Fu un rumore intermittente a svegliarmi.
E un ronzio, un sibilo sotto di me.
Schiusi gli occhi, ma riuscii ad intravedere solo un’ombra. Avevo gli occhi troppo impastati, le palpebre pesanti e le ciglia sembravano incollate fra loro.
C’era odore di pulito, disinfettante, alcool. Ma anche un qualcosa di più aspro, acido. Ferro?
Inspirai profondamente e capii finalmente da dove arrivava. E, soprattutto, che cos’era.
Sangue.
Sangue rosso, liquido.
Sangue che gocciolava giù, fino alla sacca ai miei piedi.
La mia vista era sfuocata, ma vedevo un ago (era solo uno?) impiantato nel mio braccio. Rabbrividii e, nel muovermi, mi resi conto di avere..
Mi tastai il volto. Una specie di cannuccia di plastica mi attraversava il viso appena sotto il naso. Lo strappai via.
Trattenni un urlo.
-Dobbiamo essere sinceri con lei,- una voce. Chiusi gli occhi. –non sappiamo cosa le sia successo, cosa abbia causato tutto questo.- Pausa. –E non sappiamo neppure se si riprenderà.-
In risposta ci fu un urlo strozzato.
Un pianto.
E delle lacrime, che, però, non ebbi la forza di guardare.