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Autore: Martyx1988    22/07/2011    4 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

2 – Ombre dal passato


Era ormai notte inoltrata. Dei clamori della festa restavano solo alcune briciole sul pavimento del salone e un vago e offuscato ricordo, come se fosse stata tutta un’illusione.

Illusione poteva anche sembrare la scena che si presentava davanti agli occhi di Atena e dei Cavalieri di Bronzo, radunatisi tutti nel grande salone di villa Kido insieme ai redivivi Cavalieri d’Oro accorsi in aiuto della fanciulla pochi minuti prima.

All’appello mancava solo Hyoga, ritiratosi in stanza insieme ad Ayame. Nonostante Shaka fosse riuscito a tenerla in vita dopo l’attacco dell’angelo, la ragazza ne era uscita fortemente debilitata e priva di forze. Di comune accordo con il Cavaliere del Cigno, Saori aveva disposto che i due si ritirassero in stanza per permettere ad Ayame di riposare.

“E questo è tutto, Atena” sospirò Shaka esausto “Come avete potuto capire, nemmeno noi conosciamo questo nemico tanto temuto dagli dei. La creatura alata che vi ha attaccate stasera ne è la prima manifestazione effettiva”

Il Cavaliere della Vergine si concesse solo in quel momento di adagiarsi contro lo schienale del divano su cui era seduto e di chiudere gli occhi in quel breve momento di relax che la serata gli concedeva. Per riportare a coscienza Ayame gli era servita buona parte delle sue forze e la stanchezza derivatane gli aveva reso difficile tentare di spiegare il motivo del loro ritorno in vita così d’improvviso.

Atena accennò un movimento del capo per far intendere al suo sottoposto di aver compreso, quindi tornò ad osservare l’oggetto incriminato posto sul tavolino di cristallo al centro del salone.

Lei stessa aveva rinvenuto quello spillo dorato sul pavimento del corridoio non appena Hyoga aveva portato via Ayame. Era stata sul punto di prenderlo in mano quando Mu le aveva intimato di non farlo. Lui stesso l’aveva poi raccolto da terra, ponendo tra lo spillo e la pelle della sua mano la stoffa del mantello.

“Come può un oggetto così piccolo creare tanto danno?” domandò la dea al nulla, o forse allo spillo stesso, nella speranza che gli desse una risposta.

“Ho ragione di temere che avrebbe fatto danni ben peggiori, se solo avesse raggiunto il suo reale obiettivo”

Saga di Gemini si fece avanti dalla postazione un po’ discostata che aveva mantenuto fino a quel momento.

“Spiegati, Saga. Che intendi dire?” incalzò Saori, rivolgendo le sue attenzioni al Cavaliere.

“Quello spillo doveva pungere voi, Atena, ma per un fortuito caso ha invece ferito Afrodite. Ciò ha portato ad un ingente indebolimento del cosmo della dea e quasi al decesso della ragazza ospitante. Quasi. Ho ragione di credere che, nel vostro caso, la parola quasi sarebbe stata da escludere”

“Credo che Saga abbia ragione” intervenne Shaka, senza tentare di nascondere la stanchezza che permeava la sua voce “Per risvegliare Ayame, e con essa Afrodite, ho dovuto cercare in fondo all’anima della ragazza anche solo un bagliore della dea che albergava in essa. Devo ammettere che, per un attimo che mi è sembrato lungo una vita, ho temuto di non riuscirci, tanto era il vuoto che ho trovato dove un tempo stava l’anima di Ayame. Nonostante questo, ho continuato ad andare sempre più giù, a immergermi sempre più in quel buio, finché non ho trovato quel bagliore.

“Afrodite esisteva ancora dentro Ayame, ma era come se fosse caduta in un sonno eterno. Col mio cosmo ho solamente potuto ridare all’anima di Ayame la forza per tornare a pulsare, ma per la dea non sono riuscito a fare molto di più”

Il silenzio che cadde dopo quella spiegazione era pesante quanto una montagna.


Una volta tornati in stanza, Hyoga aveva adagiato Ayame sul letto e le era rimasto accanto anche dopo che la ragazza era caduta in un sonno profondo. Da quel momento non aveva tolto gli occhi un attimo dal suo petto, impaurito che il movimento ritmico dovuto al respiro, già debole, si arrestasse del tutto. Ogni tanto, però, il suo sguardo indugiava sul volto della ragazza, che nel sonno si era leggermente disteso. Del colorito roseo di un tempo, però, era rimasto solo un lieve accenno circoscritto alle labbra, non più prive di vita come dopo l’aggressione.

Hyoga non riusciva a capacitarsi della facilità con cui erano riusciti a risucchiare dal corpo di Ayame tutta l’energia e la voglia di vivere che la caratterizzavano, rendendola una semplice adolescente dall’aspetto emaciato e cagionevole. Quella non era la sua Ayame, ma meno della sua ombra. Giurò a se stesso che avrebbe fatto tutto il possibile per farla ritornare quella di un tempo.

Fu Ayame a risvegliarlo dai suoi pensieri di vendetta, aumentando la stretta attorno alla sua mano ed emettendo un debole lamento. Poco dopo prese ad agitarsi nel sonno, finché non si risvegliò di colpo spalancando gli occhi e sollevando il capo dal cuscino. Subito due leggere lacrime le scesero lungo le guance e la mano libera corse al ventre, stringendo la seta dell’abito elegante che ancora indossava.

Hyoga si sedette sul letto accanto a lei per tranquillizzarla.

“Va tutto bene, piccola. Sei al sicuro a casa di Saori. Ricordi?”

Gli occhi di Ayame saettarono dal volto del giovane alla stanza e, in breve, la ragazza parve calmarsi. Si rilassò e ripose il capo sul cuscino.

“Come ti senti?” le domandò Hyoga, poggiando la mano libera su quella che Ayame aveva sulla pancia. La risposta che la giovane gli diede riempì quel gesto di significato.

“Vuota…”

Tuttavia Hyoga non comprese e corrugò la fronte. Ayame riportò lo sguardo su di lui e cercò di spiegargli meglio.

“Come se dentro al mio corpo non ci fosse niente. Quel niente che ti rende pesante e ti opprime, che incombe come una minaccia, che ti risucchia le forze. La cosa peggiore è che so che, al posto di quel niente, dovrebbe esserci lei”

“Afrodite dici?”

Ayame annuì e strizzò gli occhi, lasciando uscire ancora due lacrime, forse le ultime che ancora poteva piangere. Hyoga le asciugò le guance col pollice.

“Probabilmente è solo una cosa momentanea, presto tornerà tutto normale, come prima che Afrodite entrasse in te”

“No, Hyoga. Non può più essere come prima del suo arrivo, non dopo quello che è successo con Efesto. Io e Afrodite siamo diventate una cosa sola, e perdere lei ha significato perdere una parte importante di me”

Il Cavaliere sospirò e, annuendo, abbassò il capo, per poi risollevarlo subito dopo.

“Allora ti prometto che Afrodite sarà vendicata, che tu sarai vendicata. Quando quegli esseri torneranno se la vedranno con me e pagheranno per quello che ti hanno fatto”

Ayame sorrise debolmente, ma subito si corrucciò, come se un pensiero improvviso l’avesse indotta a riflettere. Poco dopo chiese ad Hyoga di aiutarla a rialzarsi. Il ragazzo si raccomandò di fare piano, per evitare capogiri, ma Ayame sembrò sopportare bene il cambio di posizione e, una volta seduta, si avventò sul cassetto del suo comodino. Ne estrasse un portagioie in legno cesellato, rivelando sotto di esso una fotografia dai margini leggermente rovinati. La tirò fuori con cautela, quasi scottasse, e la mostrò ad Hyoga.

L’immagine ritraeva una classica famiglia, composta dai genitori e da due bambini, un maschio di cinque anni o poco più, dall’aria corrucciata, e una bambina di pochi mesi ma con due inconfondibili occhi verdi e luminosi.

“Questa è la mia famiglia, molto prima della morte dei miei genitori” spiegò Ayame.

“Non mi avevi mai detto di avere un fratello” le fece notare Hyoga, indicando il bambino.

“È scomparso poco dopo che è stata scattata quella foto”

“Lo stesso incidente dei tuoi genitori?”

“No, qualche anno prima”

“E per cosa è morto?”

Ayame attese qualche secondo prima di rispondere, greve.

“Ho detto che è scomparso, non che è morto”

Solo allora Hyoga alzò lo sguardo dalla fotografia per guardare Ayame, che prontamente gli diede ulteriori spiegazioni.

“Una mattina i miei genitori sono entrati nella sua stanza. Hanno trovato il letto disfatto e la finestra spalancata. E Mikio non c’era più. Lo hanno cercato per quasi un anno, ma alla fine si sono arresi, accettando l’ipotesi che fosse stato rapito per poi chiedere un riscatto e che qualcosa fosse andato storto prima che questo venisse richiesto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato e adesso so il perché”

Ayame vide gli occhi di Hyoga farsi due fessure. Forse prevedeva come sarebbe continuato il discorso.

“Mikio non è mai morto. È stato rapito, è scomparso per quasi diciotto anni e ora è tornato. La creatura che ha attaccato Saori nel corridoio è mio fratello”

Da sottili fessure che erano, gli occhi di Hyoga si fecero grandi per lo stupore. Riportò la sua attenzione alla fotografia, concentrandosi sul bambino col broncio in primo piano.

“L’ho capito dagli occhi. Anche nella foto ha le iridi grigie e minacciose. Doveva essere già segnato al tempo di quello scatto” spiegò ulteriormente Ayame.

“Che vuoi dire?” domandò Hyoga, ancora confuso.

“Dopo la morte dei miei genitori, ho chiesto tante volte alla Tata di parlarmi della mia famiglia. Avevo così pochi ricordi e tutti così approssimativi. Una volta, parlando di Mikio, mi disse che era nato con gli occhi verdi come i miei e che caratterialmente mi somigliava. Poi, all’improvviso, è cambiato. Non ha mai più sorriso, teneva sempre lo stesso broncio della foto, e i suoi occhi hanno perso il colore limpido di sempre, per diventare grigi e tenebrosi. Dopo poco tempo da quella trasformazione è scomparso, portato via da chissà quali forze”

La stanchezza prese di nuovo il sopravvento su Ayame, che si appoggiò con un sospiro alla spalla di Hyoga. Questi prontamente le circondò le spalle con un braccio e le diede un leggero bacio sulla fronte.

“Pensi che ti abbia riconosciuta?” chiese poi.

Ayame cambiò posizione in modo da poter vedere la fotografia. Anche in quel modo gli occhi di Mikio riuscivano ad incuterle timore e a risvegliare orrendi ricordi.

“Non lo so” rispose infine, sussurrando appena “Forse non ricorda più nulla della sua vita precedente oppure il rivedermi non gli ha fatto alcun effetto particolare”

“Ad ogni modo penso sia importante che Saori e gli altri sappiano quello che mi hai raccontato. In qualche modo rappresenta un punto di partenza”

“Puoi farlo tu per me?”

Hyoga percepì quella richiesta come se fosse una supplica.

“Ma certo! Però non mi va di lasciarti sola. Cerco una delle ragazze e le dico di venire qui, ok?”

Ayame si limitò ad annuire. Hyoga mise da parte la fotografia e la aiutò a distendersi a letto. Chiuse subito gli occhi e rallentò la frequenza del respiro. Il ragazzo capì che non ci avrebbe messo molto ad addormentarsi di nuovo. Con un bacio a fior di labbra, le augurò un sonno ristoratore e privo di sogni.


Ayame attese finché non sentì l’inconfondibile suono della porta che si chiudeva alle spalle di Hyoga, quindi riaprì gli occhi e si rimise a sedere sul letto.

Accanto a lei era rimasto il portagioie. Lo prese e lo aprì lentamente, forse temendo ciò che conteneva.

Tra gli innumerevoli ninnoli che ne riempivano l’interno, Ayame frugò fino a trovare un sacchettino di velluto color porpora, chiuso all’estremità da un nastrino di raso dorato. Aprì anch’esso con estrema lentezza e ne svuotò delicatamente il contenuto sul palmo della mano. Una semplice catenina in oro bianco reggeva un’elegante “M” dello stesso materiale, con rifiniture in oro giallo.

Ayame posò il sacchettino e si appese il ciondolo al collo, quindi sollevò la lettera e sospirò.

Mikio, che cosa sei diventato?

A voi il secondo capitolo :)

Spero sia di vostro gradimento e che l'arrivo del fratello scomparso non sia troppo scontato nè patetico :) Buona lettura!

   
 
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