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Autore: Ella_Sella_Lella    24/07/2011    1 recensioni
Una storia di Guerra e d'Amore ...
Che parla dell'amore che provano i figli della guerra.
E non si parla solo di Ares, perchè lui non è l'unico.
*
Dall'ultimo capitolo postato:
Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro. Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei
Buona lettura
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti  (Troppi per essere scritti)
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: Giallo
Avvertimenti:  What if, OOC
Conteggio Parole: 2287
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. Dedico questo capitolo solo ed esclusivamente a Piccolalettrice, perché si ricordava di questa ff, mentre io stessa l’avevo rimossa.

3. Phobos e Deimos non amano Clarisse (E neanche Percy). E se lei vi sembra troppo sdolcinata con Chris, leggetevi il quarto libro, lei è esattamente.

Buona lettura

“Non esistono grandi guerre, la guerra non fa grande nessuno”

[Anonimo]

La caccia alla bandiera elettrizzava totalmente Sherman, significava poter attaccare e ferire con tanto di giustificazione. Non stava nelle pelle. Sentiva tutti i brividi lungo la schiena. L’adrenalina era alle stelle. Poi la cosa che gli dava maggiore soddisfazione era che  la cabina 21(La cabina di Eris) era finita con i figli di Atena che con i figli di Ares, sfortunatamente la 17 invece era con loro. Quindi Sherman non riusciva a fare a meno a pensare che si sarebbe potuto scontrare contro Sire, peccato che Clarisse gli avesse affibbiato di tenere d’occhio una novella figlia di Nike(della cabina 11) di quattordici anni appena che si chiamava Victoria. “Cosa dobbiamo fare qui?” chiese, per l’ennesima volta Vicky, mentre erano acquattati dietro un cespuglio per sorveglia e Sherman già odiava dover sorvegliare e non combattere direttamente, la presenza di quella figlia di Vittoria non poteva  che rendere la cosa peggiore. Era vero che Ares e Nike erano buoni compagni di guerra, visto che la titanide era sempre compagna di lotta del dio della guerra, ma lui come figlio di Ares non riusciva a sopportare i figli di Nike, e neanche quelli di Atena o di qualunque altra casa che non fosse la sua o quella di Eris, particolarmente la leader Amy Shine, la ragazza dell’infermeria, e quell’irritante  appena poco più che bambina. Sherman non rispose. La ragazzina risistemò meglio la zazzera castana che si ritrovava per capelli e pose nuovamente la domanda, “Per la seicentesima volta, facciamo un appostamento” biascicò irritato Sherman. Erano rimasti ancora acquattati dietro le sterpaglie, quando Vicky aveva cominciato a parlare di quanto fosse noioso stare lì e di quando volesse combattere e Sherman non poteva sentirla ulteriormente, perché altrimenti avrebbe violato gli ordini di Clarisse e si sarebbe lanciato con furia cieca nella lotta, quindi alla fine aveva sibilato acido: “Per l’Averno, la bocca non la chiudi mai?”, la ragazzina si mostrò offesa, facendo anche tremare il labbro inferiore della bocca.

Chris Rodriguez passava di là, assieme a Katie Gardner che con la spada tesa si guardava circospetta. “Adesso …” urlò Sherma e Vicky scattò insieme a lui contro i due, ovviamente Sherman non si fece problemi ad attaccare il figlio di Hermes e a fargli male, incurante di quanto Clarisse ne avrebbe fatto a lui,  Victoria cominciò a duellare con la figlia di Demetra, perse anche se questa non era una grande combattente, Vicky era ancora alla prime armi come guerriera, cosa che la demoralizzò eccessivamente. Katie si lanciò su Sherman, che la mandò atterra con una semplice gomitata, perché per Sherman contava solo fare male a Chirs. Viky aveva aiutato Katie a rialzarsi ed aveva commentato con lei l’eccessiva violenza di quel figlio di Ares, tant’è che alla fine l’avevano dovuto fermare entrambe, guadagnandoci una un epistassi e l’altra un occhio nero.  “Questo è sabotaggio!” urlò Sherman, prima che una dolente Katie l’aveva avvolto in sterpaglie che lo aveva immobilizzato, “Si lo è” aveva urlato la figlia di Demetra, con le mani sul naso per cercare di fermare l’epistassi, Vicky che si massaggiava l’occhio dolente e Chirs a terra che tentava di rialzarsi percosso e ferito. “Violento il tipo” aveva esclamato la figlia di Nike, guardando il ragazzo avvolto nell’erba.

*

La caccia alla bandiera, era stata vinta dai figli di Ares. Clarisse non era una grande stratega, ma essere in squadra con i figli di Nike e di Enio l’aveva portata a vincere. Lei si era occupata di Percy, John Warlike si era affrontato con Annabeth, suo grande sogno, mentre Amy si era avvicinata alla bandiera e l’aveva presa, con la sfacciata fortuna che sua madre la dea della Vittoria le aveva donato. E così Clarisse era stata ancora una volta eletta come la miglior combattente del campo mezzosangue, Percy Jackson aveva deciso di non rimembrare al mondo che lui era effettivamente il miglior spadaccino da secoli,  perché non gli dispiaceva vedere Clarisse d’umore ottima, cosa che non capitava spesso dalla dipartita di Silena, purché non cominciasse a vantarsi eccessivamente, cosa che infatti non accade, ma sarebbe accaduta se Chris non fosse finito in  infermeria con gravi contusioni, per colpa di Sherman, che sarebbe stato certamente picchiato poi dalla sorellastra, ma che era stato colto da un eritema che si era espanso per tutto il corpo, causato da un prolungato contatto con una pianta di cui era allergico.

Vicky era andato a trovarlo per sapere come stava, con due suoi cugini, Nasilje  una ragazza robusta per metà croata, figlia di Bia, ed Eustaquio, un catalano figlio di Cratos. Bia e Cratos erano da sempre assieme a Nike ed altri malevoli spiriti i compagni di Ares in guerra. “Come stai Sherman?” chiese Vicky, il ragazzo decise di ignorare deliberatamente la domanda, preferendo continuare a fare ciò che stava facendo, grattarsi l’eritema, che si stava espandendo sul suo corpo con macchie rossastre, “Credo di no, Vic.”bisbigliò Nasilje, prima di andare via assieme a Eustaquio perché avevano preso l’incarico di arrostire il maiale, pattuito per la festa. Victoria era rimasta con Sherman, per assicurarsi che stesse bene. Il ragazzo, anche in termini poco carini, l’aveva invitata più volte ad andare a cambiarsi, magari per la classica festa con maiale arrostito che si faceva per celebrare la vittoria ottenuta nella caccia alla bandiera. “No, mi sento in colpa, se fossi stata più brava, quella figlia di Demetra non ti avrebbe reso un involtino primavera” aveva detto la figlia di Nike, sedendosi sul borde del letto, gli sorrise dolce, “Dovresti sentirti in colpa per essere andata contro di me” ringhiò quello per sua risposta, Vicky decise di non fargli notare che lui le aveva fatto un occhio nero ed aveva quasi uccido Chris Rodriguez, ma solo perché non stava bene; Sorrise di nuovo. Sherman la guardò in malo modo, se lo sentiva che di quella ragazza non si sarebbe liberato facilmente, si era girato dall’altro lato senza smettere di grattarsi, guardando Clarisse che a qualche letto più in là, in modo impacciato, cercava di somministrare dell’ambrosia mielosa al suo ragazzo con delle cucchiaiate.

“Non sei obbligata a farlo!” aveva detto Chris, mentre Clarisse cercava di dosare bene l’ambrosia per il fidanzato, “No, tranquillo. Non mi crea problemi”  aveva detto lei prima di avvicinare al volto del ragazzo  un cucchiaio pieno d’ambrosia, sorrise forzata, essere gentile non le veniva davvero per niente bene, ma per Chris era anche pronta a fustigare la sua essenza violenta. Il ragazzo prese l’ambrosia, regalando a Clarisse un sorriso che gli fece sciogliere il cuore, verso un altro po’ di ambrosia, che fece ingurgitare al fidanzato. “Sei stucchevole …”  biascicò Sherman sotto lo sguardo di disappunto della piccola Victoria, Clarisse assottigliò lo sguardo, riducendo gli occhi in fessure, ma non aveva espresso commenti, “Penso di odiare seriamente Sherman” bisbigliò Chris, Clarisse gli sorrise, “Non oso immaginare che direbbero Deimos e Phobos se ti vedessero ora” aggiunse Sherman, per far arrabbiare maggiormente Clarisse, perché quei due avrebbero detto che in quella situazione era l’ideale, perché Clarisse come donna avrebbe dovuto servire ed aiutare il suo uomo, cosa che faceva molto infuriare la suddetta figlia di Ares, così rispose: “Non oso immaginare cosa direbbero di te, che ti sei lasciato attorcigliare come un involtino da una figlia di Demetra ”, Sherman infuriato si rigirò dall’altro lato, ritrovando Vicky che sorrideva sorniona.

*

Sire non aveva preso seriamente in considerazione uno dei gemelli Stoll finché quel giorno durante la caccia alla bandiera non l’aveva salvata da un gruppo di figli d’Apollo che dubitava avrebbero potuto farle del male.  Ma le era piaciuto quel Connor, occhi chiari, una zazzera intesta ed un’irresistibile sorriso malizioso. I figli di Ermes erano maliziosi e burloni, di certo non perfidi come i figli di Eris, ma un gemellaggio non le sarebbe dispiaciuto. Era nella sua stanza, che continuava a provarsi abiti carini, di un cachi pallido, mentre le sue compagne di stanza gli davano consigli di tutti i generi, particolarmente velenosi, come che ogni abito che indossasse le facesse sembrare il sedere grande come un cocomero,  cosa che faceva abbastanza infuriare la figlia di Eris. “Ma perché ti metti così in tiro, Sherman ha già una cotta per te” esclamò una sua sorellastra, Sire la guardò dal riflesso dello specchio, “Sherman? Sherman Whintchester?” chiese sbigottita,  Sherman aveva una cotta per lei? Non credo poteva esserci blasfemia maggiore, “Scherzate vero? Sherman e Mark non pensano alle ragazze!” urlò Sire, Sherman non poteva avere una cotta per lei, non era nello stile di Sherman, insomma la prima volta che l’aveva conosciuto gli aveva quasi spezzato il polso perché era entrata di nascosto nella casa dei figli di Ares, che poi l’aveva fatto solo per scappare a qualche inviperita figlia di Afrodite,  dettasi Drew. Sherman considerava le ragazze allo stesso modo dei ragazzi, non aveva mai pensato alle ragazze come effettivamente erano, l’unica differenza è che le considerava incapaci nella lotta, ad eccezione di Clarisse, e magari più intelligenti, anche se Sherman probabilmente non l’avrebbe mai ammesso, ma Sire lo percepiva quanto la considerava sveglia.

“O miei dei, ma sei cieca?” chiese sempre quella, “Quel ragazzo è pazzo di te!” le disse sempre una sua sorellastra, Sire continuò a guardarsi allo specchio,  notando che effettivamente quell’abito cachi la rendeva una specie di insaccato, chiaramente così conciata non sarebbe piaciuta a Connor, perché l’unica cosa che gli importava era apparire carina davanti a quel figlio di Ermes, perché se Sherman ipoteticamente, sempre ipoteticamente, poteva essere interessato a lei, di certo lei non lo era, Sherman non gli diceva niente in quel senso, era un bel ragazzo ed era suo amico, punto. “Allora il punto è che a me non piace lui” esclamò alla fine, sfilandosi il vestito e cercandone un altro, alla fine indossò un osceno abito a palloncino di un verde smeraldo, che non la faceva sembrare un salame appeso. “Quindi ti interessa Stoll?” chiese la sorellastra che aveva parlato prima, Sire non rispose, continuando a rimirarsi allo specchio, “Povero Connor, aveva una faccia carina!” esclamò un’altra sua sorella, precisando poi perché aveva usato l’imperfetto,  perché dopo che Sherman l’avrebbe scoperto, avrebbe probabilmente ridotto la faccia di Connor a qualcosa di inguardabile, visti i suoi ormai famosi attacchi di violenza. Sire trattenne commenti, decidendo di andare via, magari a parlare un po’ con Reece, perché era davvero l’unica persona con cui a volte riusciva a relazionarsi. Reece era fuori che “giocava” con Mark a fare la lotta ed usavano bastoni al posto delle spade e sembravano due bambini estasiati da un gioco stupido. “Wow” enunciò il figlio di Ares aggrottando le sopraciglia, dopo aver guardato l’abito di Sire, forse non troppo convinto del verso emesso, Sire gli regalò un gelido sguardo per intimargli di restare in silenzio, “Devo parlarti Reece!” proferì alla fine la ragazza,chiedendo al fratellastro di rientrare, quello annui, lanciò il bastone a Mark ed entrò in casa.

*

Rebecca si sedé sul tavolo che avevano allestito all’interno della casa lei e il fratellastro, prese un foglio e cominciò a scarabocchiarci su. Di tanto in tanto la penna prendeva una strada per conto suo, più che altro dettata dal subconscio di lei, e scriveva un particolare nome maschile, che poi subito cancellava di fretta. Mark. O si quel Mark, Seller per precisare,  il figlio di Ares con un quoziente intellettivo inferiore alla temperatura in Siberia, ma le piaceva, be le piacevano tutti i figli di Ares e lui era l’unico che conoscesse e le desse confidenza. Le piacevano i figli di Ares perché erano violenti, feroci e selvaggi, nella vita e nella guerra, non che la cosa la sorprendesse tra Ares ed Enio c’era, come avrebbe detto Malcom che era divenuto di recente suo amico, chimica. Ed era dannatamente certa che anche tra lei e Mark c’era chimica, il problema era avvicinarsi da sola e provargli a parlare in modo serio, visto che era stata con lui tutto il giorno per la caccia alla bandiere ed assieme ai due Stoll non aveva fatto altro che progettare qualche assurdo scherzetto da fare al capo della cabina di Eris.

“Non vai alla festa?” le chiese John accarezzandole i capelli scuri, “Non penso. Tu?” rispose di malavoglia Becky, John sorrise poi rispose: “Certo, dopo aver fronteggiato Annabeth Chase ed aver pareggiato con lei, mi sento un Dio!” il suo tono era quasi esaltato, “Attento la vanità è da secoli il difetto fatale di tutti i semidei!” bisbigliò Becky, con un sorriso neutro. Chi sa qual’era il loro difetto fatale? Becky se lo chiedeva sempre, aveva cominciato a pensare che magari era l’eccessivo ardore in guerra o l’assoluta convinzione di essere sempre nel giusto, cosa molto probabile visto che erano figli della Dea della Guerra Giusta, sempre se la guerra poteva essere considerata giusta. “Va a metterti qualcosa di carino che andiamo a mangiare maiale arrostito, siamo parte della squadra vincente!” esclamò John arruffandole i capelli, lei rise, “Va bene!” enunciò sbuffante poi, accartocciando il foglio con il nome di Mark, si alzò dalla sedia e si diresse nella sua stanza, per trovare qualcosa di spartano da mettersi. Ci impiegò un po’ per vestirsi, voleva qualcosa poco vistoso, ma contemporaneamente voleva apparire agli occhi di Mark, ma con i suoi vestiti di certo non sarebbe stato affatto facile, aveva anche ipotizzato di chiamare Malcom e farsi prestare qualcosa dalle sue sorelle o farsi cucire qualcosa direttamente da lui, poi aveva trovato quel vestito grigio con il taglio impero e la gonna a mezza coscia, niente di troppo appariscente ed aveva indossato le scarpe da tennis bianco acido. “Andiamo?” chiese John porgendoli il gomito, la ragazza lo prese radiosa e si diressero insieme alla pianura dove sapevano ci sarebbe stata la festa e da dove già proveniva una flagranza da acquolina in bocca, maiale arrostito.

Si sta  come, d’autunno , sugli alberi, le foglie

[G.Ungaretti]

   
 
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