicino come mai. Sentì il calore del suo abbraccio, che valeva più di mille parole. Ronald Weasley era sempre stato un ragazzo timido, e lei lo sapeva. Ora stava facendo tutto questo per lei...

"Ha detto che rimarrebbe tutta la notte qui per me..." - pensò lei - "e che sono la cosa più bella e meravigliosa che...e...se...?". Il suo ego da prima della classe stava già iniziando a razionalizzare le parole di Ron, senza chiedersi la cosa più importante: Cosa aveva provato il suo cuore appena Ron le aveva pronunciate? Aveva sentito le farfalle nello stomaco, o era rimasta nell'apatica sofferenza generata dalla lettera di Krum? Non capiva che la risposta a questa domanda, sarebbe stata la risposta alla domanda che si poneva da tempo... era proprio come un sistema di Aritmanzia....
All'improvviso, sentì un singhiozzo nei capelli... si staccò dolcemente da Ron, e lo guardò finalmente in faccia.

"Ma tu...stai piangendo...!" sussurrò, quasi spaventata.
Lui, per tutta risposta, continuò a fissarla negli occhi intensamente.
E poi, accadde tutto all'improvviso.
Hermione rimase scioccata da quello che vide in quegli occhi blu: il baratro, che li aveva sempre separati, si colmò in un attimo. Vennero a galla odio, amarezza, incomprensione, e quel sentimento così raro ma irrinunciabile, di cui nessun essere vivente può fare a meno. Hermione rimase folgorata da quest'ultima visione, capì che quello che aveva provato per Krum non era neanche una piccola parte di quello che vedeva in quei tristi occhi blu. E la soluzione a tutti i suoi problemi la spaventò: Ron provava per lei qualcosa che andava oltre i confini dell'Amicizia e dell'Amore, un sentimento così perfetto e puro tale da non poter essere descritto a parole, ma lei...?

Ron guardò Hermione scappare di corsa verso il dormitorio femminile. Si alzò di scatto dalla poltrona: sapeva che non avrebbe potuto fare niente per fermarla, ma le corse dietro lo stesso, e le afferrò un braccio:

"Hermione...posso spiegare... io ti... - e sospirò, con lo sguardo rivolto ad un punto imprecisato alla sua destra. Poi la guardò, più intensamente di prima - io ti amo, Hermione, e... ".
Hermione non seppe mai come andò a finire la frase di Ron. Si divincolò dalla sua stretta, e salì di corsa le scale del dormitorio femminile.
Ron odiò se stesso per non essere riuscito a consolarla come l'amico che credeva di essere per lei, e per averle dato un'altra preoccupazione. Si era esposto troppo, quando il suo compito era solo quello di starle accanto da amico. Ma non era mai stato capace di nascondere niente, soprattutto a lei.
Si mise a letto senza avere per niente sonno, ed era certo che Hermione, dall'altro lato del muro, era ancora sveglia, magari in lacrime.

La notte passò lunga e tormentata per entrambi. La cosa di cui erano più preoccupati e che il giorno seguente era domenica, e probabilmente sarebbero stati insieme tutto il giorno in giro per Hogsmeade.

Ron si svegliò di botto grazie agli scossoni di Harry, che sembrava molto eccitato.

"Io, Ginny e Hermione andiamo a Hogsmeade, vieni?"

"No grazie"

"Come no? Dai che Hermione e Ginny sono all'ingresso e ci stanno aspettando! Datti una mossa, però, sono già le otto e mezza, e non voglio passare tutta la mattina ad aspettarti!"

"No grazie - ripetè Ron, tossendo - sto male.."

"Come vuoi - disse Harry, con aria di noncuranza - sappi solo che il prossimo finesettimana a Hogsmeade è fra due settimane...".

"Ah...prendimi qualcosa da Zonko, allora..." disse con voce finto-assonnata "e tieni lontana mia sorella da quel brutto tizio, non mi piace.".

"E va bene, scorbutico che non sei altro". Così dicendo, Harry si avviò fischiettando verso la porta del dormitorio, lasciando Ron da solo. Quest'ultimo non poteva sapere che Ginny stava ripetendo la stessa cosa a Hermione nel dormitorio femminile, e che anche lei si era rifiutata di andare.

Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata di intesa appena si videro.

"Certo che siamo proprio due stronzi, vero?" bisbigliò Harry.

"E' necessario. Hermione ieri notte mi ha tenuta sveglia fino alle quattro. Neanche lei sa cosa prova, e io sono sicura che una giornata insieme da soli contribuirà a schiarirle le idee...anche se il solo pensare a Hermione con quello scemo di mio fratello...brrr mi vengono i brividi!".

Ron si alzò due ore dopo, e si avviò verso la Sala Grande, sperando di trovare ancora qualcosa per colazione, visto che stava morendo di fame.
La Sala era quasi vuota, eccetto qualche studente che giocava a scacchi.
Poi c'era lei.
Hermione era immersa nella Gazzeta del Profeta. A giudicare dalla foga con cui leggeva il giornale, doveva essere successo qualcosa di importante. Ron si sedette a qualche metro da lei e mangiò le sue uova col bacon. Si ripromise di picchiare Harry e Ginny al loro ritorno mentre guardava Hermione sfogliare velocemente la Gazzetta.

"Dev'essere successo qualcosa di veramente importante - pensò distrattamente, fissandole la sommità della testa, ovvero l'unica parte che non era nascosta dal giornale - oh, si, qualcosa di importante, molto, molto importante - e si alzò in piedi, dirigendosi verso Hermione quasi ipnotizzato. Lei fece finta di non vederlo fino a quando non le si sedette di fronte.

"E' successo qualcosa...cioè, qualcosa di importante?" Ron sembrava acquistare sicurezza ad ogni parola.

"Ti riferisci al giornale? - disse lei, con aria sbrigativa - Niente di particolare. Le Sorelle Stravagarie hanno un nuovo bassista, Alan Horn. Poi c'è la recensione del nuovo '101 modi per utilizzare il succo di Mandragora', e i Cannoni di Chudley hanno vinto 230 a 140 contro le Holyhead Harpies e...

"A-ha! L'ho sempre detto che le Holyhead non valgono niente!!! Se vinciamo contro i Fantastici 7 (il nome non l'ho scelto io...^^') siamo in testa alla classifica dei..." si interruppe all'improvviso. Probabilmente con la nuova Hermione questi scatti euforici non erano ammessi.

"Ah. Beh, senti, io devo studiare, quindi ci vediamo più tardi, ok?"

"Ok, va bene...A più tardi...". L'entusiasmo di Ron si era decisamente spento.
Poi, all'improvviso, Ron capì quello che doveva fare.

"No, Hermione, aspetta!".
Lei si girò lentamente.

"Cosa c'è?" chiese, un po' incuriosita.

"E che... so già come vanno a finire queste cose...non ci parliamo per settimane e... e poi ci parliamo di nuovo come se niente fosse...che ne dici di evitare tutta questa trafila e tornare amici? Ti va?" chiese lui, decisamente in imbarazzo, fissandosi le scarpe. Aveva fatto una cazzata enorme.

Hermione non potè fare a meno di sorridere a quest'uscita di Ron. Era così innocente, e così diverso dal Ron della sera prima, che sembrava così consapevole di quello che diceva e faceva....

"Va bene...!" disse semplicemente lei. "Visto che...insomma... non è vero che ho da studiare, ed è una bella giornata, ti va di uscire fuori?".

"O...Ok! - disse Ron, evidentemente sorpreso - se ti va possiamo prendere le scope, così ti insegno qualcosa, visto che praticamente non ci sai neanche salire su un manico di scopa...". La tensione stava notevolmente diminuendo, e Ron stava tornando il buffone di sempre.

"Oh, Ronald Weasley che mi insegna qualcosa, mi sento onorata...".

"E' inutile che prendi in giro, la tua è solo invidia...."

"Vai a prendere i manici di scopa, Ron. Io ti aspetto al campo di Quidditch."
Ron non se lo fece ripetere due volte, le sorrise brevemente e corse via.

Era incredibilmente contento che tutto sembrava essersi risolto così facilmente che rischiò di inciampare un paio di volte nei gradini. Afferrò la sua scopa e quella di Harry, e si fiondò di nuovo giù per le scale, e raggiunse il campo di Quidditch in volo. Lanciò il suo manico a Hermione, e le disse:

"Tu prendi la mia scopa, quella di Harry è troppo veloce per te...".

"Grrrr - ringhiò Hermione - brutto maschilista, ora ti faccio vedere io quello che sono capace di fare...! Come hai osato sfidarmi!!!" continuò, ridendo.

"Oh-oh, penso proprio di essermela fatta sotto...".

"Mi stai provocando?".

"Ci sono riuscito?".
Senza dire altro, Hermione saltò sulla scopa e partì all'inseguimento di Ron, che intanto già svolazzava. Più volte fu sul punto di cadere, ma aggrappandosi bene riuscì a rimanere più o meno in equilibrio. Era meraviglioso sentire il vento scompigliarle i capelli, e molto presto si stancò delle provocazioni di Ron, per cambiare rotta e rallentare. Da dov'era, si vedeva tutto il lago di Hogwarts...e se ci si fosse avvicinata? Se avesse provato a sfiorare la superficie dell'acqua? Non ci pensò su troppo, che era già sul lago: poteva sentire gocce d'acqua schizzarle addosso, e vedere il suo riflesso nell'acqua limpida.

"Ron, possibile che devi sempre rompere? Lasciami stare i capelli!" Disse lei, sbuffando infastidita. Si girò di scatto e gridò inorridita: Ron stava girando intorno alle porte nel campo da Quidditch, perchè evidentemente non la vedeva. La cosa che era dietro di lei era un tentacolo della piovra gigante, che si dimenava nell'aria cercando di afferrarla.

Ron si girò di scatto alle grida di Hermione: eccola, ora la vedeva, era sul lago, che gridava inorridita alla vista della piovra gigante. Ron non ci pensò su molto, che si catapultò dov'era Hermione, per aiutarla.

"Herm...Hermione, stai calma! A questa ci penso io! STUPEFICIUM!"
Il tentacolo colpito sbatacchiò avanti e indietro, prima di ricadere pesantemente in acqua.

"E ora via da qui! - disse lui, agitato - Hermione! "
Lei era immobile, quasi paralizzata dallo spavento.

"Dai, insomma! - Sbuffò Ron, sollevandola a fatica dalla scopa per portarla sulla sua - sali dietro". Intanto prese il manico cavalcato da Hermione nell'altra mano, e diresse la sua scopa verso la sponda più vicina. Sentiva Hermione stringersi alla sua schiena, e deglutì.
Arrivati sulla terraferma, buttò i due manici sull' erba e guardò Hermione, che intanto aveva ripreso colore.

"Allora, mi dici che è successo? Potevi difenderti benissimo da sola!"

"E'...è solo che..." - non finì la frase, e girò la testa di lato, evidentemente troppo imbarazzata.

"E' solo che cosa?" la incalzò lui.

"E'chedapiccolamisonoritrovataunpoliponeinfacciamentrenuotavo!!!Contento ora?" Gridò lei tutto d'un fiato.

"Pffff...!"Ron soppresse a stento una risata; dopo tutto anche lui da piccolo aveva subito uno shock con il suo orsacchiotto, e da allora aveva paura dei ragni. "AH AH AH! Ma è ridicolo!!" Nonostante gli sforzi, non era riuscito a trattenersi.
Hermione gli voltò le spalle, offesa. Ron non capiva niente.
Ron si lasciò andare alle risate, buttandosi nell'erba fresca.

"Dai però, adesso smettila di fare l'offesa...ci sono passato anch'io, so come ci si sente...Hermione...".
Lei però non accennava a volersi girare.

"...Hermione - la implorò lui - se non la smetti passo alle maniere forti".

"Ah si? E quali sarebbero queste maniere forti? Vediamo!" Esclamò lei, rossa in viso.

"Oh oh, questa volta l'ho fatta davvero incazzare" pensò Ron. Senza darle nemmeno il tempo di dire Levicorpus, le tirò forte l'orlo della gonna, facendola cadere al suo fianco come un sacco di Bubotuberi giganti.

"Ah ah ah, hai fatto un tonfo che scommetto l'ha sentito anche la piovra!!!"

"E smettila, IDIOTA! - Gridò lei, salendogli sullo stomaco e puntandogli la bacchetta addosso - Adesso ti faccio vedere IO!"
Ron arrossì di colpo, e Hermione all'improvviso si rese conto di quello che aveva fatto.

"Nononono, scusa, non dovevo!.." farfugliò lei, diventando rossa ancora più di Ron.
Lui sembrava quasi ipnotizzato, mentre si issava su un braccio, e le sfilava delicatamente la bacchetta, senza mai toglierle gli occhi di dosso. Poi le prese la mano, e in un secondo che sembrava non finire mai, annullò la distanza che c'era tra loro. Ma non la baciò. Si fermò a tre millimetri da lei, e disse, scandendo le parole:

"Ora, o mi baci tu, o ti bacio io. Non si torna indietro."

Hermione distolse lo sguardo. Che fare? Questo era il momento che aveva aspettato dal Ballo del Ceppo, ne era sicura, e aveva trovato la conferma la notte della dichiarazione di Ron. Ma poi quali conseguenze avrebbe avuto questo bacio? Sarebbero rimasti amici?Si sarebbero messi insieme? Non si sarebbero più parlati a causa dell'imbarazzo? Perchè ancora una volta stava razionalizzando tutto, quando poteva essere il momento più dolce della sua vita?

Evidentemente tutto questo a Ron non importava, perchè alzò un sopracciglio, e disse, nello stesso tono di prima:

"Troppo tardi."
E la baciò.
Le labbra di lei erano morbide, e sapevano di fragola.
Le labbra di lui erano umide, e sapevano di menta. Hermione gliele morse piano per sentire meglio che sapore avevano. Era una sensazione incredibile baciare Ron, e nello stesso tempo sentire l'erba fresca e bagnata tra le dita, e un leggero venticello profumato tra i capelli. Ron gli stringeva la mano dolcemente mentre si baciavano, quasi non ci credeva a quello che stava accadendo. Era il momento che aveva sognato dal Ballo del Ceppo, ed era sempre verso di lei che guardava, di nascosto, mentre baciava Lavanda quasi con rabbia.
Hermione si staccò un attimo. Ron era ancora ad occhi chiusi, ancora assaporava quel breve bacio. Era nella castità e nella purezza di quel bacio, che Hermione poteva vedere il vero amore che Ron provava per lei, era nella castità e nella purezza di quel bacio, che non era voluto diventare niente di più passionale per non rovinare la dolcezza di quel momento.

Lei gli riempì di baci le guance, come se non potesse più rivederlo per secoli. Poi gli buttò le braccia al collo quasi violentemente, atterrandolo. Si avvicinò e si fermò a tre millimetri da lui. Aspettava e aspettava, ma non succedeva niente.

"Allora?" sussurrò lei.

"Allora cosa?"

"Mi baci o no?"

"No."

"No?"

"Esatto."
All'improvviso, Hermione capì cosa doveva fare, forse per la prima e unica volta. Lo baciò, tante volte, prima velocemente, poi più a fondo, con più passione, con più foga. Poi si staccò.

"Ti amo, Ron."

"Ti amo, Hermione, e lo sai."
Entrambi si sorrisero. Ron la rovesciò e le si sdraiò accanto. Le spostò un paio di ciuffi ribelli dalla fronte, le baciò il naso, con uno strano lampo di divertimeno negli occhi, e poi si alzò, oscurando il sole a picco sulle loro teste. Si stiracchiò, ad occhi chiusi, con espressione soddisfatta, come un gatto che fa le fusa. Poi le diede le spalle di scatto, e iniziò a sbraitare e a saltellare:

"Aaaah! La piovra gigante! Aiutoooo!"
Hermione guardò con aria interrogativa la superficie del lago. Non c'era nessuna piovra gigante: Ron la stava prendendo in giro!

"Bwaaaaaargh! Ho un polipo in faccia!"
Hermione prese letteralmente fuoco. Afferrò i due manici di scopa, uno per mano, e gli gridò:

"Cosa hai detto?"

"Ho un polipo in faccia! Non si stacca!"

"Ma brutto bastardo coglione...!"e iniziò a corrergli dietro, sferrando colpi all'aria con le due scope-

"Aaaaaaaah! Mi mangiaaaaaaaa!"

"Stupidoooooo! Ti ammazzo!"

"Bwaaaaaaaaaaah!"
Continuarono a sbraitare fino al portone del castello, quando si imbatterono in Harry e Ginny.

"Aaaaah! Pistaaaaa! O questa mi ammazza! Ho già i miei casini con il polipoooo!

"Idiotaaaa!"

"Hey - disse Harry - quella è la mia Firebolt o sbaglio?"

"Stai zitto o faccio fuori ancche te!"

"O...ok, ok! Mi dichiaro neutrale!"
Ma Hermione era troppo occupata a rincorrere Ron per dargli ascolto.


"Che dici, Ginny, ce l'abbiamo fatta?" disse Harry, guardando Ron che faceva le boccacce a Hermione dall'alto delle scale, e lei che lo seguiva furente.

"Mmmm.... penso proprio di di si.. - comunque continuo a pensare che siamo due stronzi...!" e gli schioccò un lieve bacio sulle labbra.

"E' per questo che siamo fatti l'uno per l'altra...e comunque la prossima volta che mi baci guardati bene intorno, non vorrei che Ron mi ammazzi.".

"...Adesso penso che faremmo meglio a seguirli, sai Hermione è veramente una furia quando vuole...".
E così anche Harry e Ginny si incamminarono verso i dormitori, seguendo le urla e i tonfi di Ron e Hermione che non accennavano a finire.

"Sei un cretino! Non doveva saperlo nessuno!! Aaaah non vedo l'ora di prenderti, non sai quante botte!"

"Ah si? Come oggi al lago? Allora mi fermo subito!"

"IMBECILLEEEEE! Sei una testa di Mandragora!"

"Guarda, ho sconfitto il polipo, che ne dici se ce lo mangiamo stasera?"

"RON!!!".

  
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