Contea
di Banffshire, Moray – Scozia
- State andando a fuoco, Granger! –
Alle parole di Draco, Hermione per poco non fece cadere la bacchetta che
stringeva sotto il braccio.
L’esterno del convoglio sussultò nel rogo e alcune fiamme, raggiunti i
finestrini distrutti, guizzarono sull’asse portante del soffitto, accendendola.
Sotto quel cielo di fuoco e cenere, Hermione bloccò con le proprie gambe la
testa di Peronel Wagtail, in modo da poter maneggiare la bacchetta. Si terse con
il dorso di una mano la fronte sudata e cercò tutto l’autocontrollo necessario.
Spostò lo sguardo a destra e a sinistra, meditando velocemente sul da farsi. Lo
spazio era ingombro, la tappezzeria del pavimento lievemente increspata e
seminata di sassi e schegge di legno. Le ombre delle fiammate si allungavano
feroci e gigantesche.
- Aguamenti!
–
Lo spruzzo d’acqua che fuoriuscì dalla bacchetta evaporò prima che
toccasse il fuoco. Hermione sgranò gli occhi: se l’incantesimo non funzionava,
significava che quell’incendio era opera di magia
oscura.
Da fuori, Draco tentava di sovrastare le urla degli studenti, in delirio
per il rogo.
– Possiamo domare per un po’ il fuoco. Devi far uscire la ragazza e poi
ti Smaterializzi, mi riesci a sentire? –
- D’accordo, abbiamo una bolla d’aria. Ma fa’ presto! Il rischio di
esplosione o di crollo non è così scontato. –
Le lingue di fuoco si facevano sempre più alte e il calore aveva
raggiunto temperature insopportabili. La carrozza deragliata si era trasformata
in un camino immenso, acceso e affumicante.
- Ti porterò fuori di qui, te lo giuro, – sussurrò nervosamente Hermione
a Peronel, carezzandole la fronte.
Le travi del soffitto si carbonizzavano velocemente ed enormi pezzi di
rivestimento colavano a terra alimentando l’incendio. Sedili, paralumi e bagagli
annerivano e si accartocciavano su loro stessi,
sfrigolando.
- Hermione, mi senti? Sono Lumacorno. Ragazza, tieniti pronta. Comincia a
far Levitare il corpo, avanti! –
- Devo immobilizzarle la testa, datemi un attimo. Non credo esista un
incantesimo abbastanza rapido per... –
Hermione si stava già togliendo scarponcini e cintura per un collare di
fortuna, quando Malfoy le indicò la soluzione più
semplice.
- Pietrificala! –
Si batté la fronte, compiaciuta e sollevata per quel consiglio. Senza
attendere oltre, paralizzò il corpo di Peronel e lo fece galleggiare nell’aria
polverosa.
- Ci sono. Ditemi quando. –
Dal finestrino rotto, poco sopra il lastrone di legno crollato su
Peronel, le fiamme si allontanarono, creando un varco abbastanza
grande.
- Ora! –
La ragazza uscì dal forno come un razzo, proprio mentre le lingue di
fuoco avvolgevano rabbiosamente gli scaffali tarlati, che avevano ospitato i
bagagli. Un attimo dopo, dal soffitto cadde l’asse portante, divorata dalle
fiamme. Seguì uno spasmo dall’impalcatura del
vagone. Hermione s’irrigidì, gli occhi fissi verso l’alto. Un’ondata di terrore
la tramortì.
Restarono tutti attoniti a osservare la carrozza deragliata stropicciarsi
tra le fiamme, in uno strepitio incredibile di acciaio e legno. Tra la folla di
studenti si fece largo la voce straziante di Delilah Krebs, che aveva portato
una mano a sorreggere il cuore.
- Hermione!
–
- Allontanatevi, – gridava Pansy Parkinson a quei pochi ragazzi che si
avvicinavano al convoglio. – Stanno arrivando le carrozze di Thestral. State
indietro o vi allontano io con una Fattura! –
Draco e Lumacorno continuavano a domare le fiamme, lanciandosi di
continuo sguardi inquieti. Non avevano il coraggio di dar voce ai loro
pensieri.
- Qualcosa sta andando a fuoco lassù! –
Con la testa tutti seguirono il punto indicato da Ozzie Colville, in prima fila assieme agli altri
Capiscuola. Draco abbandonò Lumacorno e si arrampicò su per la pendice erta
della vallata. In cima, quello che sembrava un corpo umano stava bruciando.
Draco afferrò con difficoltà radici scoperte e massi, facendo attenzione a non
ruzzolare giù.
- È la Granger, – urlò a poca distanza dal corpo svenuto di Hermione.
Quando arrivò in cima, si slacciò la camicia e le frustò le gambe in
fiamme.
Durante il processo di Smaterializzazione l’asse portante del soffitto le
era caduta addosso, ustionandole le gambe. Spento il fuoco, Draco le diede uno
schiaffo deciso, poi la sollevò per le spalle. Hermione riaprì gli occhi,
aspirando una grande boccata d’aria tra un colpo di tosse e un altro. Aveva il
volto ricoperto di fuliggine e con gli occhi umidi si guardò attorno,
spaesata.
- Peronel, - fu la prima parola che riuscì ad
articolare.
- Sei riuscita a salvarla, Pansy le ha tolto la Pietrificazione. Si
rimetterà presto, - la consolò Draco, studiandole con curiosità il viso per
accertarsi che stesse bene. Al pensiero di Peronel fuori dal convoglio, Hermione
sorrise commossa.
- L-le mie gambe, Malfoy, levati, – gli ordinò con difficoltà, mentre
delle lacrime le pulivano il viso.
Draco le lasciò prontamente le spalle, portando preoccupato lo sguardo
sotto la vita. Non le stava neanche sfiorando, le gambe. Qualcosa non
andava.
Laddove la stoffa dei pantaloni si era bruciata, la pelle viva e squamata
sanguinava o era ricoperta da pustole.
Anche Hermione si accorse che quel dolore insopportabile non era
provocato dal peso, ma dalle ustioni dell’incendio. Non riuscì più a controllare
il pianto e artigliò con forza la spalla di Draco dopo l’ennesimo
spasimo.
- Le mie gambe! Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa!
–
Con un gesto secco, allontanò le lacrime e ricadde
sdraiata.
Draco finse di studiare con attenzione le bruciature, totalmente
ignorante in materia.
- È solo qualche abrasione. Stanno arrivando i Medimaghi, ti guariranno
subito con una pomata. Fa’ un grande respiro, adesso. Concentrati su altro.
–
- D’accordo, – lo assecondò, torturandosi l’interno delle guance per non
gridare. Cominciò a respirare affannosamente, catalizzando l’attenzione sulla
prima cosa che le capitò sotto gli occhi: il petto nudo di
Malfoy.
- Così staremo di nuovo a Hogwarts. Buffo il destino delle volte, –
iniziò Draco a corto di argomenti, allungando il collo verso il cielo, nella
speranza che qualche Medimago venisse a salvarlo da quella
situazione.
Hermione intanto, seguitava a osservare lo stomaco e i pettorali pallidi
di Draco, deglutendo forzatamente a ritmi regolari.
- No, non sono proprio in vena di portare avanti una discussione con te.
–
- Be’, sforzati, Granger. Fingi che sia normale avere una discussione con me, –
proseguì serio. – Così insegnerai Difesa. Non eri un granché.
–
Lo sguardo di lei si soffermò sulla cassa toracica un po’ troppo
sporgente e su quegli addominali abbastanza scolpiti ma totalmente
glabri.
- Sicuro che frequentavamo lo stesso corso? All’ultimo anno prendevo
tutte E. –
- Io non ho frequentato l’ultimo anno con te. Comunque, sono rimasto
sorpreso quando ti hanno licenziata dal Dipartimento.
–
- Ma chi mette in giro queste voci? Mi sono dimessa, – il tono doveva essere
più adirato, ma un leggerissimo alito di vento le colpì le gambe sanguinanti
come una staffilata. Ingoiò l’ennesimo lamento, tornando a studiare le costole
di Draco che s’intravedevano. Classificò quel torso nudo come uno dei meno
seducenti mai visti. Era eccessivamente magro e sproporzionato, con una
carnagione cadaverica da far impressione, e
depilato.
- Stavi per scatenare una sorta di rivoluzione degli Elfi domestici, non
è un mistero, – le stava dicendo. – Hai finito di fantasticare sui miei
addominali? –
Per educazione, lei preferì non controbattere. Dopotutto le stava facendo
compagnia in attesa dei soccorsi, e non le sembrava il caso ringraziarlo
dicendogli che i suoi addominali somigliavano a palloncini
sgonfiati.
Il suo ideala di bellezza era ben altro. Il ricordo delle spalle larghe
di Ron e del petto villoso di Harry le balenò nella mente e si fece sempre più
persistente. Dopo che l’ennesima ondata di dolore parve infuocarle l’intera
spina dorsale, il desiderio di posare le mani su Ron e su Harry si
rinnovò.
Quel supplizio le stava facendo un pessimo
scherzo.
- Eh? Una rivoluzione di Elfi? Al momento non ce la faccio a parlare con
te di schiavitù, abbi pazienza. –
- Ancora molto male? –
- Dopo quello che ho vissuto in passato, posso digerire anche i chiodi, –
sussurrò, mentre dalle piaghe cominciava a colare troppo
sangue.
Tre enormi carrozze alate planarono dolcemente a poca distanza da
Hermione e Draco. Da ognuna uscirono di corsa una dozzina di uomini e donne
vestiti di verde dalla testa ai piedi. Portavano sulle spalle una lettiga
piegata a mo’ di zaino, in mano un piccolo cestino bianco con la scritta San
Mungo, che correva in cerchio intorno allo stemma dell’Ospedale: un osso
incrociato con una bacchetta.
- Qui! Uno qui, presto! – Draco Malfoy urlò nella direzione della squadra
più vicina. Una Medimaga fece un cenno al resto del gruppo e corse verso lui e
Hermione.
- Il convoglio dove stava ha preso improvvisamente fuoco e lei ha fatto
appena in tempo a Smaterializzarsi che il soffitto è crollato. Le gambe sono
rimaste colpite, però. Io le ho spento l’incendio appena l’ho raggiunta. Era
svenuta e per qualche minuto le fiamme le hanno… insomma, ha capito.
–
La Medimaga annuì seria al resoconto del ragazzo, facendo comparire una
pergamena e una Piuma Prendiappunti.
- Sono la Medimaga Cameron Crown, come ti chiami? – chiese a Hermione,
mentre le tastava con delicatezza le caviglie.
- Her-Hermione Granger. La prego, faccia smettere questo dolore!
–
- Hermione, ascoltami attentamente: devi resistere un altro po’. Ora ti
raffredderò le bruciature grazie a una pomata con agenti disinfettanti, poi
benderò entrambe le gambe e ti trasporterò al San Mungo. Va bene?
–
- Non potete addormentarla? –
- Ferite da ustione di secondo grado, superficiali, – cominciò a
diagnosticare con un tono di voce autoritario, senza rispondere a Draco, – su
entrambi gli arti inferiori. Accio pomata
ustioni! Hermione, guardami, ti prometto che non sentirai alcun dolore. Solo
una sensazione di freschezza, va bene? Se hai paura, è normale: non devi
vergognarti. Stringi la mano del tuo amico, magari ti farà sentire più al
sicuro. –
L’altra annuì tesa, al parossismo della sofferenza, e senza osare
allungare un dito verso Draco. Malfoy rimase come uno sciocco con la mano
protesa verso Hermione.
Cameron Crown pennellò le ferite con la crema disinfettante e, dopo i
primi secondi d’insopportabile irritazione, per la sua paziente arrivò la
sensazione di frescura.
- Bravissima, ora fasciamo queste splendide gambe con delle garze
imbevute di antibiotico e proteine per la ricostruzione dell’epidermide. Vedrai
che avrai una pelle bellissima, senza cellulite, se prima ne avevi, – rassicurò
strizzandole l’occhio. - Pizzicheranno un po’ queste bende, ma se il dolore
diventa insopportabile, ti faccio bere una pozione rasserenante per dormire.
–
Shacklebolt, Dippet, Vane, Proudfoot e Dawlish atterrarono con le scope
al limitare della linea ferroviaria, accolti dal professore di Pozioni che,
quando li aveva visti in cielo, aveva spruzzato delle scintille rosse dalla
bacchetta.
- Lumacorno. –
- Kingsley, ben arrivato. Mi sento più tranquillo con la tua squadra. È
stato un incidente spaventoso, non sappiamo come sia potuto accadere! – esclamò
completamente sudato, sbottonandosi il panciotto e guidandoli verso il luogo del
deragliamento.
- Siamo qui apposta. Dove posso trovare l’autista?
–
- È laggiù, lo stanno medicando proprio ora. Romilda, carissima!
–
Shacklebolt lasciò a Romilda il compito di ascoltare la versione di
Horace Lumacorno e vide gli altri colleghi sparpagliarsi per la
vallata.
Sorpassando il vagone fumante e accartocciato, la mano gli scivolò nella
tasca interna del mantello. La tirò fuori brandendo la
bacchetta.
- Per Merlino! – esclamò forte con voce turbata. – Per Merlino! – ripeté
ancora, passando accanto a una trentina di lettighe e altrettanti Medimaghi che
facevano la spola tra un ferito e l’altro.
Sentì come non mai la leggerezza di quel pezzo di legno che stringeva tra
le dita. Provò a ricostruire nella sua mente l’incidente, e soprattutto a
immaginare come mai la magia non era riuscita a
impedirlo.
- Signor Kügler? – domandò avvicinandosi a un signore di una certa età
che si stava facendo fasciare la testa. L’uomo balzò in piedi, senza far caso
alle proteste del Medimago che lo assisteva.
Il signor Kügler riconobbe immediatamente l’ex Ministro della Magia, e un
po’ goffamente gli tese una mano.
- Sì, buonasera. Sono mortificato. In trentasei anni di servizio mai un
incidente, mai un ritardo, mai una multa. –
Kingsley aveva stretto la mano callosa dell’autista, scorgendo in quegli
occhi dispiaciuti una persona sincera. Decise di metterlo a suo agio,
invitandolo a farsi medicare.
- Siamo qui per scoprire la verità. Mi può descrivere con precisione
l’accaduto? È importante raccogliere le versioni di tutti per arrivare a quella
più verosimile possibile. –
- Certo, dunque, non sono pazzo, mi deve credere, ma… – Kügler deglutì e
si grattò il mento, un po’ in imbarazzo, – è come se qualcosa di mooolto grosso abbia afferrato da dietro
la locomotiva e crack!, ha fatto
staccare la carrozza semipilota. Il treno si è imbizzarrito. Tremava, come se al
posto delle rotaie ci sia stato un pavimento di sassi e buche. Ma sui binari,
che Merlino mi tolga i poteri se le mento, non c’era il più piccolo degli
ostacoli. –
L’autista terminò il suo resoconto a voce sempre più alta e con gli occhi
sgranati. Sembrava preoccupato e mortificato al tempo stesso, dovendo rilasciare
una versione dei fatti che sembrava assurda a lui per primo. Kingsley però lo
guardava serio, per niente sbalordito.
- Il suo racconto è… –
- Assurdo, Minis-, ehm, signor Shacklebolt, – concluse una voce femminile
e tremolante alle sue spalle.
- Sono la signorina Watts, vendo i dolci ai passeggeri, – riprese la
donna, andandosi a sedere accanto a Kügler. Aveva un grembiulino celeste
strappato in più punti e due occhi dello stesso colore acquoso che saettavano
dal collega all’Auror. – Mi creda, signore, se non fossi stata presente anch’io,
ora penserei che Bill abbia sbattuto la testa o si sia fatto un goccio di troppo
di Firewhisky. Ma è andata proprio come ha descritto lui. Qualcosa ci trainava all’indietro e la
locomotiva al tempo stesso si ribellava.
–
Kügler annuì con vigore, mimando con le mani il treno che protestava
contro la morsa di quel qualcosa di
mooolto grosso.
Romilda Vane li raggiunse proprio mentre una leggera pioggerellina
cominciò a scendere.
- Capo, mi sa che ho trovato qualcosa. Può venire?
–
- Arrivo, Romilda, – acconsentì Kingsley, incuriosito dalla sua
espressione grave. – Grazie e restate a disposizione, – si congedò dal signor
Kügler e dalla signorina Watts, e poi seguì la propria sottoposta verso il
treno.
Arrivati al punto in cui il carro merci si era staccato, Romilda illuminò
con la bacchetta i lati della carrozza troncata, le ruote e le
bielle.
- Osservi bene qui, capo. Vede quello che vedo anch’io?
–
Shacklebolt allargò le braccia, quasi rifiutandosi di accettare quella
scoperta.
- Fotografa tutto per bene, questa storia non mi piace per niente. Ottimo
lavoro, ragazza. Tu e Proudfoot scortate gli studenti in buone condizioni a
Hogwarts. Non facciamo trapelare questa notizia. Neanche alla preside; ci penso
io appena arrivo, tu accennale che la situazione è più problematica di quanto
pensassimo. Manda un gufo al Ministro e alla Lufkin. Io non capisco perché gli
impiegati del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici facciano
così tardi! Si sono forse persi? –
Vane comprese subito il turbamento di Kingsley: anche se il tono di voce
sembrava lo stesso, aveva notato il modo nervoso in cui faceva roteare senza
sosta la bacchetta.
- Non si preoccupi, scatto prima le foto e poi avverto Proudfoot.
–
- Ricordati del gufo! –
- Lo consideri già fatto, - promise Romilda, regolando l’obiettivo della
macchinetta fotografica e incominciando la raccolta delle
prove.
Shacklebolt fermò Brigitta mentre inveiva assieme a Savage contro la
pioggia che cadeva sempre più copiosa.
- Dimmi, King. – Dippet si voltò, lasciando andare avanti il
collega.
- Dobbiamo ascoltare le testimonianze di tutti, siamo davanti a un
incidente doloso. Assicurati che la squadra di Dawlish si rechi al San Mungo con
i feriti. –
La bocca di Brigitta Dippet disegnò una O perfetta, prestando finalmente
l’attenzione alla locomotiva, in cerca d’individuare il motivo di quella brutta
quanto inaspettata scoperta.
- Sono già lì, King, non preoccuparti. Spiegami ‘sta faccenda del doloso,
invece. –
Cameron Crown aveva ormai finito il bendaggio e aperto la lettiga che
trasportava sulle spalle. Draco era rimasto lì tutto il tempo a farle da
assistente.
- No, io non ci vado al San Mungo, sto bene! – ripeté per l’ennesima
volta Hermione, ignorando il pizzicore alle gambe. – Penserà Madama Chips a
tutto quanto. –
- Granger, smettila di fare l’eroina che snervi solamente. Fatti curare
queste cosce e tra due giorni massimo torni a Hogwarts. Pure in tempo per
l’inizio dei corsi. –
Hermione lo ignorò ancora una volta e si alzò in piedi. Riuscì a muovere
un solo passo, malsicura come un’ubriaca, ciondolò in avanti e poi perse
l’equilibrio. La Medimaga continuava a rimettere le medicazioni nella valigetta
osservando con la coda dell’occhio come l’ostinazione della sua paziente l’aveva
solo portata a strapparsi le bende di un polpaccio.
Draco l’aveva acciuffata appena in tempo durante la
caduta.
- Hermione, che tu lo voglia o no, dovrai seguirmi al San Mungo. Poche
storie. –
Accortasi della cedevolezza delle proprie gambe, lei acconsentì
finalmente a sdraiarsi sulla lettiga.
- Come starà Peronel Wagtail? – chiese mentre il Cameron le sistemava di
nuovo la chiusura delle garze.
- Tu, – disse la Medimaga riferendosi a Draco, – va’ a cercare notizie,
per favore, altrimenti continuerà a chiedermelo ininterrottamente. Io intanto la
trasporto fino alla carrozza. Ci vediamo lì. –
Lui scattò in piedi all’istante, sollevato di potersi finalmente
allontanare dalla Granger.
- Torna solo se hai buone notizie, – gli raccomandò urlando, ma lui era
già scivolato giù per la collina.
Dopo che i maghi del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti
Magici erano giunti con i loro stranissimi arnesi, Romilda Vane poteva
finalmente dirigersi alle carrozze di Thestral e iniziare il trasferimento degli
illesi.
Era nervosa e molto circospetta. Brigitta Dippet le aveva confidato che
secondo lei l’incidente era stato provocato da qualche sovversivo di Hogwarts,
che aveva manomesso le bielle poco prima della partenza. Romilda nutriva, al
contrario, il sospetto che fosse stato causato da uno scherzo di magia oscura
finito male. Escluse gli studenti più piccoli, fino al quarto anno compreso,
troppo deboli e inesperti perché evocassero un incantesimo del
genere.
Lanciò un’ultima occhiata al relitto incenerito che avevano spento con
una contro maledizione. Una strega minuta dirigeva i lavori di recupero, resi
più lenti a causa della pioggia che batteva incessante. Per un attimo Romilda
pensò a quell’enorme carro merci come una carcassa in putrefazione. Emanava
anche lo stesso odore irrespirabile.
Un afflusso di nausea le serrò la gola, bruciandole lo
stomaco.
- Ehi, Vane! – la chiamò la voce familiare di Draco Malfoy. Romilda si
girò puntando la bacchetta illuminata sul collega. La visibilità era davvero
pessima.
Seguendo l’aureola artificiale, scorse anche il suo corpo: fradicio,
sporco, a torso nudo.
- Vane, – ripeté lui, riparandosi gli occhi con una mano, - aggiornami.
–
Quando le fu abbastanza vicino, Romilda abbassò il fascio di luce a
terra.
- Che fine hanno fatto i tuoi vestiti? – domandò, scuotendo la testa. Si
slacciò il mantello e glielo passò. – Kingsley ti stava cercando, Malfoy. L’hai
incontrato? –
Le folate di vento ripresero, portando fino a loro la puzza di pelle e
acciaio bruciati. Non servirono altre sollecitazioni per farli incamminare in
direzione dei Thestral.
- No, sono rimasto bloccato fino ad adesso con la sua amica. Ah, Merlino,
hai visto Krebs junior? Me la sono persa per forza di cose.
–
Un paio di Medimaghi si erano radunati sotto ogni carrozza, per
ricontrollare che tutti gli studenti stessero bene. Alcuni Grifondoro si
sbracciarono in un saluto quando videro Romilda Vane passare là sotto. Lei in
risposta sollevò il manico della scopa, facendo il primo sorriso della
serata.
-
È
stata la prima a essere interrogata da Brigitta, – raccontò a bassa voce. – È
anche una delle poche illese, quindi è salita su una carrozza per Hogwarts. Se
parti con noi, raggiungila. Vi scorterò al castello con la mia vecchia Tornado
7. –
- Sicura di stare al passo? – la prese in giro Draco, regalando
un’occhiata sprezzante alla saggina sfilacciata. – Mi aggiorni, ora?
–
Romilda si arrestò. Gli mise una mano sull’avambraccio, costringendolo a
guardarla negli occhi.
- Cerca il capo, – scandì, esausta. – Niente di personale, ma non voglio
rogne. King stasera non mi sembrava dell’umore giusto, poi dopo le recenti
scoperte… –
- Vane, sei pessima! Non puoi farmi queste allusioni e poi lasciarmi a
bocca asciutta. Quali scoperte? Avrete scoperto che il rogo non è stato
accidentale, spero. Non dirmi che quel vecchio autista era ubriaco o peggio!
Aspetta, scommetto che non era stata fatta la manutenzione alla locomotiva! No,
ho capito. Si tratta del… –
Romilda chiamò a sé la pazienza e la ragionevolezza che l’avevano fatta
diventare Apprendista Auror e che le impedirono di mettere freno alla lingua di
Draco con un incantesimo. Smise di ascoltare le ipotesi strampalate che
tormentavano il suo collega. Shacklebolt li raggiunse qualche minuto più
tardi.
- Perché voi due siete ancora qui? Vane, ti avevo raccomandato di partire
terminato il trasbordo. –
- Capo, io vorrei… – cominciò Draco, prima di essere bruscamente
interrotto.
- Ci vediamo a Hogwarts dopo cena, Malfoy. Adesso raggiungi la figlia del
Ministro, resta di guardia anche fuori dal suo Dormitorio. Avrai tutte le
spiegazioni a tempo debito. –
Romilda ne approfittò per cavalcare la sua Tornado 7 e schizzare in coda
alla carovana, lasciando Draco con un fastidioso amaro in
bocca.
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts,
Scozia
La preside di Hogwarts non si sarebbe mai aspettata di dover iniziare
l’anno accademico in quel modo. Quando aveva ricevuto il gufo con la spiegazione
dell’incidente, l’aveva colta un leggero capogiro. Non era riuscita a
trattenersi e aveva emesso un gemito strozzato, da sola, nel suo studio. I
ritratti alla parete avevano cominciato ad agitarsi, fastidiosamente
incuriositi.
- I miei studenti! – aveva
esclamato, furente, prima di mandare a chiamare l’intero collegio docente e
Madama Chips. Dylis Derwent, ex-preside di Hogwarts nonché famosa curatrice, si
era trasferita immediatamente nel dipinto gemello al San Mungo, per avere
notizie più fresche e dettagliate. Era tornata un’ora più tardi, quando una
prima carrozza di Medimaghi era arrivata all’ospedale con una quindicina di
feriti.
- Minerva, Peronel Fagg è in prognosi riservata. Ha un grave trauma
cranico e le ossa del bacino rotte. La tua nuova professoressa di Difesa l’ha
salvata quando il convoglio dove era intrappolata ha preso fuoco.
–
Pomona
Sprite era caduta su una sedia, spossata. – È nella mia Casa.
Bisogna avvertire i suoi genitori, preside. –
La
McGranitt aveva annuito, ma non stava pensando solo a quello. Aveva abbassato lo
sguardo sulle sue mani rugose, che da oltre due mesi tremolavano
impercettibilmente. Non hai più
l’età, sembravano ammonirla.
Lo Smistamento e la cena di benvenuto si erano consumati in fretta, in un
clima di disagio. Gli studenti arrivati a Hogwarts erano in visibile stato
confusionale, ansiosi di ricevere notizie sui propri amici trasferiti al San
Mungo. Il loro chiacchiericcio concitato aveva coperto il rumore delle
stoviglie. Quando la preside aveva deciso di rimandare tutti ai rispettivi
Dormitori, il cibo era stato appena piluccato.
All’ingresso della Sala Grande comparvero Kingsley Shacklebolt e Hepzibah
Windynkell, la strega che aveva guidato i lavori di recupero della carrozza
deragliata, nonché Direttrice del Dipartimento delle Catastrofi e degli
Incidenti Magici. Rimasero in attesa che la McGranitt li
raggiungesse.
- Seguitemi, prego. –
I Direttori delle quattro Case, gli Auror e il nuovo responsabile della
Guferia di Hogwarts si accodarono al terzetto.
La Presidenza sembrava improvvisamente piccola; i presenti erano in
piedi, pendendo dalle labbra di Shacklebolt e della Windynkell. La donna rivolse
un segno di intesa a Kingsley, che iniziò a
parlare.
- Dopo i dovuti accertamenti, possiamo sostenere…
–
- Con sicurezza, – precisò Hepzibah Windynkell, sistemandosi meglio un
paio di enormi occhiali sul naso a patata. Incrociò gli occhi del collega da
dietro le lenti. Lo sguardo durò un istante di troppo, come se lei fosse stata
in procinto di aggiungere dell’altro, ma poi avesse preferito finirla
lì.
- Con sicurezza, sì, – l’assecondò Kingsley, – possiamo sostenere che il
deragliamento è stato causato dalla volontà di un mago.
–
- O di una strega, – lo interruppe nuovamente la Direttrice del
Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti
Magici.
Brigitta Dippet la guardò spazientita. – Windynkell, santo cielo! Era
volutamente generico. S’intendeva un qualsiasi essere umano con poteri magici
di qualunque età e sesso.
–
- Signore, – s’intromise Kingsley vedendo che Hepzibah Windynkell apriva
bocca per controbattere, – non è il caso di cavillare ulteriormente. Professori,
come stavo dicendo, siamo davanti a un incidente doloso.
–
Romilda Vane fece circolare le foto scattate sul luogo della disgrazia,
mentre il capo illustrava le congetture del
Ministero.
- Come noterete chiaramente dalle immagini, l’intelaiatura della porta
che collegava il carro merci al resto del treno è liquefatta. È bastata la prima
curva, che la carrozza si è staccata, cadendo sul fianco della vallata. Tutte
quelle tonnellate di bagagli hanno gravato sulle bielle delle ruote,
spezzandole. –
La McGranitt esternò la domanda che si fecero tutti. – Potrebbe essere
opera di uno dei miei studenti? –
- Oh, non è da escludere, professoressa. Anche se era una magia oscura di
altissimo livello. Una maledizione che di norma non si dovrebbe insegnare qui a
Hogwarts, dico bene? –
Augusta Paciock, insegnante di Trasfigurazione e Direttrice di
Grifondoro, sbuffò visibilmente irritata. – Hepzibah, vecchia mia, puoi dirlo
ben forte che qui si insegna Difesa
contro le Arti Oscure.
–
La McGranitt, risentita per quell’allusione, guardò con astio la strega
occhialuta. – Basterà semplicemente controllare la bacchetta di ogni studente.
Ovviamente dovremmo ottenere il permesso dei genitori, per gli alunni minorenni.
Non voglio che venga gettata una sola ombra di dubbio sui miei ragazzi senza
prima il riscontro di prove inconfutabili. –
- Preside, – prese parola Lumacorno, – sa bene che appena circolerà la
voce, chiunque sia il colpevole cancellerà la cronologia della sua bacchetta… se
non l’ha già fatto! Dopotutto chi è riuscito a compiere una tale maledizione
conoscerà un semplice mezzuccio come questo per coprire le sue tracce, no?
–
- Non escludiamo nessuna pista, – dichiarò Kingsley. – È anche più
verosimile che ci sia la mano di qualche sovversivo della scuola.
–
- Prima di gridare al complotto, Shacklebolt, – lo rimproverò Hepzibah
Windynkell, – io indagherei sugli studenti. Su qualcuno che magari è ai ferri
corti con Peronel Fagg. Altrimenti come spieghi il convoglio che prende fuoco
non appena si sparge la notizia della ragazza ancora viva ma paralizzata in
attesa dei soccorsi? –
- Magari l’incendio, – suggerì Brigitta seccamente, – è stato provocato
da qualche oggetto illegale tenuto nei bauli, e che, durante il deragliamento, è
stato sballottato a destra e sinistra, fino a rompere le eventuali protezioni.
–
- Grazie per l’imbeccata, Dippet. I miei uomini stanno continuando a
esaminare l’intero rottame. Stai pur certa che se è andata così, si scoprirà
molto presto. Detto ciò, vi abbandono. Torno sul luogo dell’incidente.
Shacklebolt, dovresti venire anche tu, stanno arrivando gli sciacalli della
Gazzetta del Profeta e vorranno una versione ufficiale.
–
Hepzibah Windynkell alzò in alto le braccia paffute, aprendo e chiudendo
i pugni in segno di saluto e poi uscì, imprecando contro i gradini troppo alti
della scala a chiocciola.
Sì,
avete ragione e no, non ho scuse. Il ritardo mostruoso non è imputabile alla
mancanza di tempo, quanto alla mancanza di ispirazione. Se non fosse stato per
le cortesi minacce di Ulissae e Carol24, probabilmente avrei pubblicato
a settembre! Spero di meritare ancora fiducia dopo questo capitolo – anche se lo
stile è cambiato nuovamente. Riesco a dare un umile tocco di eleganza quando la
scena è statica; qui mi premeva soprattutto dare logica e coerenza all’azione,
senza farvi perdere in descrizioni o giri di parole. Accetto di buon grado
consigli e critiche costruttive!
Grazie
a tutti i commentatori, sto cercando di recuperare gli arretrati: lo giuro, lo
giuro!
Beta-reading
(come sempre!) della mia e solo mia! Leireel.