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Autore: Tati Saetre    20/07/2011    14 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tredicesimo capitolo – Verginella inesperta e paurosa.
 
BELLA’S POV
 
Presi l’ultimo quaderno, e lo infilai nello zaino.
Questa volta più facilmente del solito, visto che Carlisle mi aveva tolto le stampelle. Dopo ben due settimane.
Sì, erano passate due settimane dallo schiaffo di Tanya.
Erano passate due settimane da quando io e Edward stavamo ‘insieme.’
Non so bene come una persona normale avrebbe definito il nostro rapporto, ma io ero felice.
Passavamo la maggior parte del tempo insieme: lui veniva da me subito dopo la scuola, e poi andavamo al Pub.
In genere era lui a lavorare, mentre io mi occupavo di lavare le stoviglie.
Rigorosamente seduta, ero obbligata a non muovermi di un millimetro. Certo, le mie condizioni erano cambiate molto dall’ultima volta. La fasciatura alla caviglia non c’era più, e così anche le stampelle.
Purtroppo l’ematoma ancora era lì, in bella vista. Da violaceo era diventato verdino chiaro, ma ero sempre ridicola.
E Edward si premurava sempre di ricordarmi che non era così. Ero sempre la sua Bella, anche con quell’orribile coso a sfigurarmi il viso.
Scesi lentamente le scale, facendo attenzione ad ogni mia mossa.
Cadere non era nelle mie priorità, dopo l’incidente.
“Papà, io vado.” Annunciai, entrando in cucina.
Charlie era già dentro la sua divisa blu, mentre masticava rozzamente una brioche.
“Sai che torno tardi stasera, vero?” Parlò, dopo aver ingoiato quell’enorme boccone ed essersi ripulito i baffi con un tovagliolo.
“Certo. Verrà Edward dopo la scuola.” Alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
Anche lui sapeva della nostra relazione.
E non si sa come, sapeva anche dello schiaffo.
Sicuramente era stata Tanya a parlarne con qualche sua amichetta, cambiando a modo suo i fatti.
Insomma, tutta Forks sapeva che lei mi aveva picchiata, ed io non avevo fatto nulla per impedirglielo. Certo, lei aveva ragione perché la timida e stronza Isabella Swan le aveva portato via il ragazzo.
Ottimo, direi.
Ma ormai non facevo niente per smentire queste voci. La gente che doveva sapere la verità la sapeva, e quindi non era un problema per me.
“Ci vediamo stasera, eh!” Troncai lì, baciandogli una guancia e uscendo da casa.
L’aria era fredda, certo, era anche il 13 di Febbraio.
Vidi subito la Porsche giallo canarino, e con un sorriso entrai dentro.
“Buongiorno!” Salutai Alice, riscaldandomi le mani strofinandole.
Neanche i guanti di lana servirono ad attuare il gelo.
“Buongiorno tesoro! Pronta per il compito di Trigonometria?” Mi lamentai, mentre la mia amica se la rideva di gusto.
Sapeva benissimo che Trigonometria non era per nulla la mia materia. E le ripetizioni che mi aveva fatto Edward nei giorni precedenti non erano un granché. Alla fine ci ritrovavamo sempre sul divano di casa mia, pronti a sbaciucchiarci.
E non facevamo nulla oltre a toccatine fugaci e baci.
Sì, perché era proprio come mi definiva Alice: ‘Verginella inesperta e paurosa.’
Verginella lo ero, ed anche inesperta.
Paurosa, forse.
Insomma, quello era pur sempre Edward Cullen
Quell’Edward Cullen!
Ed anche se ora stava con me, tutti sapevano che reputazione aveva. Era stato con le peggiori ragazze del Liceo, e se con Tanya la definiva soltanto una storia basata sul sesso, chissà cosa combinava a La Push.
Scossi la testa energicamente, scacciando via tutti quei pensieri.
E se Alice continuava a dirmi che ero una ‘Verginella inesperta e paurosa’ c’era Angela che mi rincuorava, dicendomi ‘Devi solo aspettare il momento giusto’.
“Guarda che siamo arrivate.” Alice mi diede una leggera spintarella sul braccio sinistro, facendomi vacillare.
Mi guardai intorno, notando che eravamo nel parcheggio della Forks High School.
Scesi silenziosamente, ringraziando chissà quale Santo, perché non stava piovendo.
“Buongiorno Bella.” Così mi salutò Jazz, per poi stampare un bacio sulle labbra di Alice.
Poco lontano da noi c’era Angela, intenta a parlare con Ben.
Inutile dire che anche fra loro le cose erano cambiate. Ben le aveva rivelato che lei le piaceva da molto tempo, e quindi potevano provare a frequentarsi.
Quel frequentarsi durava da meno di due giorni, ma sembrava come se si conoscessero da una vita.
Erano fatti l’uno per l’altra, ecco.
“’Giorno Jazz.” Gli sorrisi, mentre due mani si posavano sulle mie spalle.
“Hey, a me non mi saluti?” Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi verdi di Edward.
“Cosa diamine ci fai qui?”
“Sì, buongiorno anche a te, eh!” Si fine offeso, mettendo su un broncio orribile. Poi ci metteva anche gli occhi da cane bastonato, sicuro che così mi faceva cedere ad ogni sua richiesta.
Sorrisi, scuotendo la testa ed avvicinandomi, per stampargli un casto bacio sulle labbra.
Fortuna che Jazz ed Alice ci avevano lasciato un po’ di privacy, la campanella della prima ora stava per suonare e la maggior parte degli studenti si affrettava ad entrare.
“Così va meglio.” Strofinò il suo naso con il mio, e mi inebriai del suo profumo.
“Allora, che ci fai qui?” Domandai di nuovo, quando mi fui ripresa totalmente.
“Sono venuto a scuola, no?”
“Edwaard.” Il suo nome mi uscì come un lamento, mentre gli tiravo un pugno sul petto. “Non prendermi in giro.”
“Non ti sto prendendo in giro.” Alzò tutte e due le mani, come per dire l’ovvio. “Che senso aveva andare a scuola a La Push, scusami? Ormai non ho più un migliore amico, e Jacob quando mi vede è come se volesse uccidermi.”
Mi rattristai, dopo aver sentito quelle parole.
Infondo era tutta colpa mia.
Era colpa mia se lui a Jake non si guardavano più in faccia. Un conto era che io rifiutassi Jake, l’altro che mi mettessi con il suo migliore amico.
Ero una perfette bastarda, ecco.
“Non ci pensare minimamente. Lo sai che non è colpa tua, vero?” Come se mi leggesse nel pensiero, Edward accarezzò i miei capelli, stampandomi un bacio sulla fronte.
“Certo, certo.” Cercavo di convincere più me stessa che lui, ma la cosa non riuscì. Affatto.
“Andiamo, su!” Passò un braccio intorno alle mia spalle, togliendomi di mano i due libri che mi ero portata dietro.
E quando entrammo dentro l’edificio scolastico, calò un silenzio surreale.
Per quanto tempo avevo immaginato di entrare insieme a Edward lì, in quel modo? Con lui che mi stringeva la mano, o che mi passava un braccio intorno alle spalle, proprio come stava facendo adesso?
Mi ero immaginata le occhiatacce, i bisbigli e i pettegolezzi che potevano girare nell’arco di una sola giornata.
Ma mai come quello che era accaduto proprio quel giorno.
Quando entrai in mensa, presi posto vicino ad Angela. Al nostro solito tavolo, dove ci sedevamo da sole. E qualche volta veniva anche Alice.
“Sei sopravvissuta?” Domandò, quando buttai praticamente il vassoio sul tavolo.
“Mi stai forse prendendo in giro?”
“No. Non fanno altro che parlare di voi, ad ogni lezione che ho frequentato. E ne ho frequentate ben sei, Isabella.”
“Tu per sei ore hai sorbito soltanto pettegolezzi. Io per sei ore sono sorbita occhiatacce da tutto il gruppo studentesco, soprattutto quello femminile.”
Un verso strozzato provenne dalla gola di Angela, che mi fece capire che aveva capito. Tutto quello che avevo passato, in quelle dannate sei ore.
E ne mancavano altre e tre.
“Spero solo che finirà il prima possibile.”
“Altre due settimane e le acque si calmeranno.” Esordì Alice, sedendosi accanto a me.
“Come mai con sei con Jazz?” Si voltò di qualche centimetro, indicando un tavolo in lontananza.
Un tavolo che conoscevo fin troppo bene.
“E’ lì con Edward. Stanno parlando con la squadra di Basket.”
Il singulto che aveva fatto prima Angela non era niente, in confronto a quello che feci io in quell’istante.
“Edward non tornerà nella squadra, vero?” Chiesi, entrando nel panico.
La squadra di Basket. La sua vecchia squadra di Basket.
Dove c’erano quegli omoni larghi ed alti, insieme alle Cheerleader.
A Tanya. A Jessica Stanley. A Lauren.
“Non ne ho idea. Chiediglielo tu.”
E l’avrei fatto di sicuro, quel pomeriggio, a casa mia.
Fa che non entri nella squadra. Fa che non entri nella squadra. Fa che non entri nella squadra.
Tutto quello che mi stavo ripetendo durante il pranzo, e durante le ore successive.
Purtroppo l’ultima ora era quella di Educazione Fisica, dove il professore decise di dividerci in due squadre: ragazzi e ragazze.
I ragazzi misero in scena un piccolo campetto immaginario, iniziando a giocare a calcio. Invece le ragazze optarono per una partita di pallavolo.
Io rimasi seduta in panchina, esonerata per due mesi da quel supplizio.
Infondo il mio incidente non aveva gravato così tanto sulla mia salute. Sia fisica che mentale.
Decisi di starmene zitta in quell’angoletto, finché l’ora non finisse. Ma i miei piani andarono a farsi benedire quasi immediatamente.
“Tu e Cullen, eh?” Sorrisi forzatamente, guardando negli occhi l’ennesima ochetta.
Nonché migliore amica di Tanya Denali. Che faceva parte del gruppo ‘Cerchiamo di sterminare Isabella Swan
“Già.” Sussurrai, cercando di mettere fine a quella conversazione. Sapevo che era inutile.
“Non mi piacete, sai…”
Oh, e aspettavo di sentirmelo dire da te, guarda! Mi morsi la lingua, cercando di trattenermi. Se già mi ero presa uno schiaffo senza fare la minima piega, questa volta Jessica se la sarebbe vista male.
“C’è la libertà di pensiero, no?”
Fece schioccare la lingua, guardandomi con stizza.
Poi si sedette accanto a me, accavallando le gambe.
Inutile dire che gli shorts che indossava erano diventati un paio di culottes raso fica.
“Certamente.” Commentò, lasciandomi con l’amaro in bocca. Non poteva finire così, non era da Jessica dare ragione agli altri, e starsene zitta. “Ma hai sempre rubato il fidanzato alla mia migliore amica.
Ed ecco che il gruppo ‘Sterminiamo Isabella Swan’ ripartiva all’attacco.
Erano mai stati fidanzato davvero Tanya e Edward?
E da quant’è che lei era la migliore amica di Tanya? Beh, questa cosa mi era sfuggita.
Rimasi in silenzio, lasciandola parlare. Era inutile controbattere, e come aveva detto Alice: massimo due settimane e i pettegolezzi sarebbero finiti.
Almeno così speravo.
“Non dici niente, Swan?”
Aprii la bocca, ma per la seconda volta decisi di rimangiarmi le parole.
E’ inutile perdere tempo con lei, Isabella. Inutile.
“Professore, posso andare?” Fissai lo sguardo sul Signor Knightley, che mi scrutò a fondo. Sapeva benissimo che dopo l’incidente e l’enorme ematoma che avevo sul viso non poteva dirmi di no a niente.
“Certamente, signorina Swan. La lezione per lei è finita.” Con un sorriso mi congedò, mentre soddisfatta mi allontanavo da Jessica Stanley.
L’avevo lasciata con la bocca a mezz’aria, e questa volta il ghigno che illuminava il suo viso ogni giorno, ce l’avevo io.
 
*
 
“Orgoglio e Pregiudizio.”
“Non se ne parla.”
“Ragione e Sentimento.”
“Neanche per idea.”
“Emma.”
“Assolutamente no.”
“Becoming Jane.”
“Ah. Ah. Ah.”
Sospira afflitta, posando la ciotola stracolma di Popcorn sulle gambe di Edward.
Dopo la scuola ci eravamo recati a casa mia, e visto che di studiare non se ne parlava, lui si era disteso sul divano pronto a vedere un film. Che ovviamente non potevo scegliere io.
“Cosa vuoi vedere, Edward?”
“Fast and Furious.”
“Neanche se m’ammazzi.”
“Come sei drammatica!” Questa volta fu lui ad alzare le mani al cielo, per poi prendere una manciata di Popcorn ed infilarsi nella bocca.
Un animale.
“Non mi piacciono quei film.” Decretai, sedendomi sul divano accanto a lui.
Incrociai tutte e due le braccia, mettendole sotto il seno.
“Ma se non gli hai mai visti.”
“Appunto. Non gli ho visti perché non mi piacciono.” Alzò tutte e due le sopracciglia, fingendosi strabico con l’occhio destro.
Era anche buffo, ma non avrei ceduto.
“Ed io non posso sorbirmi un film d’epoca ogni volta che vengo qui.”
“Non venire allora.”
“Stronza.”
“Cretino.”
“Deficiente.”
“Stupida.” E così via, con una seria infinita di insulti.
E non era neanche la prima volta che capitava. Anzi, finivamo tutti i santi giorni così.
“Vediamoci Fast and Furious!” Si avvicinò a me, mordicchiandomi l’orecchio destro.
Che gran Bastardo!
Sapeva benissimo in che punti prendermi, quando gli serviva qualcosa.
“’Fanculo!” Mi alzai di malavoglia dal divano, accucciandomi per prendere quel maledetto DVD e metterlo nel lettore.
“Bel di dietro, Swan!” Mi lanciò qualche Popcorn, che mi colpì dritto sulla schiena.
Alzai gli occhi al cielo, fingendomi seccata. Ma infondo non lo ero. Quello strano rapporto che avevamo creato in quelle settimane mi piaceva, e anche troppo.
Quando il film partì mi posizionai vicino a lui, togliendogli di mano la ciotola. Mi lanciò un’occhiataccia, e poi passandomi una mano intorno al collo mi avvicinò a lui. Posizionai la testa nell’incavo del suo collo, ed iniziammo a vedere il film.
 
Il film neanche iniziò, perché ci ritrovammo sdraiati su quel divanetto.
Edward sopra di me, mentre mi baciava.
Un bacio, che di casto non aveva proprio nulla.
Continuammo così per qualche minuto, finché non alzò la mia T-shirt e prese ad accarezzarmi l’addome.
E’ solo l’addome, Bella. Calma.
Si spinse più in là, sfregando il bacino con il mio.
Oh, Dio!
Gemette, e quel gemito mi fece ghignare interiormente.
Potevo anche essere la ‘Verginella inesperta e paurosa’, ma quella reazione glie la causavo io.
Finché non si spinse più in là, slacciandomi l’unico bottone dei Jeans.
Ed eccola qui, la Verginella inesperta e paurosa!
“N-no.” Fu difficile staccarlo dalle mie labbra, anche perché ero io a non riuscirci.
Ero io ad avere bisogno di lui.
“Che c’è? Ho fatto qualcosa che non va?”
“No, no. Certo che no.”
“Eh?”
“Non… ho il ciclo, ecco.”
Cazzo, cazzo e cazzo.
Perché diamine non riuscivo a dirgli la verità? Non mi costava poi tanto dirgli: ‘Edward, sai non sono mai stata con nessuno. Nessuno. Tu sei il primo, in tutto.
Chissà che bella figura di merda che avrei fatto.
“Oh.” Sembrava deluso, ecco.
E se era deluso per il ciclo, che tra l’altro non avevo, chissà cosa avrebbe pensato…
Scacciai via quei pensieri, sorridendogli. Peccato che quello che mi uscì non fu un sorriso, ma una specie di smorfia, a dir poco orrenda.
“Scusami.” Sussurrai imbarazzata, abbassando il capo.
“Hey, non è colpa tua.” Oh, invece sì che era colpa mia.
Lui si aspettava di venire a letto con me, ed io l’avevo scaricato con un ‘Ho il ciclo.’
Pessima. Davvero pessima.
Cercai di riprendere la situazione in mano, strofinandomi energicamente gli occhi.
“Allora, bello il film, no?”
Rise di gusto, guardando il televisore davanti a noi. Ovviamente lo schermo era nero.
Era davvero finito quel film?
Mi accoccolai di nuovo su di lui, facendo attenzione a non toccare punti particolari. Sapevo benissimo che facendo quel gioco lui soffriva. E anche molto.
“Ed…” Presi le dita della sua mano fra le mie, intrecciandole.
Mi piaceva da morire giocarci. E a lui di certo non dispiaceva.
“Perché non mi racconti di Emmett?” Deglutì rumorosamente, e anche se non potevo vederlo, lo sentii.
“D’accordo…’
 
**
 
NOTE:
 
So che lasciar finire il capitolo in questo modo è da perfetti stronzi. Sì, lo so.
Ma se andavo avanti, non finiva più. Giuro che il prossimo aggiornamento arriverà il prima possibile. Anche se il pomeriggio devo studiare e la mattina mi devo alzare alle sei per andare a lavoro. A costo di restare sveglia tutta la notte ù__u Ringrazio tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, diciamo che questo è stato un capitolo di ‘transizione’. Con Bells e i suoi problemini. Ne parlerà con Edward prima o poi? Beh, speriamo di sì!
Grazie veramente a tutti, di nuovo. E spero che il chap non abbia deluso le vostre aspettative. So che troncare dal ‘Ti amo’ del capitolo scorso e ritrovarci a due settimane dopo sia stato un po’ troppo azzardato. Ancora sorry çç
Vi ricordo che sono su FB e su Twitter, link nella pagina autore.
Un bacione, e grazie ancora (quanto sono ripetitiva?!)
Tatiana.
   
 
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