Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: alida    19/07/2011    1 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CIAO A TUTTI VOI. CHE BELLO AVERE NUOVAMENTE DEL TEMPO PER SCRIVERE. COME PROMESSO DOPO L'ULTIMO ESAME DI LUGLIO ECCOMI DI NUOVO QUA'.

SPERO TANTO CHE RIPRENDIATE A LEGGERE LA STORIA, LA QUALE  TERMINERA' SICURAMENTE ENTRO SETTEMBRE MA POTREBBE ESSERE ANCHE PRIMA.

E MI AUGURO CHE RIPRENDIATE ANCHE A RECENSIRE. DI QUESTO VI RINGRAZIO IN ANTICIPO.

CHI VOLESSE, PUO' LASCIARE ANCHE UNA RECENSIONE A "PROMEMORIA 2". SONO DIVERTENTI E VELOCI DA LEGGERE.

VI ABBRACCIO TUTTI.

ALIDA 

CAPITOLO 7

Madama Chips controllò uno studente alla volta e potè constatare come tutti stessero bene. Nessuno aveva risentito del miscuglio di erbe creato da Neville Paciock. Il profumo di violette, pur facendo svenire l’intera classe, non li aveva intossicati. Naturalmente anche Sirius era stato visitato e anche lui non aveva subito conseguenze se non la sfuriata dell’infermiera.

“Che pozione ha fatto preparare ai ragazzi?” gli chiese la donna.

“Nessuna in particolare. Dovevano semplicemente inventare”.

“Che bella idea!” disse sarcastica lei “Non le è venuto in mente che così facendo la situazione le sarebbe potuta sfuggire di mano? Che qualche studente avrebbe potuto inventare una pozione di cui lei non conosceva l’esistenza?”.

“No, non mi è venuto in mente” rispose Sirius a denti stretti.

“Bhè, doveva venirle in mente invece!”.

“Basta, Poppy!” urlò lui pentendosi immediatamente di aver perso la calma.

Allungò le mani come per creare una distanza tra se stesso e l’infermiera, respirò a fondo e continuò: “So di aver sbagliato, so di non conoscere tutte le pozioni del mondo, di non sapere insegnare, ma sto tentando di fare del mio meglio”.

“Faccia quello che desidera ma non mi riempia l’infermeria di studenti e anche lei la smetta di venire in veste di malato. E’ già la seconda volta in due settimane che lei è quà”.

Sirius sollevò le braccia al cielo. “Non potevo prevedere l’attacco delle blatte, né tantomeno la pozione alla fragranza di violette”.

“Non si atteggi a vittima e pensi piuttosto che anche questa volta le è andata bene”.

“E di questo la ringrazio” disse lui facendosi serio.

Lei lo guardò perplessa. “Ed anche questa volta non è me che deve ringraziare”.

“Già” continuò Sirius seccato “I giovani Piton-Queen. I quali non svenendo hanno chiamato il loro paparino in soccorso”.

“Esattamente. Non so di preciso come, né perché l’odore di violette non abbia avuto su di loro l’effetto che ha avuto su tutti gli altri …”

“Forse perché non sono normali?” domandò provocatoriamente il professore.

“Non lo dica neanche per scherzo. Forse i due ragazzi hanno delle qualità e caratteristiche un po’ fuori dal comune, ma restano due ragazzi come tutti gli altri, né più né meno di Potter e di qualunque altro”.

“Sì, certo” concluse Sirius infastidito dalla posizione di difesa a oltranza che Madama Chips aveva preso nei confronti dei gemelli “Allora, la lascio al suo lavoro”.

“La ringrazio, e si ricordi di fare bene il suo” lo imbeccò nuovamente la donna che non aveva alcuna intenzione di abbassare la guardia.

Lei si ricordava ancora di quando il giovane Black era stato studente: sempre in cerca di guai, possibilmente da combinare in compagnia, un po’ scavezzacollo ma leale e sincero con chi gli dimostrava fiducia e amicizia.

Un tipo coraggioso, cresciuto troppo in fretta in una famiglia che non lo faceva sentire amato, incastrato da uno dei suoi migliori amici, e costretto a vivere rinchiuso ad Azkaban fino alla definitiva liberazione e reintegrazione pubblica.

Quel ragazzo adesso poteva trovare una nuova dimensione di vita, affrontando i suoi limiti e superandoli. Non c’era più la giustificazione dell’età, né trappole nascoste. Tutto era fatto alla luce del sole. Era un professore, e se voleva essere un buon professore doveva ricordarsi di come era stato da ragazzo ma con la  consapevolezza  di dover agire da adulto ora.

Perché per la sua adolescenza non si poteva far più nulla, ma per quella degli studenti si poteva ancora lottare e lui avrebbe dovuto schierarsi dalla parte giusta. Ancora una volta la più difficile, ma sempre la più giusta.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nel frattempo Severus e i suoi figli erano andati a parlare con Silente. I ragazzi avevano raccontato al preside per filo e per segno come si erano svolti i fatti in aula, compresa naturalmente la comparsa di Lady Queen.

Il dono della preveggenza di Thomas poteva anche divenire un peso, una responsabilità troppo grande. Bisognava perciò istruire a dovere il ragazzo. Il dono di Lily invece era piuttosto difficile da comprendere. Conoscere il passato attraverso chi il passato lo aveva vissuto. Cosa significava? Dove era il dono? Tutti potevano conoscere il passato di una persona se questa glielo raccontava.

Lady Queen aveva detto che niente era come sembrava, che i morti non tornavano indietro neanche nel mondo magico. Eppure le gemme erano rifiorite. Mancavano ancora troppi pezzi di puzzle e come Severus aveva fatto notare al preside, a tutto questo si aggiungeva il fatto che Thomas e Lily non erano svenuti inspirando l’odore delle violette e tanti studenti si erano domandati il perché.

Per il momento non c’erano risposte ma solo domande. “In ogni caso, arrivati a questo punto, visto e considerato che non sappiamo praticamente niente sarebbe meglio che voi due ragazzi non parlaste dei vostri poteri con nessuno dei vostri amici”.

“Dovremmo tenerci tutto dentro?” domandò deluso e sconsolato Thomas “Dovremmo fare come se niente fosse accaduto?”.

“Credo sia meglio anche per voi” rispose Silente.

Thomas non replicò e Lily non obiettò. Sembrava quasi che la ragazza non fosse neanche presente, che fosse in un mondo tutto suo. Severus lo notò subito ma non volle evidenziare la situazione. Successivamente, in disparte, avrebbe parlato alla figlia.

“Adesso andate e abbiate pazienza, tutto si sistemerà”.

Una volta che i ragazzi furono usciti dall’ufficio Severus con uno sguardo avvelenato ripetè in faccia al preside: “Credo sia meglio anche per voi. Ma che risposta gli hai dato? Perché dovrebbe essere meglio per loro? Secondo te è una risposta soddisfacente? Per loro sarebbe meglio vivere con tranquillità, senza avere segreti, liberi di parlare, di raccontare. E invece dovranno stare attenti ad ogni parola che diranno”.

“Mi dispiace, ma i tuoi figli non hanno questo lusso”.

“E perché? Sono solo dei ragazzi, Albus. Non ho permesso che lasciassero Prince Manor per arrivare ad Hogwarts e farli sentire inadeguati. Siamo maghi e abbiamo poteri magici, nessuno li deriderebbe se si venisse a conoscenza dei loro doni”.

“Infatti non ho detto questo” replicò il preside.

“E che cosa intendevi allora? Perché proprio non ho capito” .

Silente era seduto con le mani incrociate e con i gomiti poggiati sui braccioli. “Sai bene anche tu che a quell’età si può essere molto cattivi e i tuoi figli, proprio perché sono cresciuti sotto una campana di vetro, non sanno gestire il confronto con i compagni”.

“Non cambiare discorso”.

“Il discorso è sempre lo stesso, Severus. Due ragazzi con dei grandi poteri possono essere strumentalizzati dai loro coetanei più furbi e smaliziati. E tu lo sai bene. Per sentirsi importanti e parte di un gruppo si è disposti a fare di tutto”.

Severus non riusciva a credere alle sue orecchie. Eppure Silente conosceva i suoi figli da sempre e sapeva bene che il loro unico desiderio era stato sempre quello di vivere una vita normale.“I miei ragazzi non hanno sogni di gloria” disse facendo bene attenzione a distinguere tutte le parole.

Silente prese fiato e molto cautamente rispose: “I Grifondoro hanno sempre sogni di gloria, e Thomas è sembrato alquanto deluso di dover nascondere il suo dono”.

“Non è una questione di potere, e che a lui non piace avere dei segreti. Non è capace a nasconderli. E la tua richiesta di silenzio potrebbe stressarlo oltremodo, influenzando anche la salute di Lily. Sai bene che lei si sente male quando sta male il fratello”.

“Non sempre” lo corresse Silente “Se non erro si è sentita male solo quando Thomas è entrato nello stato di trance delle visioni”.

Severus fece mente locale ma non sembrava particolarmente convinto di questa ipotesi: “Lady Queen non ha fatto riferimento a questo genere di legame. Forse sarebbe meglio prepararle la pozione di protezione che beveva prima del compimento della profezia”.

“La trovo un’ottima idea, Severus. E mi raccomando fa capire loro quanto sia importante tenere il segreto”.

“Come vuoi, Albus, anche se in tutta sincerità io stesso non ne ho capito le motivazioni” sottolineò il professore di Difesa contro le arti oscure che dentro di sé maturava la convinzione che il vecchio preside gli stesse nascondendo qualcosa.

Era stato troppo vago, e contemporaneamente troppo sicuro della decisione presa, ma per ora non c’era modo di saperne di più. In un altro momento avrebbero approfondito l’argomento.

Silente si alzò e con finta noncuranza disse: “Naturalmente dovremmo avvertire il corpo insegnante di queste ultime novità”.

“Non ne vedo la necessità, non sappiamo bene neanche cosa raccontar loro”.

“E se durante una lezione Thomas e Lily dovessero …”.

“Va bene, va bene” lo interruppe Severus “Va bene, come vuoi tu. Adesso posso andare?” chiese stancamente.

“Sì, certo. Vai pure. La riunione la faremmo dopo le lezioni, verso le tre” puntualizzò il preside sicuro di star facendo la cosa giusta. Tante volte aveva vissuto il dubbio delle proprie azioni ma non questa volta.

Era praticamente certo di essere nel giusto, anche se doveva ancora consultare uno o due libri e ancora due persone per avere più chiaro il quadro della situazione.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Alle 13:00 come sempre sulle tavole della Sala Grande non mancò il buon cibo. Eppure diverse persone lasciarono il loro piatto mezzo pieno.

“Pare che gli studenti non abbiano appetito” fece notare Madama Sprite. Nessuno però raccolse lo spunto per parlare. Silente aveva altri pensieri per la testa, Madama Chips sapeva che tutti gli studenti erano in salute, Sirius non riteneva la cosa importante, Severus cercava di non fissare troppo i suoi figli ma seppe riconoscere l’ansia di Thomas che a mala pena mangiò un po’ di frutta, e la preoccupazione di Lily che si riempì il piatto e nervosamente diede un morso a tutto senza in realtà mangiare niente.

I Tassi cercavano di invogliare Thomas. “Dai, prova ad assaggiare questi involtini. Non sai cosa ti perdi, sono molto saporiti”.

Thomas però non riusciva a pensare al cibo e il solo odore della carne e delle spezie gli faceva venire la nausea.

“Grazie, Susan, ma proprio non ho fame”.

“Dovresti sforzarti. Anche se a dir la verità stai diventando piuttosto pallido” disse la ragazza preoccupata.

Justin, seduto accanto a Susan, si sporse per guardare in faccia il compagno e gli domandò con voce lagnosa: “Vuoi che chiamiamo il tuo paparino?”.

Thomas, però, non colse l’ironia della domanda e rispose: “No, forse non ce n’è bisogno”.

Justin fece una faccia disgustata, si alzò e andò via senza salutare.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”.

“No, Thomas. Non hai detto niente, è Justin che sta diventando paranoico. E’ preoccupato perché siamo ultimi nella classifica delle case”.

“Ma siamo appena a Novembre, c’è ancora tutto l’anno!”.

“Sì, glielo dico anch’io ma lui afferma che dovremmo impegnarci di più” spiegò lei senza fare riferimento ai dubbi che Justin aveva sulla lealtà del nuovo compagno.

“Comunque sei sicuro di non volere mangiare altro? Pranzare con due acini d’uva e mezza mela non ti darà molte sostanze. Madama Chips ha detto che dobbiamo mangiare bene oggi per riprenderci dallo svenimento collettivo. Dice che se non fossimo stati deboli non saremmo svenuti”.

“Che sciocchezze!” rispose Thomas.  “Noi mangiamo sempre in modo corretto e sostanzioso e poi sono loro che controllano la nostra dieta alimentare”.

Susan lo appoggiò. “Infatti secondo me era tutta una scusa perché neanche loro sanno cosa sia accaduto in realtà”.

Thomas fu colto alla sprovvista: “Come non si sa? E’ stato l’odore delle violette a farvi svenire ”.

Lei lo guardò dall’alto in basso e con aria da saputella mista ad un sorriso da presa in giro ripetè a memoria: “Primo fondamento dell’arte pozionistica:  Ogni erba, fiore, pianta, radice ecc… è unica pertanto non si può riprodurre la sua fragranza se non possedendo l’erba, il fiore, la pianta, la radice ecc… in questione”.

“E questo chi te l’ ha detto?” domandò incuriosito lui.

“Tuo padre, il primo anno che ho studiato pozioni quando cercai di fabbricare il profumo dei ciclamini. Lui mi guardò e mi disse –Signorina Bones, non ritenevo fosse difficile da capire che per sentire l’odore dei ciclamini bisognasse  averne qualcuno a portata di mano. Cosa vorrebbe mischiare per riprodurne il profumo? Del rosmarino con delle radici di pino?- Io mi sentì morire”.

Thomas rise, era proprio il genere di battute che faceva suo padre. Susan invece restò seria.

“Allora non fu così divertente e francamente non lo è nemmeno adesso”.

“Scusa” fece lui cercando di controllarsi ma senza successo.

“Ti fa ridere che tuo padre mi abbia umiliata davanti a tutti?”.

“Esagerata, è solo il suo modo per arrivare dritti al punto della questione”.

“Bhè, ci è arrivato! I Serpeverde mi prendettero in giro tutto l’anno!”.

Lui non riuscì a trattenere un’altra risata mentre Susan diventava rossa in viso per la rabbia. Allora Thomas cercò di giustificare se stesso e il padre.

“Scusami ancora, ma sono sicuro che lui non voleva questo”.

“E allora cosa voleva fare?”ribatté  lei puntandosi e facendone una questione personale.

“Susan, smettila. Lo vedi che i nostri compagni ci stanno fissando?”.

Lei si guardò attorno, molti Tassirossi avevano smesso di mangiare e li stavano osservando.

“E con ciò? Non è la prima volta che un Piton ride di me e adesso che ti conosco meglio, sai cosa penso? Che forse non sarà neanche l’ultima perché tu sei tale e quale a tuo padre”.

Thomas smise di ridere, toccato nel vivo ma con molta calma e per sdrammatizzare rispose: “Non credo, visto che lui dice che somiglio di più a mia madre”.

Susan fuori di sé per non essere riuscita a mettere in difficoltà il figlio del temibile professor Piton decise di sferrare l’affondo.

“Tua madre?” domandò ridendo amaramente “Avrei voluto proprio conoscerla. Che genere di donna poteva essere per stare con uno come tuo padre?”.

I Tassirossi restarono ammutoliti, alcuni sussultarono. Nessuno di loro si sarebbe aspettato niente del genere da Susan, neanche Thomas che rimase come pietrificato per alcuni interminabili secondi.

La nausea si fece più acuta, le labbra  sbiancarono e gli occhi gli si riempirono di lacrime.

“Mi dispiace” gli disse la ragazza rendendosi conto di quanto aveva detto.

Lui non rispose niente, non voleva muovere i muscoli della faccia perché sapeva  che altrimenti le lacrime, in equilibrio tra le ciglia, gli sarebbe scese sul volto.

“Mi dispiace” gli ripeté Susan.

Thomas si alzò e si diresse verso il tavolo dei professori. Una volta giunto si avvicinò a Silente e gli chiese: “Potrei essere smistato un’altra volta? Non credo che quella sia la mia casa”.

“No, non è possibile Thomas. Il capello parlante non sbaglia mai” fu la risposta prevedibile.

Thomas fece sospirò e come batté le ciglia le lacrime gli caddero sulle guance per finire poi  sullo stemma della tunica. Lui chinò la faccia a terra e poi si rivolse a Severus: “Allora posso tornare a casa?”.

Piton vide il viso di suo figlio bagnato dalla tristezza, non voleva che soffrisse, ma non poteva proteggerlo per sempre. Doveva metterlo nella condizione di affrontare tutto.

“Per Natale, Thomas. Non prima” gli rispose con il cuore spezzato.

Thomas però non provò né delusione né amarezza e con mezzo sorriso, come a  dirgli che capiva ma che aveva comunque bisogno di lui chiese ancora: “Allora posso venire nel tuo ufficio?”.

Severus smise di mangiare, si alzò , si avvicinò al figlio e mettendogli una mano sulla spalla si misero ad attraversare  tutta la Sala Grande mentre i Tassirossi li  guardavano stupiti. Chi mai avrebbe potuto credere che Severus Piton fosse un padre amorevole?

Quando ebbero attraversato già mezza sala  anche  gli altri studenti si resero conto che Piton stava accompagnando fuori  il  figlio in lacrime. Anche  Lily li vide, e corse subito dal fratello.

“Chi è stato? Chi ti ha fatto piangere?” chiese adirata.

“Lascia perdere” rispose lui mentre Severus cercava di calmare la figlia: “Lily, calmati. Thomas è solo molto stressato”.

“Io voglio sapere chi è stato” disse lei con decisione stringendo i pugni.

“Non mi ha ancora spiegato niente” rispose il padre.

“Thomas, voglio sapere chi è stato” ripeté lei.

Thomas singhiozzando la invitò a seguirli, ma nella sua mente il ricordo delle parole di Susan era ancora fresco, e senza Legillimens, senza che lui se ne accorgesse e senza che lei facesse niente in particolare, Lily si rese conto di sapere già tutto.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: alida