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Autore: Rowena    19/07/2011    1 recensioni
Due anni fa, Percy Weasley è tornato a fare parte della sua famiglia. Due anni fa, malgrado tutto, i suoi parenti erano felici di averlo di nuovo con loro.
Due anni fa. Ma ora Percy è diventato un grandissimo rompiscatole, al punto che i suoi cari, teneri, dolci, adorabili parenti hanno deciso che devono sbarazzarsi di lui. E che diavolo, Perce!
Epilogo online: «Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Famiglia Weasley, George Weasley, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Era stato un gesto di grande forza e sicurezza invitare Audrey a conoscere i genitori e i fratelli che ancora le mancavano, un gesto virile e coraggioso…
Peccato che quel giovedì Percy fosse sull’orlo di una crisi di nervi: che cosa diavolo gli era venuto in mente?
«Respira, Perce, la faccia blu non s’intona molto con i capelli dei Weasley» gli suggerì George, che invece se la godeva un sacco. Suo fratello non si era innervosito fino a quel punto nemmeno per il suo primo appuntamento con Audrey, ma era comprensibile che fosse così agitato: incontrare mamma Molly era un’esperienza che non tutte le streghe erano in grado di reggere.
Per fortuna – o sfortuna – del mago, però, la ragazza gli mandò un gufo a qualche ora dalla famigerata cena scusandosi per dover disdire. Aveva avuto un’emergenza al lavoro e aveva dovuto portare un collega al San Mungo per un brutto colpo in testa: probabilmente non sarebbe risultato nulla di grave, ma in quanto possibile futura responsabile doveva dimostrare di avere a cuore il benessere e la sicurezza di tutti i maghi che lavoravano nel suo dipartimento.
A Percy non sembrò vera quella possibilità di procrastinare il tanto temuto incontro, ma si dimostrò dispiaciuto e comprensivo quant’era logico per non infastidire la strega. Tanto più che non aveva avvertito la madre della possibile ospite in più – anche se non sarebbe mai mancato da mangiare alla Tana – e così l’inconveniente passò senza conseguenze.
L’incontro fu rimandato di due settimane, ma questa volta fu Perce a beccarsi una brutta influenza che lo costrinse a letto con un febbrone da Ippogrifo e una tosse degna di un Troll.
«Inizio a pensare che tu non voglia davvero presentarmi tua madre, sai» commentò Audrey una sera che passò a trovarlo. «Non è che hai fatto una maledizione perché ti sei pentito del tuo invito?»
«Dod dire stubidaggini» borbottò il malato dal fondo del suo letto.
«Secondo me si è fatto venire la febbre per la paura di presentarti alla mamma», suggerì George comparendo in camera con un paiolo fumante di un liquido denso e scuro non meglio identificato. «Sai, sei la prima fidanzatina che porta a casa… Per questo è agitato, povero piccolo Perce».
Audrey cercò di non ridere, per affetto al suo ragazzo, nemmeno quando il mago recuperò un enorme mestolo di legno e cominciò a spargere sul petto di Percy il suo mirabolante decotto fatto in casa, e si ritirò prima che la scena diventasse troppo imbarazzante. Non che l’uomo della situazione potesse aspirare a un particolare amor proprio, non con un fratello del genere, ma doveva difendere la sua vita notturna con le unghie e i denti. Maschi, così sensibili alle umiliazioni…
A quel punto, per un motivo o per l’altro, l’invito finì per estendersi alla cena della Vigilia. Passare il Natale alla Tana poteva essere splendido o rappresentare un vero incubo, a seconda delle occasioni, considerò Perce: sua madre ci teneva in particolare, era la grande serata per dimostrare che guerra o no, perdite e tutto erano ancora tutti uniti e stavano bene.
Il primo Natale dopo la guerra era stato un vero disastro, perché nessuno ancora aveva voglia di festeggiare. L’anno seguente era stato meglio, e quello doveva rappresentare l’occasione del rilancio.
Un Percy redivivo dall’influenza era ancora indeciso sul caso di presentare la fidanzata proprio quella sera. «Sicura che non ti dispiaccia? I tuoi sono appena tornati, magari preferisci…»
La strega lo fermò prima che potesse continuare la frase: «Che, scherzi? Vanno dai parenti, mancano da casa da una vita! Non vorrai mica che finisca a posare per la foto con il cigno impagliato, di nuovo? Mia nonna ha sempre la fissa per gli scatti orrendi».
Quello che il mago non aveva calcolato è che Audrey davvero voleva incontrare sua madre. La cosa peggiore era sapere di essere il colpevole: lui le aveva dato l’idea, lui ne avrebbe subito le conseguenze. Si prospettava una lunga serie di domande imbarazzanti – soprattutto sul perché avesse taciuto per tanto tempo su quella relazione – a cui non era sicuro di voler rispondere.
Dopo tanto tempo passato a cercare l’approvazione della famiglia, improvvisamente Percy sentiva il bisogno di difendere la propria indipendenza e l’intimità che aveva raggiunto con la ragazza. Sì che il tempismo non era mai stato il suo forte, ma così…
Inoltre, lo spaventavano tutte le possibili reazioni di Audrey allo show materno: come si sarebbe comportata sentendo subito l’interrogatorio riguardo alle sue idee sul matrimonio, alla sua volontà di avere dei figli o meno, sul suo lavoro, che la madre avrebbe di certo ritenuto troppo pericoloso!
«Avanti, Perce», lo incoraggiò lei stesa sul nuovo tappeto del salotto, «hai montato tutti i mobili che abbiamo acquistato senza ucciderti, cosa vuoi che sia questa serata?»
Era l’opinione di una folle che non aveva idea del mostro che andava a incontrare, pensò il mago, ma alla fine capitolò e decise che, in fondo, era arrivato il momento di uscire allo scoperto con la famiglia: anche perché tutti i fratelli o quasi erano al corrente del suo stato di fidanzato, ma si divertivano molto a metterlo in difficoltà su quell’argomento di fronte ai genitori… Doveva prendere la situazione nelle sue mani.
L’atmosfera natalizia fece il resto: Perce non era né il Grinch né l’appassionato per antonomasia delle feste, ma l’eccitazione che era nell’aria lo convinse che non aveva nulla da temere.
Ed eccoli, la sera di quel 24 dicembre, a presentarsi alla Tana sulla piccola utilitaria di Audrey, che rideva come una matta: «Lo sapevo che non dovevo lasciarti guidare, lo sapevo!»
«Pensavo che fosse più facile» tentò di giustificarsi Percy, che sembrava effettivamente provato dall’esperienza. «Ma c’è la neve e la strada è dissestata…»
Non era successo niente di che, non erano finiti fuori strada né avevano tamponato nessuno – più che altro perché non avevano incrociato anima viva – ma quegli ultimi tre chilometri in cui il mago aveva chiesto di poter provare a guidare erano stati davvero un incubo.
La ragazza scosse il capo e si fece restituire le chiavi, chiudendo poi entrambe le portiere. «Che pretendevi? Non s’impara a guidare in pista, ma sulle stradacce come questa, così si è preparati in qualunque situazione. Ora entriamo, su!»
Qualunque cosa si fosse aspettata Audrey, lo spettacolo che le si presentò davanti quando Percy aprì la porta fu sicuramente migliore: l’ingresso della Tana era stato decorato con rami d’abete coperti di neve, nastri di ogni colore, pigne dorate… Era forse lo scenario natalizio più bello dai tempi di Hogwarts, pensò la strega commossa.
«Non vorrai scioglierti per così poco, non è vero?» la prese in giro il ragazzo, prima di prenderle la sciarpa e il cappotto e appenderli vicino ai propri. «Andiamo, saranno tutti in salotto».
Arrivare in auto era stata in realtà una scusa per entrare in casa tranquillamente, senza che la famiglia fosse ad attenderli, e Percy prese l’ultimo respiro profondo prima di entrare nella stanza e salutare tutti i familiari.
Pur sapendo che i Weasley erano tanti e che tutti ostentavano i proverbiali capelli rossi, fu quasi sconvolgente fare capolino in salotto e vederli lì tutti insieme, almeno per Audrey. Eccoli lì, i genitori, i cinque fratelli, e tra loro i capelli biondi della moglie di Bill, il volto scuro di Angelina e i celebri capelli ribelli di Harry Potter. Accanto a lui sedeva Hermione Granger, che la ragazza incrociava spesso nei corridoi del Ministero.
Un soggiorno effettivamente affollato, proprio come le era stato descritto da Percy.
«Percy, eccoti qua finalmente» esclamò entusiasta la madre, accogliendo il terzogenito con due sonori baci sulle guance. «E chi è la tua ospite?»
La ragazza si trattenne dal ridere: sapeva che le sue foto erano state ben squadrate alla Tana da tutta la famiglia, quando si era complottato per trovare una ragazza a Perce, per cui trovava strano che la signora Weasley fingesse di non conoscere la sua faccia. Probabilmente lo trovava di gusto migliore, ma alle sue spalle i figli sghignazzavano e scuotevano il capo.
«Mi chiamo Audrey Ruston, signora, sono la ragazza di Percy» si presentò porgendo una mano verso la donna. «Sono davvero felice di conoscerla».
«Chiamami Molly e dammi del tu, cara» rispose quella con un sorriso, prima di scostare il suo saluto formale per abbracciarla come se fosse già di famiglia: era un classico, Percy l’aveva vista accogliere in quel modo tutte le ragazze che Charlie aveva portato a casa, nella speranza che finalmente avrebbe messo la testa al posto, e perfino la stessa Angelina, una volta inquadrata come fidanzata del suo figlio più pazzo e non più come semplice amica.
La preoccupazione del mago era che la madre potesse dimostrarsi troppo appiccicosa o desiderosa di conoscere i loro progetti, così da allontanare la ragazza… Ma Perce non poteva fare altro che fidarsi della donna che amava e sperare che gli volesse abbastanza bene da sopportare le attenzioni di Molly Weasley a caccia di una nuova nuora.
Dopo che la padrona di casa si fu presentata, tutti gli altri membri della famiglia fecero lo stesso, creando una strana processione in cui Audrey occupava il posto d’onore. Nell’insieme la cosa la spaventò un poco, per non parlare dell’imbarazzo a stringere la mano di Charlie, del quale era stata una grande fan ai tempi della scuola, ma quando George arrivò a presentarsi con un ghigno diabolico in volto riuscì a rilassarsi un poco. Angelina e Ginny l’accolsero con calore, complimentandosi per aver resistito così tanto e della tranquillità ostentata nel gestire quel fiume di quasi parenti, e Fleur la salutò con una strana espressione in francese che alle orecchie di Audrey, poco allenate con quella lingua, sembrò un vivo ringraziamento per aver restituito a lei e a suo marito l’intimità della loro casa. Forse aveva capito male…
Fu felice di conoscere la piccolina di casa, Victoire, anche se non era proprio un talento naturale con i bambini; ammirò la bellezza della bambina, che aveva preso molto dell’aspetto da Veela materno, ma riconobbe che, anche se era ancora così piccola, Vic aveva la classica espressione dei Weasley.
Molly s’intenerì vedendo che la ragazza riusciva a far ridere la sua nipotina, che in genere piangeva in braccio a estranei, e si convinse che fosse già pronta ad avere dei figli, un enorme punto a suo favore agli occhi materni della strega.
«Se ho già pensato a mettere su famiglia?» ripeté Audrey cercando di controllarsi quando le venne posta quella domanda del tutto inaspettata. Con la coda dell’occhio notò che Percy si stava strozzando con uno stuzzichino, preso alla sprovvista quanto lei, ma s’impegnò a rispondere con serietà, evitando di guardare George e Bill che la prendevano in giro. «Per il momento no, in realtà: sono in lizza per ricevere una promozione e dirigere il mio Dipartimento, per cui in questo momento sono più che altro concentrata sul lavoro. Non mi dispiacerebbe avere dei figli, un giorno… Con la persona giusta» concluse facendo l’occhiolino al proprio fidanzato, che stava ancora cercando di non soffocare con un’oliva e che era arrossito fino alla punta dei capelli.
Rabbonire Molly e far prendere un colpo a Percy contemporaneamente… George, Charlie e Bill si guardarono tra loro con la sensazione di aver trovato una sorella mancante. Senza badare alla strana reazione del figlio, la strega annuì ma decretò che non si doveva aspettare troppo, prima di perdere la giovinezza e… Per fortuna il suo sproloquio fu interrotto da Arthur: «Per l’amor di Morgana, tesoro, la ragazza è poco più che una bambina! Non spaventarla» disse sorridendo ad Audrey, che si sentì salvata da una china pericolosa. «Piuttosto, a che punto è la cena?»
Conquistarsi il mago fu facile come previsto da Percy, considerò la giovane mentre si spostavano a tavola: non appena seppe che la giovane era figlia di Babbani, infatti, il signor Weasley cominciò a tempestarla di domande su tutti gli oggetti tecnologici che aveva a casa e che usava quotidianamente, proprio com’era successo anni prima con Harry e Hermione. La differenza era che la ragazza di Perce era quella che forse era riuscita a trovare il miglior connubio tra i due mondi cui si sentiva di appartenere.
Per Harry, infatti, pensare ai Babbani equivaleva a ricordare i suoi zii e suo cugino, un affare non molto piacevole, mentre la sua migliore amica in quel momento era un po’ in crisi con i genitori, che erano ancora sconvolti per essere stati spediti dall’altra parte del mondo dopo aver subito quello che loro chiamavano il lavaggio del cervello. Anche se la ragazza l’aveva fatto esclusivamente per il loro bene, per i signori Granger non doveva essere molto gradevole vivere con la consapevolezza di essere così facilmente manipolabili nelle mani della loro unica figlia.
«Ti capisco, anch’io ho messo i miei genitori su un aereo non appena ho capito quanto fosse brutta la situazione» raccontò Audrey con voce comprensiva, quando Hermione le spiegò cosa fosse accaduto e il motivo della sua tristezza. «Mi è bastato spaventarli un po’: hanno sempre temuto la magia, perché sfugge alla loro comprensione, ed esagerando sui rischi che correvano rimanendo – ma neanche troppo – sono riuscita a convincerli. Io non ho combattuto in prima linea, però, e in quel caso nemmeno loro mi avrebbero lasciato a cuor leggero».
Hermione sospirò. Di certo quella storia non le faceva bene, specie ricordando le emozioni che aveva provato nel prendere quella dolorosa decisione e cancellarsi dalle menti dei propri genitori. «I miei trovavano la magia affascinante. L’unica volta in cui li ho visti arrabbiati è stato quando ho approfittato di un incantesimo andato storto per sistemarmi i denti. In quel caso, secondo loro non ho avuto rispetto per la loro professione».
Mai mettersi contro un dentista, figuriamoci due! Audrey le augurò di riuscire a instaurare con loro un rapporto nuovo, più adulto e completo. Per chi, come i loro genitori, non aveva che un’idea sublimata e fatata del mondo magico, affrontare la guerra era stato davvero difficile.
«Io ho fatto così bene il mio mestiere che mia madre e mio padre non sono tornati in Gran Bretagna fino a qualche settimana fa… Ed è inutile dire che ancora mi guardano storto: cosa credete penserebbero se sapessero che il mio lavoro consiste nel provare nuovi incantesimi bombardando manichini e altri oggetti?»
Percy la guardava in silenzio. Non aveva parlato con lui del disagio che provava verso la propria famiglia… Forse aveva pensato che sarebbe apparsa debole ai suoi occhi? Non capiva. Forse pensava che lui non avrebbe compreso, abituato com’era a vivere tra maghi come lui.
Prima che potesse risponderle, però, Harry disse la sua ricordando i suoi zii – al che tutta la tavolata rumoreggiò – che avevano sempre odiato e temuto la magia… Finché non avevano vissuto con dei maghi per quasi un anno intero: nessuno aveva tentato di ucciderli, per cui un pochino si erano ricreduti. «Certo non riuscirò mai a perdonarli del tutto, ma almeno adesso c’è un minimo di civiltà, nelle nostre rare conversazioni».
Proprio in quel momento, Molly comparve brandendo un immenso tegame di arrosto e la chiacchierata deviò su argomenti più piacevoli per tutti. Bill si offrì di tagliare la carne e presto si formò una lunga fila di piatti da riempire, mentre Fleur si scusava per dare da mangiare alla piccola, cosa che preferiva fare in un’altra stanza per comodità e perché riteneva che quel gesto fosse una sorta di rituale intimo tra lei e la figlia, da tenere nascosto agli occhi del mondo.
«La mia Victoire è la bimba più bella che si sia mai vista al mondo», sospirò Molly guadagnandosi una certa dose di rimbrotti da parte dei figli. «Hai mai pensato a sposarti, cara?»
Audrey ebbe i brividi: non era certo la sola nubile seduta a tavola, ma non c’erano dubbi. Toccava a lei rispondere. Scambiò un rapido sguardo con Hermione e Angelina, altre due ospiti della Tana, che sembrarono dirle sì, anche noi ci siamo passate.
«Onestamente no, nessuno dei miei precedenti fidanzati mi ha mai suggerito l’idea che le cose potessero farsi così serie» spiegò cercando di rimanere sul vago. «Diciamo che vorrei poter distinguere mio marito da eventuali figli, e nessuno degli uomini con cui sono uscita in passato mi ha dato questa sicurezza».
Era una risposta molto diplomatica – ma anche divertente, pensando che nelle sue grinfie era passato pure l’attuale Ministro della Magia – eppure lasciava aperto uno spiraglio pericolosissimo: il confronto dei suoi ex con Percy.
«Ma il mio Percy, qui…» cominciò infatti a risponderle la strega.
Il figlio sentì che aveva bisogno di un diversivo e cercò nella sua mente una qualunque frase che potesse distoglierla dal torturare in quel modo la sua fidanzata: sfortunatamente per lui, fu la cosa peggiore che potesse dire.
«Mamma, te l’ha detto George che si sposa?»
Caddero forchette nei piatti, e con esse un pesante silenzio: i fratelli Weasley si voltarono tutti a fissare Percy, consapevoli dell’enorme errore che aveva commesso, tanto che le congratulazioni materne furono sommerse dalla serie d’improperi che George cominciò a urlare, furibondo.
«Come hai potuto, avevi detto che avresti tenuto la bocca chiusa… Traditore!» gridò prima di provare a lanciarsi alla gola del fratello, che stava già cercando di allontanarsi, terrorizzato.
Si lanciò sulla tavola, incurante di bicchieri e bottiglie cadute al suo balzo, brandendo un coltello, quando Charlie ebbe la rapidità di disarmarlo – la posata volò a infilzare lo stipite della porta – e di sollevarlo a mezz’aria per impedire che colpisse Percy.
«Vedi, mamma, che lavorare con i draghi serve a qualcosa, nella vita?» riuscì a gongolare vantandosi dei suoi ottimi riflessi. Il resto della tavolata non sapeva che pensare: i fratelli avrebbero voluto vedere quello scontro epico, atteso forse da tutta la vita, Perce tratteneva ancora il fiato, Audrey lo fissava con aria strana e Angelina… Angelina era andata a tirare giù il fidanzato, in un pallido tentativo di calmarlo.
«State per sposarvi? Perché non me l’hai detto, George?» domandò Molly, rimasta imperturbabile dalla baruffa, focalizzata sulla notizia importante.
«Perché volevamo organizzare tutto con calma e senza… Senza mettere in moto la macchina organizzatrice che hai messo su per il matrimonio di Bill» rispose quello cercando le parole giuste e dedicando un’occhiata torva anche al maggiore dei suoi fratelli, che con le sue nozze aveva messo in testa alla madre che tutte le cerimonie alla Tana sarebbero state sempre più fastose e imponenti. «Vogliamo qualcosa di semplice, una giornata di festa con i nostri amici intimi e i parenti vicini. Il che significa evitare di avere quella piattola di Zia Muriel tra le Pluffe, ad esempio».
Tutti quanti a quell’ultima obiezione sembrarono ragionevolmente d’accordo, il che fece pensare ad Audrey che ancora si fosse persa il peggio della famiglia Weasley.
«Tenere una cosa del genere nascosta alla propria madre… Che sciocchezza! Come se poi io avessi voluto organizzare tutto quel circo» mentì spudoratamente la strega, negando di aver discusso, controbattuto e comprovato ogni decisione di Fleur. L’aveva detta così gigantesca che Bill ridacchiava in un angolo; Ginny pure era incredula a sentire certe cose, rabbrividendo al solo pensiero di quale terremoto era stata la Tana in quei mesi che avevano preceduto il matrimonio dell’anno.
«Sono stata io a chiederlo, Molly» disse Angelina per evitare che la discussione tra madre e figlio degenerasse. «Ho preferito iniziare a guardare per ogni cosa da sola, al massimo aiutata da Katie e Alicia, che mi faranno da damigelle, per non sentire pressione. Nemmeno i miei genitori lo sanno, ancora».
In realtà, la signora Johnson aveva già notato il nuovo anello che compariva alla mano sinistra della figlia, ma non aveva detto nulla, limitandosi a gongolare come chi conosce un segreto e si diverte a non rivelarlo ad altri. Probabilmente preferiva attendere che fosse la futura sposa a parlarne… La sua mamma era un bijou di riservatezza e le voleva molto bene per questo!
A sentire che aveva un vantaggio sui genitori della sposa, Molly sembrò molto più contenta. «Bene, se volete fare tutto da soli, non sarò certo io a mettere becco nelle vostre decisioni» affermò con aria seria, tanto che perfino Arthur alle sue spalle si mise una mano davanti alla bocca, molto divertito. «Sappiate che sarei molto felice se la cerimonia si tenesse di nuovo qui alla Tana».
George fece per dire qualcosa, poi si voltò a guardare un punto indefinito alle sue spalle, prima di tirare su la sedia dal pavimento e rimettersi a tavola. «Non vorrei che avvenisse in nessun altro posto, lo sai, mamma».
La cena aveva preso una piega inaspettata e Audrey iniziava a sentirsi un po’ a disagio. Immaginò che, se fosse uscita in giardino e avesse guardato nella direzione verso cui si era incantato George, avrebbe visto la tomba del suo gemello: era una situazione familiare intima, in cui lei ancora si sentiva un’intrusa. Cercò lo sguardo del suo fidanzato e solo a quel punto si accorse che Percy era sparito.
Charlie capì cos’era accaduto e le disse di salire al secondo piano, dove sicuramente si era rintanato il fratellino. «Vai a stanarlo» le consigliò facendole l’occhiolino.
Audrey annuì e si diresse verso le scale: al primo piano sentì la voce di Fleur che cantava una ninnananna in francese e la intravide con la piccola Victoire in braccio, attraverso lo spiraglio della porta socchiusa di quella che doveva essere stata la camera di Bill. Quella scena rubata le fece molta tenerezza, ma la ragazza proseguì per non sembrare impicciona.
Una rampa di scale più su e si trovò davanti alla stanza di Percy. Non bussò nemmeno, entrò decisa a scovare il ragazzo, che era seduto sul suo vecchio letto con aria molto triste.
«Sono un idiota» mormorò.
La strega scosse il capo e andò a sedersi vicino a lui. «Su questo non ci sono dubbi, ma non è un buon motivo per sparire così».
«George mi ucciderà… Gli avevo promesso di non dire niente, e l’ho gettato in pasto ai lupi per salvarmi».
Probabilmente nemmeno Audrey sarebbe riuscita a dormire sonni tranquilli sotto lo stesso tetto di George, nello stato in cui era. Tuttavia, Percy non poteva rimanere nascosto nella stanza della sua infanzia per sempre! «Non era certo il regalo di Natale che tuo fratello si aspettava, ma dovrai affrontarlo comunque: siete pur sempre coinquilini!»
Il mago mugolò e si lasciò cadere all’indietro: era corso fin lassù più per abitudine che per trovare in quella stanza una qualche forma di conforto. In un certo senso, detestava ricordare il periodo della sua adolescenza, in cui aveva vissuto più tempo nascosto in quella cameretta che con la sua famiglia. Era cambiato parecchio da allora…
«E dire che volevo chiedergli di farmi un grosso prestito», si lamentò ridendo amaramente, al pensiero improvviso dei piani che stava architettando da qualche tempo.
«Un prestito? Per cosa?» domandò la ragazza con curiosità. Quella storia le suonava del tutto nuova.
Percy temporeggiò, indeciso se confidarsi o se rimangiarsi quello che aveva detto. Accidenti alla sua boccaccia!
Alla fine optò per parlare, sebbene avesse pensato di fare una sorpresa alla sua fidanzata a cosa fatte: «Un po’ di tempo fa abbiamo parlato di cosa voglio fare della mia vita, ora che George si sta ben indirizzando e che non desidero restare per sempre nel negozio di scherzi, sebbene sia un’attività molto divertente», le ricordò con un mezzo sorriso. «La settimana scorsa sono andato a ritirare dei libri al Ghirigoro e il proprietario si stava lamentando della sciatica e di come ormai voglia ritirarsi in pensione. I suoi figli non sono interessati alla sua attività e parlano di venderla, per cui…»
Alla faccia, quello era un progetto incredibile: un bel passo avanti per un mago che fino a qualche tempo prima sembrava non sapere in quale campo lanciarsi, dato che gli scherzi non erano la sua specialità e che ormai sembrava aver messo una pietra sopra qualunque genere di carriera nel Ministero.
«Vuoi comprare il Ghirigoro?» domandò Audrey incredula: di questo passo, i fratelli Weasley avrebbero creato un monopolio sulle attività di Diagon Alley! «Sei consapevole che dovresti vendere i libri, e che non potresti tenerli tutti per te?»
«Potrei sempre richiedere una copia in più per la mia biblioteca personale» suggerì Percy ridacchiando. «Ho pensato a tutto quello che mi piace fare, e i libri sono la mia passione. Potrei fare delle grandi cose con quel negozio».
La ragazza ne era sicura: con l’amore che aveva per i libri e la sua conoscenza… Se fosse riuscito a rinnovare il locale in modo da farlo sembrare meno polveroso e antico, avrebbe creato un posto incredibile. Lei ci avrebbe messo anche una caffetteria, ma forse era troppo abituata alle librerie babbane. Gli avrebbe comunque suggerito l’idea e, anche se non fosse stato dello stesso parere, l’avrebbe appoggiato in tutto.
«Per comprarlo ti serve un prestito?»
Percy annuì: «Ho fatto alcune domande e ho scoperto che la cifra è troppo alta per me. Non posso comprare il negozio da solo e, parlando di denaro, George di certo è messo meglio di tutti in famiglia, ma chiederò alla Gringott».
Indebitarsi con i Goblin poteva non essere la migliore delle idee, Audrey lo sapeva: il prestito sarebbe stato regolato dalla banca, ma quelle creature sapevano essere perfide, quando si trattava di riscuotere gli interessi a loro dovuti.
«E se ti prestassi io i soldi che ti occorrono?» gli propose stendendosi con lui.
«È una grossa cifra», ribadì subito Percy, che non si aspettava di sentire una simile offerta. «Non potrei mai accettare una somma del genere da te».
Ed ecco la tartaruga che si rintanava nel guscio! La ragazza sospirò: se lo aspettava, Perce aveva subito pensato di rivolgersi alla famiglia o alla banca, scelte ovvie e sensate, ma che lo mettevano al sicuro dal fallimento. Beh, a pensarci bene i Goblin gli avrebbero tolto anche la pelle di dosso, pur di recuperare il proprio denaro…
«Siamo troppo grandi e razionali per permettere che un prestito rovini la nostra relazione», gli disse schioccandogli un bacio sulla guancia, «e non ti offrirei questi soldi se non potessi permettermi questa soluzione. L’altra mia nonna, non quella del cigno impagliato, è morta un paio di anni fa e mi ha nominato sua unica erede, ho ricevuto una bella sommetta e anche una casa gigantesca che devo decidermi a vendere. Farò un favore a entrambi, liquidando quella proprietà».
Audrey non voleva certo obbligarlo, per cui gli ripeté che aveva un’impressione troppo positiva di entrambi, per credere che quel prestito avrebbe potuto avvelenare il loro rapporto. «Me li ridarai nel tempo, non c’è problema. Possiamo siglare un accordo davanti ai Goblin, se preferisci, così rimarrà tutto nero su bianco, ma secondo me non dovresti farne un problema. Io ho fiducia in te, come ne ho in noi».
«Ci penserò su» rispose semplicemente Percy, che era rimasto impreparato a una simile soluzione. «Ora che si fa?»
Audrey rise: se era un suggerimento per una proposta indecente, era la più candida che avesse mai sentito. «Non possiamo rimanere nascosti qui per sempre, scommetto che tua madre sta già cercando un volontario per assicurarsi che non stiamo facendo cosacce», fece notare, «ma se non ti senti di affrontare adesso la tua famiglia, posso fingere un malessere a tua scelta per andarcene prima del previsto: torniamo a casa tua, aspettiamo la mezzanotte e ci scambiamo i regali, solo noi due. Avrò tempo per conoscere meglio i tuoi parenti: del resto, qualcuno mi ha detto che ne prendi uno e hai in regalo la confezione famiglia».
Percy si rilassò nel sentir ripetere la battuta che aveva fatto al loro primo appuntamento serio parlando di Penelope. Com’era diverso il loro rapporto dalla sua prima relazione… Scosse il capo, per una volta determinato a finire quello che aveva iniziato: «No, ti ho invitato come mia ospite e non sarebbe giusto farti scappare in questo modo. E poi ti perderesti l’eggnog di mia madre, un must delle feste a casa Weasley, per cui torniamo giù».
«Ne sei sicuro?» domandò Audrey. «Guarda che una volta che siamo lì, non possiamo sparire».
Prendendo un bel respiro, Percy annuì, quindi le tese una mano e si alzò con lei. Forse la prova non era scoprire se la ragazza sarebbe sopravvissuta all’incontro con sua madre, bensì scoprire se lui fosse in grado di sopportare quella situazione. E lui voleva esserne in grado.
«Devo smettermi di farmi problemi, no? È il mio regalo di Natale per noi», sussurrò prima di baciarla. Sembrò durare all’infinito, in un abbraccio tenero e delicato.
«Buon Natale, Perce» gli augurò Audrey quando si staccò di prendere fiato, sorridendo felice. Se qualche mese prima le avessero detto che si sarebbe sentita così appagata ed entusiasta perché stava con Percy Weasley, non ci avrebbe mai creduto. Eppure, sembrava proprio così.
La coppia tornò in cucina con l’animo rinfrancato e una nuova voglia di ottenere l’approvazione di mamma Molly: la strega era visibilmente preoccupata di quello che potevano aver combinato di sopra, ma quando vide che abiti e capelli erano a posto si rinfrancò e li accolse facendo sapere che stava per servire il dessert.
Più difficile fu incrociare lo sguardo di George, che era ancora abbastanza arrabbiato, ma Audrey attese che avesse bevuto tre o quattro bicchieri di liquore natalizio per fargli promettere che non avrebbe tentato di ledere il suo fidanzato fisicamente o psicologicamente o in qualunque altro modo. Il ragazzo era abbastanza alticcio da non rendersi conto di quello che diceva, così si fregò con le sue stesse mani, cosa che fece rispettare ancora di più la strega agli occhi dei Weasley.
Alla fine dei conti, l’ultima ospite aggiunta al clan decise che era stata la miglior vigilia di Natale che le era capitata da parecchio tempo: il calore familiare che regnava alla Tana la fece sentire a casa, una volta superato il problema della soffiata fatta da Perce, e la serata passò in un lampo. Non ci furono regali, anzi, molti dei ragazzi si scusarono perché non avevano pensato a un dono per lei, non sapendo che sarebbe stata presente, ma a lei non importava.
 Era già passata la mezzanotte da un pezzo quando, dopo l’ultimo brindisi, Audrey si rimise al volante della sua macchina con Percy sul sedile del passeggero.
«Potete rimanere a dormire qui, se volete» tentò di suggerire Molly, che era uscita col marito per augurare loro la buonanotte. «In camere separate, s’intende, ma qui alla Tana c’è tanto posto… Non è pericoloso mettersi alla guida a quest’ora?»
«Non si preoccupi, signora, io non ho bevuto quasi niente, a differenza di questo qui» rispose dando un buffetto al suo fidanzato, che grugnì qualcosa d’incomprensibile. Aveva seguito George fino al sesto giro di eggnog, con conseguenze disastrose. In altre serate, Audrey non gli avrebbe mai permesso di salire sulla sua auto, ma sapeva che per Perce sarebbe stato peggio dover affrontare le conseguenze della sbronza davanti a sua madre…
«Troviamo un compromesso: lascia qui l’auto e tornate a casa con la Polvere Volante. Potrai tornare a prendere la macchina nei prossimi giorni» suggerì Arthur che forse pregustava già la possibilità di fare un giretto in sua assenza.
Appuntandosi mentalmente di chiudere la macchina con l’antifurto e di portarsi via le chiavi – avrebbe fatto anche un incantesimo extra, per evitare brutte sorprese – Audrey acconsentì: guidare un paio d’ore con accanto uno zombie con la nausea la notte di Natale non era il massimo… Uno sbuffo di polvere verde e si ritrovò a casa di Percy con il mago sotto braccio.
«Andiamo di sopra, avanti» gli propose faticando non poco su per le scale. «Accidenti, Perce, sei pesante!»
Finirono tutti e due sul letto e la ragazza ebbe la forza giusto per togliere a entrambi le scarpe e la giacca, prima di sistemarsi al calduccio sotto le coperte al fianco del mago.
«Sai, Audrey, non dovrei dirtelo in questo stato… Ma credo di essermi innamorato di te» biascicò Percy prima di crollare nel mondo dei sogni.
«Ma non mi dire» sospirò lei, sperando di essersi sognata la dichiarazione per la stanchezza e l’effetto dell’eggnog. O che almeno Perce avrebbe avuto il buon gusto di ripeterla da sobrio la mattina dopo, perché ci teneva a sentirla fatta decentemente.
Sarebbe stato il regalo più bello, per quel Natale.



Angoletto dell'Autrice: È un bel capitolo corposo, lo so... È uscito così!
Siamo quasi alla fine, manca ancora un capitolo in realtà. Mi fa strano dire ci siamo, così come mi fa strano essere riuscita ad attenermi al piano pensato per questa storia, anche se con tempi di aggiornamento migliorabili... Spero che sia stato di vostro gradimento. Alla prossima, per l'ultimo capitolo di questa storia...

Rowi
   
 
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