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Autore: alexluna    23/07/2011    8 recensioni
Passano cinque anni dalla morte del Lord Oscuro e il Trio dei Miracoli sembra essersi sfasciato per sempre. Hanno preso strade diverse: Hermione accetta la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, Harry sta per diventare padre proprio quando scopre di non sentirsi felice e Ron cerca di recuperare un rapporto con la sua ex-fidanzata, ma la allontana sempre di più.
A destabilizzare una pace affrettata del dopoguerra, tra le mura di Hogwarts si aggiunge una serie di tremendi e strani "incidenti" che costringono il Ministero a spedire in tutta fretta una squadra di Auror per indagare. La Scuola di Magia e Stregoneria rischia di venire chiusa.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Contea di Banffshire, Moray – Scozia

- State andando a fuoco, Granger! –

Alle parole di Draco, Hermione per poco non fece cadere la bacchetta che stringeva sotto il braccio.

L’esterno del convoglio sussultò nel rogo e alcune fiamme, raggiunti i finestrini distrutti, guizzarono sull’asse portante del soffitto, accendendola. Sotto quel cielo di fuoco e cenere, Hermione bloccò con le proprie gambe la testa di Peronel Wagtail, in modo da poter maneggiare la bacchetta. Si terse con il dorso di una mano la fronte sudata e cercò tutto l’autocontrollo necessario. Spostò lo sguardo a destra e a sinistra, meditando velocemente sul da farsi. Lo spazio era ingombro, la tappezzeria del pavimento lievemente increspata e seminata di sassi e schegge di legno. Le ombre delle fiammate si allungavano feroci e gigantesche.

- Aguamenti! –

Lo spruzzo d’acqua che fuoriuscì dalla bacchetta evaporò prima che toccasse il fuoco. Hermione sgranò gli occhi: se l’incantesimo non funzionava, significava che quell’incendio era opera di magia oscura.

Da fuori, Draco tentava di sovrastare le urla degli studenti, in delirio per il rogo.

– Possiamo domare per un po’ il fuoco. Devi far uscire la ragazza e poi ti Smaterializzi, mi riesci a sentire? –

- D’accordo, abbiamo una bolla d’aria. Ma fa’ presto! Il rischio di esplosione o di crollo non è così scontato. –

Le lingue di fuoco si facevano sempre più alte e il calore aveva raggiunto temperature insopportabili. La carrozza deragliata si era trasformata in un camino immenso, acceso e affumicante.

- Ti porterò fuori di qui, te lo giuro, – sussurrò nervosamente Hermione a Peronel, carezzandole la fronte.

Le travi del soffitto si carbonizzavano velocemente ed enormi pezzi di rivestimento colavano a terra alimentando l’incendio. Sedili, paralumi e bagagli annerivano e si accartocciavano su loro stessi, sfrigolando.

- Hermione, mi senti? Sono Lumacorno. Ragazza, tieniti pronta. Comincia a far Levitare il corpo, avanti! –

- Devo immobilizzarle la testa, datemi un attimo. Non credo esista un incantesimo abbastanza rapido per... –

Hermione si stava già togliendo scarponcini e cintura per un collare di fortuna, quando Malfoy le indicò la soluzione più semplice.

- Pietrificala! –

Si batté la fronte, compiaciuta e sollevata per quel consiglio. Senza attendere oltre, paralizzò il corpo di Peronel e lo fece galleggiare nell’aria polverosa.

- Ci sono. Ditemi quando. –

Dal finestrino rotto, poco sopra il lastrone di legno crollato su Peronel, le fiamme si allontanarono, creando un varco abbastanza grande.

- Ora! –

La ragazza uscì dal forno come un razzo, proprio mentre le lingue di fuoco avvolgevano rabbiosamente gli scaffali tarlati, che avevano ospitato i bagagli. Un attimo dopo, dal soffitto cadde l’asse portante, divorata dalle fiamme. Seguì uno spasmo dall’impalcatura del vagone. Hermione s’irrigidì, gli occhi fissi verso l’alto. Un’ondata di terrore la tramortì.

 

 

 

 

 

 

Restarono tutti attoniti a osservare la carrozza deragliata stropicciarsi tra le fiamme, in uno strepitio incredibile di acciaio e legno. Tra la folla di studenti si fece largo la voce straziante di Delilah Krebs, che aveva portato una mano a sorreggere il cuore.

- Hermione! –

- Allontanatevi, – gridava Pansy Parkinson a quei pochi ragazzi che si avvicinavano al convoglio. – Stanno arrivando le carrozze di Thestral. State indietro o vi allontano io con una Fattura! –

Draco e Lumacorno continuavano a domare le fiamme, lanciandosi di continuo sguardi inquieti. Non avevano il coraggio di dar voce ai loro pensieri.

- Qualcosa sta andando a fuoco lassù! –

Con la testa tutti seguirono il punto indicato da Ozzie Colville, in prima fila assieme agli altri Capiscuola. Draco abbandonò Lumacorno e si arrampicò su per la pendice erta della vallata. In cima, quello che sembrava un corpo umano stava bruciando. Draco afferrò con difficoltà radici scoperte e massi, facendo attenzione a non ruzzolare giù.

- È la Granger, – urlò a poca distanza dal corpo svenuto di Hermione. Quando arrivò in cima, si slacciò la camicia e le frustò le gambe in fiamme.

Durante il processo di Smaterializzazione l’asse portante del soffitto le era caduta addosso, ustionandole le gambe. Spento il fuoco, Draco le diede uno schiaffo deciso, poi la sollevò per le spalle. Hermione riaprì gli occhi, aspirando una grande boccata d’aria tra un colpo di tosse e un altro. Aveva il volto ricoperto di fuliggine e con gli occhi umidi si guardò attorno, spaesata.

- Peronel, - fu la prima parola che riuscì ad articolare.

- Sei riuscita a salvarla, Pansy le ha tolto la Pietrificazione. Si rimetterà presto, - la consolò Draco, studiandole con curiosità il viso per accertarsi che stesse bene. Al pensiero di Peronel fuori dal convoglio, Hermione sorrise commossa.

- L-le mie gambe, Malfoy, levati, – gli ordinò con difficoltà, mentre delle lacrime le pulivano il viso.

Draco le lasciò prontamente le spalle, portando preoccupato lo sguardo sotto la vita. Non le stava neanche sfiorando, le gambe. Qualcosa non andava.

Laddove la stoffa dei pantaloni si era bruciata, la pelle viva e squamata sanguinava o era ricoperta da pustole.

Anche Hermione si accorse che quel dolore insopportabile non era provocato dal peso, ma dalle ustioni dell’incendio. Non riuscì più a controllare il pianto e artigliò con forza la spalla di Draco dopo l’ennesimo spasimo.

- Le mie gambe! Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa! –

Con un gesto secco, allontanò le lacrime e ricadde sdraiata.

Draco finse di studiare con attenzione le bruciature, totalmente ignorante in materia.

- È solo qualche abrasione. Stanno arrivando i Medimaghi, ti guariranno subito con una pomata. Fa’ un grande respiro, adesso. Concentrati su altro. –

- D’accordo, – lo assecondò, torturandosi l’interno delle guance per non gridare. Cominciò a respirare affannosamente, catalizzando l’attenzione sulla prima cosa che le capitò sotto gli occhi: il petto nudo di Malfoy.

- Così staremo di nuovo a Hogwarts. Buffo il destino delle volte, – iniziò Draco a corto di argomenti, allungando il collo verso il cielo, nella speranza che qualche Medimago venisse a salvarlo da quella situazione.

Hermione intanto, seguitava a osservare lo stomaco e i pettorali pallidi di Draco, deglutendo forzatamente a ritmi regolari.

- No, non sono proprio in vena di portare avanti una discussione con te. –

- Be’, sforzati, Granger. Fingi che sia normale avere una discussione con me, – proseguì serio. – Così insegnerai Difesa. Non eri un granché. –

Lo sguardo di lei si soffermò sulla cassa toracica un po’ troppo sporgente e su quegli addominali abbastanza scolpiti ma totalmente glabri.

- Sicuro che frequentavamo lo stesso corso? All’ultimo anno prendevo tutte E. –

- Io non ho frequentato l’ultimo anno con te. Comunque, sono rimasto sorpreso quando ti hanno licenziata dal Dipartimento. –

- Ma chi mette in giro queste voci? Mi sono dimessa, – il tono doveva essere più adirato, ma un leggerissimo alito di vento le colpì le gambe sanguinanti come una staffilata. Ingoiò l’ennesimo lamento, tornando a studiare le costole di Draco che s’intravedevano. Classificò quel torso nudo come uno dei meno seducenti mai visti. Era eccessivamente magro e sproporzionato, con una carnagione cadaverica da far impressione, e depilato.

- Stavi per scatenare una sorta di rivoluzione degli Elfi domestici, non è un mistero, – le stava dicendo. – Hai finito di fantasticare sui miei addominali? –

Per educazione, lei preferì non controbattere. Dopotutto le stava facendo compagnia in attesa dei soccorsi, e non le sembrava il caso ringraziarlo dicendogli che i suoi addominali somigliavano a palloncini sgonfiati.

Il suo ideala di bellezza era ben altro. Il ricordo delle spalle larghe di Ron e del petto villoso di Harry le balenò nella mente e si fece sempre più persistente. Dopo che l’ennesima ondata di dolore parve infuocarle l’intera spina dorsale, il desiderio di posare le mani su Ron e su Harry si rinnovò.

Quel supplizio le stava facendo un pessimo scherzo.

- Eh? Una rivoluzione di Elfi? Al momento non ce la faccio a parlare con te di schiavitù, abbi pazienza. –

- Ancora molto male? –

- Dopo quello che ho vissuto in passato, posso digerire anche i chiodi, – sussurrò, mentre dalle piaghe cominciava a colare troppo sangue.

 

 

 

 

 

 

Tre enormi carrozze alate planarono dolcemente a poca distanza da Hermione e Draco. Da ognuna uscirono di corsa una dozzina di uomini e donne vestiti di verde dalla testa ai piedi. Portavano sulle spalle una lettiga piegata a mo’ di zaino, in mano un piccolo cestino bianco con la scritta San Mungo, che correva in cerchio intorno allo stemma dell’Ospedale: un osso incrociato con una bacchetta.

- Qui! Uno qui, presto! – Draco Malfoy urlò nella direzione della squadra più vicina. Una Medimaga fece un cenno al resto del gruppo e corse verso lui e Hermione.

- Il convoglio dove stava ha preso improvvisamente fuoco e lei ha fatto appena in tempo a Smaterializzarsi che il soffitto è crollato. Le gambe sono rimaste colpite, però. Io le ho spento l’incendio appena l’ho raggiunta. Era svenuta e per qualche minuto le fiamme le hanno… insomma, ha capito. –

La Medimaga annuì seria al resoconto del ragazzo, facendo comparire una pergamena e una Piuma Prendiappunti.

- Sono la Medimaga Cameron Crown, come ti chiami? – chiese a Hermione, mentre le tastava con delicatezza le caviglie.

- Her-Hermione Granger. La prego, faccia smettere questo dolore! –

- Hermione, ascoltami attentamente: devi resistere un altro po’. Ora ti raffredderò le bruciature grazie a una pomata con agenti disinfettanti, poi benderò entrambe le gambe e ti trasporterò al San Mungo. Va bene? –

- Non potete addormentarla? –

- Ferite da ustione di secondo grado, superficiali, – cominciò a diagnosticare con un tono di voce autoritario, senza rispondere a Draco, – su entrambi gli arti inferiori. Accio pomata ustioni! Hermione, guardami, ti prometto che non sentirai alcun dolore. Solo una sensazione di freschezza, va bene? Se hai paura, è normale: non devi vergognarti. Stringi la mano del tuo amico, magari ti farà sentire più al sicuro. –

L’altra annuì tesa, al parossismo della sofferenza, e senza osare allungare un dito verso Draco. Malfoy rimase come uno sciocco con la mano protesa verso Hermione.

Cameron Crown pennellò le ferite con la crema disinfettante e, dopo i primi secondi d’insopportabile irritazione, per la sua paziente arrivò la sensazione di frescura.

- Bravissima, ora fasciamo queste splendide gambe con delle garze imbevute di antibiotico e proteine per la ricostruzione dell’epidermide. Vedrai che avrai una pelle bellissima, senza cellulite, se prima ne avevi, – rassicurò strizzandole l’occhio. - Pizzicheranno un po’ queste bende, ma se il dolore diventa insopportabile, ti faccio bere una pozione rasserenante per dormire. –

 

 

 

 

 

 

Shacklebolt, Dippet, Vane, Proudfoot e Dawlish atterrarono con le scope al limitare della linea ferroviaria, accolti dal professore di Pozioni che, quando li aveva visti in cielo, aveva spruzzato delle scintille rosse dalla bacchetta.

- Lumacorno. –

- Kingsley, ben arrivato. Mi sento più tranquillo con la tua squadra. È stato un incidente spaventoso, non sappiamo come sia potuto accadere! – esclamò completamente sudato, sbottonandosi il panciotto e guidandoli verso il luogo del deragliamento.

- Siamo qui apposta. Dove posso trovare l’autista? –

- È laggiù, lo stanno medicando proprio ora. Romilda, carissima! –

Shacklebolt lasciò a Romilda il compito di ascoltare la versione di Horace Lumacorno e vide gli altri colleghi sparpagliarsi per la vallata.

Sorpassando il vagone fumante e accartocciato, la mano gli scivolò nella tasca interna del mantello. La tirò fuori brandendo la bacchetta.

- Per Merlino! – esclamò forte con voce turbata. – Per Merlino! – ripeté ancora, passando accanto a una trentina di lettighe e altrettanti Medimaghi che facevano la spola tra un ferito e l’altro.

Sentì come non mai la leggerezza di quel pezzo di legno che stringeva tra le dita. Provò a ricostruire nella sua mente l’incidente, e soprattutto a immaginare come mai la magia non era riuscita a impedirlo.

- Signor Kügler? – domandò avvicinandosi a un signore di una certa età che si stava facendo fasciare la testa. L’uomo balzò in piedi, senza far caso alle proteste del Medimago che lo assisteva.

Il signor Kügler riconobbe immediatamente l’ex Ministro della Magia, e un po’ goffamente gli tese una mano.

- Sì, buonasera. Sono mortificato. In trentasei anni di servizio mai un incidente, mai un ritardo, mai una multa. –

Kingsley aveva stretto la mano callosa dell’autista, scorgendo in quegli occhi dispiaciuti una persona sincera. Decise di metterlo a suo agio, invitandolo a farsi medicare.

- Siamo qui per scoprire la verità. Mi può descrivere con precisione l’accaduto? È importante raccogliere le versioni di tutti per arrivare a quella più verosimile possibile. –

- Certo, dunque, non sono pazzo, mi deve credere, ma… – Kügler deglutì e si grattò il mento, un po’ in imbarazzo, – è come se qualcosa di mooolto grosso abbia afferrato da dietro la locomotiva e crack!, ha fatto staccare la carrozza semipilota. Il treno si è imbizzarrito. Tremava, come se al posto delle rotaie ci sia stato un pavimento di sassi e buche. Ma sui binari, che Merlino mi tolga i poteri se le mento, non c’era il più piccolo degli ostacoli. –

L’autista terminò il suo resoconto a voce sempre più alta e con gli occhi sgranati. Sembrava preoccupato e mortificato al tempo stesso, dovendo rilasciare una versione dei fatti che sembrava assurda a lui per primo. Kingsley però lo guardava serio, per niente sbalordito.

- Il suo racconto è… –

- Assurdo, Minis-, ehm, signor Shacklebolt, – concluse una voce femminile e tremolante alle sue spalle.

- Sono la signorina Watts, vendo i dolci ai passeggeri, – riprese la donna, andandosi a sedere accanto a Kügler. Aveva un grembiulino celeste strappato in più punti e due occhi dello stesso colore acquoso che saettavano dal collega all’Auror. – Mi creda, signore, se non fossi stata presente anch’io, ora penserei che Bill abbia sbattuto la testa o si sia fatto un goccio di troppo di Firewhisky. Ma è andata proprio come ha descritto lui. Qualcosa ci trainava all’indietro e la locomotiva al tempo stesso si ribellava. –

Kügler annuì con vigore, mimando con le mani il treno che protestava contro la morsa di quel qualcosa di mooolto grosso.

Romilda Vane li raggiunse proprio mentre una leggera pioggerellina cominciò a scendere.

- Capo, mi sa che ho trovato qualcosa. Può venire? –

- Arrivo, Romilda, – acconsentì Kingsley, incuriosito dalla sua espressione grave. – Grazie e restate a disposizione, – si congedò dal signor Kügler e dalla signorina Watts, e poi seguì la propria sottoposta verso il treno.

Arrivati al punto in cui il carro merci si era staccato, Romilda illuminò con la bacchetta i lati della carrozza troncata, le ruote e le bielle.

- Osservi bene qui, capo. Vede quello che vedo anch’io? –

Shacklebolt allargò le braccia, quasi rifiutandosi di accettare quella scoperta.

- Fotografa tutto per bene, questa storia non mi piace per niente. Ottimo lavoro, ragazza. Tu e Proudfoot scortate gli studenti in buone condizioni a Hogwarts. Non facciamo trapelare questa notizia. Neanche alla preside; ci penso io appena arrivo, tu accennale che la situazione è più problematica di quanto pensassimo. Manda un gufo al Ministro e alla Lufkin. Io non capisco perché gli impiegati del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici facciano così tardi! Si sono forse persi? –

Vane comprese subito il turbamento di Kingsley: anche se il tono di voce sembrava lo stesso, aveva notato il modo nervoso in cui faceva roteare senza sosta la bacchetta.

- Non si preoccupi, scatto prima le foto e poi avverto Proudfoot. –

- Ricordati del gufo! –

- Lo consideri già fatto, - promise Romilda, regolando l’obiettivo della macchinetta fotografica e incominciando la raccolta delle prove.

Shacklebolt fermò Brigitta mentre inveiva assieme a Savage contro la pioggia che cadeva sempre più copiosa.

- Dimmi, King. – Dippet si voltò, lasciando andare avanti il collega.

- Dobbiamo ascoltare le testimonianze di tutti, siamo davanti a un incidente doloso. Assicurati che la squadra di Dawlish si rechi al San Mungo con i feriti. –

La bocca di Brigitta Dippet disegnò una O perfetta, prestando finalmente l’attenzione alla locomotiva, in cerca d’individuare il motivo di quella brutta quanto inaspettata scoperta.

- Sono già lì, King, non preoccuparti. Spiegami ‘sta faccenda del doloso, invece. –

 

 

 

 

 

 

Cameron Crown aveva ormai finito il bendaggio e aperto la lettiga che trasportava sulle spalle. Draco era rimasto lì tutto il tempo a farle da assistente.

- No, io non ci vado al San Mungo, sto bene! – ripeté per l’ennesima volta Hermione, ignorando il pizzicore alle gambe. – Penserà Madama Chips a tutto quanto. –

- Granger, smettila di fare l’eroina che snervi solamente. Fatti curare queste cosce e tra due giorni massimo torni a Hogwarts. Pure in tempo per l’inizio dei corsi. –

Hermione lo ignorò ancora una volta e si alzò in piedi. Riuscì a muovere un solo passo, malsicura come un’ubriaca, ciondolò in avanti e poi perse l’equilibrio. La Medimaga continuava a rimettere le medicazioni nella valigetta osservando con la coda dell’occhio come l’ostinazione della sua paziente l’aveva solo portata a strapparsi le bende di un polpaccio.

Draco l’aveva acciuffata appena in tempo durante la caduta.

- Hermione, che tu lo voglia o no, dovrai seguirmi al San Mungo. Poche storie. –

Accortasi della cedevolezza delle proprie gambe, lei acconsentì finalmente a sdraiarsi sulla lettiga.

- Come starà Peronel Wagtail? – chiese mentre il Cameron le sistemava di nuovo la chiusura delle garze.

- Tu, – disse la Medimaga riferendosi a Draco, – va’ a cercare notizie, per favore, altrimenti continuerà a chiedermelo ininterrottamente. Io intanto la trasporto fino alla carrozza. Ci vediamo lì. –

Lui scattò in piedi all’istante, sollevato di potersi finalmente allontanare dalla Granger.

- Torna solo se hai buone notizie, – gli raccomandò urlando, ma lui era già scivolato giù per la collina.

 

 

 

 

 

 

Dopo che i maghi del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici erano giunti con i loro stranissimi arnesi, Romilda Vane poteva finalmente dirigersi alle carrozze di Thestral e iniziare il trasferimento degli illesi.

Era nervosa e molto circospetta. Brigitta Dippet le aveva confidato che secondo lei l’incidente era stato provocato da qualche sovversivo di Hogwarts, che aveva manomesso le bielle poco prima della partenza. Romilda nutriva, al contrario, il sospetto che fosse stato causato da uno scherzo di magia oscura finito male. Escluse gli studenti più piccoli, fino al quarto anno compreso, troppo deboli e inesperti perché evocassero un incantesimo del genere.

Lanciò un’ultima occhiata al relitto incenerito che avevano spento con una contro maledizione. Una strega minuta dirigeva i lavori di recupero, resi più lenti a causa della pioggia che batteva incessante. Per un attimo Romilda pensò a quell’enorme carro merci come una carcassa in putrefazione. Emanava anche lo stesso odore irrespirabile.

Un afflusso di nausea le serrò la gola, bruciandole lo stomaco.

- Ehi, Vane! – la chiamò la voce familiare di Draco Malfoy. Romilda si girò puntando la bacchetta illuminata sul collega. La visibilità era davvero pessima.

Seguendo l’aureola artificiale, scorse anche il suo corpo: fradicio, sporco, a torso nudo.

- Vane, – ripeté lui, riparandosi gli occhi con una mano, - aggiornami. –

Quando le fu abbastanza vicino, Romilda abbassò il fascio di luce a terra.

- Che fine hanno fatto i tuoi vestiti? – domandò, scuotendo la testa. Si slacciò il mantello e glielo passò. – Kingsley ti stava cercando, Malfoy. L’hai incontrato? –

Le folate di vento ripresero, portando fino a loro la puzza di pelle e acciaio bruciati. Non servirono altre sollecitazioni per farli incamminare in direzione dei Thestral.

- No, sono rimasto bloccato fino ad adesso con la sua amica. Ah, Merlino, hai visto Krebs junior? Me la sono persa per forza di cose. –

Un paio di Medimaghi si erano radunati sotto ogni carrozza, per ricontrollare che tutti gli studenti stessero bene. Alcuni Grifondoro si sbracciarono in un saluto quando videro Romilda Vane passare là sotto. Lei in risposta sollevò il manico della scopa, facendo il primo sorriso della serata.

- È stata la prima a essere interrogata da Brigitta, – raccontò a bassa voce. – È anche una delle poche illese, quindi è salita su una carrozza per Hogwarts. Se parti con noi, raggiungila. Vi scorterò al castello con la mia vecchia Tornado 7. –

- Sicura di stare al passo? – la prese in giro Draco, regalando un’occhiata sprezzante alla saggina sfilacciata. – Mi aggiorni, ora? –

Romilda si arrestò. Gli mise una mano sull’avambraccio, costringendolo a guardarla negli occhi.

- Cerca il capo, – scandì, esausta. – Niente di personale, ma non voglio rogne. King stasera non mi sembrava dell’umore giusto, poi dopo le recenti scoperte… –

- Vane, sei pessima! Non puoi farmi queste allusioni e poi lasciarmi a bocca asciutta. Quali scoperte? Avrete scoperto che il rogo non è stato accidentale, spero. Non dirmi che quel vecchio autista era ubriaco o peggio! Aspetta, scommetto che non era stata fatta la manutenzione alla locomotiva! No, ho capito. Si tratta del… –

Romilda chiamò a sé la pazienza e la ragionevolezza che l’avevano fatta diventare Apprendista Auror e che le impedirono di mettere freno alla lingua di Draco con un incantesimo. Smise di ascoltare le ipotesi strampalate che tormentavano il suo collega. Shacklebolt li raggiunse qualche minuto più tardi.

- Perché voi due siete ancora qui? Vane, ti avevo raccomandato di partire terminato il trasbordo. –

- Capo, io vorrei… – cominciò Draco, prima di essere bruscamente interrotto.

- Ci vediamo a Hogwarts dopo cena, Malfoy. Adesso raggiungi la figlia del Ministro, resta di guardia anche fuori dal suo Dormitorio. Avrai tutte le spiegazioni a tempo debito. –

Romilda ne approfittò per cavalcare la sua Tornado 7 e schizzare in coda alla carovana, lasciando Draco con un fastidioso amaro in bocca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Scozia

La preside di Hogwarts non si sarebbe mai aspettata di dover iniziare l’anno accademico in quel modo. Quando aveva ricevuto il gufo con la spiegazione dell’incidente, l’aveva colta un leggero capogiro. Non era riuscita a trattenersi e aveva emesso un gemito strozzato, da sola, nel suo studio. I ritratti alla parete avevano cominciato ad agitarsi, fastidiosamente incuriositi.

- I miei studenti! – aveva esclamato, furente, prima di mandare a chiamare l’intero collegio docente e Madama Chips. Dylis Derwent, ex-preside di Hogwarts nonché famosa curatrice, si era trasferita immediatamente nel dipinto gemello al San Mungo, per avere notizie più fresche e dettagliate. Era tornata un’ora più tardi, quando una prima carrozza di Medimaghi era arrivata all’ospedale con una quindicina di feriti.

- Minerva, Peronel Fagg è in prognosi riservata. Ha un grave trauma cranico e le ossa del bacino rotte. La tua nuova professoressa di Difesa l’ha salvata quando il convoglio dove era intrappolata ha preso fuoco. –

Pomona Sprite era caduta su una sedia, spossata. – È nella mia Casa. Bisogna avvertire i suoi genitori, preside. –

La McGranitt aveva annuito, ma non stava pensando solo a quello. Aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani rugose, che da oltre due mesi tremolavano impercettibilmente. Non hai più l’età, sembravano ammonirla.

Lo Smistamento e la cena di benvenuto si erano consumati in fretta, in un clima di disagio. Gli studenti arrivati a Hogwarts erano in visibile stato confusionale, ansiosi di ricevere notizie sui propri amici trasferiti al San Mungo. Il loro chiacchiericcio concitato aveva coperto il rumore delle stoviglie. Quando la preside aveva deciso di rimandare tutti ai rispettivi Dormitori, il cibo era stato appena piluccato.

 

 

 

 

 

 

All’ingresso della Sala Grande comparvero Kingsley Shacklebolt e Hepzibah Windynkell, la strega che aveva guidato i lavori di recupero della carrozza deragliata, nonché Direttrice del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici. Rimasero in attesa che la McGranitt li raggiungesse.

- Seguitemi, prego. –

I Direttori delle quattro Case, gli Auror e il nuovo responsabile della Guferia di Hogwarts si accodarono al terzetto.

La Presidenza sembrava improvvisamente piccola; i presenti erano in piedi, pendendo dalle labbra di Shacklebolt e della Windynkell. La donna rivolse un segno di intesa a Kingsley, che iniziò a parlare.

- Dopo i dovuti accertamenti, possiamo sostenere… –

- Con sicurezza, – precisò Hepzibah Windynkell, sistemandosi meglio un paio di enormi occhiali sul naso a patata. Incrociò gli occhi del collega da dietro le lenti. Lo sguardo durò un istante di troppo, come se lei fosse stata in procinto di aggiungere dell’altro, ma poi avesse preferito finirla lì.

- Con sicurezza, sì, – l’assecondò Kingsley, – possiamo sostenere che il deragliamento è stato causato dalla volontà di un mago. –

- O di una strega, – lo interruppe nuovamente la Direttrice del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici.

Brigitta Dippet la guardò spazientita. – Windynkell, santo cielo! Era volutamente generico. S’intendeva un qualsiasi essere umano con poteri magici di qualunque età e sesso. –

- Signore, – s’intromise Kingsley vedendo che Hepzibah Windynkell apriva bocca per controbattere, – non è il caso di cavillare ulteriormente. Professori, come stavo dicendo, siamo davanti a un incidente doloso. –

Romilda Vane fece circolare le foto scattate sul luogo della disgrazia, mentre il capo illustrava le congetture del Ministero.

- Come noterete chiaramente dalle immagini, l’intelaiatura della porta che collegava il carro merci al resto del treno è liquefatta. È bastata la prima curva, che la carrozza si è staccata, cadendo sul fianco della vallata. Tutte quelle tonnellate di bagagli hanno gravato sulle bielle delle ruote, spezzandole. –

La McGranitt esternò la domanda che si fecero tutti. – Potrebbe essere opera di uno dei miei studenti? –

- Oh, non è da escludere, professoressa. Anche se era una magia oscura di altissimo livello. Una maledizione che di norma non si dovrebbe insegnare qui a Hogwarts, dico bene? –

Augusta Paciock, insegnante di Trasfigurazione e Direttrice di Grifondoro, sbuffò visibilmente irritata. – Hepzibah, vecchia mia, puoi dirlo ben forte che qui si insegna Difesa contro le Arti Oscure. –

La McGranitt, risentita per quell’allusione, guardò con astio la strega occhialuta. – Basterà semplicemente controllare la bacchetta di ogni studente. Ovviamente dovremmo ottenere il permesso dei genitori, per gli alunni minorenni. Non voglio che venga gettata una sola ombra di dubbio sui miei ragazzi senza prima il riscontro di prove inconfutabili. –

- Preside, – prese parola Lumacorno, – sa bene che appena circolerà la voce, chiunque sia il colpevole cancellerà la cronologia della sua bacchetta… se non l’ha già fatto! Dopotutto chi è riuscito a compiere una tale maledizione conoscerà un semplice mezzuccio come questo per coprire le sue tracce, no? –

- Non escludiamo nessuna pista, – dichiarò Kingsley. – È anche più verosimile che ci sia la mano di qualche sovversivo della scuola. –

- Prima di gridare al complotto, Shacklebolt, – lo rimproverò Hepzibah Windynkell, – io indagherei sugli studenti. Su qualcuno che magari è ai ferri corti con Peronel Fagg. Altrimenti come spieghi il convoglio che prende fuoco non appena si sparge la notizia della ragazza ancora viva ma paralizzata in attesa dei soccorsi? –

- Magari l’incendio, – suggerì Brigitta seccamente, – è stato provocato da qualche oggetto illegale tenuto nei bauli, e che, durante il deragliamento, è stato sballottato a destra e sinistra, fino a rompere le eventuali protezioni. –

- Grazie per l’imbeccata, Dippet. I miei uomini stanno continuando a esaminare l’intero rottame. Stai pur certa che se è andata così, si scoprirà molto presto. Detto ciò, vi abbandono. Torno sul luogo dell’incidente. Shacklebolt, dovresti venire anche tu, stanno arrivando gli sciacalli della Gazzetta del Profeta e vorranno una versione ufficiale. –

Hepzibah Windynkell alzò in alto le braccia paffute, aprendo e chiudendo i pugni in segno di saluto e poi uscì, imprecando contro i gradini troppo alti della scala a chiocciola.


 

 

 

 

 

 

Sì, avete ragione e no, non ho scuse. Il ritardo mostruoso non è imputabile alla mancanza di tempo, quanto alla mancanza di ispirazione. Se non fosse stato per le cortesi minacce di Ulissae e Carol24, probabilmente avrei pubblicato a settembre! Spero di meritare ancora fiducia dopo questo capitolo – anche se lo stile è cambiato nuovamente. Riesco a dare un umile tocco di eleganza quando la scena è statica; qui mi premeva soprattutto dare logica e coerenza all’azione, senza farvi perdere in descrizioni o giri di parole. Accetto di buon grado consigli e critiche costruttive!

Grazie a tutti i commentatori, sto cercando di recuperare gli arretrati: lo giuro, lo giuro!

 

 

Beta-reading (come sempre!) della mia e solo mia! Leireel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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