NdAutrice: Waoh! Indovinate un po’? Rieccomi qui, dopo un lungo momento d’assenza, con un nuovo capitolo ^o^! Maledetto liceo e maledetti compiti…
Disclaimers: tutti i personaggi appartengono a JK
Rowling, tranne alcuni che sono di mia invenzione.
CAPITOLO QUATTRO: Un mattino di settembre del 1975
Estratto dal diario personale di Lily Evans
« Deve sempre piovere in un giorno come questo, sempre! E come se non bastasse, è necessario che sia proprio in un giorno come questo che tutti decidono di uscire, e sento mio padre, al volante, brontolare di continuo a causa di questi ingorghi che non finiscono più. Devo anche sopportare mia sorella Petunia, seduta accanto a me qui dietro: ignora totalmente la mia presenza e mi fa una testa così a forza di lagne, come se fosse una condanna quella di accompagnarmi alla stazione! Dovrebbe ma prenderlo come un momento di gioia intensa, dato che me ne vado! Il peggio però è rappresentato da mia madre, che non smette di tirare su col naso, tentando di nascondere come può le lacrime che le colano giù dalle guance… Io odio gli addii strazianti! Non li sopporto perché mi fanno piangere, e non voglio piangere per niente al mondo, soprattutto oggi! Se Potter passasse di qui e mi vedesse? Cosa direbbe, eh? Oh, no! In momenti come questi vorrei soltanto una cosa, essere già sul treno. Mio Dio, non è perché detesto separarmi dai miei genitori… ma perché adoro raggiungere le mie amiche! »
* * *
Non fu dunque senza una grande gioia che Lily scorse da lontano la stazione di King’s Cross. Fu senza troppa sorpresa che i suoi genitori (ormai abituati a vederla reagire così da sei anni) osservarono Lily uscire dalla macchina come un diavolo e, come un tornado rosso, precipitarsi nella stazione. Ma non riuscirono a impedirsi di sospirare, un’aria intenerita e malinconica dipinta in volto, prima di seguirla, le sue valige in mano. Petunia, notando la loro espressione, si accigliò e, per contrastare con la sorella, assunse una smorfia di disgusto quando i suoi occhi si posarono su Lily che al momento si era fermata, aspettandoli con impazienza.
“Non ne posso più di vedere mia sorella che mi
guarda con odio, non ne posso più di sentirla trattarmi come un mostro… E non
posso più aspettare di rivedere i miei amici, che mi considerano per quella che
sono. Persino James Potter, per quanto sia snervante, mi tratta meglio di lei!
Hogwarts mi manca, mi manca terribilmente. Prima salirò sul treno e meglio
sarà!”
- Non dimenticare di scriverci, Lily tesoro! – le
disse Rose Evans abbracciandola con affetto.
- Sì, mamma, non preoccuparti. Non me ne sono mai
scordata finora, non vedo perché quest’anno dovrebbe accadere! -
- Hai ragione – sospirà sua madre – Scusami, non
riesco a non… -
Vedendo che sua madre era sul punto di farle una
delle sue famose scenate-da-crisi-di-pianto-prima-della-partenza, Lily si
sottrasse dal suo abbraccio e si rivolse a suo padre.
- Prenditi cura di te, fiore – le disse lui
baciandola in fronte.
- Lo farò, papà – gli rispose lei con un sorriso.
Poi si voltò verso sua sorella e ne incontrò lo
sguardo gelido, impassibile: - Mh… arrivederci, Petunia – azzardò. Avrebbe
voluto avvicinarsi, ma l’altra la respinse con violenza, con grande orrore
della signora Evans, facendola quasi rovinare a terra.
- Sbrigati! – sbottò con astio la ragazza bionda
dal mento cavallino – Non voglio più vederti, mi hai capita? -
Lily deglutì a fatica. Frattanto che i suoi
genitori si voltavano verso Petunia con fare scandalizzato, lei afferrò
saldamente le valige, la gabbia della sua nuova civetta e lanciò debolmente un
ultimo “Arrivederci!” prima di andarsene a corsa. Non voleva ascoltare i
rimproveri che avrebbero fatto a sua sorella. Non voleva più sentire niente. Le
discussioni che avevano avuto luogo durante l’estate bastavano e avanzavano.
Adesso voleva soltanto raggiungere le sue amiche.
Prima di sparire dietro il muro che separava i
binari babbani da quello magico, Lily si girò ancora una volta in direzione dei
suoi genitori. Non sopportava di vedere quell’aria sofferente dipinta sui loro
volti, pertanto fece loro un altro cenno di saluto, molto breve, e poi
abbandonò il mondo troppo comune, così desolatamente non-magico di Londra.
* * *
« Non ho mai capito perché Petunia mi odiasse a tal punto, perché mi considerasse come un mostro… Ho provato a sistemare le cose, all’inizio, di andarle incontro. Poi, stanca dei suoi continui rifiuti, ho lasciato perdere, ci ho fatto l’abitudine. Ma non posso fare a meno di avvertire una profonda stanchezza, una profonda tristezza. Il suo comportamento è così… tagliente, umiliante! Non smetto di ripetermi che devo ignorarla, dimenticare… E non ci riesco affatto. »
* * *
Fu scacciando qualche lacrima fuggitiva che Lily giunse al binario 9 e ¾. Con lo sguardo cercò le amiche tra la folla, e non tardò a individuarle, pronte a montare sull’Espresso, che le facevano ampi cenni con la mano. Allungò il passo per arrivare più in fretta da loro.
- Ehi, hai una nuova compagna? – domandò
maliziosamente Severina indicando con la testa la civetta dal piumaggio bianco
e bruno che ululava della gabbia.
- Ma sì, dai! – rispose Lily ridendo – Eri lì
quando l’ho comprata, no? -
- Rettifico! Ero lì mentre esitavi di fronte a un
monte di civette, estasiandoti per tutte quante! Dopo un’ora sono andata via
perché non volevo arrivare in ritardo al mio appuntamento con Matthew -
Matthew era il suo ragazzo, ed era Babbano, ma
Severina non gli aveva mai voluto dire di essere una strega per timore di
perderlo.
- E avevi ragione – esclamò Melissa in tono
esasperato – Si è decisa ben due ore dopo che te ne sei andata! -
- Uffaaa! Va bene, non mi prendete in giro –
borbottò Lily, sebbene fosse più divertita che arrabbiata.
- Come l’hai chiamata? – chiese finalmente
Severina.
- Miout! – dichiarò Lily, fiera.
- Miout? -
A quel nome, le tre rimasero perplesse.
- Uffa – proruppe ancora Lily – È perché non smette
mai di fare quel verso! -
Le sue amiche inarcarono le sopracciglia:
- Fa “miout”? Per una civetta è piuttosto bizzarro…
-
Come per smentirle sulla questione, la bestiola
lanciò un sonoro “miout”.
- Visto? Che vi avevo detto? – si vantò la rossa,
vittoriosa.
- Sei sicura che non abbia il raffreddore o cose
simili? – s’informò Alicia, inquieta.
- Ah, non lo so, dovrei scoprirlo… -
Mentre dialogavano si erano mosse lungo il
corridoio del treno, ed ora erano arrivate davanti ad uno scompartimento che
sembrava vuoto, almeno a guardare di primo acchito. Le quattro verificarono
scrutando attraverso il vetro e, sicure che non ci fosse nessuno, vi entrarono.
Dopo aver posato i bagagli sulla reticella apposita si lasciarono cadere sui
sedili imbottiti:
- Allora! – esordì allegramente Severina dopo un
minuto di silenzio – Le vostre vacanze? -
Lily fece una smorfia: - Con mia sorella non son
state proprio una festa continua… -
“Sono state più che altro un inferno!”
- Ma a parte questo è andato tutto bene. I miei
genitori sono talmente gentili che ho sopportato… -
Le sue tre amiche annuirono e, sapendo che Lily non
amava parlare dell’argomento, si rivolsero a Melissa. Una per una, raccontarono
le proprie vacanze: Severina era andata al mare in Francia, sulla Costa
Azzurra, Alicia aveva fatto un viaggio in Grecia e Melissa, un po’ contrariata,
confessò di essere rimasta da sua nonna, sebbene non le fosse dispiaciuto
troppo, poiché era stata coccolata e riempita di cioccolato e dolci…
Se non ci fosse stata sua sorella, avrebbe potuto
essere stato lo stesso per Lily. Ma ascoltandole non potè fare a meno di invidiarle.
Per fortuna fu rapida a distogliere la mente da quei pensieri, e lo fece a
causa del rumore della porta dello scompartimento che si era appena aperta
bruscamente. James Potter entrò con fare teatrale, seguito da un Sirius che
faceva lo scemo, da un Remus impassibile e da un Peter che si nascondeva,
intimidito, dietro le vesti da mago dei tre giovani. Lily sospirò di
esasperazione quando i Malandrini le si sedettero di fronte senza chiederle
permesso, e fu ancor più contrariata dal fatto che le sue amiche non se
l’ebbero minimamente a male e li accolsero senza difficoltà. Già James Potter
non le toglieva gli occhi di dosso, un sorriso malizioso sulle labbra,
ricominciando il suo gioco! Dio, come le dava sui nervi!
- Cosa vuoi, James Potter? Una mia foto? -
Il ragazzo fece finta di riflettere: - Mmh… perché
no? È una possibilità… Ma tu da sola mi basti, sai? Meglio fare economia di
rullini… ahio! –
Lily gli aveva appioppato un calcio impietoso sulla
gamba.
- Dacci un taglio, Potter! – rincarò.
- Ma… - gemette James – Perché tanta violenza? -
- Per i casi disperati come il tuo, non c’è altro
modo per far loro comprendere che sarebbe il caso di non insistere oltre! –
ribattè lei crudelmente.
James grugnì. Lily continuò a fissarlo sempre più
torva. Gli altri fecero un profondo respiro, pensando che in fondo erano
entrambi esasperanti…
- E dire che cominciava a migliorare, tra loro! –
esalò con dolcezza Severina.
Gli altri mossero la testa affermativamente. Non
c’era niente da fare con quei due, se non arrendersi all’evidenza e lasciarli
perdere! Tuttavia… ciò che essi ignoravano… era che battibeccando così con
James, Lily aveva completamente dimenticato sua sorella… E l’estate trascorsa
era già lontana da lei, relegata in un angolo dei suoi ricordi. Almeno, per un
breve istante…
* * *
Avevano finito per calmarsi. Lily aveva aperto un
libro (quello di Incantesimi, per l’esattezza) e vi si era letteralmente
immersa; i Malandrini e le altre tre ragazze, dal canto loro, si erano lanciati
in un’infuocata (è il caso di dirlo!) partita a Sparaschiocco. Regolarmente,
James lanciava una discreta occhiata a Lily, la quale faceva finta di non
accorgersene. Lui sospirava, si passava le mani tra i capelli, le lanciava un
nuovo sguardo e tornava a concentrarsi sul gioco. Era quello che si poteva
definire “il metodo classico” che James aveva instaurato per cercare di
ammorbidire la ragazza dopo le innumerevoli dispute che avevano avuto. La qual
cosa durava dal primo anno.
Gli altri si comportarono come se niente fosse. Ma
dentro di loro l’esasperazione iniziava a montare: fu Severina a esplodere per
prima.
- Ehi, Lily, non ti va di giocare? -
- No, grazie – rispose la rossa senza alzare il
naso dal libro.
- Eddai, vieni! Esci un po’ da quei benedetti libri
e divertiti con noi! -
James aveva appena alzato due occhi supplicanti e
pieni di speranza verso di lei.
- Con un cretino simile accanto dubito che sarebbe
divertente – rispose Lily seccamente.
Il ragazzo perse di botto il sorriso che gli stava
germogliando sulle labbra, mentre gli altri sospiravano all’unisono.
- Andiamo, Lily – azzardò Melissa – Stai
esagerando! James non è così male! E sono sicura che vi intendereste a
meraviglia se soltanto tu volessi… -
CLACK.
Lily aveva chiuso con violenza il libro e l’aveva
gettato al suolo.
- ADESSO BASTA! – urlò. Un gran silenzio scese
nello scompartimento. Melissa aveva abbassato gli occhi, Severina si mordeva le
labbra, Alicia fingeva di riallacciarsi le scarpe (peccato che queste non avessero
stringhe), Remus sembrava particolarmente interessato a ciò che accadeva
all’esterno, Peter si era rintanato nel proprio sedile, Sirius aveva lasciato
cadere le carte da gioco, bocca e occhi spalancati, e James… James era più
pallido di un fantasma. Il suo stomaco era contratto, la gola secca. I begli
occhi verdi di Lily gettavano lampi di rabbia, le sue guance si erano tinte di
rosa sotto l’impeto della collera. C’era seriamente da avere timore.
- PIANTATELA DI PASSARE IL TEMPO A ESCOGITARE MODI
PER TENTARE DI FARMI USCIRE CON… CON… CON QUESTO QUI! A ME NON PIACE JAMES
POTTER, VA BENE? QUANDO VE LO FICCHERETE IN TESTA? ADESSO BASTA, BASTA! MI
FARETE DIVENTARE PAZZA CON LE VOSTRE CRETINATE!
A-ME-NON-PIA-CE-JA-MES-POT-TER!!! -
E detto questo, uscì dallo scompartimento sbattendo
furiosamente la porta. Le faceva male la testa, sentiva il sangue pulsarle
nelle tempie. Doveva assolutamente calmarsi. Arrivata ai bagni, si sciacquò il
viso. Aveva fatto bene a rispondere in quella maniera, si ripeteva instancabilmente:
le sue amiche, e gli amici di Potter, l’avrebbero finalmente lasciata
tranquilla. E Potter stesso, d’altronde, avrebbe smesso di tormentarla. Doveva
pur capire che lei non provava alcun sentimento per lui… Il cuore le si
strinse. Per il senso di colpa. E perché mai per il senso di colpa? Rivide il
volto di James fissarla mentre urlava quelle parole, quel volto pallido come la
morte, quegli occhi supplicanti, così spaventati… come se rifiutasse anche solo
di ascoltare quel fiume di insulti. E poi la pena, quella pena immensa che gli
si era dipinta nell’espressione, lo sguardo vuoto… Malgrado tutto, Lily si
accorse di stare piangendo. Era stata crudele, orribilmente crudele.
- No, ho avuto ragione! – si disse con forza – Se
lo meritava! Doveva capire! Perché me ne preoccupo tanto? Non è che uno
stupido, grandissimo presuntuoso, arrogante, narcisista… -
La voce le si spezzò. Quell’estate, quando gli
aveva spedito quella lettera, quando si erano visti a Diagon Alley… era stato
diverso. Si sovvenne della loro schermaglia nel negozio di Quidditch, dei loro
scoppi di risa, della loro prima, vera conversazione. Aveva scordato per un
istante la vita d’inferno che le procurava sua sorella Petunia.
La sensazione di aver sbagliato ogni cosa finì per
sommergerla. Perché aveva reagito così dal momento che a Diagon Alley era
andato tutto bene? Perché se l’era presa con lui sul treno? Perché non gli
aveva lasciato una chance, come aveva fatto d’estate?
- Gli basta tornare a Hogwarts per ridiventare
insopportabile! – dichiarò per convincersi.
“Ammetti piuttosto che era per sfogarti dopo tutto
quello che ti ha fatto passare la tua cara e dolce sorella in questi mesi” le
suggerì viziosamente una voce nella sua testa. Il suo cuore mancò di un
battito. No, non era stata migliore di lui. Era stata anche peggio. Si era
servita di lui come valvola di sfogo, gli aveva riversato addosso tutti i suoi
rancori, le sue delusioni, le sue sofferenze, tutto il suo stress… L’aveva
odiato con passione per potersi vendicare del mondo intero, per vendicarsi
della propria vita, di essere un mostro, un rospo dai capelli rossi e gli occhi
verdi, come la chiamava sua sorella.
- E ha ragione – esalò Lily – Sono un mostro -
James, malgrado le sue pretese e la sua arroganza,
non aveva mai voluto né chiesto questo. Anche se la tormentava senza posa, non
meritava forse di essere disprezzato a tal punto.
James… No, Potter!
- Non voglio più vederlo -
Non voglio più vedere i suoi occhi posarsi su di me, non voglio più doverli guardare. Voglio scacciarlo dalla mia anima, bandirlo dalla mia mente… E voglio che lui faccia lo stesso con me.
- Sono un mostro, non posso amare… e non mi si può
amare! -
Serrò le palpebre, poi si lasciò scivolare contro
il muro. E le sue amiche, che cosa avrebbero pensato dopo la crisi che aveva
appena avuto?
“Avranno capito come sono davvero, ecco tutto! Si
saranno rese conto che non sono una persona da frequentare”
Una lacrima solitaria scivolò giù.
- Sono un mostro, non posso amare… e non mi si può
amare… - ripetè a mezza voce, ma forte abbastanza perché l’ombra di cui non si
era ancora accorta e che le stava alle spalle la sentisse:
- Lily, va tutto bene? -
La ragazza dai capelli rossi trasalì e si voltò di
scatto. Era Alicia, e né odio né disprezzo si leggevano nei suoi occhi,
soltanto pura inquietudine.
- Posso sedermi accanto a te? – e senza attendere
risposta si accomodò per terra, vicina a Lily. Questa rimase ostinatamente
silenziosa ed evitò il suo sguardo. Alicia tuttavia non si lasciò scoraggiare:
aveva sentito bene quella frase, quella frase che l’aveva colpita, e aveva
visto perfettamente le tracce di lacrime che avevano solcato il viso
dell’amica. Le prese dolcemente una mano.
- Lily, guardami, per favore -
Due smeraldi si volsero verso di lei, più
brillanti, più chiari del solito.
- Adesso dimmi, spiegami cos’è successo
quest’estate per farti stare così -
Silenzio.
- Sono sicura che c’è un rapporto con questa
estate. Quando ti ho vista a Diagon Alley eri radiosa, splendente, eri come sei
sempre… E ora ti vedo d’improvviso così distante, e triste, e tormentata…
C’entra tua sorella, vero? -
Lily abbassò leggermente lo sguardo, mordendosi il
labbro inferiore. Alicia continuava a fissarla, aspettando con pazienza un
qualche segnale da parte sua.
- Sei in questo stato ad ogni rientro, Lil. Ma non
ti eri mai comportata come poco fa. Tutti sono preoccupati, lo sai? Quando hai
lasciato lo scompartimento ci siamo tutti chiesti cosa fosse realmente successo
-
- Perché? – la interruppe Lily – Perché
preoccuparsi per me? Dopotutto io… -
- Stupida! – esclamò Alicia, furiosa. La rossa
spalancò gli occhi, sorpresa di vedere l’amica, solitamente calma, innervosirsi
così di punto in bianco. Questa si raddolcì all’istante: - Come puoi dire
questo, Lily? Ti siamo tutte amiche, dal primo anno, e ti vogliamo bene. Non
sopportiamo di vederti soffrire e ancor meno torturarti in questo modo. Perciò,
ti prego, dimmi cosa c’è! -
Allora, Lily cominciò a parlare. Le raccontò degli
insulti che subiva ogni estate da parte di sua sorella, tutto il suo disprezzo,
quell’odio e quella violenza contenuta. Ma il peggio era stato quell’anno.
L’animosità di Petunia era stata ancora più forte: aveva trovato un ragazzo, un
maiale su due zampe chiamato Vernon. Era venuto spesso a casa loro, ed ogni volta
che c’era lui Petunia costringeva Lily ad andarsene, a uscire, o a nascondersi
in camera sua. Non voleva che la vedesse, lei, il mostro, la sorella maledetta
che non voleva mostrare innanzi a Vernon. Sì, si vergognava di lei. Che cosa
avrebbe pensato Vernon se avesse saputo che aveva per sorella una “sporca
strega”?
L’umiliazione era che Lily aveva accusato molto il
colpo. Era un disonore essere quello che era? Era forse vero ciò che Petunia
asseriva? I suoi genitori era forse completamente ciechi? O forse volevano
proteggerla, nasconderle il suo handicap? O forse…
- Smettila di torturarti, Lily – la bloccò Alicia.
La ragazza si morse le labbra e i suoi occhi si
riempirono nuovamente di lacrime. L’amica l’abbracciò stretta.
- Tua sorella non è che un’imbecille che non ti
conosce – continuò – Il mostro è lei. Non sei tu -
Lily scoppiò in singhiozzi contro la sua spalla e
restarono entrambe così, silenziose, nel bel mezzo del corridoio, per qualche
minuto.
- E per quanto riguarda James – fece ancora Alicia
– Ti lasceremo tranquilla perché lo desideri -
Lily si sciolse dall’abbraccio e scrollò la testa,
asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Poi, sentendosi sempre
colpevole, abbassò lo sguardo.
- Ecco… James, cioè, Potter… voglio dire, non l’ha
presa troppo male, vero? -
Alicia evitò i suoi occhi (cosa che non la
rassicurò affatto) e fece spallucce:
- Se ne farà una ragione – finì per dire – Col
tempo ci avrà fatto l’abitudine -
Il cuore di Lily si strinse di nuovo. Aveva davvero
fatto del male a quel ragazzo? Alicia si voltò verso di lei e sorrise:
- Avanti, calmati adesso! – esclamò allegra dandole
dei colpetti sulla mano – Non possiamo certo restare qui nel corridoio per
secoli, oltretutto! Coraggio, alzati, ce ne torniamo al nostro scompartimento -
E senza aspettare risposta, afferrò le braccia di
Lily e la rimise in piedi. Ripresero il cammino del ritorno così, a braccetto.
Alicia riuscì persino a far ridere la rossa, ma quest’ultima non poteva
impedirsi di pensare a James. Inoltre, qualcosa la tormentava, una voce
fastidiosa che seguitava a sussurrare nella sua testa: pensava realmente ciò
che aveva detto?
Aveva mentito, in fondo, quando aveva gridato di
non amare James Potter?
Scacciò subito questo pensiero poco gradevole. Si
parlava di quel borioso di un Potter, il ragazzo che più odiava da quasi sei
anni…
Immersa nelle proprie riflessioni, Lily non si
accorse che erano praticamente arrivate a destinazione. Fu il verso di sorpresa
di Alicia a farla tornare tra i comuni mortali: davanti allo scompartimento
stava riunita una quindicina abbondante di persone, e dall’interno giungevano
scoppi di voci-
- Ma che diamine hanno ancora, quelli là? – sbottò
Lily, furiosa.
* * *
Dopo l’improvvisa crisi di collera di Lily e la sua
dipartita, il compartimento restò silenzioso per tre minuti buoni. Nessuno si
azzardava a guardare James, il quale era divenuto ancor più pallido di prima.
Aveva la mascella contratta e fissava un punto indistinto di fronte a sé, perso
nel vuoto.
- James…? – si arrischiò infine Sirius.
Ma gli occhi nocciola del suo amico cominciarono a
inumidirsi di lacrime e, non volendo piangere come un idiota davanti a loro,
indurì subito lo sguardo facendovi brillare della collera. Uscì precipitosamente,
innervosito, e prese la direzione opposta a quella di Lily. Tutti rimasero
interdetti: non avevano mai visto James così tormentato.
- Credo che avesse iniziato seriamente a sperarci –
sospirò Sirius.
- Io penso che sia seriamente e disperatamente innamorato
di quella ragazza – sospirò Remus a sua volta.
- E io sento che ne resterà completamente ferito –
aggiunse Peter.
Tutti sospirarono all’unisono. E di nuovo ci fu
silenzio.
Poi, Alicia si alzò di scatto; Remus la guardò con
aria stupita.
- Vado a cercare Lily – disse brevemente a mo’ di
spiegazione.
E uscì anche lei, l’espressione preoccupata. Una
volta che la porta si fu richiusa, gli altri sospirarono per la seconda volta.
- Forse sarebbe meglio lasciare perdere – osservò
Melissa, rassegnata.
- Lily è davvero troppo testarda! Non ci sarà mai
una soluzione! – grugnì Severina alzando gli occhi al soffitto. Sirius annuì e
si lasciò cadere contro lo schienale del suo sedile, gettando un’occhiata
inquieta verso la porta che era ancora chiusa.
- Mi auguro che James stia bene… - mormorò.
- Non ti angustiare per questo – lo rassicurò Remus
– Ne ha passate di peggio -
- E se andassi a cercarlo? – domandò Sirius
girandosi bruscamente verso di lui.
- Lascialo un po’ da solo, Sirius, adesso ne ha
bisogno – rispose Remus.
Il ragazzo sospirò pesantemente ma non protestò,
obbedendo saggiamente all’amico. Questi si rivolse alle due ragazze:
- Avete ragione a dire che sarebbe meglio lasciar
correre, e non perché Lily sia così caparbia, bensì perché noi non facciamo altro
che peggiorare le cose, nel nostro tentativo di forzarle. Lasciamo che seguano
il loro corso e tutto si sistemerà da sé. Dobbiamo soltanto dare a Lily il
tempo di capirsi e a James il tempo di cambiare e moderarsi un po’. È loro
compito far proseguire la loro storia, non spetta certo a noi. E se non succede
niente, allora vorrà dire che niente doveva accadere, tutto qui -
Quando ebbe terminato di parlare scese di nuovo il
silenzio.
- Sei sicuro di non voler diventare professore,
Rem? – disse piano Sirius.
Il giovane lupo mannaro gli sorrise: - Ci avevo già
pensato, figurati –
Ripresasi dallo stordimento iniziale, le ragazze si
riscossero e si dichiararono completamente d’accordo con Remus. Lui stava per
rispondere loro quando la porta dello scompartimento si spalancò: era James, di
ritorno. Il suo volto era cupo, immobile come una maschera. Si sedette senza
dire una parola, senza disserrare i denti. Sirius, malgrado lo sguardo severo
ed esasperato che gli lanciò Remus, si precipitò da lui.
- Tutto a posto, mio piccolo Jamie? – esclamò –
Andiamo, riprenditi vecchio mio! -
L’occhiata nera che gli dedicò il suddetto Jamie fu
sufficiente a farlo tacere e addirittura a farlo indietreggiare di qualche
passo.
- Ehi, vecchio mio, calmati -
- Sirius, credevo di averti detto di lasciarlo
tranquillo – intervenne Remus.
James alzò una mano per interromperlo: - Va bene,
Rem, lascia stare –
Severina si dimenò sul sedile, a disagio.
- Ascolta, James – esordì – Non preoccuparti per
Lily, sono sicura che lei… -
James chiuse gli occhi e sbuffò:
- Me lo dite ogni maledettissima volta! Non te
la prendere, Jamie! Siamo sicuri che non pensa realmente quello che ha detto! Oppure
Non ha ancora realizzato quali siano i suoi veri sentimenti! … Ah,
giusto, c’era anche Non piangere, Jamie! Se non andrai da Lily, sarà lei a
venire da te… -
- JAMES! – urlarono tutti al contempo per farlo
stare zitto.
- D’accordo, abbiamo capito – borbottò Severina.
Remus riprese la parola: - James, hai ragione. Noi
non sappiamo niente dei sentimenti di Lily. Tuttavia, ho una mia piccola idea…
-
- E come faresti a saperlo? – lo bloccò James in
tono amaro.
Remus lo freddò con un’occhiataccia: - Me lo sento,
ecco tutto – rispose, insistendo sul verbo “sentire”. James tacque di botto,
rendendosi conto che l’istinto dell’amico era più sviluppato del suo.
- Tutto quello che posso dirti, James, è di lasciar
fare al tempo. Cerca di essere il più naturale possibile quando sei con lei… -
- Facile a dirsi – sbuffò James.
- Smettila di metterti in mostra – continuò Remus,
ignorandolo – L’unica cosa che riesci a fare, in quel modo, è di renderti
ridicolo -
- Ehi…! -
- E invece di provarci sempre bruscamente con lei,
della serie “esci-con-me-e-smetterò-di-tormentare-Mocciosus”, sii più dolce!
Sii gentile con lei, senza pretendere di apparire come un essere speciale, e
poco a poco Lily vedrà che non sei così pessimo… -
James gli riservò l’ennesimo sguardo cupo:
- E va bene! – disse con rabbia – Avevo leggermente
inteso che quella non era una gran bella tecnica di corteggiamento! -
Poi sospirò e ricadde pesantemente sul sedile.
- Tanto è tutta fatica sprecata – esalò – Sai bene
che, qualsiasi cosa io faccia, lei mi considererà sempre un imbecille -
Remus scrollò le spalle, contagiato dal malumore
dell’amico occhialuto.
- Cosa vuoi che ti dica, James? Aspetta con
pazienza… -
Ci fu un minuto di silenzio. Ci mancava soltanto di
veder transitare un angioletto biondo con ali, aureola e abito azzurro fuori da
finestrino e l’atmosfera da crisi mistica creata da James sarebbe stata
perfetta.
- Riprendiamo la nostra sfida a Sparaschiocco? –
propose Sirius per sbloccare la situazione. Ma non ottenne risposta: la porta
dello scompartimento si era aperta di nuovo e nella luce fioca del corridoio si
stagliavano quattro figure. Il gruppo di Grifondoro fece una smorfia. Non erano
nemmeno arrivati a Hogwarts e già i Serpeverde si mettevano a seminare
zizzania!
- Levatevi dalle palle! – li aggredì subito James.
Quando era di cattivo umore era meglio non andarlo
a cercare.
- Ooooh! Potter non ha l’aria di stare molto bene,
oggi! – esclamò Rosier in tono chiaramente canzonatorio.
- Ohi! Finitela qui e toglietevi dai piedi! –
sbottò Severina, che evidentemente non aveva digerito il fatto che James le
avesse fatto il verso, prima.
- Ma guardate qui! La Mezzosangue osa prendere la
parola! – ragliò Wilkes.
Diverse esclamazioni indignate si levarono e, in un
solo movimento, i Grifondoro presenti estrassero le bacchette per puntarle
contro i Serpeverde.
- Buoni, buoni – fece Avery con un ghignetto, per
niente spaventato.
- Altrimenti rischiate di finire male – disse Piton
con odio.
Sirius si voltò verso di lui: - Toh, Servilo!
Fai il fiero quando sei coi tuoi compari, eh? – lo canzonò.
- FINISCILA! – sbraitò Piton, furioso.
- Aha, abbiamo toccato un punto sensibile – rincarò
James.
Piton lo fulminò con lo sguardo, e lentamente, con
grande sorpresa di tutti, un sorriso maligno gli si dipinse sulle labbra:
- Tu sei coraggioso, Potter, vero? Non come me… -
disse in un soffio che sapeva di minaccia – Ma sai, anche io conosco il tuo
punto debole -
Gli occhi di James presero a stringersi, il che non
presagiva niente di buono. Onde evitare guai, Peter si era rintanato sotto i
sedili e Remus aveva posato una mano sulla spalla di James.
- Giusto! – intervenne Avery – Dov’è quella
Mezzosangue della tua ragazza? -
I pugni di James si serrarono.
- Com’è che si chiama, quella ragazzetta di sangue
impuro? – chiese Rosier con fare innocente.
- Evans – rispose Piton, che non aveva cessato un
solo istante di sostenere lo sguardo minaccioso di James – Lily Evans -
- Come può una come quella mettere piede a
Hogwarts? – aggiunse Wilkes.
Ma quelle prese di giro furono di breve durata. Con
un urlo di rabbia, James, la bacchetta pronta a colpire, si era gettato contro di
loro. E la puntò contro il primo che gli capitò tra le mani, ovverosia… Severus
Piton.
* * *
Giocando di gomito, Lily era riuscita a farsi strada attraverso la folla di curiosi e a raggiungere la porta del suo scompartimento. Quel che vide allora la pietrificò sul posto. Si sentì invadere da un vago furore.
Come in un déjà-vu, Piton fluttuava a
mezz’aria, la testa in basso, la veste a coprirgli gli occhi. James gli teneva
la bacchetta puntata contro e lo fissava con aria soddisfatta, mentre gli altri
tre Serpeverde si stringevano in un angolo dello scompartimento. James, che
sembrava particolarmente ispirato, guardò i presenti con un sorriso furbo:
- E adesso, c’è qualcuno che vuole vedere cosa si
nasconde sotto i mutandoni del nostro caro Servilo? -
Lily aprì la bocca, la mente offuscata, e urlò: -
POTTER!! –
Sorpreso, James sobbalzò. Si deconcentrò e
l’incantesimo che aveva scagliato su Piton si ruppe: il ragazzo ricadde a terra
e si rialzò massaggiandosi la testa, digrignando i denti dal dolore. James lo
guardò peggio che mai.
- Levatevi dalle palle sul serio, ora – sibilò
all’indirizzo dei tre Serpeverde. Questi non si fecero pregare, e filarono via
più veloci delle proprie ombre; Piton li seguì, non senza fare a James un gesto
esplicito che Lily non vide. E James per un attimo si sentì gonfiare il petto
di orgoglio, visto che aveva battuto quella feccia di Serpeverde una volta di
più. Ma poi si accorse dell’espressione di Lily e capì cosa lo aspettava…
- Non c’è più niente da vedere! – annunciò
seccamente lei agli “spettatori” – Tornatevene nei vostri scompartimenti,
forza! -
Parlottando, tutti si eclissarono e Lily sbattè la
porta dietro di loro prima di girarsi vivamente verso James.
- Allora, ti sei divertito, Potter? – gli chiese
freddamente.
La mascella di James si contrasse ancora, con
enorme preoccupazione degli altri.
- E dire che mi stavo preoccupando per te! Povera
imbecille! – proseguì Lily senza rendersi conto di nulla – Sei troppo immaturo!
Crudele! Egoista! Sei un vero… -
- STAI ZITTA!! -
Lily tacque di colpo, sconcertata dal tono che
aveva preso James tutto d’un tratto; questi tremava di rabbia da capo a piedi.
- Non sai nemmeno cos’è successo – fece con voce
sorda, senza smettere di guardarla.
- Oh, me lo posso immaginare! Hai soltanto… -
- Ti ha insultata ancora, Evans! Ha osato
disprezzarti in quanto Mezzosangue! -
Gli altri annuirono: - Lily, è la verità – lo
appoggiò Severina.
- Ma non è comunque un buon motivo per dare
spettacolo come tu hai fatto! –s’indignò Lily – Bisogna mostrarci più
intelligenti di loro! Bisogna… -
- Ah sì, bisogna mostrarci più intelligenti di
loro? – la rimbeccò seccamente James – Avanti, dimmi come, allora -
Lily aprì la bocca e la richiuse senza emettere un
suono, scombussolata dal tono del ragazzo: - Ignorandoli! – finì per dire,
lugubre.
James tirò un pugno magistrale contro il muro.
Tutti sussultarono, e Lily indietreggiò, timorosa.
- Non riesco a seguirti, Evans, non ci riesco! –
gridò lui di nuovo – Come puoi restare indifferente davanti ad un insulto
simile? -
Lily gli rispose con un sorriso triste: - Ci sono
abituata, non è così grave… -
- SÌ CHE È GRAVE! – esplose James. Poi il suo viso
si addolcì: - Non devi permetterlo. Non hanno il diritto di trattarti in questo
modo. Non meriti affatto di farti insultare come loro ti insultano, dal momento
che vali dieci volte di più -
Gli occhi di Lily si inumidirono di lacrime, ma non
le lasciò uscire.
- Non è con la violenza che si possono risolvere
certi problemi – disse in tono che voleva essere freddo, eppure aveva la voce
incrinata – Quando li prenderò con le mani nel sacco toglierò loro molti punti,
dato che sono un Prefetto. Ma per ora, sei tu che meriti di perdere punti! -
James le lanciò un’occhiata furente. Le voltò le
spalle, andò a sendersi accanto al finestrino e fissò con ostinazione il
paesaggio che sfilava all’esterno, muto. Facendo l’indifferente, Lily si
sedette dalla parte opposta e sprofondò di nuovo nel suo libro. Non si
rivolsero più la parola per tutta la durata rimasta del viaggio, facendo
piombare lo scompartimento in un clima di disagio assoluto. Quando arrivarono a
destinazione, Lily, trascinando Remus con sé, raggiunse gli altri Prefetti per
occuparsi degli allievi del primo anno. Gli altri montarono in una delle
carrozze senza cavalli che li avrebbero condotti al castello. James non parlava
ancora.
- Decisamente, l’anno comincia a meraviglia –
mormorò Melissa.
Sirius, che le sedeva accanto, annuì e levò lo
sguardo al cielo.
* * *
« Tutto si mescola nella mia testa e mi getta nella confusione più totale. Perché ogni volta che esco finalmente da un incubo, puntualmente cado in un altro? Perché James deve sempre combinare casini? E non riesco a credere a quello che ha detto! Era la verità? Avrà davvero preso le mie difese?
Non lo sopporto! Che smetta con le sue cazzate! Che
smetta di tormentarmi! Lo odio, io lo odio! Non gli rivolgerò mai più la
parola, d’ora innanzi! Ormai mi sono sbarazzata di lui! Tutto sta andando per
il meglio, no? Ho fatto bene a farmi prendere da quella crisi, prima, sono
finalmente riuscita a disgustarlo. Rinuncia, e io ho vinto la partita!
Allora per quale motivo… per quale motivo mi sento
così male, adesso? »
***
Fine del IV capitolo ***
NdTraduttrice: moi
voilà, eccovi il quarto capitolo! Spero di essere stata abbastanza veloce con
l’aggiornamento, stavolta, ho fatto il possibile… Che ve ne pare, in ogni caso?
Dal canto mio, ho trovato Lily leggermente esagerata, qui, quasi isterica,
mentre mi è piaciuto molto il comportamento di James, per sbruffone che sia…
Mettetevi comodi e saprete come si evolverà questa brutta situazione che si è
venuta a creare… Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo
[Lily Potter, Iride89, Lily90, W Lily e James!, Spongy, Tigrotta e Mirwen]:
arigatou gozaimasu, mina-san, continuate a sostenerci! E grazie anche a tutti
coloro che leggono soltanto! Sono felice che vi piaccia la storia (riferirò
all’autrice!) e che apprezziate il mio lavoro di traduzione °///°! Sperando di
non avervi delusi e di tornare al più presto con il quinto capitolo, io e
Kamala vi diamo appuntamento alla prossima… See you soon! Black Moody