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Autore: devilrose1982    21/07/2011    4 recensioni
Un incontro casuale tra due vecchie conoscenze, una serata ad alto tasso alcoolico, a cosa porterà?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ok, così va più che bene" sentenziò Axl alla fine delle prove, si staccò dal microfono tirando finalmente una boccata d'aria stupendo tutti per non aver come di consueto interrotto bruscamente le prove che a parer suo non erano mai perfette o mai all’altezza delle sue aspettative.
Nessuno sarebbe mai riuscito ad immaginarsi un Axl Rose così stranamente di buonumore prima di un concerto, tantomeno lui stesso.
Anche il palco dopo le prove si era velocemente svuotato da musicisti e tecnici, gli altri erano andati a rinfrescarsi prima del concerto, solo Axl era rimasto lì, da solo al suo posto al centro del palco, cercando di svuotare la testa dai mille pensieri che vagavano confusi nella sua mente. 
L'attesa più snervante che riuscisse a ricordare, l'attesa più snervante che avesse mai immaginato.
Ammise finalmente con se stesso che c'era stato un momento in cui aveva creduto e temuto di non farcela: cosa gli fosse saltato in mente se l'era domandato più volte avendo paura di aver fatto la scelta sbagliata. Ci aveva riflettuto a lungo perdendoci il sonno per molte notti, spesso era stato sul punto di desistere rischiando di mandare a puttane l'intero progetto ma fortunatamente capì che se l'avesse fatto non sarebbe mai riuscito a perdonarselo.
Tornò in camerino dagli altri, cercò il cellulare tra le sue cose; ancora nessuna chiamata, ancora muto, cercò di non farsi prendere dallo sconforto per quella telefonata che non voleva saperne di arrivare. Sgattaiolò di nuovo dietro al palco cercando di non farsi notare, come se fosse stato possibile. Camminò lentamente attraverso il corridoio buio e si fermò solo quando fu di nuovo sopra al palco, tutto era quasi pronto per lo show. Scostò di poco il pesante tendone di velluto che lo divideva dal pubblico; le luci dell'immensa sala erano accese, era tutto quasi al completo, il palazzetto gremito di gente riunita in un'incessante vociare forte e confuso, tutti erano li per lui in attesa del grande evento. C'era il tutto esaurito quella sera, non poteva essere altrimenti e sorrise pensando a tutto quello che si era perso per troppo tempo.
Riaccostò il tendone dietro di se e chiuse gli occhi con un sorriso infantile stampato in faccia, non c'era nessun altro intorno a lui e poteva godersi tranquillamente quel momento in perfetta solitudine. Il suo sguardo si posò su un volantino a terra vicino ai suoi piedi, lo prese, se lo rigirò tra le mani fissando a lungo quel logo impresso accanto quel nome che tanto amava.
A malincuore aveva dovuto congedare quelli che per parecchio tempo erano stati i suoi compagni d'avventura, era stata dura anche con loro, ma avevano capito, non c'era stato bisogno di inutili giustificazioni, immaginavano che prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Era scritto nelle stelle, lassù da qualche parte, da quel lontano 1985, da quei concerti con poche persone dove quello che guadagnava serviva a malapena a coprire i suoi vizi, a coprire le spese e troppe volte nemmeno quello.
Ripiegò con cura quel volantino stando ben attento a non rovinarlo e con altrettanta cura lo infilò nella tasca della giacca come se fosse un cimelio, non aveva nessun valore eppure a lui sembrava tanto prezioso.
Si decise a tornare in camerino dagli altri, fece giusto qualche passo ma si soffermò vicino agli strumenti, il suo sguardo si posò subito su quella Gibson dal legno ormai consunto, quante ne aveva viste quella chitarra? Non se lo ricordava nemmeno più. Si ritrovò ad accarezzarla quasi spinto da una forza sovrannaturale che non riusciva a frenare, ne lisciò il legno levigato reso imperfetto dal tempo che era passato, se quella chitarra avesse potuto parlare quante ne avrebbe avute da raccontare.
"Axl"
Sentì una voce familiare chiamarlo risvegliandolo dai suoi pensieri, Asbha lo sorprese ad accarezzare quella chitarra ma per una volta non disse nulla, sorrise rispettando la voglia del cantante di non parlarne "Ti stavano cercando tutti, ti avevano visto uscire dai camerini e non sei più tornato. Mi sa che stessero iniziando a pensare che te ne fossi andato" cercò di scioglierlo con una battuta per stemperare la tensione com'era sua consuetudine.
Rise anche Axl "Con tutto il casino che c'è là fuori? Non me sarei mai potuto andare, mi avrebbero linciato" buttò lì cercando di sdrammatizzare a sua volta.
"Axl tra dieci minuti inizia il concerto, non vorrai mica ritardare?" lo chiamò la voce di Del che era sbucato dal corridoio.
Scosse la testa; no, non avrebbe ritardato, non questa volta.
In breve arrivarono anche tutti gli altri, ridevano e scherzavano ma si capiva fin troppo bene dalle loro facce, dai loro sguardi sgomenti, che erano in ansia per quella serata. Come se fosse il loro primo concerto.
Finalmente si spensero le luci nel palazzetto gremito, per un attimo calò un silenzio di tomba che si interruppe solamente quando dall'enorme monitor posizionato dietro al palco le luci rosse al led iniziarono a lampeggiare scandendo quel nome a caratteri cubitali: GUNS N'ROSES.
Il pubblico iniziò a farsi sentire gridando quello stesso nome in uno scroscio di applausi.
Axl temette di non farcela, respirò a fondo, sentiva le gambe che gli tremavano, il respiro farsi affannato ancora prima di iniziare a cantare, la verità era che aveva troppa paura; una paura fottuta di deludere le aspettative del pubblico, una paura fottuta di aver fatto un'enorme cazzata con quel concerto.
Non si sentiva pronto.
"Do you know where you are??? You're in the jungle baby... You’re gonna die"
Urlò con tutta la forza, con tutta la voce che aveva in petto e si calmò solamente quando sentì quel riff potente e graffiante uscire dalla Gibson alla sua sinistra. Poi tutto il resto venne da se.
Sparirono di botto tutte le paure, tutta la fatica dovuta all'età e fanculo a tutto, a chi lo dava per finito, a chi li dava per finiti. Loro avevano fatto la storia e avrebbero continuato a farla per molto altro tempo ancora, perlomeno fin quando ne avrebbero avuto voglia.
Vagò con lo sguardo verso gli altri, cercando di capire dai loro occhi se anche per loro fosse lo stesso.
Incrociò le iridi di ghiaccio di Asbha.
Era seduto in prima fila là tra il pubblico, accanto a lui Dizzy, Frank, Tommy, Richard, Chris, Ron e Matt, tutti arrivati fin li per rassicurarlo con la loro presenza, alzarono le mani per salutarlo, qualcuno gli fece l’occhiolino, qualcun altro mostrò il pollice alzato in cenno di successo.
Mancava solo l’unica persona che avrebbe veramente voluto vedere lì in quel momento.
Axl sorrise ricambiando il saluto dei suoi ex compagni, la presenza amica e rassicurante del suo vecchio compagno Jeff sembrò bastargli a far passare quell'ultimo briciolo di paura che gli era rimasta. Fanculo anche ai suoi anni, ormai aveva passato i cinquanta da molti mesi ma nello spirito si sentiva ancora un ragazzino. In quel momento diecimila persone stavano sognando sentendo la sua voce.
Fece un balzo verso la batteria, sorrise ricambiato al piccolo Popcorn, ormai non più tanto piccolo. Aveva avuto i suoi bei casini anche lui, forse più di tutti loro. Con lui era stato difficile ricominciare, anche se era sempre stato quello più propenso alla reunion in realtà era anche quello più incazzato, non aveva mai accettato di essere stato cacciato in quel modo ma era bastata una chiamata di Axl a fargli dimenticare in un botto le loro vecchie ruggini.
Rifiatò lasciando il microfono a Duff come ai vecchi tempi. La sua voce roca in “So Fine” riusciva ad emozionarlo ancora ad anni di distanza, un tempo avrebbe cantato con lui ma ora non ne aveva più la forza, aveva bisogno di un momento per riprendersi, si appoggiò ad un amplificatore a lato del palco, nascosto nell’ombra poteva osservare meglio quei ragazzi senza temere di essere visto da loro. Aveva l’adrenalina che correva all’impazzata nelle vene ma sentiva nonostante tutto gli occhi lucidi, era commosso; era davvero stato in grado di mettere da parte il suo fottuto orgoglio per ricreare quella magia?
Si, ne era stato capace e mai come in quel momento si sentiva felice di averlo fatto, di aver preso a calci in culo il vecchio burbero Axl Rose per tornare a fare quello che veramente lo rendeva felice, insieme a chi con lui era stato complice di quella magia.
Le due ore del concerto erano passate veloci, troppo veloci. Era rimasto giusto il tempo dell’ultima canzone e solo quando riuscì ad avvicinarsi a Slash, ad avvinghiarsi a lui come era sempre stato solito fare che capì che finalmente era di nuovo vivo, maledicendosi per aver buttato via tutto quello per troppo tempo per colpa del suo carattere.
Finito il concerto rimase fermo con gli occhi chiusi e una bottiglia di birra in mano per riprendere fiato, estraniandosi da tutto e tutti cercando di rivivere l’emozione della serata
“Axl” lo chiamò Beta cercando di attirare la sua attenzione “Qui c’è una persona che muore dalla voglia di salutarti” poi la donna si scostò lasciando intravedere l’esile figura che faceva capolino dalla porta alle sue spalle.
Nicole era lì, finalmente di fronte a lui, indossava una vecchia maglietta dei Guns ormai resa logora dal tempo, l’aveva trovata tra le cose di suo padre.
Era pronta ad abbracciarlo
“Pensavo non venissi più” l’accolse Axl
“Secondo te potevo mancare? Non mi sarei persa questa serata per niente al mondo” guardò dolcemente il padre specchiandosi in quegli occhi brillanti tali e quali ai suoi “Volevo farti in bocca al lupo prima del concerto ma il mio aereo ha ritardato sono arrivata che il concerto era già iniziato” Nicole cercò di giustificarsi ma ormai non ce n’era più bisogno, Axl era stato in pensiero tutta la sera non avendola vista, ma l’aveva perdonata nell’attimo stesso in cui era comparsa nel backstage.
“Vieni qui tesoro fatti abbracciare”
La strinse forte a se cercando di mascherare per quanto possibile l’emozione di trovarsela lì, proprio lei che l’aveva spinto a mettere da parte l’orgoglio e fare quello che lui aspettava da una vita.
Erano passati ormai tre anni da quella fottuta serata in cui Axl aveva creduto di perderla ma pian piano le cose erano sembrate tornare al loro posto. Nicole aveva la sua vita, era stata dura ma alla fine le cose si erano sistemate, aveva chiesto perdono per tutto, aveva avuto un duro confronto col padre ma lui dopo la rabbia iniziale era riuscito a perdonarla, si era ripulita, si era disintossicata, era cresciuta e aveva finalmente messo la testa a posto.
Il resto del gruppo fece la sua comparsa nel backstage interrompendo quel momento di riavvicinamento tra padre e figlia, stapparono una bottiglia di champagne per festeggiare quella serata, solo la prima di una lunga serie. Nicole abbracciò anche i suoi vecchi compagni d’avventura, quelle stesse persone che l’avevano cresciuta quando era piccola. Solo con Slash ci fu un attimo di imbarazzo; nonostante fosse passato tanto tempo i rapporti tra i due erano ancora freddi dopo tutto quello che c’era stato.
Si salutarono timidamente poi qualcuno intervenne per stemperare la tensione, Steven tolse il cilindro dalla testa di Slash per metterlo a Nicole, la ragazza rimase per un attimo smarrita da quel gesto poi incrociando gli occhi scuri del chitarrista lo sistemò meglio tirandosi indietro i lunghi capelli rossi e sorrise insieme a Slash posando per una foto. In quel momento il tempo sembrò tornare indietro a più di vent’anni prima, quando lei era ancora una bambina innocente e loro dovevano ancora scrivere tutta la storia.
I festeggiamenti continuarono per tutta la notte, Axl era raggiante, felice per essere di nuovo in pista con i suoi Guns n’Roses e per poter condividere con la figlia la gioia di quella serata, all’alba iniziarono tutti ad andare via, Axl era ancora in pasto ai fotografi e giornalisti che non accennavano a lasciarlo in pace, Nicole approfittò di un attimo di calma per salutarlo
“Ma come, vai già via?”
“Resterei ancora ma mi stanno aspettando a casa”
“Come mai Scott non è venuto?” domandò Axl
“E’ andato a casa, ha pensato che sarebbe stato meglio se fossi venuta da sola, poi non avevamo nessuno che ci tenesse William quindi è rimasto con lui”
Già, Nicole e Scott. Non era stato un fuoco di paglia il loro, né la stupida ripicca che avevano creduto tutti all’inizio, si erano sposati, all’inizio non era stato facile per nessuno accettare la loro unione, c’erano stati altri scontri, altri attriti, ma in fondo nonostante tutto era stato grazie a loro e alla loro storia se Axl si era riavvicinato a Slash decidendo di riformare i vecchi Guns e quando era nato il bambino erano riusciti a creare un equilibrio ed appianare tutte loro divergenze.
Anche Slash che era stato quello più contrario alla loro relazione visti i precedenti ma si era dovuto arrendere all’evidenza, accettando alla fine di buon grado tutto quello.
“William…” ripetè Axl con voce dolce “Come sta?”
“Sta bene, ha appena iniziato a camminare e come la mamma è un assiduo frequentatore di concerti. Non vede l’ora di riabbracciarti”
Guardò Axl e rivide attraverso gli occhi del padre il ricordo di una minuscola bimba dai capelli rossi che zampettava nei backstage dei concerti e pensò che la storia si stava ora ripetendo con suo figlio. Si augurò solo che il piccolo William facesse tesoro degli insegnamenti dei genitori e del nonno per non commettere i loro stessi errori.
Sorrise. Le faceva tenerezza vedere Axl impazzire d’amore per quel bambino, con lei era stato diverso suo padre, a quel tempo era giovane e con la testa troppo impegnata per godersi a pieno l’infanzia di sua figlia, ma ora no, era un uomo nuovo, un uomo maturo che stravedeva per il nipotino.
Pensò a loro due vicini e pensò che nonostante quello che Scott sostenesse costantemente il piccolo William somigliava così tanto al nonno.
Carattere compreso.
 
“Niky…” si sentì  chiamare da lontano mentre scendeva le scale che la riportavano al parcheggio, si voltò cercando di riconoscere quella voce indistinta tra tutta la confusione che c’era. Vide Slash che le stava andando incontro cercando di raggiungerla facendosi largo quasi a gomitate tra il via vai di persone che si stavano occupando dell’uscita dei musicisti
“Slash… Dimmi”
Fu sorpresa di trovarselo così vicino, intento ad inseguirla, lui la squadrò a lungo senza dire una parola, poi lo sguardo di lui si posò sul suo viso, risalendo velocemente poco più su della sua testa.
 “Oddio scusa, me l’avevano messo per la foto, me ne ero completamente dimenticata” disse toccandosi la testa su cui troneggiava ancora il cilindro nero del chitarrista
“Tieni” allungò la mano per porgergli il cappello
“Grazie, e salutami Scott”
La salutò con un bacio sulla fronte, poi sparì di nuovo dentro al palazzetto col suo cilindro calato in testa.
 


THE END!
   
 
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