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Autore: formerly_known_as_A    19/07/2011    2 recensioni
Alza lo sguardo verso il cielo ed ha il riflesso di buttarsi nella sabbia, liberando nella caduta un po' dell'ansia che gli sta mangiando pezzo per pezzo lo stomaco. E' grigio. Probabilmente pioverà tra poco. E' uno di quei momenti di calma irreale prima di un temporale. E' tutto troppo calmo per non insospettirsi.
Oh, ironia. Persino gli elementi lo prendono in giro. O forse è solo lui a vedere similitudini ovunque.

[Personaggi: Norvegia; Danimarca - Bashing contro un pg femminile, ma giustificato dallo stato d'animo del personaggio su cui si basa il punto di vista]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si sente stupido a continuare in quel modo.

Non riesce a dormire bene, riesce soltanto a chiudere gli occhi quando è troppo esausto, dormendo poco, svegliandosi più stanco di prima. In qualche modo, riesce sempre a sognarlo.

Si addormenta con il corpo teso e rivolto a quella parte del letto ormai vuota da tempo -quanto? Ha smesso di contare, fa troppo male-, la mano posata sul cuscino, come se potesse sentirlo ancora tornare a tarda notte, sbuffare e spostarla per infilarsi sotto alle coperte, posandola poi sul proprio petto.

Il dolore e la disperazione dei primi mesi -oppure erano anni?-, le crisi in cui arrivava a rosicchiarsi le dita, in cui si ritrovava con ciocche di capelli in mano, piano piano sono diventati pianti sommessi, finché, alla fine, non è che rimasto il vuoto. E l'insonnia.

Quello che più gli pesa non è la mancanza del suo corpo in quella parte del letto, è quello che riusciva a fargli provare. I sorrisi che gli dava. Il calore quando si svegliava con il suo sguardo su di sé. Le sue mani che l'accarezzavano e gli aprivano un buco nel petto, da quanto erano dolci.

La verità è che nessuno è mai stato così e nessuno l'ha mai fatto sentire in quel modo.

Per questo non può decidersi a buttare il letto e prenderne uno singolo. Per questo ancora tiene tutto ciò che ha dimenticato. I suoi libri, i suoi disegni, i suoi post-it, quelli che scriveva con cura maniacale quando doveva andarsene in fretta, per non abbandonarlo.

Non può dormire, quando quella parte del letto resta vuota.

E non è neppure vero che non piange più.

E' estremo nelle proprie manifestazioni di affetto o odio, lo sa. Sa di essere irritante.

Vorrebbe che la propria mente smettesse di riflettere così tanto su ogni singolo dettaglio, che la smettesse di chiedersi se e cosa fa con lei. Forse Lukas è diventato il nome con cui lo chiama anche lei. Non ha idea di quale sia quello dell'ucraina. Non gli è mai importato.

E' una sconosciuta, qualcuno che non è mai importato molto, nella propria esistenza.

Una persona che guarderebbe morire con il sorriso sulle labbra.

Forse non è affatto cambiato. Forse quella parte di lui che sembrava svanita in realtà si è soltanto nascosta, aspettando il momento giusto per tornare alla luce, per colpire.


Sa perfettamente perché aveva rinchiuso quella parte violenta in un angolo della propria anima. Quella ragione non c'è più. Forse dovrebbe spaventarlo, tutto questo. Ma si ritrova a pensare che non gli importa. Sopravvive con movimenti automatici, mangia, beve, mantiene il proprio corpo come un guscio vuoto, soltanto perché deve, perché non può fuggire all'altro lato del mondo e lasciare che quella parte esploda.


Andare alle riunioni lo fa sentire vuoto, più del solito. Non si sottrae alle proprie responsabilità, non l'ha mai fatto. Sa quali sono i propri doveri in quanto Nazione.

Ha solo smesso, progressivamente, di sedersi accanto ai propri fratelli. Si siede lontano, tra Germania ed Inghilterra. Ha lasciato il proprio posto ad Estonia e sa che il paese Baltico ne è più che contento.

Non è una soluzione definitiva. Non è neppure una soluzione, a dire il vero. Sa che prima o poi tornerà a sedere accanto a Svezia ed Islanda, ma non sopporta la voce di Norvegia tanto vicina, non sopporta l'idea di voltarsi e trovarlo lì, indifferente come solo lui sa esserlo. Apatico.

Come se non fosse successo nulla.

C'è un lato negativo a tutto questo. Spostandosi il più lontano possibile da Norvegia (continua a pensare a lui come Lukas e fa dannatamente male, ogni volta), si è ritrovato di fronte a lei.

Quella donna continua a disgustarlo, ma si è scoperto ad osservarla spesso, come per cercare qualcosa, quello che li rende diversi, quello che la rende migliore.

Lei è sempre gentile. Anche con la sorella, anche con il fratello. Li adora, nonostante evidentemente entrambi siano completamente pazzi. E soli.

Lei divide il pranzo con tutti, lei prende appunti dettagliati che non esita a prestare, così come sembra sempre avere una penna in più per chi se la dimentica o un foglio, che non le verranno mai restituiti.

Nonostante tutto questo, la sua opinione nei dibattiti non è mai considerata e, in fin dei conti, anche lei rimane una persona profondamente sola.

Più pensa a quanto lei lo disgusti, più si ritrova a rivolgere quell'odio verso sé stesso.

Lei è una persona gentile, non ha un difetto, a parte forse essere un po' ingenua e credere che ci sia del buono in ogni persona. A mano a mano che il tempo passa, si rende conto che, se non fosse egoista, se non fosse ancora innamorato, non potrebbe che sperare che lei lo renda felice. Lei è la persona giusta. Quello che lui non è stato.

Ma se la disperazione è diventata vuoto, non può fare a meno di provare quel sentimento bruciante di amore, odio e gelosia, quando ci pensa troppo. E' insopportabile. E' straziante.


Nonostante questo sentimento, questo dolore, quando le richieste dell'Ucraina per una penna, in un giorno come tanti, cadono nel vuoto, la propria mano sembra muoversi con volontà propria e precede quella sottile del norvegese.

Lo sforzo per non afferrarla e stringerla richiede tutta la propria volontà.


Giunto a casa, si rompe la mano contro il muro d'ingresso. Essa è doppiamente colpevole.

Sa che sta cedendo.


Non vuole smettere di amarlo. Non vuole che quel sentimento svanisca. Non vuole liquidarlo come una cosa da nulla, una cosa passata, quando fa parte del proprio presente in quel modo così violento. I ricordi felici degli ultimi sei anni sono quasi tutti legati ad esso.

Il resto ad una famiglia che non esisterà più. Che non esiste più, da quel giorno e che lascia egoisticamente allontanare.


Sono trascorsi sette mesi, tre settimane e due giorni.

Danimarca si sente patetico ad averli contati tutti.

   
 
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