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Autore: Hi Ban    21/07/2011    3 recensioni
«Forse è il caso che tu vada a casa, Shisui» lo informò Itachi, attirando la sua attenzione.
Sorrise. «Oh, San Itachi-san! Che ci fai tu qui? Qual buon vento? Mangiato bene stasera? Senti la mia mancanza? Vuoi unirti al giro di domande su–»
Itachi accennò a quello che sembrava un mezzo sorriso, ma Sasuke davvero non riusciva più a mettere in relazione azioni e possibili spiegazioni, né sue né altrui, perciò non ne comprese il motivo.
«Dovresti davvero andare a casa, Shisui» e i suoi occhi erano saettati su Sakura.
Per inciso, la ragazza si teneva al tavolo con entrambe le mani, la bocca semi aperta e uno sguardo totalmente sconvolto. No, meglio dire arrabbiato. Oh, beh, ovvio, stava guardando Sasuke.
«Oh, certo, chiaro, chiarissimo… mi porti tu in braccio? Non credo di ricordare chiaramente come si usano le gambe…»
Itachi alzò gli occhi al cielo.
«È solo una richiesta d’aiuto, ma se preferisci puoi prenderle come esplicite avances» celiò sornione, per poi alzarsi e appoggiarsi completamente addosso all’Uchiha.
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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#1 – Quando Sasuke chiese aiuto al cugino




«Sasuke, sta’ fermo!» borbottò concitato Shisui Uchiha, cugino del ragazzino che stava tenendo non troppo delicatamente schiacciato tra lui e il ramo su cui erano appollaiati.
Sasuke, la cui schiena chiedeva pietà, si fermò come gli era stato ordinato, temendo che potessero essere scoperti, ma il suo tentativo non riuscì a lungo. Stava tremendamente scomodo schiacciato tra il cugino e il ramo – che aveva sentito macabramente scricchiolare sotto il loro peso –, doveva assolutamente trovare una posizione più comoda.
Nel tentativo, per poco non sbalzò Shisui giù da quel benedetto albero su cui erano appostati da ormai due ore.
«Sasuke, per l’amore del cielo! Se ci becca ci uccide, ma muoio lo stesso anche se mi fai cadere e schiantare per terra!» gracchiò il maggiore tra i due Uchiha sull’albero, mentre tentava di trovare, a tentoni, un appiglio più sicuro a cui aggrapparsi in caso il cugino avesse deciso di muoversi di nuovo.
Che anguilla, pensò mentre lo ammoniva nuovamente a stare fermo ed immobile.
Era già tanto se non erano stati visti con tutto il casino che avevano fatto per salirci, sull’albero, meglio non rischiare più del dovuto.
«Shisui, forse sarebbe il caso di scendere» propose piano il cuginetto, che giustamente era un po’ stanco. Era già da un pezzo che aveva smesso di sentirsi le gambe, presto, ne era certo, anche le braccia avrebbero fatto la stessa, identica, dolorosa fine.
«No! Tu volevi spiare tuo fratello e ora lo spieremo!»
«Ma sono già due ore che tira kunai e non sembra intenzionato a smettere!» sibilò Sasuke indicando con un gesto stizzito della mano il ragazzo in basso che si allenava.
«Ritira quella mano!» e con un gesto fulmineo la ritirò dentro a quell’ammasso di foglie che Shisui, con l’intento di rendere lui e il cugino mimetizzati con la natura di quel boschetto, aveva posto davanti a loro. Itachi non li avrebbe mai visti, assolutamente.
«Vedrai che tra un po’ smetterà! Anche lui ha bisogni fisiologici umani, sai? Mangia, beve e dorme come tutti!» lo rincuorò o, almeno, tentò.
Evitò accuratamente di fargli presente che, una volta, durante una missione, il suddetto Itachi Uchiha non aveva toccato acqua e cibo – anche il bagno, per lui, era divenuto superfluo – per molto più tempo. Lui non ci era riuscito e grazie al fatto che era andato in bagno in un cespuglio erano stati scoperti. Ma quella, appunto, era un’altra questione.
Ora, poi, Itachi non stava eseguendo nessuna missione di spionaggio, si stava solo allenando, perciò un altro poco e si sarebbe arreso e loro avrebbero potuto scendere dall’albero.
Un altro quarto d’ora passò tra kunai lanciati in maniera esemplare contro un tronco e lamenti nemmeno tanto silenziosi di Sasuke.
«Mi spieghi perché diavolo hai voluto spiare tu fratello, tra l’altro?» bisbigliò ad un tratto, preso da quel dubbio che effettivamente era più che legittimo.
Quel pomeriggio Sasuke era arrivato da lui e, con fare cospiratorio, gli aveva chiesto aiuto. Lui aveva accettato, abituato agli ‘aiuti’ che di solito richiedeva; normalmente nulla di eccessivamente complicato e, soprattutto, niente che richiedesse l’appostamento neanche troppo strategico su un albero per un intero pomeriggio.
Shisui non aveva mai ringraziato tanto il cielo che quel giorno non avesse pure piovuto.
«Volevo vedere se si allenava per davvero.» mormorò piano, vagamente imbarazzato.
«Che vuol dire ‘per davvero’?» chiese scettico.
Conosceva il Grande Cugino da un bel po’ e non aveva mai detto bugie, soprattutto al fratello.
Beh, una volta effettivamente sì… ma come si poteva spiegare in termini non traumatici che tuo cugino ha mangiato il tuo ultimo pomodoro? Dire che era andato a male per il caldo – in pieno inverno, con la neve – era stata la soluzione migliore. Assolutamente.
«Lui mi ha detto che non poteva stare con me perché doveva allenarsi… e io volevo vedere se era vero.» disse secco dopo qualche esitazione.
Sasuke, quel pomeriggio, aveva chiesto ad Itachi di passare un po’ di tempo con lui, visto che ultimamente era sommerso di missioni e si vedevano raramente, ma lui aveva detto che doveva allenarsi. Senza lasciare tempo al fratello di aggiungere altro era letteralmente scappato fuori dalla porta.
Da lì era andato a casa di Shisui a mettere in atto il suo piano campato in aria.
«Ma chiederglielo semplicemente, razza di idiota?» chiese Shisui, dopo aver compreso completamente la situazione.
Il suo Piccolo Cugino era un idiota perché cercava sempre la strada più complicata per fare tutto e il suo Grande Cugino era un idiota allo stesso modo perché con le sue manie di perfezionismo lo aveva fatto finire con Sasuke su un albero.
Evidentemente, l’unico sano di mente in quel clan era lui.
«Lui mi avrebbe ripetuto che veniva ad allenarsi, ma io come avrei fatto ad esserne sicuro?» chiese con un’ovvietà che era impossibile da comprendere per l’Uchiha.
Ogni tanto si chiedeva da dove era uscito quel ragazzino. Ok, forse la mentalità contorta era data dal fatto che era un bambino e, si sa, i bambini pensano in un modo tutto loro e incomprensibile a chi ha un minimo di cervello. Sasuke, però, a volte gli dava l’impressione di fare quei ragionamenti insensati proprio per conto suo, bambino o non bambino.
«Sì, sì, ve bene, ora ne hai le prove, ma non potevi chiedergli di portarti con sé?»
Lui spalancò gli occhi per un attimo, come se ciò che aveva detto il cugino, per una volta, non fosse stata una grande stupidaggine. Effettivamente, non sarebbe stata una cattiva idea…
«Guarda che non sono stato io a chiederti di salire su un albero!» borbottò risentito Sasuke, aggrappandosi a qualcosa che potesse ‘scagionarlo’ da quella situazione.
«Beh, conoscevi un modo migliore per spiare Itachi senza che lui ti vedesse o ti piantasse un kunai in fronte, marmocchio?» controbatté l’altro Uchiha, sulla difensiva.
Il primo posto che ad un ninja veniva in mente per spiarne un altro era senza dubbio un albero, però, in effetti, un altro luogo lo si poteva trovare. Pensandoci bene, Shisui non si ricordava nemmeno come avesse fatto a finire sdraiato sulla schiena del povero Sasuke, che ogni tanto, nel tentativo di mettersi comodo, gli assestava gomitate che sicuramente gli avrebbero lasciato dei lividi. Beati bambini con la loro ossatura appuntita.
«Shisui, scendiamo?» chiese ancora, per l’ennesima volta.
«No! Tu volevi spiarlo e ora lo spii!» anche Shisui, in verità, voleva solo scendere da quell’albero, che era un miracolo che non si fosse già rotto, perciò la sua ostinazione nel voler restare lì sopra non aveva molto senso. A stare con quei due stava impazzendo anche lui, perfetto. Avrebbe chiesto un risarcimento per danni a Mikoto-san e Fugaku-san e sarebbe stato meglio per loro che fosse stata una cospicua ed ingente somma, perché i suoi erano danni seri. Serissimi.
«Ma l’abbiamo spiato abbastanza, ora non ne ho più voglia» decretò con naturalezza.
Tipico dei bambini; prima vogliono una cosa e quando la raggiungono non gliene importa più nulla.
«Spiacente, tanto di qui non possiamo scendere comunque, a meno che tu non voglia che Itachi scopra che tu lo stavi spiando…»
Il miglior modo per convincere Sasuke a fare qualcosa era certamente infondergli la paura di poter essere scoperto da Itachi. E il metodo di Shisui funzionò; ghignò soddisfatto alla sua intelligenza – o meglio, bastardaggine – e se avesse potuto si sarebbe battuto il cinque da solo.
Nessuno dei due disse più nulla e si limitarono ad osservare Itachi che, imperterrito, lanciava kunai.
Quella situazione stava andando troppo per le lunghe, però, era il caso di darci un taglio. Ormai il sole era già tramontato e anche gli ultimi raggi stavano scomparendo. E se lui era un Uchiha dotato di una vescica ultra capiente, pensò Shisui, non tutti i membri di quel clan erano uguali, lui in primis.
In ‘secondis’, c’era Sasuke che sembrava essere più simile al cugino che al fratello.
«Shisui…» sussurrò ad un tratto e mai come in quel momento Sasuke sembrava un bambino di sette anni appena compiuti qual era.
«Sì?» chiese, guardandolo, per quanto lo concernesse la scomoda posizione.
«Io…»
Shisui inarcò un sopracciglio, confuso. Io cosa?
Poi vide meglio il volto di Sasuke e l’espressione che troneggiava sul suo viso e, riconoscendosi per un attimo in lui, comprese.
«Oh santo cielo.»
«Devo andare in bagno!»
«Lo avevo capito! Abbassa la voce e aspetta un altro po’, tra poco la smetterà. O si stanca lui o cade l’albero a forza di tirargli kunai.»
Logica schiacciante; certo, Itachi fino a quel momento non aveva dato cenno di essersi minimamente stancato e, in caso si fosse rotto l’albero, avrebbe potuto usarne un altro.
«Ma io devo andarci ora!»
Sasuke Uchiha si era sempre dimostrato allergico a possibili manifestazioni caratteriali che sbilanciassero la sua tendenza all’apatia e il suo ostinato mutismo. Ogni tanto si lasciava andare, ma Shisui avrebbe potuto giurare di non averlo mai visto smaniare come un pazzo per andare in bagno a quella maniera.
Che fosse posseduto?
«Sasuke, che ne pensi dei pomodori?»
Meglio scoprirlo subito se quello sotto di lui non era Sasuke, altrimenti dopo forse sarebbe stato troppo tardi.
«Che sono succosi e mi fanno venire ancora più voglia di andare in bagno!»
Che bambinetto schizzato. Perché solo a lui toccavano cugini così? Pensava di aver già dato la sua parte con un cugino come Itachi, ma era evidente che quel ramo Uchiha da cui discendevano i due aveva qualcosa di estremamente sbagliato.
«Come fa a scapparti tanto se fino a cinque minuti fa non dovevi andare in bagno?» chiese allibito.
Cos’aveva quel bambino, la vescica ad intermittenza?
«Ora devo andare» disse solo, iniziando a muoversi più freneticamente, probabilmente tentando di reprimere l’impulso di innaffiare l’albero su cui si trovavano. C’erano un bel po’ di possibilità che sarebbe morto in pochi secondi.
«Sasuke, se pisci qui giuro che non arriverai a casa con il tuo innaffiatore, chiaro?»
Quella minaccia su Sasuke non sortì nessun effetto e Shisui temette fosse perché non aveva capito la metafora e si appuntò mentalmente di fare una lezione al cugino. Lontano da Itachi, ovviamente. O poteva salutarlo senza troppi convenevoli il suo innaffiatore, altroché.
«Io scendo» decretò ad un trattò Sasuke, iniziando a muoversi.
«Ma ti sei bevuto il cervello? Così mi fai cadere!» Shisui tentò, per quanto gli fosse possibile con un’anguilla di acqua dolce sotto di sé, di impedirgli di alzarsi. La sua posizione, purtroppo, era tanto pessima che, nonostante la pochissima forza del ragazzino in confronto alla sua, non riuscì nel suo intento.
«Sasuke!» e disse una brutta parola, per cui Sasuke spalancò gli occhi impressionato – quella non l’aveva ancora sentita, no.
Shisui rotolò sulla schiena, per quanto lo permettesse il ramo su cui si trovavano che decise che quello era un ottimo momento per rompersi. Gracchiò qualcosa che era a metà tra un urlo e un’imprecazione e si vide, in un attimo, spiaccicato di faccia per terra. Nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa per salvare se stesso e la sua catena del collo, afferrò Sasuke, che finì per cadere con lui.
Avendolo afferrato, però, il maggiore tra i due Uchiha si chiese come mai a schiantarsi per terra fosse stato solo lui.
Borbottando imprecazioni e non tentando nemmeno di reprimere i lamenti per il dolore, alzò la testa, piuttosto sorpreso di scoprire il collo ancora attaccato al resto del corpo.
Vide Sasuke sospeso a mezz’aria, per poi accorgersi che era appeso al tronco grazie ad un kunai che lo aveva affisso all’albero tramite la maglietta.
«Sasuke! Perché non ti sei schiantato con me?» chiese vagamente risentito, da bravo ragazzo che pensa al bene del proprio piccolo cuginetto.
«Ciao, nii-san...» pigolò in risposta Sasuke, guardando alle sue spalle.
La botta in testa doveva averlo destabilizzato un po’, infatti Shisui si chiese perché diavolo Sasuke lo chiamasse nii-san. Non ci teneva proprio ad essere il fratello di quella peste dalla vescica con qualche problema.
Quando le facoltà mentali tornarono, gli gelò letteralmente il sangue nelle vene.
«Eh, già, ciao nii-san… cioè, Itachi!» e per quanto lo permettessero i dolori diffusi, si voltò verso di lui, trovandolo in piedi alle sue spalle.
Mai come quel giorno gli era apparso così spaventoso.
Mentre pregava che non decidesse di usare lui come bersaglio per il suo importante allenamento con i kunai, Shisui comprese che era lui il motivo per cui Sasuke non si era schiantato a terra, ma era rimasto appeso all’albero e non poté fare a meno di chiedersi, indignato, come mai non avesse appeso anche lui per un kunai.
Che cugino ingrato.
«Come va? Finiti i kunai? Se vuoi ce n’è uno che tiene tuo fratello attaccato all’albero!»
Lo avrebbe ucciso, lo sapeva.
«Potrei sapere cosa ci facevate su un albero?» chiese il fino a cinque minuti fa attentamente osservato, Itachi Uchiha.
Nel suo sguardo non era presente la minima traccia di una possibile furia omicida che si sarebbe abbattuta sul cugino, ma Shisui sapeva che c’era. C’era e presto l’avrebbe conosciuta molto da vicino, perché Sasuke era appeso ad un albero e Itachi avrebbe eletto come responsabile di tutto Shisui.
Perché era sempre colpa di Shisui. L’Uchiha avrebbe potuto partire seduta stante con un monologo sull’ingiustizia arrecatagli ogni volta, sulla mancanza di rispetto nei suoi confronti e sulla maniacale ossessione di Itachi nel ritenerlo sempre colpevole per le idiozie del fratello.
Ok, la maggior parte delle volte lui c’entrava, inutile negarlo, ma ‘maggior parte’ non è sinonimo di ‘sempre’, questo no.
Peccato che Itachi, su quel punto, fosse di vedute ristrette.
«Osservavamo la fauna e la flora, cugino, vero, Sasuke?»
Il bambino si accinse ad assentire, muovendo su e giù la testa vigorosamente. Smise immediatamente quando si rese conto che il kunai non era poi così resistente ed era meglio non tirare la corda.
«Cos’altro potremmo fare, altrimenti? Magari spiare mio cugino? Ma non farmi ridere!» e con un gesto del braccio volle anche evidenziare la stupidità della supposizione, risvegliando il dolore che per un attimo si era sopito.
Magari non lo avrebbe nemmeno ucciso in maniera dolorosa e tanto cruenta; non poteva correre il rischio di traumatizzare Sasuke o sarebbe venuto su complessato.
Forse lo avrebbe fatto arrivare a casa sano e salvo, convincendolo del fatto che era al sicuro e poi lo avrebbe ucciso nel sonno. Logico.
Contro ogni aspettativa, Itachi scosse soltanto la testa, probabilmente solo rassegnato alla stupidità che caratterizzava costantemente il cugino.
«Alzati, è già tardi e Hiada-san si arrabbierà.»
Ecco, Itachi alla fine lo avrebbe ucciso lo stesso. Shisui non sapeva definire con precisione chi fosse più spaventoso e fatale quando era arrabbiato tra Itachi e sua madre.
Mentre lui tentava di rimettersi in piedi senza rompere quelle poche ossa sane che erano rimaste, Itachi si mosse verso Sasuke, fino ad arrivargli di fronte.
«E tu che ci facevi su un albero con Shisui, otouto?» chiese sinceramente interessato e con un tono decisamente più gentile rispetto a quello che aveva usato con Shisui.
Per carità, non capitava poi così di rado che il fratello finisse invischiato con le stupidaggini di Shisui, ma era sempre piuttosto, come dire, affascinante, ascoltare le motivazioni che vi erano dietro.
Sasuke parve soppesare la risposta o, semplicemente, stava disperatamente cercando una scusa da usare.
Alla fine parve optare per la verità.
«Ti spiavo.»
Itachi inarcò un sopracciglio, chiedendosi poi cosa ci fosse di tanto interessante in lui da dover spiare. «E perché mi spiavi?»
Se n’era accorto da, più o meno, cinque minuti dopo il loro arrivo che lo stavano spiando nascosti in maniera discutibile dietro un ammasso di foglie, ma gli era oscuro il perché.
Sasuke non rispose subito, ma si concedette del tempo per trovare una risposta semidecente. O forse tentava di inventarne un’altra di nuovo, ma, come prima, decise che la linea della verità spietata era la migliore.
«Volevo vedere se ti allenavi davvero.»
Ah, la sincerità di quel bambino quando si trattava del fratello era davvero assurda e senza senso, pensò Shisui, mentre tentava di non sospirare troppo forte, in modo che il dolore per la costola ammaccata restasse sopito.
Avrebbe dovuto insegnare a quel ragazzino la sottile arte della menzogna, perché non poteva di certo andare avanti a dire sempre la verità! La vita di un bambino, secondo la sua logica contorta, era composta essenzialmente dal dire bugie. Era un gran bel periodo, quello, pensò con tristezza: dire bugie non era punito così severamente, i genitori facevano affidamento sulla mentalità infantile e non se la prendevano. Invece ora, piuttosto grande per poter dire menzogne, non avrebbe potuto rifilare ad Itachi la scusa che erano su un albero per ammirare la procreazione degli uccelli.
Che fregatura crescere.
Itachi parve, per un attimo, piuttosto perplesso da quella risposta, ma subito ritrovò la sua perenne compostezza.
Non disse nulla, ma semplicemente si fece più vicino al fratellino, per poi allungare una mano e staccare dal tronco il kunai che lo teneva appeso, prendendo al volo Sasuke.
Se lo mise in spalla esattamente come un sacco di patate, la testa che andò immediatamente ad incastrarsi tra il suo collo e la spalla. Sasuke adorava quando faceva così.
«Otouto, se proprio volevi vedere se mi allenavo potevi chiedermi di portarti con me» gli disse con una semplicità disarmante, che fece sentire tremendamente in imbarazzo Sasuke per non aver pensato di fare una cosa del genere. In fondo era suo fratello, perché avrebbe dovuto negargli una cosa del genere? Lui gli aveva detto semplicemente che andava ad allenarsi, non che non poteva andare con lui. Effettivamente, non gli aveva dato modo di aggiungere altro, visto che si era fiondato verso la porta, dopo aver biascicato un basso ‘ok’.
Annuì semplicemente, conscio che quella risposta ad Itachi bastava. La sua attenzione, infatti, si era già spostata altrove.
Shisui, nemmeno troppo silenziosamente, si era arrischiato ad esprimere il suo parere sulla faccenda, anche se in quel quadretto idilliaco non c’entrava palesemente nulla.
«Tie, che ti avevo detto, marmocchio?»
Chiunque conoscesse un po’ quell’Uchiha, nel raggio di dieci minuti dall’avvenuta conoscenza si sarebbe chiesto, esasperato, quanti anni, cerebralmente parlando, esso avesse. E la risposta verteva, costantemente, attorno a cifre non superiori all’uno, per intenderci.
«Shisui…»
«Sì, cugino?»
Quante possibilità c’erano, onestamente, che Itachi gliela facesse passare liscia?
Meno di zero era un eufemismo quantomeno ottimista.
«Vuoi portare a casa anche me in spalla?» chiese e Itachi sperò vivamente che la nota speranzosa nel tono del cugino se la fosse solo immaginata.
Possibile che solo lui dovesse avere un cugino del genere? In effetti, anche Sasuke aveva come cugino Shisui, ma non lo aveva mai sentito lamentarsi della sua stupidità, forse perché la maggior parte delle volte, con suo grande rammarico, ci si relazionava piuttosto bene.
Non si prese nemmeno la briga di rispondere alla domanda, augurandosi anche che Shisui non se ne aspettasse veramente una.
«Ho sempre sospettato che tu fossi un maniaco depravato che spia la gente, ma gradirei non traviassi anche mio fratello» gli disse semplicemente, ma il tono pacato che usò non concordava assolutamente con ciò che volevano esprimere i suoi occhi. Fredda furia omicida. Anche lui in quel momento sentì di dover andare in bagno e fu felice di scoprire che la sua vescica reagiva agli stimoli di terrore.
«C-certo, Itachi-chan– cioè, Itachi-kun! No, nel senso, volevo dire Itachi-san… dono? S-sama?» farfugliò suffissi di onorificenza a caso nel tentativo di veder sparire quello sguardo da assassino seriale che stava riservando gentilmente a lui. Purtroppo, più andava avanti, più lui sembrava gradire meno, perciò si limitò a zittirsi in un secondo, esplicando il suo totale silenzio facendo finta di chiudersi le labbra; di quel passo lo avrebbe zittito il cugino e qualcosa gli diceva che sarebbe stato per sempre.
Itachi poi se ne andò, con Sasuke in spalla e sembrava anche piuttosto soddisfatto.
Shisui rimase ancora per un attimo immobile, prima di ricordarsi le parole che gli erano appena state dette.
Itachi gli aveva appena dato del maniaco e del depravato? A lui? Ok, forse non era prossimo alla beatificazione, ma non era un maniaco. Poi lui non stava traviando nessuno da nessuna parte!
«Ehi! Guarda che è tuo fratello quello che sta traviando me!»
Non ricevette alcuna risposta e decise di continuare. Itachi era abbastanza lontano da permettergli di scappare in caso avesse deciso di assecondare i suoi istinti omidici.
«Non è il tenero marmocchio che sembra! Ti ucciderà nel sonno prima o poi!»
O forse era quello che avrebbe fatto Itachi con lui di quel passo…
«Ha la vescica difettosa!» tentò ancora.
Vide soltanto Sasuke mormorare qualcosa all’orecchio di Itachi e in un attimo uno dei suoi kunai si andò a conficcare con forza nel tronco alle sue spalle.
«Fiu, per un pelo… Itachi, hai una mira di merd–»
Non fece in tempo a finire la frase che un ramo gli cadde in testa, aggiungendo l’ennesimo dolore a quelli che già aveva a causa della caduta.
«Bastardo…» mormorò con risentimento, «non lo aiuterò mai più quel marmocchio, mai più!»
E questa volta si premurò di mantenere la voce bassa.




Sì, lo so, avrei potuto andare a piantare patate invece di scrivere questa raccolta, ma quando l’ispirazione chiama io rispondo, altroché!ù___u
Preciso subito che in questa raccolta non si tiene conto del massacro di vari parenti per un fine discutibile; l’unico possibile sterminio è quello dei topi o la disinfestazione totale.
E’ incentrata sugli alberi e su Sasuke, anche se, vista la mia recente ossessione per Shisui, compare anche lui in maniera spropositata. È come un fungo, ve lo ritroverete davanti sempre e comunque qui!xD
Sasuke è un piccolo marmocchio complessato e pure pisciomane, un po’ ambiguo se si pensa al suo reale carattere, ma sono dell’opinione che senza sterminio lui non diventato il sociopatico che è. Sì, sempre mezzo scemo e potenzialmente dannoso per se stesso e chi gli sta intorno, ma è già un miglioramento!
Il titolo è frutto di un’eccessivo consumo di teina e Hiada-san l’ho riciclata da un’altra storia sempre mia! Sì, sono per la raccolta differenziata!ù__u
Più avanti, inoltre, sarà presente anche il SasuSaku, che non guasta mai, no!xD In più sono promotrice della campagna ‘adotta Sasuke’; il vero trauma che ha portato Itachi a prendere quelle decisioni bislacche è la presenza di Sasuke con la sua psicopatia avanzata!ù___u
Spero vi piaccia!^^
  
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