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Autore: Jay Boulders    22/07/2011    8 recensioni
Fatti accaduti nell'intervallo di tempo che va dalla morte di Voldemort, ai famosi Diciannove anni dopo.
«Signor Paciock! Signor Paciock!» la professoressa McGranitt si destreggiava a destra e manca tentando di ristabilire l’ordine, «Riporti immediatamente la spada di Grifondoro nell’ufficio del preside! Non è un giocattolo, lei e il signor Finnigan siete pregati di smetterla di giocarci!... Oh signor Gazza la prego la smetta di spazzare a terra! Per Merlino non vede che non è una priorità al momento!» tuonò la donna mettendosi le mani tra i capelli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Arrivati alla Tana, si apprestarono tutti a sistemarsi come meglio potevano. Non preoccupandosi solo della sporcizia e delle ferite accumulate, ma anche di tutti quei pensieri che li attanagliavano.
La signora Weasley fu la prima a rifocillarsi e ritirarsi immediatamente in camera, seguita dal marito che in quelle ore, era stato più taciturno che mai.

George fu il secondo a prendere possesso del bagno, sparendo poco dopo senza dare modo a nessuno di chiedergli come stesse.

Harry non era tornato con loro. La professoressa McGranitt l’aveva trattenuto reclamandolo su questioni urgenti a cui provvedere il prima possibile.
Si era quindi congedato dai Weasley assicurandogli che li avrebbe raggiunti quanto prima.

Bill e Fleur avevano deciso di rimanere qualche giorno e stare accanto alla signora Weasley, avevano quindi preso possesso della vecchia stanza di Percy, che non era invece tornato con loro.
Hermione in corridoio, aspettava che l’amica con la quale divideva la stanza, finisse di riassestarsi.

Sentì la porta del bagno spalancarsi, e Ginny in pigiama portare i suoi vestiti sporchi tra le mani.

«Spero di non averci messo troppo» si scusò lei, la sua voce era visibilmente esausta e addolorata date le circostanze.

«Stai tranquilla, vai pure a dormire, non aspettarmi sveglia» le raccomandò Hermione dandole un abbraccio ed entrando in bagno al suo posto.

Una volta sola, si rese conto di non esserlo più stata da… non sapeva neanche quanto tempo. Ma stranamente questo non le era mancato affatto.

Sospirò pesantemente sfilandosi il giacchetto di jeans e la felpa, poggiandoli alla buona sull’appendi abiti.

Prese uno dei grossi asciugamani sul ripiano, e lo mise vicino alla doccia, liberandosi degli ultimi vestiti che la opprimevano.

Sistemandosi sotto il getto caldo, vide ai suoi piedi un vortice di acqua sporca che veniva risucchiata dallo scarico. Era completamente coperta di polvere e sentiva i tagli e le ferite pulsare per via della temperatura elevata.

Inclinò la testa all’indietro chiudendo gli occhi, e perdendosi in quella sensazione rilassante e piacevole, sperando di liberarsi non solo dallo sporco, ma anche della tristezza che la attanagliava.

Quando ebbe finito, richiuse la manopola dell’acqua e afferrò l’asciugamano avvolgendosi in esso ed incastrandolo sotto le ascelle.

Arrivando davanti al lavandino, si specchiò vedendo i tagli sul suo volto ancora rossi vividi.
Sfiorò appena quello che aveva sul labbro ma rabbrividì dalla fitta di dolore che quel lieve tocco le provocò.
Come aveva fatto solo poche ore prima a… baciare Ron in quel modo, senza sentire nulla? O almeno cose del tutto contrarie al dolore… completamente opposte.
Arrossì al pensiero di loro in quegli… atteggiamenti.
Scosse la testa tentando di darsi un contengo allontanando quei pensieri tutt’altro che puri.

Usò un altro asciugamano per far assorbire l’acqua in eccesso dai capelli, poi lo tolse stendendolo sul filo che tagliava il bagno a metà.

Si riaffacciò nella cabina della doccia prendendo da terra il suo shampoo.

Sentì un rumore ma non riuscì a distinguerlo per via dell’anta della cabina che le offuscava i suoni.
Tirandosi in piedi vide Ron entrare tranquillamente lanciando di lato la maglia impolverata che si era appena tolto.
Mentre stava armeggiando con la cinta dei pantaloni, il ragazzo si rese finalmente conto che non era solo.

«C-C-Cosa ci fai qui?» balbettò il rosso con la voce un’ottava sopra del solito.

«Che ci fai tu qui! Era occupato se non lo avessi capito!» tentò di ribattere lei nel più completo imbarazzo, cercando di coprirsi come meglio poteva con l’asciugamano e pregando che il nodo non si sciogliesse proprio in quel momento.

«Pensavo foste tutti a letto… e miseriaccia se mi avevi visto potevi avvisarmi! Mi stavo spogliando!»

«Ero nella doccia!» tentò di giustificarsi lei, pur sapendo che per alcuni istanti era rimasta imbambolata a fissarlo senza pensare minimamente a far notare la sua presenza lì.

«Ok… senti abbassiamo la voce o sveglieremo tutti» disse il ragazzo, cercando di darsi un contegno.

«Potevi bussare!» insistette lei, sussurrando in modo udibile e scandendo bene le parole.

«L’ho fatto! E non hai risposto, perché credi sia entrato altrimenti? Pensavi che volessi vederti nuda?»

Il ragazzo si rese conto solo un istante dopo di ciò che aveva detto.
L’espressione di Hermione si rabbuiò tutto d’un colpo.

«No, certo che no» tagliò corto lei, «Ora se vuoi scusarmi, dovrei finire di vestirmi»

«Herm-Hermione io non intendevo…»

«Cosa non intendevi, Ronald?»

«Io… niente. Ti lasciò cambiarti» ed uscì dal piccolo bagno a testa bassa e a dorso nudo, non preoccupandosi neanche di recuperare la maglietta.

Hermione sospirò pesantemente, raccogliendogliela da terra e portandola al volto. Inalò il suo odore chiudendo gli occhi.

Poco dopo, uscì a sua volta guardandosi intorno, ma non trovando nessuno.
Lasciò accostata la porta e si diresse in camera di Ginny dove la trovò immersa in un sonno profondo, doveva essere distrutta.

Tentò di fare il meno rumore possibile, poggiando il suo beauty case sul primo ripiano che tastò, evitando di aprire i cassetti e tanto meno accendere la luce.

Arrivò nel suo letto, infilandocisi dentro e cercando la posizione più comoda.

Improvvisamente a spezzare il più inviolabile silenzio, Hermione udì sussurrare la voce dell’amica, che non sembrava affatto assonnata. «Allora? Vuoi raccontarmi?»

«Pensavo dormissi…» convenne la castana voltandosi di fianco verso il letto dell’amica, pur non potendola vedere a causa delle tenebre.

«Ci ho provato, tempo perso. Sono tutt’orecchi» la invitò ancora la rossa.

«Ginny… non mi pare il caso di parlare di cose del genere, non oggi almeno…»

«Proprio perché è oggi è ancora più il caso di parlarne. Voglio pensare ad altro, a qualcosa di bello»

La ragazza rimase in silenzio per un po’, «Ci siamo baciati» ammise, non riuscendo a nascondere un sorriso ma essendo grata del fatto che la sua interlocutrice non lo potesse vedere.

«Si, l’ho visto bene. Fin troppo bene, direi»

«Oh» le immagine di ciò che era successo nelle cucine le tornarono nuovamente alla mente, in tutta la loro vividezza, «Non mi riferivo a… quel bacio»

«Hermione Jean Granger» esordì la rossa, in un tono di voce più alto e stizzito, «Da quanto va avanti?»

«Durante la battaglia… io e lui eravamo andati nella Camera dei Segreti per recuperare delle zanne di basilisco, ci servivano per… beh per distruggere una cosa»

«Non ho bei ricordi collegati a quel posto, o almeno al poco che ne ricordo. Ero praticamente incosciente quando ero lì. Ma ricordo bene quando Harry a dodici anni mi salvò…» ripensò lei con aria sognante, «Comunque, avete preso dei dentoni putridi e poi?»

«Poi abbiamo… distrutto la cosa che dovevamo distruggere» disse lei, convenendo mentalmente alla stupidità della formulazione di quella frase, «E ci ha travolto dell’acqua… molta acqua. L’oggetto era maledetto»

«Posso sapere perché ve ne andavate in giro a distruggere roba affatturata invece di lottare con gli altri?»

«E’ lungo da spiegare Ginny, quello che stavamo facendo era per rendere Voldemort vulnerabile» rispose lei stizzita.

«Ok, ok, chiedo scusa. Non ti interromperò più e non metterò più in dubbio nulla. Quindi vi siete fatti una mega doccia e poi? Mio fratello ha detto qualcosa e ti ha baciata?»

«Ecco… no, non proprio»

«Ti ha detto qualcosa e l’hai baciato tu?» ritentò la rossa.

«Non ci siamo… parlati. Abbiamo tralasciato quella parte» ammise lei arrossendo e rendendosi conto solo in quel momento di quanto assurda fosse stata la dinamica di quel bacio.

«Non vorrai dirmi che vi siete baciati tutto d’un botto senza motivo? Vi struggete dietro a vicenda da anni, e quando finalmente vi lasciate andare non c’è niente che l’ha fatto scaturire?»

«Non… non so cosa ha pensato Ron. Oh, Ginny… so soltanto che in quel momento avevo talmente paura che saremmo morti in quella battaglia, che non ho resistito all’impulso e gli sono saltata tra le braccia… solo mentre lo stavo facendo mi sono resa conto che anche lui…»

«Aveva avuto la stessa brillante idea?» ipotizzo la rossa, ricevendo un mugugno di assenso.

«Qualcosa mi dice che hai dei dubbi, Hermione»

«Non sono dubbi… è che… è stupido forse»

«Anche mio fratello, perciò parla»

«Ron non è stupido, a volte sa esserlo incredibilmente tanto. Ma è anche talmente sensibile… riesce a capire cose che io…» la ragazza si arrestò immediatamente, immaginando l’espressione canzonatoria che doveva aver l’amica in quel preciso istante, «Comunque, il fatto è che credo… che io non gli piaccia completamente»

«Completamente? Spiegati meglio, non ti seguo»

«Credo di non piacergli sotto tutti i punti di vista»

«Mio fratello ti adora, ti sbava letteralmente dietro, Hermione» disse onestamente l’amica tentando di confortarla.

«Ginny non dire sciocchezze» si affrettò a riprendere un Hermione imbarazzata, «Intendo dire… fisicamente non credo di piacergli molto… in fin dei conti non mi reputo neanche carina… però di solito nelle… relazioni, dovrebbe esserci un minimo di attrazione fisica. Tu ed Harry ad esempio, lui ti piace anche fisicamente, no?»

«Certo che mi piace, e certo che siamo reciprocamente attratti l’uno dall’altra» disse la rossa con una semplicità quasi allarmante, «E il sentirti dire certe cose mi porta a chiederti perché pensi baggianate del genere»

«Perché oggettivamente non sono una bella ragazza, Ginny»

«Oh, smettila con questa scusa. Un campione internazionale del calibro di Viktor Krum non ti avrebbe certo sbavato dietro per anni se non fossi una bella ragazza. E poi dico, ti ricordi al matrimonio di Bill e Fleur come ti guardava Ron? Era ammaliato peggio che con una Veela

Hermione arrossì vistosamente, sentì le guance pulsarle ed iniziare a sudare, si scoprì un po’, ringraziando mentalmente per l’ennesima volta della presenza del buio circostante.

«Sono sicura che ti sbagli…»

«Vedi? Ne ero sicura! C’è dell’altro, sei tanto convinta che sono certa che c’è un motivo se hai questa opinione. Avanti, arriva al punto. È successo qualcosa? Ti ha detto qualcosa di stupido?»

Hermione rimase in silenzio per alcuni secondi, «Prima… ero in bagno, appena uscita dalla doccia, ed è entrato pensando fosse vuoto perché non lo avevo sentito bussare-»

«Non ci avrà provato spudoratamente con te, vero?»

«Ginny, non avevi detto che non mi avresti più interrotto?» la rimproverò lei per l’assurdità di quell’intervento.

«Labbra cucite! È entrato con te mezza nuda in bagno, e…?»

«Ecco… mi ero agitata perché era entrato e… mi ha sottolineato nuovamente che non sapeva ci fossi io e che non voleva di certo vedermi nuda» disse lei tutto d’un fiato.

Inaspettatamente, sentì Ginny soffocare una risata sul cuscino.

«Ti-Ti sembra il momento?!»

«Oh, scusa ma… è incontrollabile!» rise un altro istante prima di ricomporsi, «Hermione, e per questo, sei certa che tu non gli piaccia fisicamente?»

«Fino a prova contraria se qualcuno mi piace fisicamente ho piacere nel vederlo nudo» la ragazza si maledisse non solo mentalmente per quell’affermazione tanto spudorata.

«Hermione, sarai anche una strega dotatissima ma a volte sai essere talmente ottusa!» disse Ginny tra una risata e l’altra. «Cosa ti aspettavi ti dicesse? “Scusami non sapevo fosse occupato, però comunque grazie, mi ha fatto piacere vederti nuda”?»

«Non centra nulla… poteva tralasciare la parte del vedermi nuda visto che come ne sei convinta, non avrebbe potuto essere sincero al riguardo»

Ginny non aggiunse altro, Hermione pensò che si fosse addormentata quando la sentì nuovamente parlare, «Al quinto anno… o meglio il vostro sesto anno, sono entrata nello spogliatoio maschile un’ora dopo l’allenamento di Quidditch perché Ron aveva dimenticato il caschetto e dato che dovevo passare da Hagrid, ero andata a riprenderglielo. Ovviamente non pensavo di trovare più nessuno, ma Harry si era trattenuto da solo per allenarsi a riprendere il boccino e l’ho trovato con solo i boxer addosso, anzi a dire il vero ho visto per intero il lato B perché ancora doveva tirarli su…» disse lei riflettendoci e sorridendo a quel ricordo, «Comunque, gli dissi la stessa cosa che ti ha detto Ron. E indovina un po? Harry poche settimane dopo mi baciò ugualmente. Se avesse pensato che dopo quella mia osservazione non mi piacesse fisicamente, non avrebbe di certo neanche provato a baciarmi. Soprattutto visto che stiamo parlando di Harry Potter, il bambino sopravvissuto con complessi di insicurezza e accettazione»

Hermione riflette per alcuni momenti soppesando quel racconto e tentando di capire che riscontro avesse con la sua situazione.

«Hermione, gli piaci completamente. Anzi, quello che prova va molto oltre questo. Lo stesso vale per te… mettiamoci a dormire ora, inizio ad avere sonno»

«Grazie Ginny» Hermione non seppe mai se quel ringraziamento arrivò o no alla diretta interessata, l’unica cosa certa era che non avrebbe potuto soffermarsi a delle convinzioni prive di prove certe. Domani sarebbe stato un altro giorno, e prima che se ne rendesse conto, il sonno inghiottì anche lei.

 

*

 

Le prime luci del mattino filtrarono alla finestra, a giudicare dall’altezza del sole, era ben oltre che l’alba.
Distrutta com’era dopo tutto lo stress accumulato in quegli ultimi mesi, aveva dormito della grossa in un vero letto.

Stropicciandosi gli occhi, vide che quello di Ginny era vuoto e rifatto.
Era abituata ad alzarsi sempre molto presto, a volte anche prima della signora Weasley. Si disse mentalmente che per una volta avrebbe potuto fare un’eccezione, continuando a rigirarsi nel letto.

Sentì lo scricchiolio della porta, seguito da una testa rossa che faceva capolino all’interno della stanza.
Con gli occhi ancora impastati dal sonno, tentò di distinguere quella sagoma scorgendo indistinguibili i suoi occhi.

«Ron?» lo chiamò visibilmente rintontita.

«Ti sei svegliata?» convenne lui in una domanda del tutto metaforica.

Entrò nella stanza poggiandole qualcosa sul comodino, ed avvicinandosi alla finestra spalancandola.
Un’ondata di luce riempì la stanza. Le ci volle un po’ per far abituare il suo sguardo.

«Quanto ho dormito?» domandò tirandosi su col busto.

«Il giusto per riprendersi» disse lui, porgendole il vassoio che aveva poggiato poco prima sul comodino.

Hermione guardandolo confusa, lo afferrò.

«La mamma è rimasta al letto, ognuno si è arrangiato per conto suo per la colazione. Ho pensato di salvare qualcosa prima che lo mangiassero gli altri… o me. Ecco, il latte non c’era, spero che il thè vada bene lo stesso»

Hermione spalancando gli occhi, finalmente sveglia, guardò la tazza di the e le fette di pane e marmellata gia pronte disposte davanti a lei.

«Mi hai… preparato la colazione?»

«Io… no, ecco…» le orecchie del ragazzo diventarono completamente rosse, «Ne avevo preparate troppe…»

«Tu hai sempre fame, non hai mai lasciato qualcosa in vita tua» si apprestò a contestare lei, «Grazie Ron» gli sorrise nel modo più solare e sincero di cui era capace, poggiando il vassoio accanto a lei e afferrando la tazza, «Però non dovevi… dovrei essere io ad aiutarvi. Ho dormito veramente troppo, dovevate svegliarmi»

«Sciocchezze, bevi prima che si freddi. Torno di sotto, fai pure con calma. Harry ancora non è arrivato ma ci ha mandato un gufo qualche ora fa, dovrebbe arrivare nel pomeriggio»

«Ron… ti va di farmi compagnia?» disse sporgendo verso di lui una fetta di pane.

Lui felice di quella richiesta, si andò a sedere accanto a lei, prendendole il pane dalle mani e addentandolo voracemente.

«Hai dormito bene?» domandò Hermione mentre si apprestava a mangiare.

«Come un bambino. Mi sono svegliato presto perché Fleur ha fatto cadere tutte le stoviglie a terra stamattina, non le hai sentite? Anche Ginny è saltata in piedi dal fracasso!»

«No, ero veramente distrutta credo…» ammise continuando a mangiare.

«A proposito, Ginny mi ha detto che dovevi chiedermi qualcosa. Di che si tratta?»

Un pezzetto di pane per poco non le andò di traverso, tossì tentando di riprendersi. «Non… non ricordo adesso. Poi mi riverrà in mente» disse posando il vassoio ormai vuoto di nuovo sul comodino. «Sei tutto sporco» sorrise lei, alludendo alla marmellata stanziata sugli angoli della bocca del ragazzo.

«Sul naso?» la canzonò lui, alludendo al loro primo incontro.

«No, stupido!» rispose lei simulando falsa irritazione, «Non fare il bambino, pulisciti» lo invitò, porgendogli il tovagliolo ancora immacolato.

«Puliscimi» sogghignò lui, alzando il mento e sfoderando la sua migliore espressione infantile.

Non seppe mai cosa le prese in quel preciso istante, fatto sta che lo assecondò pulendolo, ma non come entrambi si sarebbero aspettati.
Ancora prima di rendersene conto, era intenta a depositare piccoli baci sugli angoli della sua bocca, per poi passare ad un più serio bacio alla francese che il ragazzo, completamente colto di sorpresa e ancora crogiolandosi in quella bellissima situazione, ricambiò con un entusiasmo tale da non essere secondo a nessuno.

Senza quasi capire cosa stava succedendo, Ron le si avvicinò ancora, per approfondire il bacio. Sempre più vicino fino a ritrovarsi sdraiato di fianco accanto a lei, premendogli una mano dietro lo schiena tentando di avvicinarla il più possibile a lui. I loro corpi aderivano perfettamente, Hermione aveva intrecciato una gamba con quella del ragazzo per riuscire ad avere una stabilità di movimento maggiore.

Improvvisamente però, fu proprio lei a staccarsi.
Di botto, senza preavviso, senza sorrisi imbarazzati del post-bacio che si è dovuto interrompere per mancanza di ossigeno. Semplicemente, si distanziò di scatto.

«Cosa…?» domandò Ron, ancora visibilmente in balia di lei.

«Scusa… io… non dovevo…» ammise dimostrando una evidente agitazione.

«Hermione, calmati… non hai fatto nulla per cui tu debba scusarti» disse lui, tentando di tornare un attimo lucido dopo aver toccato il cielo con un dito, o forse con tutta la mano.

«Io so di non piacerti…»

Il ragazzo strabuzzò gli occhi in cerca di qualche dettaglio che quello fosse soltanto uno scherzo, ma vedendola seria e scossa in quel modo, capì che credeva veramente a ciò che aveva appena sentito.

«Perché dovresti pensare una cosa del genere? Mi sembra che ieri io sia stato piuttosto chiaro su quello che provo…»

«Oh, Ron… so di piacerti, ma… so anche che non lo è altrettanto fisicamente» ammise infine lei.

Il rosso aggrottò le sopracciglia confuso «Non mi piaceresti fisicamente?»

«Non devi tentare di essere… carino per non ferirmi. Voglio che tu sia onesto. So di non essere una bella ragazza… non come Lavanda almeno» ammise lei onestamente, «E poi ciò che hai detto ieri notte… vorrei solo che tu me lo dicessi chiaramente, così che io la smetta di pensarci e ripensarci tentando di venire a capo di qualcosa»

«Hermione, ma cosa dici? Cosa centra Lavanda? E cosa avrei detto ieri notte?»

«A te piacciono persone esteticamente come lei… e io non ho una sola cosa in comune»

«Per fortuna! Se mi sono messo con lei è stato solo per farti ingelosire dopo che avevo scoperto cosa c’era stato tra tre e Krum al quarto anno…» ammise con decisione lui lasciandola a bocca aperta. «Senti, lo so che è stato meschino e crudele da parte mia. Ma in quel momento l’unica cosa che volevo era farti capire ciò che avevo provato, facendolo provare a te…»

«Molto maturo, Ronald»

«Oh, Hermione. Andiamo! Ormai è acqua passata… e non dirmi che tu non hai fatto lo stesso con McLaggen! Piuttosto vuoi dirmi cosa avrei detto ieri notte che ti ha messo in testa questa assurda convinzione?»

La ragazza arrossì vistosamente «Tu… non vuoi vedermi…»

«Non voglio vederti… cosa?»

«Ecco…»

Il ragazzo improvvisamente capì a cosa si stava riferendo e scoppiò in una risata liberatoria. «Oh, andiamo Hermione! Tutta questa storia perché ho cercato di essere… delicato

«Delicato? Il dirmi che non vuoi vedermi… il farmi capire che non ti piaccio fisicamente ti sembra qualcosa di delicato?» esclamò lei shockata.

«Cosa avrei dovuto dirti? Che è da quando ho quattordici anni che ti sogno… in quel modo?»

La ragazza sbarrò gli occhi completamente spiazzata da quella rivelazione.

«Tu… cosa?»

«Io ti trovo bellissima, Hermione»

Sentendo quelle parole, perse un battito, sentì quasi le lacrime raggiungere i suoi occhi.

«Non… non devi dire certe cose se non le pensi…» sussurrò appena lei.

Il ragazzo la guardò intensamente, in parte ferito.
Le afferrò una mano, «Fino a poco fa ci stavamo baciando» affermò lui in tono serio.

Hermione non cogliendo a cosa era dovuto quel riferimento, sentì la mano che le teneva, venire trascinata verso il basso, non staccò mai un attimo lo sguardò dai suoi occhi, pur sentendo il cuore in gola.

Percepiva la stoffa della camicia di lui scorrerle sotto le dita che passavano prima sul tessuto di cotone, tra i vari bottoni per poi arrivare a distinguere distintamente il freddo della cinta di cuoio, e venire tirata ancora più in basso… trattenne il respiro.

A quel punto, la sua espressione mutò in puro stupore misto ad imbarazzo e si sentì completamente… lusingata. Non gli aveva tolto gli occhi di dosso un solo secondo, vedendolo serio ma imbarazzatissimo, completamente spoglio.

«…questo è quello che mi provochi, senza neanche toccarmi…» ammise lui bisbigliando appena con la voce mozzata e tentando di regolarizzare il respiro che sembrava farsi sempre più accelerato.

Portò via la mano di lei da lì, stringendosela al petto.

«Ora… pensi che io sia una specie di maniaco, non è così?» gli chiese lui, con evidente il timore nella voce.

Hermione si sciolse dalla maschera di imbarazzo che si era impadronita di lei, spostando la mano dal petto di lui, e portandosi la sua sul volto, posandogli un dolce bacio e tenendosela vicino, incontrando l’occhiata di stupore di lui.

«Io ne sono… lusingata. Non pensavo di poter avere un… effetto del genere su qualcuno. Tanto meno su di te…» gli rivelò lei, mettendosi a nudo così come lui aveva fatto poco prima.

«Perché ti sottovaluti tanto?»

«Forse perché ti ho girato intorno per anni, senza ricevere nessun cenno da parte tua che ti piacessi…»

«Sono un idiota, vero?»

«Completo» sottolineo lei, sorridendogli.

   
 
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