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Autore: OpunziaEspinosa    23/07/2011    20 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo so, ci ho messo un'eternità. Ma ultimamente ho poco tempo per scrivere (sigh).  
Spero che il capitolo vi piaccia (uno dei primi che ho "concepito" quando ho avuto l'idea di questa storia)!
Attendo le vostre considerazioni ;-)
Besos,
Opunzia






Capitolo 8
 
Avrei dovuto saperlo; avrei dovuto immaginare che, presto o tardi, quel poco di sicurezza conquistata con tanto impegno durante le ultime settimane mi avrebbe abbandonato, e che sarei stato colto da un attacco di panico.
Avrei dovuto preventivarlo, e mi sarei dovuto preparare ad un momento simile. Invece non l’ho fatto. Al contrario, ho totalmente dimenticato chi sono. Concentrato com’ero a rifarmi il guardaroba, studiare un nuovo taglio di capelli, riflettere se iniziare o meno a portare le lenti a contatto, ma, soprattutto, gestire quell’invasata di Rosalie Hale ed impedirle di trasformarmi nel suo personale bambolotto, ho scordato di essere Edward Cullen, il ragazzo più timido ed impacciato attualmente residente sul pianeta terra. E, cosa ben più grave, ho scordato che la festa di stasera è un ballo, e che io non so ballare.
Come ho fatto a dimenticarlo? Non lo so, non me lo spiego. Eppure è così. Ho trovato il coraggio di chiedere alla ragazza che amo di uscire con me (anche se, praticamente, è stata lei a spingermi a farlo), e dove la porto? Ad un ballo. Un ballo! Scelta solo in apparenza astuta. In fondo una della passioni più grandi di Bella è proprio danzare. Non potrebbe non divertirsi ad una festa simile.
Ma io non ho mai ballato in vita mia! Nemmeno so da dove si comincia. Perché non l’ho mai fatto, neppure nel privato della mia camera da letto. Il massimo che riesco a fare è muovere la testa su e giù a tempo, o picchiettare una mano su una coscia seguendo il ritmo della musica. Nient’altro.
Come posso affrontare una serata simile? Come posso intrattenere una ragazza che ha studiato danza per anni e che coreografa quasi tutte le esibizioni del gruppo di cheerleader di cui fa parte?
Farò la figura del fesso. Bella capirà quanto sono noioso ed imbranato, e mi lascerà ancor prima di aver iniziato a stare con me in modo serio. Poco importa che lei mi trovi dolce e sensibile. Poco importa che lei mi consideri un ragazzo interessante e dotato di un’intelligenza superiore. Bella ha diciassette anni ed è una ragazza sveglia e piena di vita. Il tipo di ragazza che scappa di casa per andare a vedere un concerto dei Pearl Jam a Seattle. Può una forza della natura come lei sopportare una lagna come il sottoscritto? Non credo proprio.
Ed io che speravo di trovare il coraggio di baciarla… Che illuso.
 
“Edward, va tutto bene?”
Sento la voce di Bella. O meglio, sento una voce femminile che mi chiede se sto bene e penso sia quella di Bella. Ma non ne sono del tutto sicuro. La mia mente è altrove. È concentrata su quel momento, neanche troppo lontano, in cui la ragazza che amo mi chiederà di portarla a ballare, ed io dovrò scegliere tra: A. dirle di no e deluderla, e B. trascinarla in mezzo alla pista, iniziare a muovermi con la stessa grazia di un ippopotamo e deluderla.
Gran bel dilemma…
Forse dovrei prendere in considerazione l’opzione C.: scappare a gambe levate e trovare rifugio in un altro paese; in Messico, ad esempio. Dicono cose meravigliose del Messico (narcos a parte).
“Edward… Edward, mi senti?”
La voce continua a chiamare il mio nome e a chiedermi come sto, se sono presente, se sono lì con lei. Così abbandono l’enorme cartello montato sopra il portone della palestra e che dice Be my Valentine – The Ultimate Dance Party, mi volto verso la voce, e vedo Bella che mi osserva con l’aria perplessa. “Edward, cosa c’è che non va?” chiede.
Mi guardo intorno, leggermente disorientato, e mi rendo conto di essermi bloccato in mezzo al vialetto che conduce alla palestra e di aver costretto Bella a fare altrettanto.
“No… no, nulla…” balbetto, grattandomi la nuca. “Va… va tutto bene, scusa.”
“Ne sei sicuro, Edward?” Bella solleva le nostre mani intrecciate e me le mostra. “Te lo chiedo perché mi stai stritolando le dita…”
Oh, santo cielo… è vero! Nell’istante esatto in cui ho adocchiato quel minaccioso “The Ultimate Dance Party” ho realizzato che la festa di stasera è un ballo e mi è preso il panico. Mi sono bloccato in mezzo al vialetto e, del tutto inconsciamente, ho iniziato a stringere la mano di Bella, in cerca di non so quale genere di conforto.
“Oddio, scu-scusa!” Istintivamente le lascio la mano e mi rendo conto che la mia, oltre che fredda, era pure un po’ sudata. Che schifo, che figura…
“Edward, sicuro che-” Bella prova a capire cosa sta succedendo, ma io l’interrompo.
“Sì… sì…” cerco di tranquillizzarla. “Va tutto bene.” E per dare più forza alle mie parole faccio qualche passo in direzione della palestra. “Andiamo,” le dico ostentando una calma che non ho. “Gli altri ci aspettano.”
Ma Bella non mi segue. Così mi volto e la vedo immobile, esattamente dove l’ho lasciata. Tiene le braccia incrociate di fronte a sé e mi guarda con sospetto, per nulla convinta che le stia dicendo la verità.
“Bella,” insisto. “Va tutto bene, dico sul serio.” Abbozzo anche un sorriso, nell’inutile tentativo di sembrare più convincente. Bella non ci casca, però. Ha imparato a conoscermi bene, in queste ultime settimane. Ha imparato a capire ed interpretare ogni mio più piccolo gesto, a comprendere ogni inflessione della mia voce. Di fronte a lei è come se fossi nudo. Sempre.
“No, non va tutto bene,” dice. Poi si avvicina, mi prende per mano, e mi costringe a seguirla nel prato, in una zona più appartata. Per poter parlare con più tranquillità, ma anche per non intralciare il passaggio degli altri studenti che stanno arrivando alla spicciolata e che, per colpa nostra, sono costretti a passare in mezzo alle aiuole.
“Allora,” chiede prendendomi entrambe le mani e stringendole nelle sue. “Me lo dici che cos’hai? Cosa ti è preso, poco fa?”
Bella mi scruta, con grande attenzione, i meravigliosi occhi scuri e tranquilli fissi su di me. Per un attimo valuto di dirle la verità. Che vuoi che sia, in fin dei conti? Perché la cosa dovrebbe farmi tanta paura? Il fatto è che non voglio deluderla. Non voglio che l’imbranato che c’è in me abbia la meglio e prenda il sopravvento anche stasera. Voglio essere forte, coraggioso. La sola idea mi riempie di angoscia, ma se devo ballare, ballerò. Anche se non so come si fa. Anche se tutti mi guarderanno. Anche se tutti rideranno di me e di quanto sono goffo e sgraziato. Così mento spudoratamente.
“Bella, te lo ripeto… va tutto bene… Non c’è bisogno che ti preoccupi…”
Bella, ovviamente, non ha intenzione di lasciar correre. “Edward, non fare così. Non mentire…”
“Non ti sto-”
“Invece sì!”
Continuiamo a tenerci per mano, le braccia distese di fronte a noi. Siamo vicini, un solo passo ci separa. È buio, una grossa quercia ci protegge e siamo lontani da tutto e da tutti. Potrei aprirmi, dirle cosa mi turba. Mentire non serve a niente, Bella ha capito che qualcosa è scattato nella mia testa e che mi sto chiudendo a riccio. Tuttavia questa consapevolezza non mi aiuta. Mi stringo nelle spalle e non dico nulla. Mi limito a stringerle le mani e a ricambiare il suo sguardo, cercando conforto nel suo tocco delicato e nei suoi occhi sereni.
“Edward, così non va,” dice scuotendo la testa, ma senza abbandonare i miei occhi.
“Che vuoi dire?”
“Edward, so che sei timido, che spesso ti è difficile aprirti e dirmi ciò che provi. Ma io non posso continuare ad indovinare i tuoi sentimenti! Devi fidarti di me, devi essere sincero, o le cose tra noi non potranno funzionare.”
Bella ha ragione. Anche se lei mi capisce, anche se sembra essere l’unica ad aver intuito chi è il vero Edward Cullen e come funziona la mia mente, non posso continuare a pretendere che mi legga nel pensiero, che sappia come interpretare le mie mezze parole, i miei sguardi enigmatici od i miei silenzi, per quanto eloquenti possano essere. Ho deciso di crescere, di diventare un uomo. Questo implica prendersi delle responsabilità, affrontare la vita di petto, dire ciò che sento, cosa voglio o non voglio. Sempre. Anche se comporta dei rischi, anche se questo significa deludere la ragazza di cui sono follemente innamorato. Bella mi capisce, ma ci conosciamo da poco. Ci sono ancora tante, tantissime cose di me che non sa. Un milione di difetti che ancora ignora. Se davvero voglio dar vita ad una relazione seria con lei devo essere sincero. Anche a costo di perderla.
“Io… io non so ballare…” le confesso in un sussurro, distogliendo lo sguardo ed iniziando a fissare il terreno.
“Cosa?” chiede. Bella non sembra stupita, però. Davvero non ha capito ciò che ho detto. Il tono della mia voce era talmente basso che non mi ha sentito.
Mi schiarisco la voce e ricomincio da capo. “Io,” ripeto, questa volta con più convinzione e cercando di sostenere il suo sguardo. “Io non so ballare.”
“E?” Bella mi osserva, in attesa, come se la mia confessione non fosse finita, come se dovessi aggiungere un’altra scottante rivelazione. Ma io non ho nient’altro da aggiungere. Ho diciassette anni e non so ballare. Non ho mai ballato. Sono un imbranato, un incapace, un inetto completo. E, a questo punto, uno stupido, in quanto pretendo di conquistare una ballerina quasi professionista con le mie pressoché nulle capacità motorie. È talmente ridicolo che mi sembra già abbastanza per scavarsi una fossa e sotterrarcisi.
“Come ‘E?’, Bella, non hai sentito quello che ti ho detto? Non so ballare!”
“Sì, ti ho sentito. Te lo ripeto. E?”
Mi stringo nelle spalle. Bella non capisce eppure a me sembra tutto così lampante. “E… niente,” le spiego. “La festa di stasera è un ballo ed io non so ballare. Non ho mai ballato in vita mia. Ti annoierai a morte con me. Mi dispiace.”
Bella aggrotta la fronte, scettica. “Edward,” chiede. “È questo ciò che ti turba? Pensi che io mi possa annoiare con te? Solo perché non sai ballare?”
“Beh, sì…”
Di fronte alla mia ammissione, Bella scuote leggermente la testa ed assume un’espressione a metà tra lo sconsolato e il divertito. “Edward,” dice sorridendo. “Credevo fosse chiaro, ma evidentemente non lo è. Io non sono qui per ballare, non mi importa nulla di questa festa.”
“Ah, no?” Che significa che non le importa nulla. Credevo che andasse matta per questo genere di aventi. L’ho vista lavorare con Alice in questi ultimi dieci giorni. Era al settimo cielo. E poi adora esibirsi con le cheerleader. “Io credevo… Beh, so che ami la danza…”
“Certo, Edward,” spiega con infinita pazienza, e stringendo ancora più forte le mie mani fredde. “Adoro ballare, mi piace da morire! Ma stasera sono qui per te. Voglio stare con te, passare un po’ di tempo assieme. Lontano dai libri, lontano dai compiti a casa, lontano dalle responsabilità… Tu no?”
Certo che sì, Bella. Anch’io sono qui per te. Perché stare con te è ciò che sogno da sempre. Solo non riesco ad abituarmi all’idea di piacerti così tanto. Non riesco a credere che tu mi possa desiderare allo stesso modo in cui io desidero te. E saperlo, sentirti dire senza vergogna né timore ciò che provi per me, rappresenta ogni volta uno shock. Fatico a crederlo. Temo si tratti di un sogno.
“Sì… sì, certo…” farfuglio. Attanagliato da mille dubbi ed incertezze, mi stacco da lei ed inizio a gesticolare in modo scomposto. “Oddio, so di non essere bravo… voglio dire… con le parole… a dire ciò che provo… per me è… Lo sai che io… Insomma, io voglio solo che tu ti diverta, voglio che tu sia felice... non voglio annoiarti…”
Bella fa un passo nella mia direzione e cattura nuovamente le mie mani. Amo il suo tocco delicato, ed amo il calore della sua pelle. È un balsamo, il miglior tranquillante che io conosca. “Lo sono, Edward,” spiega cercando il mio sguardo, nel tentativo di calmarmi. “Sono felice. Potrei non esserlo? Sono qui con te e non vorrei essere da nessun’altra parte. Sono sicura che sarà una serata bellissima. Anche se non sai ballare.”
“Dici sul serio?” chiedo per l’ennesima volta. “Davvero non ti importa?”
Bella sorride. “Edward. Ti ho visto durante l’ora di ginnastica. Sapevo che non sarei uscita con Fred Astaire!”
“Ah…” Bella sta solo cercando di sdrammatizzare, ma io mi sento ancora più inadeguato.
“Andiamo!” sbuffa divertita vedendo la mia espressione leggermente offesa. “Non fare quella faccia!” E poi aggiunge ammiccando: “E comunque ti posso sempre insegnare io…”
“A ballare?!” esclamo come uno stupido. Cos’altro dovrebbe insegnarmi? A lavorare a maglia?
“Certo! Hai a disposizione la migliore ballerina di Forks. Vuoi non approfittarne?”
“Ehm… ecco… io… Dovrò ballare di fronte a tutti?”
Bella mi lancia uno sguardo perplesso. Come darlo torto, dopotutto? Continuo a farle delle domande idiote! “Beh, sì,” spiega. “È una festa, questa è l’idea…”
Ballare? Io? Di fronte a tutti? Non esiste. “Mi vergogno!”
“E di cosa?!”
“Non lo so… io non… mi sento così goffo ed impacciato! Te l’ho già detto che non ho mai ballato?”
“Almeno un centinaio di volte…” sospira alzando gli occhi al cielo.
“Ti pesterò i piedi. O ti darò una spallata, o una gomitata… Mi hai visto durante l’ora di ginnastica…”
“Correrò il rischio,” dichiara sicura.
“Io non so se-”
“Edward,” mi interrompe. “Non dobbiamo ballare per tutto il tempo! Non ho intenzione di trascinarti in mezzo alla pista e trasformarti in Tony Manero! Non voglio insegnarti dei passi o una delle mie coreografie! Solo a muoverti cercando di sentire la musica. Possiamo iniziare da un lento…”
“Un lento?”
“Esatto, un lento. Non conosco la scaletta del deejay, ma sono sicura che ci saranno dei lenti. I lenti sono facili. Devi solo abbracciare la persona che ti sta di fronte e dondolarti un po’…”
“Don-dondolarti?”
L’idea di abbracciare Bella e dondolarmi con lei mi provoca i sudori freddi. Ma l’immagine del suo corpo vicino al mio, per quanto allettante, non mi distoglie dalla mia incomprensibile missione suicida: affossare Edward Cullen.
“E poi che faremo?” chiedo. “Una volta terminati i lenti, intendo. Resteremo seduti per tutto il tempo? Ti annoierai…”
Dio, ma che sto facendo? Ho confessato a Bella che ha a che fare con un imbranato completo, a lei non interessa minimamente - anzi, sembra che non le importi altro se non passare un po’ di tempo assieme - ed io che faccio? La respingo, e cerco ogni scusa per mettermi in cattiva luce. Sono un pazzo… un pazzo!
Mi aspetto che Bella sbotti, in preda alla frustrazione. Lo ha già fatto una volta, e non potrei biasimarla. Lei detesta quando parlo di me in termini negativi. Invece china la testa da un lato e mi sorride, più con gli occhi che con la bocca. Si morde il labbro inferiore e dice: “Troveremo un modo per riempire il tempo…”
Un modo per riempire il tempo? Oh, santo cielo! Oh, Signore onnipotente! È un sottinteso? Bella sta chiaramente alludendo a…? E mentre lo fa si avvicina e…? Oddio… Oddio!
Deglutisco rumorosamente e prendo un bel respiro, nel vano tentativo di calmare il mio povero cuore impazzito. Pompa così forte che temo possa sfondare la cassa toracica, schizzarmi fuori dal petto e colpirla in faccia.
Sta per accadere? Bacerò Bella? Santo cielo… Io non lo so se sono pronto! Però lei è così vicina… ed è così calda e bella e profumata… Il buio ci avvolge, gli altri sono lontani… Perché dovrei avere paura? Il mio sogno più grande si sta per realizzare. Finalmente le mie labbra si poseranno sulle sue. Finalmente sentirò quanto sono morbide. Finalmente sentirò il loro sapore, sentirò il tocco della sua lingua, sentirò…
“Ragazzi!” La voce squillante di Rose ci interrompe. “Ragazzi, siamo qui…”
Ci voltiamo entrambi, leggermente interdetti, e vediamo Rose avanzare decisa, trascinando Emmett con sé. Sono elegantissimi, esattamente come lo siamo noi. Emmett indossa uno smoking come il mio, e Rose un vestito a ruota molto simile a quello di Bella, ma color blu notte e con due sottili spalline.
Non appena li vede, Bella mi lascia le mani, ed è come se mi mancasse la terra da sotto i piedi. “Tempismo perfetto…” la sento sibilare mentre incrocia le braccia.
Rose ed Emmett ci hanno quasi raggiunto. “Che ci fate lì al buio?” chiede lui.
Bella non è per nulla contenta. Borbotta qualcosa di incomprensibile – forse una parolaccia? – e poi aggiunge: “… domanda cretina. Cosa non facciamo…”
Essere stati interrotti è decisamente antipatico. Ma l’espressione corrucciata di Bella è molto divertente, lo ammetto.
“Che hai detto, Bella?” chiede Rose.
Lei scuote la testa ed alza gli occhi al cielo. “Niente…” sbuffa a voce un po’ più alta, di modo che i nostri amici possano sentirla. “Solo esprimevo il mio totale disappunto per essere stati interrotti sul più bello da due guastafeste ficcanaso!”
Interrotti sul più bello?! Guastafeste ficcanaso?! Ma che sta dicendo? Bella è forse impazzita? Dove trova la faccia tosta per parlare così liberamente della nostra intimità? Ok, si tratta di Rose ed Emmett. Ok, sono amici nostri. Ma perché dovremmo informarli in tempo reale dei nostri progressi? È inopportuno! Credo…
Nel frattempo Rose ed Emmett ci hanno raggiunti, e, vedendo le nostre facce, si redono conto di aver interrotto un momento speciale.
“Ops…” esclama Rose portandosi una mano alla bocca. “Scusate… Scusa Edward, non avevamo capito che… insomma… saremmo stati di troppo…” Sembra sinceramente dispiaciuta ed il suo sguardo, mortificato, passa da Bella a me, e viceversa. Ma indugia più che altro sul sottoscritto, sicuramente memore dell’imbarazzante conversazione sul ‘primo bacio’ che abbiamo avuto ieri al negozio di abiti usati.
Emmett, invece, sghignazza divertito e mi molla una vigorosa pacca sulla schiena. Ahia!
“Hey, Cullen! Wow, nuovo taglio di capelli… fico…” esclama strizzandomi l’occhio. E poi, cingendomi una spalla con il suo braccio possente, aggiunge: “Allora, anche tu sei come tutti noi comuni mortali!” dice con fare complice. “Trascini le ragazze in luoghi bui ed appartati per palpeggiarle… Sporcaccione!”
Ma come ‘sporcaccione’?! Io non sono uno sporcaccione! Non ho palpeggiato nessuno! Non ho fatto nulla! Niente di niente!
“Cosa?!” esclamo. “No… non… Emmett, non è come pensi…” dico. Sento il disperato bisogno di giustificarmi, e non capisco il perché. Anche se avessi fatto lo ‘sporcaccione’ – e non l’ho fatto – per quale ragione ad Emmett dovrebbe importare? E per quale motivo dovrei rendergliene conto?
Bella, invece, non si smentisce. Mi vede annaspare, e così decide di mollargli un pugno su una spalla. “Idiota!” dice ad Emmett. “Sei il solito cretino!”
“Bella!” esclama Rose. “Lascia stare il mio uomo!”
“E tu di al tuo uomo di lasciare in pace il mio!”
“Beh, il tuo uomo può difendersi da solo, se crede. Non c’è bisogno di alzare le mani!”
Oh santo cielo… io sarei l’uomo di Bella, adesso? Non ci siamo ancora baciati e sono già il suo uomo... Qui si sta correndo un po’ troppo.
Rose e Bella si guardano in finto cagnesco per qualche istante, ma è chiaro che nessuna delle due è realmente arrabbiata. Stanno giocando ed a stento trattengono una risata.
“Cos’è questo?” chiede Rose ad un certo punto, afferrando il braccio di Bella. Lo fa con noncuranza, ma la conosco. Un piccolo e raffinato bouquet da polso è una finezza che un’appassionata di moda come Rose non può far passare inosservata.
Il volto di Bella cambia immediatamente espressione. “Me l’ha regalato Edward!” dichiara con orgoglio. Le brillano gli occhi ed io mi sciolgo come neve al sole, vedendola. “L’ha preparato sua madre. Non è bellissimo?”
Rose è altrettanto entusiasta. “Divino!” esclama con occhi sognanti e sfiorando con le dita le roselline bianche. “E così profumato…” aggiunge, avvicinando il polso di Bella al proprio naso.
Io mi sento profondamente in imbarazzo. Tuttavia adoro questa sensazione di pienezza. Mi sento fiero, mi sento come se fossi l’ultimo degli eroi romantici. E mi piace. Ancora di più quando Rose rimprovera Emmett.
“Perché non mi hai regalato un bouquet da polso?” chiede mettendo il broncio. “Stiamo insieme da due anni, siamo stati ad un sacco di feste. Mai una volta che tu mi abbia fatto un regalo simile.”
Emmett sbatte un poco le palpebre, confuso. Poi si volta nuovamente nella mia direzione, e mi lancia uno sguardo omicida. Ma non mi fa paura. Non ce l’ha veramente con me.
“Bel colpo Cullen,” mi rimprovera, puntando il dito. “Mi hai fatto fare una figuraccia! Per questa volta ti perdono, perché sei un novellino e volevi fare colpo sulla tua ragazza. Ma ricorda: mai concedere troppo ad una donna. Mai. Soprattutto se a rimetterci sono i tuoi amici…”
“Scusa, Emmett,” dico allontanandomi da lui ed avvicinandomi a Bella. “Ma la mia ragazza viene prima di tutto, anche dei miei amici.” Lo dico in tono scherzoso, ovviamente. Ma lo dico, lasciando Bella – e me stesso - a bocca aperta. Certe volte mi sento come Dr Jekyll e Mr Hyde. Fino a pochi istanti fa piagnucolavo come un moccioso all’idea di ballare in pubblico. Ora me ne esco con queste frasi ad effetto stile scatola di cioccolatini. Sono un vero mistero irrisolto.
“Andiamo?” chiedo a Bella, prendendole la mano. “Alice e gli altri ci aspettano.”
Lei annuisce e ricambia il mio sorriso. Poi, seguiti da Rose ed Emmett, abbandoniamo il prato e ci dirigiamo verso l’ingresso della palestra.
 
Alice ed il comitato studentesco hanno fatto le cose in grande. L’intera palestra è addobbata con palloncini rosa e rossi a forma di cuore, sfere stroboscopiche che creano strani ma affascinanti giochi di luce, ed enormi stampe in stile Andy Warhol che immortalano le più famose leggende del cinema hollywoodiano degli anni cinquanta: Marilyn Monroe, ovviamente. Ma anche Marlon Brando, James Dean, Doris Day, Sandra Dee, Rock Hudson, Elizabeth Taylor…
Entrambi i canestri sono stati rimossi. Da un lato è stato fatto spazio ad un palco in legno dove una band suona dal vivo puro rock’n roll anni cinquanta, facendo scatenare i numerosi studenti che affollano la pista da ballo centrale. Sul lato opposto, invece, ci sono svariati tavoli decorati con tovaglie rosse e centrotavola fioriti, ed un bar dov’è possibile prendere da bere e da mangiare.
Vedendo questo posto, penso che i dieci dollari del biglietto sono una cifra irrisoria. Come sono riusciti a trasformare la palestra in questo modo in così poco tempo, e con così poco denaro?
Soprattutto, cosa organizzeranno per il ballo di fine anno? Mi pare impossibile eguagliare lo splendore di questa serata.
Ci guardiamo intorno, felici ed emozionati, impazienti di dare inizio alla festa (beh, sì, lo ammetto: io sono ancora un tantino nervoso all’idea di dover ballare… Anzi, no: terrorizzato). Poi andiamo a consegnare i nostri biglietti.
Alla biglietteria troviamo una Alice indaffaratissima, ed un tantino nervosa, affiancata dal solito Jasper: tranquillo e supercool. Lo smoking di Jasper differisce dal mio e da quello di Emmett solo per il colore del papillon, bordeaux, così come la fascia che porta in vita ed il fazzoletto infilato nel taschino. Ancora sotto l’influenza dei giorni passati con Rose, non posso fare a meno di notare che  questa tonalità di rosso scuro è la stessa del vestito di Alice. Anche lei indossa un’ampia gonna a ruota, ma il corpino del suo abito, al contrario di quello delle sue migliori amiche, non le lascia le spalle scoperte, avendo due maniche a palloncino.
“Ciao, tesoro,” la saluta Bella allungandosi oltre il bancone e dandole un bacio sulla guancia. “Come sta andando? Tutto bene?”
Alice corruga la fronte. “Sì… cioè, no…”
“Come no?” le chiede Rose. “A me sembra che vada tutto bene. C’è un sacco di gente!” E poi aggiunge, guardandosi attorno soddisfatta: “Sono tutti molto eleganti!”
È vero, la palestra è piena. Quasi tutti hanno rispettato la rigida etichetta imposta dal comitato studentesco (ballo formale), e sono tirati a lucido. Solo pochi elementi hanno optato per qualcosa di più casual, ed hanno l’aria di provenire direttamente dalla scena finale del film Grease, quella dove Sandy e Danny cantano il loro amore in compagnia di tutte le Pink Ladies e di tutti i T-Birds.
“Innanzi tutto James ed i suoi amici scemi sono tra noi…” dice Alice, come se stesse parlando di esseri alieni appena giunti dallo spazio.
“Li avete fatti entrare!” esclama Emmett incredulo.
Jasper allarga le braccia, rassegnato. “Per forza,” spiega. “Sono degli imbecilli, ma hanno pagato il biglietto. Giorni fa. Non possiamo allontanare nessuno che abbia già pagato. Il preside non lo ammetterebbe.”
“Sì, ma si tratta di James, Victoria e Laurent,” interviene Bella, scandalizzata. “Quelli sono capaci di rovinare la serata…”
“Fino ad ora non hanno fatto nulla,” sbuffa Alice scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte. “E poi ho altro a cui pensare.”
“Cosa?” chiede Rose preoccupata. “Che problema c’è?”
“Angela e Mike sono malati. Influenza,” spiega Alice mentre aiuta Jasper a ritirare i biglietti di alcuni studenti appena arrivati. “Eric e Jessica hanno deciso di restare a casa e far loro compagnia.”
“E?” chiede Emmett, non capendo come l’assenza dei nostri compagni di scuola possa rappresentare un problema.
“Erano le due coppie che dovevano fare a turno al bar,” spiega Jasper. “Jake e Leah li stanno sostituendo, per ora. Ma non possono restarci per tutta la sera-”
“Ci pensiamo io e Bella,” intervengo a sorpresa, senza neppure rifletterci. Tutti si voltano nella mia direzione, stupiti. Generalmente non sono un uomo d’azione, e non prendo mai delle iniziative. “Voglio dire,” aggiungo arrossendo e grattandomi la nuca. “Io… io vorrei dare una mano… E tu, Bella? Che ne dici?”
Voglio coinvolgerla, non voglio essere io a decidere per entrambi. Magari non se la sente. Magari ha in testa dell’altro. Anche se passare del tempo al bar ci aiuterà a riempire gli spazi morti ed allontanerà il momento atroce in cui dovrò scendere in pista.
Bella annuisce, pensierosa. “Sì, credo di sì… certo, ci pensiamo noi,” dice.
Spero ne abbia voglia sul serio, così cerco di nuovo la sua approvazione: “Bella, se non vuoi-”
“No!” mi rassicura immediatamente, regalandomi un sorriso. “Sarà divertente vederti nei panni di Brian Flanagan!”
“Chi?”
“Tom Cruise? Cocktail?”
Scuoto la testa, senza capire. Credo che Bella si stia riferendo ad un film degli anni ottanta, se non altro perché ha citato Tom Cruise.
“Ok, lascia perdere…” dice lanciandomi uno sguardo scettico, ma divertito. E poi, rivolgendosi ad Alice: “Tranquilla, diamo noi il cambio a Jake e Leah.”
Gli occhi di Alice si illuminano all’istante. “Oh, ragazzi,” esclama visibilmente sollevata, ed accennando un piccolo applauso. “Grazie, grazie, grazie! Edward, ti adoro!” Poi si rende conto che in me c’è qualcosa di diverso. Mi guarda come se mi vedesse per la prima volte e dice: “Oh, mio Dio…Ti sei tagliato i capelli!”
“Sì…” borbotto imbarazzato, arrossendo un poco e portandomi una mano alla nuca.
Santo cielo! Quando disimparerò questo ridicolo tic?
“Stai benissimo, sul serio…”
“Grazie, Alice.”
Jasper non dice nulla, ma mi strizza l’occhio, segno che anche lui approva.
Poi Alice ritira i nostri biglietti e, in cambio, ci regala un timbro a forma di cuore sul dorso della mano - segno che abbiamo pagato e che non siamo degli intrusi -  ed un paio di buoni ciascuno per ritirare da bere e da mangiare.
Emmett e Rose scendono subito in pista. Io e Bella raggiungiamo Jake e Leah al bar.
“Ciao, Bella! Ciao, Edward!” Leah ci accoglie con un caldo sorriso, mentre serve dei drink analcolici ad alcuni ragazzi. “Finalmente siete arrivati!”
“Ciao, Leah!” Bella corre dietro il bancone, attende che l’amica finisca il proprio lavoro, e poi l’abbraccia. “Mio Dio! Sei bellissima,” le dice prendendole le mani e contemplandola da capo a piedi.
È vero. Leah è bellissima. Il suo vestito è molto semplice, un tubino nero, molto stretto, lungo fin oltre il ginocchio. Potrebbe sembrare ad Audrey Hepburn, se non fosse per la pelle ambrata ed il lunghi capelli neri che le scendono lungo la schiena.
“Grazie, Bella.  Anche tu sei bellissima. Ed anche tu, Edward,” aggiunge vedendomi sbucare oltre le spalle di Bella. Ovviamente non può non notare il mio nuovo look. “Ti sei tagliato i capelli! Stai bene!” 
Sorrido, in segno di ringraziamento. Non c’è tempo per i complimenti, però. Jake sopraggiunge facendo roteare bicchieri e bottiglie per aria. Sembra un giocoliere. “Bella, come mi vedi nei panni del buon vecchio Flanagan?” chiede senza nascondere l’orgoglio per tanta destrezza.
Bella scoppia a ridere, insieme a Leah. “Da urlo!” risponde alzando il pollice verso l’alto.
Ecco. Loro sanno chi è Flanagan. Io no. Sono il solito sfigato.
“Siamo qui per darvi il cambio…” intervengo.
“Scherzi, Cullen? Mi sto divertendo come un matto. Ho trovato la mia strada nella vita…”
Il barman?! Bah… Contento tu…
A quanto pare Jake vuole passare la serata al bancone del bar, ma io non voglio farmi cacciare. Devo trovare un modo per passare il tempo. Preferibilmente un modo che non contempli la danza. Versare da bere e distribuire panini preconfezionati, patatine e tartine mi sembra molto meno pericoloso.
Così ci riprovo. “Jake, avrete sicuramente voglia di-”
“Ne parliamo dopo, Cullen. Ho dei clienti.” E così dicendo si sposta in direzione di alcuni ragazzi che reclamano da bere a gran voce.
Uffa.
“Ragazzi, voi volete qualcosa?” chiede Leah.
Bella si volta verso di me. “Edward?”
“Sì. Va bene… va bene quel cocktail analcolico che stavi servendo poco fa, Leah. Grazie.”
“Due,” dice Bella passandole i nostri buoni.
Leah ci offre due bicchieri stracolmi e poi ci saluta. “Ci vediamo dopo.” Sembra divertirsi tanto quanto Jake al bancone del bar, e a noi non resta che cercare un tavolo.
Trovarne uno è facilissimo: sono quasi tutti liberi. Gli altri studenti preferiscono fare cose divertenti, tipo ballare. Ma gli altri studenti non sono come me.
Ci sediamo ed improvvisamente cala il silenzio. Non sono un chiacchierone, tuttavia tra me è Bella non è mai stato difficile comunicare. Lei ha sempre mille cose da raccontare, mille domande da farmi. Ora, invece, Bella tace, ed io non riesco a trovare alcun argomento di conversazione. E più il silenzio perdura, peggio è. L’ansia cresce e non posso fare ameno di chiedermi cosa stia succedendo. Perché stare vicini è diventato così difficile? È vero, la musica alta non favorisce la conversazione. Ma non è la prima volta che restiamo insieme senza parlare. Fino ad ora non è mai stato un problema. Al contrario. Perché, di punto in bianco,  è diventato così imbarazzante? Pare che la vera intesa tra due persone si realizzi quando non c’è bisogno di riempire gli spazi vuoti con parole inutili e vacue. Possibile che tra me e Bella sia diventato tutto così difficile?
Non so a cosa pensa, e la cosa mi riempie di angoscia. Guarda la pista, muove la testa a tempo con la musica, sorseggia il suo cocktail. Di tanto in tanto si rivolge a me per dirmi qualcosa (innocui commenti sui nostri compagni, sul modo in cui ballano o su come sono vestiti, sulle decorazioni della palestra…). Io le rispondo a monosillabi, ma spesso non capisco. Devo avvicinare l’orecchio e chiederle di ripetere, di urlare per farsi sentire, perché la musica è troppo alta.
Santo cielo… è un disastro! Lo sapevo. Sapevo che si sarebbe annoiata con me. Che avrei reso la serata di Bella uno schifo totale. Ne ero sicuro. Ed ora, come da copione, i miei timori peggiori si stanno realizzando.
Forse siamo solo tesi per via di quello che, presumibilmente, accadrà più tardi. Io lo sono di sicuro. Ma Bella? Prima, di fronte a Rose ed Emmett, non ha mostrato un briciolo di vergogna. È davvero possibile che sia nervosa per quel bacio che stiamo entrambi aspettando? Lo trovo così strano. Lei è molto più forte e coraggiosa di me.
Mentre medito su come uscire da questo momento di impasse, Rose saltella a ritmo di musica nella nostra direzione. L’accompagna Alice, che ha affidato la gestione dell’ingresso alla festa ad un altro membro del comitato studentesco.
“Bella,” urla Alice. “Che ci fai lì? Vieni a ballare!”
Il gruppo sul palco è davvero bravo. Mischiano pezzi rock anni cinquanta ad altri più moderni e contemporanei. Ora, ad esempio, stanno proponendo le canzoni più belle e famose della colonna sonora di Grease.
Bella si volta verso di me per un attimo, prima di rispondere. “Ehm… magari… magari più tardi, ragazze.”
“Non dire idiozie! È da venti minuti che siete seduti lì, senza muovervi. Vi state perdendo il meglio!” Rose le prende la mano e cerca di trascinarla con sé, ma Bella si divincola.
“Resto qui con Edward.”
Alice insiste. “Bella, andiamo… Edward, muovi il culo!”
“Dico sul serio, vi raggiungiamo dopo…” Bella lancia uno sguardo eloquente alla sua amica. Alice capisce al volo, perciò non insiste. Che strano. Sembra che stiano comunicando telepaticamente.
“Come vuoi,” sbuffa alzando le spalle. Poi prende sotto braccio Rose, ed entrambe tornano saltellando sulla pista, da Emmett e Jasper, scatenati in un ballo frenetico.
Io mi sento uno schifo. È trasparente come l’acqua che Bella ha una gran voglia di alzarsi da questa sedia, raggiungere i suoi amici e, finalmente, lasciarsi andare e divertirsi. Io, invece, la costringo qui, a rigirarsi i pollici. Sono un essere inutile. Amorfo.
Tuttavia c’è una cosa che posso fare.
“Bella,” dico avvicinandomi al suo orecchio. “Puoi andare a ballare, se vuoi. Io ti aspetto qui.”
Lei scuote la testa, decisa. “No,” dice. “Non se ne parla. Non voglio lasciarti qui da solo.”
“Ed io non voglio rovinarti la serata! Ti prego, fallo per me. Vai a ballare,” la supplico.
“Ma Edward-” Bella tenta di replicare. Io non glielo permetto.
“Bella, ti raggiungo tra poco,” le dico posandole una mano sulla spalla nuda. “Te lo prometto. Anche se il gruppo non suonerà un lento, ti raggiungerò ugualmente. Dammi solo un attimo…”
Gli occhi di Bella si illuminano. “Dici sul serio?” chiede.
Annuisco, consapevole di averle appena fatto una promessa che non sono del tutto certo di poter mantenere. Ma vederla così felice mi ripaga di tutta quest’ansia che mi attanaglia lo stomaco.
“Ok,” dice dandomi un bacio sulla guancia. “Ti aspetto.”
Bella si alza e si affretta a raggiungere i suoi amici. Non appena è in mezzo a loro comincia a ballare.
Mio Dio… è stupenda. Semplicemente stupenda. Adoro il modo in cui si muove. È così sexy… Sul serio: come posso piacerle? Bella me lo ha spiegato, ed io ho capito ciò che mi ha detto. Tuttavia non la trovo una cosa normale. Lei merita di più, merita il meglio. Io non sono neppure in grado di tenerle compagnia durante una stupida festa!
Resto a contemplarla per un po’,  mentre balla con le sue amiche. Le canzoni si susseguono ed il gruppo lascia spazio ad un deejay che cambia totalmente genere. Bella, di tanto in tanto, si volta verso di me, per capire se ho intenzione di schiodarmi o no dalla mia sedia. Mi sorride, ma non mi fa pressione. Mi piace che non insista, che aspetti che sia io a decidermi ad alzarmi. Sembra volermi regalare tutto il tempo di cui ho bisogno. Ma i pezzi si susseguono, ed io non mi muovo. Così, sulle note di Sexy Back di Justin Timberlake, è lei a venire da me.
Lo chignon è scomparso ed i capelli le scendono, morbidi, lungo la schiena. Un leggero velo di sudore, dovuto allo sforzo, le ricopre la pelle, rendendola quasi iridescente. Le guance sono leggermente arrossate, e gli occhi enormi, bellissimi.
Si avvicina lentamente, seguendo le note della canzone.
“Vieni…” Bella mi prende per mano e mi costringe ad alzarmi. “Andiamo a ballare…”
“Bella, io…”
“Non ci sono lenti in vista, ed io voglio ballare con te. Me lo hai promesso.”
È vero: gliel’ho promesso.
Le brillano gli occhi e sembra non aspettare altro: scatenarsi e lasciarsi andare al ritmo della musica. Con me. Ma io, porca miseria, non so ballare! La sola idea di dimenare il mio corpo cercando di stare a tempo mi paralizza. So di non esserne capace. Soprattutto ho paura che tutti inizino ad osservarmi e a ridere della mia totale mancanza di grazia e coordinazione.
Perciò, malgrado le abbia fatto una promessa, mi tiro indietro. “Bella, non so ballare!” esclamo a voce un po’ troppo alta.
Bella non mi dà retta, e mi conduce in mezzo alla sala, tra decine di corpi  danzanti.
“Non importa…” Sorride e mi passa le mani attorno al collo.
Oh, santo cielo… Non siamo mai stati così vicini. Incollata a me, inizia a muovere i fianchi, seguendo la musica, e mi invita a fare lo stesso. “Lasciati andare, Edward.”
Lasciarsi andare… è una parola! Non riuscirei a farlo in condizioni normali. Come potrei farlo ora? Con lei che si struscia addosso a me e mi guarda come se fossi un pasticcino? Non mi ha mai guardato così. Mai. Nessuna ragazza mi ha mai guardato così, a dire il vero. Leggo il desiderio negli occhi di Bella. E comincio ad avere paura. 
“Bella… per favore… io non…” Sono timido. Sono goffo. Non so ballare. Non so gestire una situazione simile. Non posso. Semplicemente non posso.
“Edward,” continua. Mi sorride maliziosa e si mordicchia il labbro inferiore, avvicinandosi sempre di più, premendo tutto il suo corpo contro il mio. “Ascolta la musica… segui la musica… segui me…”
E per un attimo ci provo. Rapito dai suoi meravigliosi occhi scuri - che non abbandonano per un attimo i miei - ipnotizzato dai suoi lunghi e morbidi capelli ondeggianti, inebriato dal suo profumo,  cerco di essere alla sua altezza. Cerco di essere ciò che lei vuole che io sia. Poso le mie mani sui suoi fianchi – Oh, mio Dio… i suoi fianchi – e tento di seguire il suo ritmo, il ritmo della musica. Ma è troppo difficile. Sento gli occhi di tutti puntati su di noi. Puntati su di me. Li sento pensare e chiedersi: “Che diavolo ci fa Isabella Swan con quel perdente? È ridicolo”.
E poco importa che nessuno ci presti la benché minima attenzione. Che tutti siano impegnati a bere e a ballare e a divertirsi, non certo a guardare noi. Nella mia testa non è così. Nella mia testa stanno tutti ridendo di me.
“Bella, non posso!” esclamo in preda al panico. “Non sono capace!” Mi divincolo dal suo abbraccio e me ne vado. La lascio lì, in mezzo alla sala, esterrefatta ed ammutolita.
Senza voltarmi imbocco la porta e comincio a camminare, finché non sono fuori, nel prato.
Trovo rifugio nell’angolo più buio ed appartato, dove le luci che illuminano il vialetto di accesso alla palestra quasi non arrivano. Mi siedo sul muretto di cinta e comincio a maledire me stesso, la mia timidezza e la mia stupidità. Perché fuggire da Bella, fuggire dalla ragazza che amo, fuggire dalle sue braccia - dal suo corpo - è da stupidi. Vorrei essere come uno dei suoi amici. Vorrei essere forte, spavaldo, sicuro di me. Vorrei essere come Jake, o Emmet, o Jasper. Invece sono solo io. Edward.
Perso nei miei pensieri, non la sento neppure arrivare e sedersi accanto a me. “Scusa,” dice con un filo di voce.
Mi volto verso di lei, senza riuscire a credere che Bella mi abbia seguito. Avrebbe dovuto arrabbiarsi e mandarmi a quel paese. Invece no, lei è qui. Non mi ha abbandonato. Non mi ha lasciato solo. Non lo fa mai.
“Bella…”
“Mi dispiace di averti trascinato in mezzo a tutta quella gente,” si scusa. “Non dovevo.”
“Bella, non mi devi chiedere scusa…”
Non ha senso. Dovrei essere io a farlo, a dirle che mi dispiace di non essere alla sua altezza.
“Invece sì. So che ti mette a disagio stare sotto i riflettori, eppure ti ho trascinato a ballare. Mi dispiace, Edward.”
Non voglio che Bella continui a scusarsi. Lei non ha fatto nulla di male. Voleva solo divertirsi, perché questo è ciò che si fa alle feste. Non è colpa sua se io non sono come tutti gli altri, se non sono normale.
“Bella, non è colpa tua…”
“Volevo solo… starti più vicino,” confessa, la voce appena udibile. Tiene la testa bassa, ed i capelli le coprono il volto, lasciando scoperto solo un piccolo spiraglio del suo profilo.
“Bella…”
Lei alza lo sguardo ed inizia a fissarmi intensamente. Non c’è più malizia, nei suoi occhi, ed il desiderio che leggo è ben diverso da quello che ho visto poco fa in palestra. È uno sguardo carico di speranza ed aspettativa. E di un pizzico di timore.
Se fossi come un qualunque altro adolescente della mia età mi avvicinerei a lei; annullerei la breve distanza che ci separa e con un gesto dolce e naturale la bacerei. Ma io non sono come tutti gli altri. Io sono Edward. E Bella lo sa.
Mentre il cuore mi batte furiosamente nel petto, vedo il volto di Bella avvicinarsi, lentamente. Vedo le sue palpebre chiudersi e la sua bocca posarsi sulla mia. Non so descrivere ciò che provo, quando accade. Le sue labbra sono morbide e calde e sanno di ciliegia. Sono squisite.
Vorrei ricambiare il suo bacio. Vorrei che quel tocco delicato diventasse qualcosa di più intenso. Vorrei prenderle il volto tra le mani. Vorrei accarezzarla, lasciar scorrere le mie dita sulla sua pelle, o  tra i suoi lunghi e morbidi capelli. E più di ogni altra cosa vorrei sentire la sua lingua.
Invece me ne resto lì, pietrificato, con gli occhi spalancati.  Penso che l’unica volta che ho baciato una ragazza è stato due anni fa, ad una festa di compleanno. Lei si chiamava Jane, era di due anni più vecchia, era ubriaca, e quando mi è saltata addosso pensava fossi un altro. Io l’ho lasciata fare, perché avevo quindici anni, tutti i miei amici avevano già baciato una ragazza, ed io cominciavo a sentirmi inadeguato a non averlo mai fatto. Quel bacio umidiccio al sapore di Vodka alla pesca è durato dieci secondi. Poi Jane ha iniziato a vomitare.
Bella non è ubriaca. Bella non puzza di Vodka. Bella profuma di prati verdi e fioriti e di ciliegia. Bella sa cosa sta facendo. Vuole baciarmi. Vuole me. Mi desidera. Anche se sono fuggito da lei. E la cosa mi sciocca al punto tale da impedirmi qualunque movimento. Le mie labbra restano sigillate, i miei occhi restano spalancati ed ogni singola fibra del mio corpo si rifiuta di collaborare.
“Edward…” Bella si allontana. Lentamente la confusione dipinta sul suo viso si trasforma in imbarazzo. “Scusa io… io…”
Ma Edward non risponde. Edward la fissa incredulo.
“Che scema…” dice nascondendo il volto tra le mani. “Che stupida… io credevo… si insomma, credevo… che fosse il momento giusto… io… scusa. ”
Poi scende dal muretto e senza aggiungere altro se ne va.
Odio me stesso come non ho mai odiato nessun altro in tutta la mia vita. 


 

   
 
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