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Autore: TheGhostOfYou    22/07/2011    10 recensioni
E se Lily avesse ricambiato l'amore di Severus? Se fossero stati insieme, e dalla loro relazione fosse nato Harry? Cosa sarebbe accaduto?
Severus Piton conosce Lily Evans poco prima di cominciare Hogwarts; Lily è una nata Babbana, ma è una strega eccezionale. Severus se ne innamora all'istante. Passano gli anni, e anche Lily si accorge di provare gli stessi sentimenti di Severus. Si mettono insieme, e vanno a vivere nelle campagne inglesi. Ma Severus è tentato dal potere, e si unisce a Voldemort, proprio quando Lily scopre di essere incinta. Lei lo lascia e lui, distrutto da dolore, mette anima e corpo nella causa di Lord Voldemort. Quando scopre che Lily ha sposato James Potter, suo nemico di sempre, lascia i Mangiamorte e tenta di riprendersi colei che ama. Ma è troppo tardi. Lily è stata assassinata.
Undici anni dopo, Harry Potter, suo figlio, arriva a scuola. Ha lo stesso carattere di James, ma Severus sa che è suo figlio. Da quel momento in poi, rischierà tutto per tenerlo al sicuro, senza però rivelargli la verità.
Harry scoprirà chi è il suo vero padre, o vivrà per sempre con la convinzione di essere figlio di James?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, I Malandrini, Narcissa Malfoy | Coppie: Lily/Severus
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tuo fantasma - La serie'
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Capitolo 1 - Nessuno potrà mai cambiare ciò che siamo.



Severus Piton era sempre vissuto a Spinner’s End, un sudicio quartiere di periferia, per lo più abitato da Babbani. Era, come amava definirlo lui stesso, la discarica vivente di Londra. Le strade puzzavano di pesce marcio e sul ciglio di esse si poteva trovare sempre una gran quantità di spazzatura. Gli abitanti erano scortesi, e i bambini non potevano giocare in pace tra di loro, senza rischiare di venire ripresi in continuazione. Il cielo era sempre plumbeo; poco distante da lì, infatti, si trovava un complesso di fabbriche babbane tra i più grandi in Inghilterra, e l’aria era sempre ricoperta da fumo e cenere, che rendevano quasi impossibile ai raggi del sole filtrare. Severus odiava quel posto, gli ricordava tutto ciò di cui si vergognava profondamente; essere un Mezzosangue, per prima cosa.
 Non odiava i Babbani, odiava suo padre.
Tobias Piton era un uomo sgradevole, già al primo impatto. Alto, dinoccolato, con capelli neri ed unticci che gli crescevano oltre le spalle, sempre con la barba incolta e una pancia da ubriacone. Non c’era giorno in cui non tornasse a casa ubriaco dal pub in fondo alla via. Non c’era giorno in cui non si avventasse su sua moglie, Eileen, o su suo figlio.
Il fatto di avere una strega per moglie, e un figlio per mago, era per lui motivo di vergogna; ma, invece di divorziare, si divertiva a punzecchiarli in modo fastidioso, arrivando a volte anche ad usare le maniere pesanti. Tobias non lavorava, lasciando a Eileen il compito di portare a casa i soldi per mantenere la famiglia.
La casa della famiglia Piton era semplice, ma Severus la definiva squallida, come la sua vita, d’altronde. Era l’ultima casa della via, ed era composta da tre stanze: la cucina, con un tavolo di legno tutto ammuffito, ed una gamba dondolante, un fornello incrostato di ruggine ed un piccolo frigorifero. La seconda stanza, era la camera da letto dei genitori, trasandata e malconcia. La stanza di Severus era la più piccola di tutte; disponeva solo di un letto tutto sgangherato, con le coperte rosicchiate da qualche topo di passaggio, e una lampada tutta impolverata, regalo della nonna. L’unica cosa che a Severus piaceva della sua cameretta era la grande finestra, che lasciava entrare la luce, e che dava sul cortile degli Evans.
Severus aveva solo un modo per fuggire dalla realtà della sua famiglia: spiare oltre quella finestra, la vita semplice ma perfetta di quella famiglia babbana. Di certo, non dovevano avere molti soldi, ma quella famiglia era unita più che mai. Per ore e ore, ogni giorno, il ragazzo se ne stava per conto suo, in camera, osservando le due sorelle giocare e i genitori andare loro incontro, dando un abbraccio o un bacio.
Affetto.
Quella parola era sconosciuta nel vocabolario di Severus. Non si ricordava nemmeno l’ultima volta in cui suo padre si era rivolto affettuosamente a lui, o sua madre gli aveva dato un bacio sulla guancia. Ad undici anni, si sentiva di voler scappare via da quel posto orribile, e non tornare mai più.
Sapeva di essere speciale, e di avere qualcosa in più di quelle due bambine che giocavano allegramente nel cortile. Sua madre era una strega, una strega talentuosa, e lui ringraziava Merlino ogni giorno per aver ereditato da lei quei bellissimi poteri, che le aveva visto usare ogni volta. Per combattere la solitudine che circondava la sua vita, si era letto milioni di volte i libri d’incantesimi di sua madre, esercitandosi di nascosto con la bacchetta e sognando di poter, un giorno, studiare ad Hogwarts e diventare un grande mago.
Nella sua ingenuità di ragazzino undicenne, sperava di trovare il suo posto, in mezzo ai maghi, e di mettere fine per sempre a quella maledetta solitudine che lo obbligava a rimanere in casa tutti i giorni.
L’unico posto che Severus amava di Spinner’s End era una radura situata a pochi metri da casa sua; ci andava quasi sempre, sperando di incontrare qualcuno come lui, qualcuno con cui condividere qualcosa. Quando non pioveva, si stendeva ore sotto il suo albero preferito, chiudendo gli occhi e sognando tutte le magiche avventure che avrebbe vissuto ad Hogwarts, e tutto quello che avrebbe fatto con una bacchetta. A volte, sentiva il desiderio di cancellare suo padre dalla faccia della terra, e questo capitava quando lo vedeva schiaffeggiare sua madre; poi chinava la testa, vergognandosi dei suoi pensieri.
Fu in quella radura bellissima che conobbe per la prima volta Lily Evans.
 
Lily si considerava diversa da tutti gli altri bambini, speciale. In un qualche modo, riusciva a far capitare cose, cose strane, che nessun’altro riusciva a fare. Quella mattina, ad esempio, aveva fissato i fiori di sua mamma, appena piantati, ed era riuscita, con sua grande sorpresa, a farli sbocciare uno ad uno.
Un giorno, invece, aveva cambiato, per scherzo, tutti i colori dei maglioncini di Petunia, lasciandola a bocca aperta davanti a quell’armadio azzurro e viola.
Era felice, a Spinner’s End. Si erano trasferiti da poco, da quando suo padre aveva perso il lavoro e tutti i soldi che avevano, avevano cominciato a scarseggiare. Lei odiava il lusso nel quale vivevano a Londra, e preferiva di gran lunga quella casetta anonima, in quella via anonima della periferia della capitale, piuttosto che il caos della città.
Petunia aveva pianto disperata, perché aveva dovuto lasciare il suo cavallo Flick e tutti i suoi amici, e non si era ancora ambientata.
Lily era davvero bellissima; i lunghi capelli rossi, ereditati da suo padre, le arrivavano fino alla vita e gli occhi verde chiaro spiccavano sulla sua carnagione chiara e lentigginosa. Sua sorella, Petunia, l’aveva sempre invidiata; lei era del tutto anonima, e nessuno mai le faceva i complimenti. Petunia invidiava Lily, e non perdeva mai occasione per dimostrarlo. Per questo lei aveva paura di dire a sua sorella che credeva di essere diversa, di avere dei poteri soprannaturali.
Fu con sorpresa che, quella mattina a colazione, sua madre la chiamò prima degli altri.
- Lily, cara, c’è una lettera per te.- la donna le porse una lettera ingiallita e pesante. Lily si chiese chi potesse scriverle, dato che a Londra lei non aveva mai avuto tante amiche. Voltò la lettera e vide inciso sulla pergamena uno strano simbolo: una H con intorno un leone, un corvo, una serpe ed un tasso.
Con le mani tremanti dalla curiosità, la ragazzina aprì la busta. In quel preciso istante, la sensazione di essere diversa da tutte le altre persone che aveva conosciuto diventò una realtà. La lettera arrivava da una certa professoressa McGranitt, spiegava infatti come, tra tanti Babbani, alcuni bambini o bambine nascessero con potenzialità speciali. Lily era, in tutto e per tutto, una strega, e per tanto era stata iscritta ad Hogwarts, una scuola per maghi, appunto, da quando era nata. In quella scuola le avrebbero insegnato a domare la magia, e alla fine del percorso di sette anni, sarebbe diventata a tutti gli effetti una strega.
Lily, ancora incredula, passò la lettera alla madre, che la lesse e si portò una mano alla bocca.
- Non è possibile.- sussurrò, rileggendo la lettera per ben tre volte. – Mia figlia, una strega?-
- Mamma, mi vergognavo a dirtelo.- Lily si avvicinò alla tavola, apparecchiata per la colazione, e tese le mani verso il bicchiere colorato. Si concentrò per un attimo, e improvvisamente sentì un calore partire dal suo cuore e diffondersi per tutto il braccio. Nello stesso istante, il bicchiere si sollevò per aria, come legato a fili invisibili che lo trasportarono dal tavolo nelle mani di sua madre, che la guardava impietrita.
- Se mi odi, posso capirti.-
Ma sua madre non avrebbe potuto odiare una così dolce bambina. Senza nessun indugio, attraversò la stanza, con ancora il bicchiere in mano, e l’abbracciò stretta a se. Lily poteva sentire il cuore di sua madre battere velocissimo, e si sentì emozionata ed orgogliosa per quello che era. Finalmente, trovava una spiegazione a tutte quelle cose strane che le erano capitate da sempre, e quella sensazione di essere inadeguata sparì totalmente. Avrebbe conosciuto altre persone come lei, sarebbe andata in una scuola per maghi.
Sarebbe diventata una strega.
- Devo dirlo a Petunia!- la ragazza si staccò dalle braccia di sua madre, correndo in camera di sua sorella e saltando sopra il suo letto.
- Tunia, svegliati! Devo dirti una cosa!-
La ragazzina aprì gli occhi, sbadigliando vistosamente e guardando storto sua sorella.
- Che c’è?- chiese, con la bocca ancora impastata di sonno.
- Vestiti, andiamo alla radura! Devo dirti una cosa!- scese dal letto e si precipitò giù dalle scale.
Quello era davvero il giorno più bello della sua vita.
 
Due voci allegre destarono Severus dal suo sogno. Quella mattina, splendeva il sole, caso più unico che raro. Lui era più allegro del solito. Nella tasca destra dei suoi pantaloni di seconda mano, c’era, piegata con cura, la lettera che attendeva da tanti anni. La lettera della sua ammissione ad Hogwarts. Aveva sperato, ogni giorno della sua vita, di potersene andare da quel posto orribile, e finalmente, le sue preghiere erano state esaudite.
Le voci si facevano sempre più vicine e Severus, curioso com’era, si acquattò dietro ad una siepe piuttosto fitta per vedere che cosa stava succedendo.
Le due ragazzine della famiglia Evans stavano correndo su per la collina, mano nella mano, ridendo a più non posso. La più piccola delle due, aveva i capelli sciolti nel vento, e un sorriso stampato in faccia che metteva allegria anche a lui.
Per uno strano motivo, Severus sentì il suo stomaco attorcigliarsi su se stesso, in una gradevole sensazione.
Le due ragazzine si erano fermate sul punto più alto della collina. Con attenzione, Severus poteva sentire quello che si stavano dicendo.
- Ho ricevuto una bellissima notizia, Tunia.- Lily aveva preso la mano della sorella e l’aveva stretta tra le sue. – Ma promettimi di non piangere, io sarò sempre con te.-
- Lily.. Mi metti paura così.- l’altra ragazzina guardava la sorella con paura e terrore, mentre lei sorrideva cercando di tranquillizzarla.
- Tunia, io sono una strega. Andrò via, a Settembre, ad una scuola per quelli come me.-
La ragazzina con i capelli castani si allontanò di qualche centimetro da lei, guardandola negli occhi con un’espressione di disgusto.
- Sei una bugiarda! Che cosa dici?-
Lily non rispose, ma si limitò a prendere una pietra dal terreno e, aprendo il palmo della mano, lo fece levitare in aria. Severus la osservò, e di nuovo quella strana sensazione si impadronì di lui e del suo stomaco.
Lei era una strega, ed era una strega molto dotata.
Ma la sorella non doveva pensarla esattamente come lui, perché, dopo aver lasciato la mano di Lily, la spinse così forte da farla cadere per terra.
- Non mi toccare, lo dirò a mamma e papà!-
L’espressione triste sul volto di Lily fece impietosire Severus; ci teneva ad essere apprezzata dalla sorella, e quel rifiuto da parte sua le faceva male.
- Mamma lo sa già.-
- E non le fai schifo?-
Quella ragazzina cominciava a d essere odiosa. Senza sapere perchè, si ritrovò a stringere i pugni, desiderando fare del male a quell’odiosa Babbana. Gli ricordava tanto suo padre, quando litigava con sua madre.
- Tunia, ti prego, non trattarmi così.- Lily si era alzata in piedi, tendendo una mano verso la sorella, che la spinse nuovamente per terra, ancora più forte di prima.
- Vattene via, mostro!-
La ragazzina con i capelli rossi scoppiò a piangere, e in quello stesso istante Severus decise di averne abbastanza, e saltò fuori dal suo nascondiglio.
- Lasciala stare!- disse, avvicinandosi a Petunia, che scoppiò a ridere.
- Ci mancava solo anche lo strambo figlio dei Piton! Anche tu la consideri un genio?-
Severus fronteggiò Petunia senza paura, come avrebbe fronteggiato suo padre se solo fosse stato più grande e coraggioso.
- Ti ho detto di lasciarla stare. Lei è speciale, tu sei solo invidiosa!-
Petunia aprì la bocca, per controbattere, ma Lily s’interpose tra loro.
- Per favore, basta.- poi si rivolse verso la sorella. – Tunia, ti prego, sono tua sorella.-
Con un sorrisetto demoniaco, la ragazzina spinse per la terza volta Lily per terra, voltando poi le spalle ai due ragazzi e scappando giù per la collina.
Lily si sentì malissimo, ma un gesto del ragazzo la fece sentire meglio.
Severus le stava porgendo la mano.
Lui non aveva paura.
 
- Afferra la mia mano.-
Lo sguardo della ragazzina passò dagli occhi scuri del ragazzo alla sua mano pallida, che aspettava di essere afferrata. L’aveva visto un paio di volte, gironzolare da solo intorno alla sua casa, senza mai osare avvicinare nessuno. Doveva essere timido, o semplicemente molto solo. Fu il sorriso sul volto di Severus a convincerla: poteva fidarsi di lui.
In fondo, non era scappato come sua sorella, ma era rimasto ad aiutarla.
Fu così che prese la mano di quel ragazzo. In pochi secondi, si ritrovò barcollante in piedi. Severus l’afferrò prima che potesse cadere di nuovo.
- Grazie.- mormorò lei, arrossendo.
- Prego.-
Severus cominciò a scendere dalla collina, sperando che lei lo seguisse. Era raro trovare a Spinner’s End qualcuno come lui, come loro, e voleva sapere tutto su quella ragazzina forte e fragile allo stesso tempo. Non si voltò, ma un frusciò dietro di lui gli fece capire che la ragazzina lo stava seguendo. Senza farsi vedere, sorrise, toccando la lettera di Hogwarts, così preziosa per lui, che era ancora ben salda nella tasca dei suoi pantaloni.
Arrivato davanti ad un ruscello, uno dei posti più belli per lui, si sedette, e pochi secondi dopo vide con la coda dell’occhio Lily adagiarsi col suo vestitino lilla su un mucchietto di foglie cadute dagli alberi con il forte vento della sera precedente. La pelle pallida rifletteva il sole, e a Severus ricordò tanto una vampira che aveva visto in un libro di sua madre.
- Piacere, io sono Severus.- il ragazzino allungò la mano verso di lei, che sorridendo la strinse con vigore.
- Io sono Lily, e abito..-
- Di fronte a me, sì lo so.-
La ragazzina arrossì. Non avrebbe mai ammesso che di tanto in tanto lo spiava. Aveva sentito, dalla prima volta che aveva visto, attraverso la finestra di camera sua, quel ragazzo magro, con i vestiti smessi e unti che gironzolava da solo davanti a casa con l’aria angosciata, un legame speciale con lui.
- Sei un mago?- sussurrò, come se fosse timorosa della risposta.
- Si. Sono come te. Solo che mia mamma è una strega.- il ragazzino si adagiò sul’erba, allungando le gambe magre e pallide al sole, dove spiccavano parecchi lividi. A Lily si strinse il cuore, ma non ebbe il coraggio di chiedere che cosa glieli avesse procurati.
- Fa differenza, se hai i genitori non maghi?-
- Babbani.- fece lui, alzando le spalle. – E’ così che noi chiamiamo chi non ha poteri magici. E comunque, in generale, non fa differenza, ma nella casa di Serpeverde, possono andarci solo i Purosangue.- il ragazzino si portò un dito sotto il mento, come se stesse pensando. – Io voglio essere smistato a Serpeverde!-
Lily lo osservava con sguardo interrogatorio.
- Scusa, io non ti capisco!-
- Dimentico che sei Nata Babbana! Allora.- Severus si tirò su a sedere, esaltato. Finalmente qualcuno con cui parlare di magia. – Ad Hogwarts ci sono quattro case, nelle quali si viene smistato il primo giorno del primo anno. Io voglio andare a Serpeverde, perché è lì che vanno i più forti.-
La scintilla di desiderio negli occhi del ragazzo era inequivocabile. Aveva voglia di mettersi in gioco e di diventare un mago potente.
Quella mattina passò veloce: Severus parlò a Lily di tutto quello che sapeva, con una passione che la ragazzina aveva visto raramente negli occhi degli altri. Severus le aveva raccontato nei minimi particolari del curioso modo di inviarsi la posta, tra i maghi, con i gufi, delle scope volanti (che lui aveva sempre desiderato ma non aveva mai avuto, a causa della loro situazione familiare), del ribollire delle pozioni di sua madre nel calderone e di tantissime altre cose. Lily l’aveva ascoltato rapita per tutto il tempo, e non vedeva l’ora di cominciare questa nuova avventura; sembravano passati appena dieci minuti, quando la mamma della ragazzina la richiamò in casa per il pranzo.
- Devo andare!-
- No ti prego, resta ancora.- Severus la prese per un braccio, lievemente, invitandola a restare con lui. – Non ho mai avuto nessuno con cui parlare di queste cose. Mio padre ci odia e mia madre mi ignora.-
- Tornerò domani, se tu lo vorrai.-
Le gote pallide di Severus si tinsero di un rosa lieve.
- Si.- mormorò appena.- Lily?-
La ragazzina si voltò per un ultima volta.
- Sei una strega. Nessuno di loro potrà mai cambiare ciò che siamo.-
Lei lo salutò con la mano, annuendo, mentre spariva giù per la collina.
Ti prego, torna.
 
Severus si avviò verso casa, scendendo cautamente dalla collina. Quella ragazzina era un qualcosa di straordinario; mai in vita sua aveva sentito di avere un’affinità con qualcuno, eppure, con lei si era capito al volo. Non era come tutti i Babbani, sciocchi ed ingenui. Era vitalità pura, con quegli occhi verdi che brillavano non appena afferravano un concetto nuovo. Severus si era sentito apprezzato per la prima volta in vita sua.
Forse sarà così. Forse, ad Hogwarts avrò tanti amici.
Percorrendo la strada del ritorno, gettò un’occhiata verso la casa degli Evans. Petunia stava seduta sull’altalena, imbronciata, e lo guardò malissimo. Lui la ignorò, cercando con lo sguardo quel rosso folgorante dei capelli di Lily, senza trovarlo. Forse, la ragazzina era dentro ad aiutare la madre.
Sconsolato, aprì la porta di casa, e si ritrovò davanti ad uno scenario raccapricciante. Sua madre era seduta a terra, e vicino a lei, stava, rovesciato, i calderone delle pozioni. Un liquido argenteo era sparso tutt’intorno. Suo padre la sovrastava, ridendo. Era di nuovo ubriaco.
- Non sei nemmeno capace di fare una pozione che mi aiuti a riprendermi dalla sbronza, sei inutile!- urlò Tobias, mentre tirava un calcio a sua madre, che si rintanò in un angolino con le mani a coprire la faccia.
- E tu?- si era accorto che Severus lo guardava allibito. – Fila in camera tua!- lo prese per il colletto e lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Severus cadde e sbattè il polso. Un doloroso scricchiolio arrivò alle sue orecchie, ma non se ne curò. Sua madre stava subendo ancora da suo padre. Non poteva permetterlo.
- Lui non andrà ad Hogwarts! Farò il manovale, mi hai capito?-
- Ma Tobias..- mugugnò la donna – Severus è un mago. Deve andare ad Hogwarts!-
- Soffocherò quel poco di magia che c’è in lui.- alzò nuovamente la mano, per tirare un pugno alla donna, ma il ragazzo si parò davanti a lei, beccandosi un pugno in un occhio.
L’uomo scoppiò a ridere.
- Sei un rammollito. Come tua madre. Come tutta la famiglia Prince!-
Severus si alzò in piedi, guardando suo padre con tutta la cattiveria possibile.
In quell’istante, l’orlo dei pantaloni di Tobias prese fuoco. L’uomo si mise a saltare per la stanza, urlando a squarciagola. L’avrebbero sentito anche a Londra, se avesse continuato così.
Severus lo guardò, senza pietà, mentre cercava barcollando di spegnere il fuoco, poi uscì di casa, sbattendo la porta.
Gli veniva da piangere, ma non lo fece. Corse, con tutta la sua forza, verso l’unico posto in cui si sentiva al sicuro. La sua radura.
Si gettò per terra, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare per un attimo.
La sua vita faceva schifo, ma c’era una piccola luce, oltre quel buio che lo circondava. Era una luce di speranza.
Era la nuova vita che si sarebbe costruito ad Hogwarts.
 
***
Capitolo intenso e sofferto. E’ così che mi sono sempre immaginata la vita di Severus. Squallida, triste, con un padre ubriacone ed una madre assente. Lily è l’unico punto di riferimento della sua vita,ed insieme ad Hogwarts gli da una speranza di vita migliore.
Ringrazio infinitamente chi ha deciso di seguire la storia, e chi ha segnalato la stessa storia per entrare nelle storie scelte.
Vi ricordo che, se vi va di seguirmi anche su facebook, la mia pagina è qui. (: Cliccate ed entrate.
Un bacio
Ghost.

   
 
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