- Un caffè per favore-
Il cameriere le lanciò un’occhiata furtiva, Bianca si chiese se l’ansia che aveva addosso stesse trapelando attraverso i suoi occhi o le sue parole. Rimase in silenzio e ferma mentre le mani iniziavano a sudarle, seduta sullo sgabello del bar a fissare il vuoto.
Stava per prendere un caffè senza un motivo valido, questo la faceva sentire un po’ idiota. Si passò le mani sulle cosce per pulirsele dal sudore e si portò una cicca di capelli biondi dietro l’orecchio. Non bastava il fatto che tra meno di un’ora sarebbe entrata a scuola per sostenere l’esame di stato, ci si metteva anche il caldo. Se c’era una cosa che Bianca non sopportava, era il caldo: quello di quel giorno, per essere sinceri, era pura afa. Un’afosa giornata di luglio in una delle città più calde della zona Sud, Napoli.
E un esame di stato che le saliva attraverso la schiena, chiedendo un caffè.
Bianca immaginò un triangolino viola che si arrampicava sui suoi riccioli, si sedeva sulla sua testa e beveva il suo caffè.
Rise di se stessa, poi pensò che l’ansia la stava conducendo alla follia.
- Ecco a lei-
- Gradisce un bicchiere d’acqua?- chiese dopo un attimo, gentilmente.
Ma in quel momento non doveva dare ascolto ai suoi pensieri, doveva rispettare una routine, quella degli adulti, che prima di andare al lavoro entrano in un bar, prendono un caffè e un bicchiere d’acqua. Dunque doveva accettare.
- Si, grazie- rispose con un mezzo sorriso.
Bianca sorrise, poi prese in mano la tazzina di caffè. Sentiva l’odore inebriarla mano mano che avvicinava la tazza alla bocca. Bevve tutto d’un sorso, come aveva visto fare molte volte. Un sapore amarognolo le riempì la bocca e la gola, e non poté fare a meno di fare una smorfia.
Aveva dimenticato di zuccherarlo.
Riportò la tazza sul piattino, e mentre stava ancora ingoiando quella brodaglia amara, la sua attenzione fu attratta da una strana creatura che aveva appena fatto il suo ingresso nel bar.
Bianca non aveva mai visto una persona più stravagante.
La ragazza che aveva illuminato con il suo avvento l’intero locale aveva un corpo sinuoso e leggiadro; era alta e slanciata, la sua pelle era bianca come il latte e lunghi e mossi capelli rossi le scendevano lungo il corpo fino alla vita. La luce del sole faceva brillare quei capelli come se fossero stati d’oro, e anche la sua pelle sembrava emanare una strana luce. Bianca si chiese come mai, in pieno luglio, quella giovane non fosse abbronzata neanche un po’.
Quando si voltò nella sua direzione, Bianca osservò anche il suo viso: aveva un naso piccolo, sottile e ricoperto di lentiggini chiare, gli occhi erano grandi e azzurri, contornati da ciglia bionde, le labbra erano sottili e rosee. Aveva una t-shirt gialla e verde che lasciava le braccia e le spalle scoperte, una gonna di jeans corta sulle ginocchia e un paio di sandali marroni, che si abbinavano perfettamente con la borsa dello stesso colore, a frange.
Con un sorriso radioso si sedette accanto a Bianca e con voce smielata disse:
- Buongiorno! Ehm, potrei avere un cappuccino? Non molto caldo per favore. E una brioche alla marmellata. Solo all’albicocca, però. Ce l’avete di ciliegia? Oh, va bene, per questa volta fa lo stesso. Infondo, col cappuccino non ci sta tanto male!-
Lo stesso cameriere che aveva servito Bianca servì anche la nuova arrivata, che sorrideva beatamente come se si trovasse dinanzi alla cosa più bella del mondo. Bianca pensò che aver incontrato una persona tanto stramba fosse di buon augurio per il suo esame di stato.
Una speranza.
Un auto convincimento.
Oh già, doveva essere un auto convincimento, perché di sicuro non poteva essere la realtà.
Bianca afferrò il bicchiere d’acqua che aveva davanti e se lo portò alle labbra. Aveva intenzione di berlo velocemente ed andare via, quando la ragazza parlò di nuovo.
- Mi scusi…?- disse, alzando il dito rivolta al cameriere.
- Mi dica signorina- rispose quello, sorridendole.
- E’ passato di qui per caso un principe?-
- Come dice?-
- Un principe- ripeté lei, e poi, scandendo le sillabe: - prin-ci-pe-
La ragazza e il cameriere la guardarono, Bianca avrebbe voluto dir loro che non si stava affogando, era solo un po’ d’acqua di traverso, ma non riusciva a parlare.
La ragazza le diede un leggerissimo colpetto sulla schiena e d’un tratto Bianca smise di tossire.
- Stai bene, cara?- le domandò poi, dimenticando per un attimo la questione del principe.
- Ehm, si, grazie- rispose in un sussurro.
- Allora?- chiese di nuovo la giovane.
- Cosa?- chiese il giovane cameriere, fingendo di aver dimenticato la sua precedente domanda.
- Le chiedevo del principe,- ripeté in assoluta tranquillità la ragazza, - se ha visto per caso un principe-
- Principe ha detto?-
- Già. Un principe. Non mi dica che non ne ha mai visto uno-
- Beh, solo in televisione, e di solito non c’è mai tanto da dire su di loro. Principe William, principe Henry… non molto utili alla società-
- Oh- sospirò, portandosi una mano alla bocca, - ma a parte la televisione, non ne ha visto uno qui dentro, vero?-
- Credo che lei si stia sbagliando, signorina. Non ci sono principi da queste parti-
- Oh, no, c’è n’è uno, glie lo posso garantire. E’ venuto in città con me. Solo che ora non so dove sia-
Bianca era sconvolta e divertita.
- Beh, in questo caso mi dispiace, signorina, non so come aiutarla. Qui non se ne vedono di principi… ma se posso domandare, di quale paese è principe il vostro amico? Siete turisti a quanto ho capito. State visitando Napoli?-
- Beh, si, diciamo anche che siamo dei turisti. E lui è beh… un principe, non c’è molto da dire. Viene da un paese molto lontano-
- Medio- Oriente?-
- Uhm, no-
- Qualcuno dei paesi balcanici?-
- Neanche-
- Okay, ho capito. Segreto di Stato-
Bianca stava per chiedere il conto, quando si rese conto che la ragazza si era voltata verso di lei e la stava fissando.
- E tu, l’hai per caso visto?-
Arrossì, poi rise abbassando lo sguardo.
- No, mi dispiace. Non ho mai visto un principe in vita mia-
- Davvero? Oh, mi dispiace molto-
La ragazza sembrò assorta nei suoi pensieri, poi rise sotto i baffi.
- Com’è strano che voi non abbiate mai visto un principe- commentò poi, passando gli occhi dal cameriere a Bianca.
- A me sembra strano il contrario- commentò Bianca sotto voce, non riuscendo a resistere alla tentazione di rispondere.
- Oh, ma dovevo aspettarmelo. Da quanto ho capito, qui non sono di casa i principi-
Bianca si ricordò improvvisamente dell’esame di stato.
- Posso avere il conto?- chiese poi, come rinsavita, mentre la ragazza ancora giocava con i soldi.
- Ma certo- rispose il cameriere con prontezza.
- Arrivederci!- salutò poi, rivolgendosi anche alla fanciulla che stava adesso riponendo nella borsa il portamonete.
- Arrivederci!- salutò il cameriere con un gesto della mano.
- Ciao cara, - rispose la ragazza alzando appena lo sguardo, - e in bocca al lupo!-
- Crepi!-
Il sole brillava nel cielo e l’aria era pesante, ma se c’era qualcosa di ancora più pesante era la testa di Bianca.
Non aveva mai passato un quarto d’ora più insolito: aveva bevuto il caffè amaro, conosciuto una giovane folle e adesso andava a fare l’esame di stato come se niente fosse.
Stava quasi per convincersi che dopotutto niente di quanto era accaduto poteva ritenersi anormale quando le risuonarono nella mente le ultime parole della giovane.
“In bocca al lupo!”
Il sangue le si gelò nelle vene e si fermò per un attimo.
Come faceva la ragazza a sapere del suo esame di stato?
No, evidentemente non lo sapeva. Non avrebbe potuto saperlo, non la conosceva, non l’aveva mai vista prima! Era stata forse assalita da una strana ansia-pre-esame riconoscibile da soggetti difficilmente classificabili? Questa era pura fantasia.
Sorrise, non sapendo neanche perché.
Era di nuovo convinta che tutto quell’accaduto sarebbe stato di buon auspicio.