Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Val2910    23/07/2011    4 recensioni
La guerra di Marineford è alle porte: Ace sta per essere condannato, e ora è sotto custodia della prigione più impenetrabile al mondo, Impel Down.
Monkey D. Rufy e Nami si trovano ancora all’arcipelago Shabaody, e hanno appena assistito alla sparizione dei loro compagni di viaggio.
Bartholomew li ha appena spediti ad Amazon Lily, e da lì partiranno per raggiungere Portuguese D. Ace.
Ma la presenza di Nami cambierà molte cose…
Fra risate assicurate, poteri strani, cadute libere e gelosie, ne vedrete di tutti i colori!
Una Fanfiction a quattro mani scritta da Vale2910 e Straw X Kisshu
Il titolo viene da una canzone dei 30 Seconds to Mars, e il perchè abbiamo scelto proprio questa lo spiegheremo dopo.
[AceXNami]
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Portuguese D. Ace
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La porta in legno massiccio si aprì piano, senza destare l’attenzione di nessuna delle donne nell’arena, troppo occupate ad acclamare le combattenti sul ring.
La testolina arancione di Nami sbucò dall’apertura appena creata, e si guardò a desta e a sinistra.
Tentò un passo incerto verso l’interno dello stadio, sempre con estrema cautela. E poi...
«La cerimonia è finita! Prima che l’occhio della Gorgone venga esposto, tutte quante... evacuate l’arena!»
Il portone aperto con tanta cura venne sbarrato con un movimento brusco e violento, facendo uscire un fiume in piena di donne che fuggivano verso l’esterno.
La rossa si ritrovò sdraiata e semisvenuta per terra, piena di bernoccoli e con due vorticose spirali al posto degli occhi.
La porta alle sue spalle era stata chiusa.
Si alzò dolorante, tenendosi la testa fra le mani. S’incamminò barcollando verso uno dei milioni di posti vuoti che ormai dominavano le impalcature dello stadio e si lasciò cadere su uno di questi.
Sul ring si trovava Rufy.
Il fatto che Cappello di Paglia si era messo a combattere contro due donne-serpente-mutanti-giganti non destò alcuna meraviglia nella navigatrice. Piuttosto, cercò di comprendere la discussione in corso, continuando a starsene in disparte e ad ascoltare.
Anche perché non era molto tentata di avvicinarsi alle donne-serpente-mutanti-giganti.
«Senza un solo momento di esitazione, un uomo con un’ambizione di quel calibro, per sdebitarsi verso chi l’ha aiutato... avrebbe dato la sua testa.»
Nami si voltò.
Una vecchia donnina non più alta di un metro, con i capelli lunghi e grigi come la nebbia fitta, una ragnatela di rughe ben marcate in volto e due labbrone  grosse così sedeva alle sue spalle, poco distante da lei.
«Scusi, lei chi sarebbe?»
L’anziana le volse uno sguardo storto. Dopo un tempo che sembrava interminabile, tirò fuori dalla veste una noce di cocco e gliela spaccò in testa.
«AHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIA!»
Quell’urlo fece girare tutti i presenti che erano sull’arena verso la strana coppia, comprese tre ragazze che, secondo Nami, fino a qualche secondo prima non c’erano.
«Ma, la voce... allora... SEI TU! Te la farò pagare cara!»
«Piccola irriconoscente!» cominciò a sbraitare l’altra «cosa avresti fatto se non ti avessi portato dal tuo amato capitano, eh? Cosa avresti fatto se non avessi raggiunto la città delle donne? Ti saresti persa e, molto probabilmente, saresti morta di fame, di sete o di chissà che!»
«Grazie a te, invece, stavo per morire di commozione celebrale!»
«Ingrata...»
«Fa’ silenzio!» La rossa scattò in piedi, seguita a ruota dalla vecchia «Ti farò sentire sulla pelle cosa sono le noci di cocco lanciate a trecento all’ora!»
Nami cominciò a inseguire Nyon, mentre quest’ultima saltellava a destra e sinistra come un grillo.
«Fermati!»
«Non se ne parla nemmeno!»
«Ho detto fermati! Ti farò pagare un mucchio di Berry!»
Le persone rimaste sull’arena guardavano parecchio stranite la scena.
«Una nonnetta- tappetta- salterellina! Wow!» esclamò Rufy con gli occhi che brillavano.
L’imperatrice pirata volse uno sguardo verso il ragazzo di gomma, poi si rigirò verso le due.
Alzò il braccio e gridò: «Picchiala un po’ da parte mia!»

Quella stessa sera
«Ve l’ho detto, ragazze! Dovete fare “guh”, non “guuh”!»
Rufy iniziò di nuovo a fare versi strani tenendo le bacchettine per mangiare la cena fra il naso e le labbra, imitato da una folla di ragazze al suo seguito.
«Che danza indecente!» commentò una di quelle poche che si asteneva dal ridicolo.
«Concordo appieno» rispose Nami, accanto a lei.
Davvero non si era riuscita a spiegare come una persona come il suo capitano fosse riuscito ad ottenere un invito dall’imperatrice pirata di Amazon Lily nel castello imperiale.
Come Rufy l’avesse convita ad estendere l’invito sulla sua navigatrice era un mistero, ma si vedeva ad un miglio di distanza che l’imperatrice Boa non era molto d’accordo, nemmeno quando aveva raccontato il suo passato da schiava.
Sembrò più sciolta solo quando Nami, in disparte, le aveva confessato di avere avuto un accaduto simile.
Arlong era Arlong, certo, ma non avrebbe potuto comunque reggere il paragone contro gli schiavi dei Draghi Celesti.
E poi c’era quella vecchia Nyon che dava dell’irriconoscente anche all’imperatrice perché l’aveva portata alla sua isola natia, come lo dava a Nami dopo averla condotta dal suo capitano. Che strana vecchina...
«Smettetela di usarmi come mezzo per fare soldi!»
Nami si risvegliò dal mondo dei suoi ricordi.
Le donne dentro il locale stavano cercando di toccare Rufy, pagando molto denaro a delle altre.
La rossa sbarrò gli occhi: «Hey! Quella era la MIA idea commerciale!»
Nessuno le diede corda.
«Lasciatemi!» gridò di nuovo Rufy.
La navigatrice sospirò: «Credo che per stasera avrò molto da fare... Margaret, me la daresti una mano?»
La bionda si voltò verso la piratessa: «Certo!»
Nami afferrò una delle lanterne usate per fare luce e tirò fuori il suo Perfect Clima Sansetsukon.
«Fog Tempo!»
In un attimo la sala fu pervasa da una nebbia molto fitta che non permetteva di vedere ad un palmo dal naso.
Le due ragazze si presero per mano in modo da non perdersi e, facendosi strada fra le donne, trovarono Cappello di Paglia.
«Pssst!» fece Nami..
«E ancora?  Smettetel-... Uh? Nami?»
«No, sono l’omino di pan di zenzero.»
«A me piace il pan di zenzero!»
«Ecco, appunto.  Ti andrebbe di uscire da qui con il sottoscritto omino e la sua assistente, la torta margherita
«E poi vi posso mangiare?» domandò il moro, spalancando la bocca.
«No.»
«No? Ma perché? Non è giusto!»
«Portati un cosciotto di carne se proprio hai fame, ma solo uno!»
Il ragazzo si allontanò un momento seguendo il fiuto per trovare un po’ di cibo, e tornò con un pezzo di carne grande quanto una vacca.
«Non ti potevi contenere?!?»
«Contenere? E’ solo un cosciotto! Proprio come hai detto tu!»
La navigatrice scosse la testa, afferrò il suo capitano dalla maglia e lo trascinò fuori insieme a Margaret.
«Aspettate un momento...» disse il ragazzo di gomma una volta allontanati dal locale, guardandosi intorno «... ma dov’è l’omino di pan di zenzero? E la torta margherita?»
Margaret ridacchiò, mentre Nami fece cadere la mascella per terra.
«Se ne sono andati a cercare la loro amica, Marmellata D. More» aggiunse infine la Gatta Ladra.
Rufy abbassò la testa, dispiaciuto. «Li volevo nella mia ciurma...»
«Consolati: hai un cosciotto di carne enorme e non c’è Sanji a rimproverarti»
A Cappello di Paglia tornò il sorriso.
«Venite,» disse Margaret «conosco un posto dove poter mangiare in pace, senza avere il problema delle ragazze che gli danno la caccia!»

Il magico duo seguì l’amazzone, sia per le strade che sui tetti, finché non si ritrovarono in un balcone del castello imperiale a loro non ancora noto.
Affacciandosi dalla ringhiera rossa si poteva vedere una pianura di case e di alberi che copriva come una coperta il territorio di Amazon Lily, e scrutando bene l’orizzonte era possibile persino scorgere il mare, che rifletteva la luce eterea della luna.
Qualcuno, seduto in un angolino di quel balcone, leggeva il giornale.
«E ora che c’è, Margaret?» disse.
«Beh, Rufy è diventato un po’ troppo popolare tra le donne dei villaggio...»
«Incontrare un uomo è una cosa rara per loro, quindi è meglio se ti nascondi per il momento» la donna abbassò il giornale per poter osservare meglio i suoi interlocutori.
I due pirati rimasero sorpresi.
«Oh! Nonnetta tappetta!» esclamò allegro Rufy.
«Nonnetta Tappe-...? AAAAARGH!». La rossa si nascose dietro il ragazzo.
Nyon socchiuse gli occhi, assumendo un’espressione stizzita: «Ah, l’ingrata. »
«T-tu, piccolo mostro!»
«Non litigate...» provò a calmarle il moro.
La vecchia preparò un the per tutti quanti, e quando porse la tazza alla rossa questa si affacciò incerta dalla spalla di Rufy, poi in un solo scatto afferrò la bevanda e se la trascinò dietro Cappello di Paglia.
No. Non ne voleva sapere di fraternizzare con quella donna.
Nyon e Rufy cominciarono a parlare dell’imperatrice e del fatto che anche lei facesse parte della flotta dei sette, mentre Nami sedeva dietro il suo capitano e di tanto in tanto lanciava degli sguardi indiscreti sulla bassina.
Un articolo bastò a capovolgere la situazione tranquilla dei due pirati.
Rufy era rimasto paralizzato, con la tazzina ancora in mano...
Nami si era portata una mano davanti alla bocca, sbarrando gli occhi...
Non si aspettavano che Portuguese D. Ace, fratello maggiore di Cappello di Paglia, sarebbe stato giustiziato da lì a qualche giorno.



Rufy era sdraiato sul divanetto azzurro della cabina, fissando la vivrecard in mano.
Doveva un favore ad Hancock, sia perché aveva accettato di partecipare la guerra, sia perché era riuscita a far imbucare lui e Nami a bordo di una delle navi della Marina.
Ma i suoi pensieri erano altrove.
Inginocchiata in un angolo della stanza, Hancock gli dava le spalle e di tanto in tanto gli lanciava uno sguardo, facendo avvampare le proprie guancie.
«Sicuramente pensa a me» sussurrò fra sé e sé l’imperatrice. «Oh sì, certo che pensa a me! A chi potrebbe pensare se non alla bellissima pirata Boa Hancock?» sussurrò, sognando una dolcissima e lunghissima storia d’amore tra lei e il suo principe gommoso...
«Pensa a suo fratello, cretina!» Nami la distolse dai suoi flash immaginari, e non senza innervosirla.
«Come osi rivolgerti a me in quel modo?»
«Lascia stare i modi, piuttosto, se t’interessa Rufy dovresti fare qualcosa, anziché rimanere in un angolino a sbavargli dietro!»
Il carnato pallido dell’imperatrice si trasformò in un rosso intenso. «Cosa ti fa pensare che a me interessi Rufy?» domandò volgendo lo sguardo dall’altra parte, con il suo solito fare superiore.
«Mhh, dammi un secondo... “Puoi chiamarmi Hancock” ti basta?»
La mora si portò le mani alla bocca: «Anche Rufy se ne è accorto?»
«Nah, è troppo stupido per capirlo...»
«Come osi parlare così del mio Rufy?»
«Allora, “troppo ingenuo”»
Hancock non era del tutto convinta, ma lasciò a correre per tornare a fissare il suo amato.
«Quindi... pensa a suo fratello»
«Esatto» affermò la navigatrice.
Calò di nuovo il silenzio.
«Vorrei tanto essere io, quella nella sua testa!» continuò la mora «Rufy è così concentrato... sembra che non abbia occhi se non per quel Portuguese! Deve essere molto preoccupato per lui!»
«Già» commentò distratta l’altra.
Boa aveva ragione: Cappello di Paglia era preoccupato, più delle altre volte. Nami l’aveva sempre visto sicuro di sé prima di ogni duello o combattimento, ma perché stavolta era diverso?
Forse, il fatto che la posta in gioco era più alta lo preoccupava ulteriormente.
Ebbe un’idea. «Hancock?»
«“Hancock”?» domandò la mora, sbarrando gli occhi. «Come osi chiamarmi per nome? Tu mi dovresti chiamare “grande imperatrice pirata”, o “nobile hebeime”, o con un altro appellativo che si addica al tuo calibro di...»
«Oh, sua altezza serenissima imperatrice pirata...» la precedette la navigatrice con un tono formale, ma con un piccolo accenno di strafottenza «...gradirebbe un consiglio su come conquistare il cuore di Rufy?»
Gli occhi dell’imperatrice brillarono: «Davvero?»
«Ma certo! Cinquemila Berry a suggerimento!»
L’espressione brillante della flottara si trasformò in qualcosa di serio, offeso e autorevole: «E IO dovrei pagare per dei consigli? L’imperatrice pirata sa conquistare qualsiasi uomo senza trucchi!»
Nami si avvicinò all’orecchio dell’interlocutrice, sussurrando in modo persuasivo: «E in omaggio, delle foto di Rufy».
A quelle parole, la mora si morse il labbro. La proposta dell’altra piratessa era molto allettante, sarebbe stato un vero spreco rifiutare.
«Va bene» sospirò.

«Rufy?»
Cappello di Paglia volse la testa all’indietro, in modo da vedere con chi parlava. «Oh, ciao Hannok!»
«Mi chiamo Hancock. Ma è come se mi chiamassi per nome, vero?»
«Come vuoi tu, Hannok»
La mora fece apparire dei cuoricini volanti attorno a sé. Nella sua testa stava già organizzando un felice matrimonio con veli color champagne e lavanda.
«Pssst!»
L’imperatrice si voltò verso un angolo remoto della cabina, dove si era nascosta la rossa.
«Smettila di farti film mentali, e chiedi di suo fratello!» le fece a bassa voce.
Hancock tornò seria e si rivolse al ragazzo di gomma: «Pensi a tuo fratello?»
«Si.»
«Ah, bene»
L’imperatrice si voltò e notò la Gatta Ladra che agitava le mani e la testa come per dire “no”.
«Cioè... non bene.»  Boa si meravigliò delle sue stesse parole «Non bene, perché...?»
Nami cominciò a parlarle in labiale.
La mora era incerta di quello che stava per dire: «Perché tu...»
La navigatrice si aiutò anche con i gesti.
«devi...»
Martellò l’indice sulla sua testa.
«pensare...»
“A qualcos’altro” le disse Nami sempre in labiale.
«A qualcun altro? Oh, Rufy, PENSA A ME! PENSA A ME!»
Rufy inclinò la testa di lato, mentre la rossa cominciava ad agitare le mani per dire di nuovo “no”.
«Cioè... non pensare a me! Pensa a...»
La navigatrice fece un altro segno.
«Pensa a... Nami!»
La rossa fece un cenno negativo con la testa.
«Cioè... non a Nami! Aspetta! Non t’azzardare proprio a fare un pensierino su di lei, chiaro?»
«Hancock, io non capisco» mormorò Cappello di Paglia confuso.
«Emh, tu devi pensare a...»
La rossa fece dei cerchi nell’aria con l’indice e il medio.
«...ai morti?!»
“Ma in che modo è arrivata ai morti?” pensò la navigatrice.
Rufy sbarrò gli occhi: «Pensi che Ace morirà?»
«NO!» la reazione dell’imperatrice fu immediata.
Nami sbatté il palmo della mano sulla fronte.
«Pensa... alle teste?»
«Perché? L’esecuzione di Ace consiste nel taglio di teste?» domandò preoccupato Cappello di Paglia.
«NO!» esclamò di nuovo Hancock. «Beh, a dir la verità non lo so. Non mi sono mai interessata a queste cose della... ma che sto dicendo?»
«Rufy!» Nami uscì dal suo nascondiglio gridando il nome del suo capitano.
Il silenzio che regnò dopo fu gelido e tombale.
Gli occhi dell’imperatrice e del pirata erano fissi sulla rossa.
«Emh...»
A quel punto, fu Boa quella a fare gesti strani e indecifrabili.
La Gatta Ladra inarcò il sopracciglio: «Sposati... con... Hancock?»
La mora le fece il pollice in su, mentre Rufy si grattava la nuca.
«Ma io... non voglio sposarmi!»
Hancock, resa sorda dal suo amore passionale, si avvicinò a Cappello di Paglia: «Rufy, tesoro... vuoi qualcosa da mangiare?»
La bocca del capitano si aprì in un sorriso a trentadue denti: «MA CEEEERTO!».
L’imperatrice fece cucinare tonnellate di carne dai Marines, quasi esaurendo tutte le scorte rimanenti sulla nave.
Mentre Rufy s’ingozzava di cibo, le due donne si accasciarono sul divano della cabina.
«Non farò mai più Cupido, nemmeno se mi paghi!» esclamò estenuata la ventenne.

«Impel Down in vista!» il grido del marinaio di vedetta attirò l’attenzione di tutti quanti.
Rufy, Hancock e Nami si lanciarono degli sguardi fugaci.
«E’ ora» mormorò l’imperatrice.

La passeggiata dalla nave all’ingresso della prigione fu la più lunga che Nami avesse mai potuto fare.
Quando si era imbucata sulla nave della marina, le era bastato salire a bordo mentre tutti i marinai erano ancora trasformati in statue di pietra dal potere di Boa.
Fin lì tutto ok, il viceammiraglio non l’aveva notata per colpa di una svista e ora non si era accorto di nulla.
Ma adesso, anche se si era vestita da marines, anche se stava passando per la “guardia del corpo” che l’imperatrice di Amazon Lily si era portata con sé dalla nave come precauzione (come se lei avesse davvero bisogno di un soldatino che le facesse da guardia), aveva l’impressione di essere fissata.
Camminava con  un ritmo apparentemente lento, calmo e controllato. Ma era sicura che a momenti avrebbe fatto un errore. Uno stupido, insignificante errore che l’avrebbe fatta scoprire.
Una porta alta più di tre metri si spalancò.
La navigatrice emise un sospiro: “Si comincia...”
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Val2910