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Autore: misspepper    24/07/2011    3 recensioni
"Come se il boccino avesse letto i suoi pensieri, improvvisamente cambiò direzione scendendo vertiginosamente verso il basso.
- Albus, è troppo pericoloso. – disse Scorpius fermandosi a guardare.
Ma Albus era già sceso in picchiata verso il terreno di gioco.
Sugli spalti, tutti erano con il fiato sospeso: Harry si era alzato in piedi, così come Rose e Lily. Persino Julia non riusciva più a commentare.
- Mamma mia, se Albus sopravvive questa sarà una delle catture del boccino più emozionanti che Hogwarts possa ricordare. – esclamò Clark eccitato."
Dopo la Battaglia di Hogwarts, il mondo magico ha vissuto un lungo periodo di pace e prosperità nel segno della vittoria di Harry Potter su Lord Voldemort. Diciassette anni dopo, Albus Severus Potter e Rose Weasley approdano a Hogwarts, dove conosceranno Scorpius Malfoy, il tormentato figlio di Draco e Astoria, Julia Harris, timida ma coraggiosa purosangue e tanti altri nuovi amici.
Nonostante le antiche rivalità sembrino inizialmente prendere il sopravvento, durante il sesto anno misteriose forze oscure riapriranno i giochi.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Per Albus guardare il padre, ora di fronte a lui e accanto a Baston, era come guardare il proprio riflesso attraverso uno specchio: i capelli neri ed eternamente spettinati erano gli stessi, anche se Harry iniziava a stempiarsi, così come lo erano gli occhi, che erano appartenuti anche alla nonna di Albus, Lily Potter.
L’unica cosa che li distingueva era quella cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry, simbolo di una terribile maledizione che lo aveva colpito quando era un neonato.
Eppure Albus era preoccupato, in quel momento, per la consapevolezza di non essere nell’ufficio del Preside per una gita di piacere, ma per una punizione.
Forse James pensò lo stesso, perché non appena vide il padre smise di fare lo sbruffone e i suoi occhi color nocciola si spalancarono.
- E voi due che ci fate qui? – chiese Harry con aria inquisitoria.
Sembrava calato il gelo nell’ufficio.
- Harry, Oliver! – esclamò la McGranitt con severità – Che piacevole coincidenza!
- Minerva – parlò Baston con tono grave – Harry è venuto qui per degli, ecco, chiamiamoli “affari” privati. Sono successe cose, cose strane.
- Che genere di cose? – chiese immediatamente Albus, colpito da un grande interesse nel vedere suo padre a Hogwarts. Forse il suo sogno c’entrava qualcosa?
- Niente di importante – si affrettò a rispondere Harry – niente che riguardi gli studenti, almeno per adesso! – aggiunse con rigore.
Sembrava molto stanco e preoccupato.
Albus percepiva così tanto timore in quella stanza da non riuscire a capire da chi potesse provenire – forse perché gran parte aveva origine da egli stesso.
La McGranittosservò con tenerezza l’aria stanca di quello che un tempo era stato uno degli studenti a cui era più affezionata.
- In ogni caso, volevi dirmi qualcosa? – domandò Baston, spezzando il silenzio.
La donna corrugò la fronte e lanciò un’occhiata rigida a James e Albus.
- No – infine rispose – me ne occupo io, Oliver. Ragazzi – esclamò rivolta ai due giovani che stavano già festeggiando pensando di averla scampata – vi aspetto stasera nel mio ufficio per un... tè! Discuteremo dei vostri corsi di studio!
- Perché, qualcosa non va? – chiese Harry preoccupato.
- E perché mai? I tuoi ragazzi sono molto dotati e curiosi. Fin troppo.
La professoressa uscì dall’ufficio con passo rapido, lasciando Albus e James ancora impietriti per la paura di beccarsi una terribile predica dal padre.
- Bene – sorrise Baston – vi lascio soli.
- Io devo scappare! – disse immediatamente James spettinandosi i capelli. Aveva ritrovato il suo ghigno spavaldo. – Ho un appuntamento importante!
In un attimo era sparito, lasciando Harry e Albus soli.
Padre e figlio si guardarono negli occhi per qualche intenso secondo.
Entrambi sembravano intuire che c’era qualcosa che non andava.
- Al, tutto bene? – chiese Harry. Ma adesso che la stanza era vuota, Albus riusciva a distinguere chiaramente il timore nelle parole di suo padre.
- E tu, papà? – replicò con impassibilità.
Con grande sorpresa di Albus, Harry rise.
- Sei identico a me quando avevo la tua età. – costatò con un po’ di malinconia.
Il figlio sorrise e Harry rivide in lui il sorriso di sua madre, Lily.
- Papà? – fece Albus cercando parlare il più piano possibile – Posso chiederti una cosa?
- Certo! – esclamò il padre mettendogli una mano sulla spalla – Sentiamo.
Il ragazzo avrebbe voluto raccontargli dei suoi sogni – che lo ossessionavano ogni notte – e di quella strana capacità di percepire le sensazioni negative delle persone che lo circondavano. Ma non voleva procurare altri problemi a suo padre.
- Perché sei qua?
Harry si rabbuiò un poco.
- Al, ci sono cose che non posso dirti. Lo capisci? – rispose con decisione – Io comprendo la tua curiosità, perché ha portato tanti guai anche a me. – aggiunse sorridendo – Ne ha portati anche a tuo fratello, se non sbaglio.
Albus annuì senza troppa convinzione.
- Eppure ti devo chiedere – continuò Harry notando l’espressione poco convinta del figlio – di non intrometterti più. In alcun modo.
Il suo tono lasciava intuire che non avrebbe risposto ad altre domande sull’argomento.
Harry sapeva essere molto intransigente con i suoi figli, forse perché riconosceva in loro alcune caratteristiche del suo carattere e, soprattutto, di quello del nonno.
Non poteva rischiare che i suoi figli si ritrovassero immischiati in storie più antiche e più grandi di loro.
- Papà – sussurrò Albus – il preside di cui porto il nome... Severus...
- Dimmi! – disse Harry, parecchio sollevato dal fatto che il figlio avesse lasciato perdere il precedente argomento.
- Prima l’ho incontrato. Cioè, non abbiamo parlato. Si è limitato a guardarmi. – tentò di dire il ragazzo – Ma non degna mai neanche di uno sguardo, James.
Harry sorrise apertamente e Albus sentì che tutta la preoccupazione che lo stava attanagliando lo aveva abbandonato.
- Severus Piton – disse al figlio – è una delle ragioni per cui sono qui oggi, Al. Se non ci fosse stato lui, non sarei mai sopravvissuto nemmeno al primo attacco.
- È per gli occhi, vero? – insistette Albus – Sono quelli di nonna.
Harry lo osservò con commozione: aveva ereditato la stessa sensibilità di Lily.
- Beh – spiegò con dolcezza – tua nonna è stata la migliore amica di Severus. E lui l’ha sempre amata profondamente. Ora devo andare, Al.
- In che senso – sollecitò Albus – l’ha sempre amata?
- Come ti ho già detto – disse Harry mentre si avviava verso l’uscita con un gran sorriso – ci sono cose che non posso dirti. Per quanto di facile intuizione, ovviamente.
E la porta aperta si richiuse con un gran tonfo alle sue spalle.
 
La sera era scesa sul castello di Hogwarts e si era adagiata come un mantello di oscurità su ogni comignolo e angolo più nascosto.
Nella Sala Comune dei Grifondoro il fuoco del camino scoppiettava allegramente, illuminando i volti stanchi degli studenti e ravvivando i colori degli stendardi della casa appesi al muro.
Rose era seduta su una poltroncina e chiacchierava torpidamente con Julia e Lily.
- Il professor Neville – stava dicendo Lily – ha iniziato a parlare della Seconda Guerra Magica durante la lezione di Erbologia. In particolare di quando ha tagliato la testa al serpente di Voi-Sapete-Chi. Sapete che quando Voldemort gli ha chiesto di unirsi ai suoi Mangiamorte gli ha risposto...
- Quando gelerà l’inferno! – esclamò Julia ridacchiando – Lo hai detto centinaia di volte, Lily. Vero, Rose?
Ma Rose non le stava ascoltando: i suoi occhi erano fissi sulle fiamme che crepitavano nel caminetto di fronte a lei, i cui bagliori le ravvivavano il viso. Non riusciva a credere di aver baciato uno sconosciuto solo per far ingelosire Scorpius; non era una cosa da lei! Chissà se sua madre aveva mai fatto qualcosa del genere per catturare l’attenzione di suo padre. Sicuramente no, si disse la ragazza.
- Rose? Ma che ti prende! – schiamazzò Julia indispettita – È tutto il giorno che sei pensierosa? Hai qualche problema con Scorpius?
Rose si riprese immediatamente e si voltò infastidita verso le ragazze.
- Zitta, non urlare! E comunque è da ore che Lily parla del professor Paciock!
- Non è vero!
- Ragazze! – le chiamò una terza voce.
James e Albus erano entrati di fretta nella Sala Comune: il primo si lanciò direttamente su di un divanetto, scacciando alcuni ragazzini del primo anno – che nella fretta lasciarono alcuni dolciumi sgraffignati dalla Sala Grande.
- Uhm, deliziosi! – bisbigliò James iniziando a mangiarli con ingordigia.
- Sei sempre il solito! – notò Lily disgustata – Sembri lo zio Ron!
- Mmmph! Che c’è? – rispose l’altro con la bocca piena di biscotti al cioccolato.
Albus scosse la testa con rassegnazione e si voltò verso Rose.
- Papà era qui. – mormorò in modo che lo potessero sentire solo lei e Julia – Era a colloquio con Baston. Era molto preoccupato.
- Cosa? – esclamò Rose. Albus le fece segno di abbassare la voce.
- Mio padre era qui, Baston ha detto che sono successe cose strane.
- Tu che ci facevi nell’ufficio del Preside? E durante la cena dov’eri?
- In punizione. Con James.
- Che avete combinato?
- Non importa, Rose! – insistette Albus seccato – Papà non mi ha voluto dire che cosa è successo, ma credo sia collegato con il mio sogno.
- Ma, Al – bisbigliò Julia – come fai a saperlo? E come fai a sapere che si tratta di qualcosa di negativo? Forse tuo padre è qui per qualche lezione.
- Allora perché non me lo ha detto? – replicò Albus iniziando a sentirsi frustrato – Perché non mi ha voluto dire la verità? C’è qualcosa, lo sento, sai che sento le cose.
Ci fu un attimo di silenzio tra i tre ragazzi, accompagnato da una vivace discussione tra Lily e James su quanto quest’ultimo fosse maleducato ed arrogante.
- Non è normale tutto ciò, Al. – disse Rose pensierosa.
- Mio padre mi ha sempre detto di fidarmi delle mie sensazioni! – si affrettò a rispondere Albus – Lui lo faceva ed ha sconfitto il mago più pericoloso di sempre!
- Zio Harry non sentiva l’odore della paura, Al! Non ho mai letto niente del genere!
La SalaComunesi stava lentamente svuotando.
James e Lily adesso si stavano beccando con Hugo che, approfittando della confusione generale, si stava letteralmente divorando di nascosto gli ultimi pasticcini rimasti.
- Non sono strano.
- Non sto dicendo questo! Ma nessuno ha mai scritto delle tue capacità, è magia sconosciuta!
- Riesco a controllare i sogni, allora? – tentò di difendersi Albus – Lo fanno anche i Babbani, non è nemmeno magia!
- Inizio a pensare che i tuoi non siano soltanto sogni, Al. – s’intromise Julia.
Gli occhi verdi del ragazzo incontrarono quelli della sua amica, adesso color rame.
Non riusciva a credere che le sue confidenti più care pensassero che fosse un qualche tipo di mostro dotato di poteri sconosciuti. E pensare che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere aiuto all’unica persona in grado di comprenderlo a fondo.
Suo padre.
 
Innumerevoli metri più sotto della Sala Comune dei Grifondoro – e del castello in generale – Scorpius camminava avanti e dietro nel suo dormitorio di Serpeverde.
Il Marchio Nero sul suo braccio reclamava qualcosa che lui non riusciva a trovare e molti pensieri oscuri attraversarono la mente del ragazzo, pensieri terribili.
Eppure non un fremito, non un tremolio scosse il suo corpo mentre leggeva l’ennesima lettera speditagli da suo padre, con su scritta un’unica parola.
Perdonami.
Scorpius rimase immobile per qualche lunghissimo, doloroso secondo.
Poi emise un urlo rabbioso e diede un calcio al suo letto a baldacchino.
Perché i figli dovevano pagare per gli errori dei propri genitori?
Come poteva perdonare la sua famiglia se adesso avrebbe dovuto portarne la croce fin dentro alla tomba?
Eppure doveva trovare quella cosa nascosta nella Foresta Oscura, combattere la paura che aveva di continuare a vivere e salvare la propria anima, riscattarla.
Qualcuno si era intromesso l’altra sera e Scorpius si accusò di aver voluto accelerare i tempi: agire la prima notte a Hogwarts era stato troppo imprudente.
E quel mago che aveva incontrato possedeva una magia sconosciuta.
Scorpius continuava a chiedersi chi potesse essere e – soprattutto – perché non si fosse fatto avanti, non fosse uscito allo scoperto. Proprio nel momento in cui era quasi riuscito a smascherarlo, era scomparso. Sebbene nei confini di Hogwarts non ci si potesse Smaterializzare. A meno che non fosse proprio...
- No! – Scorpius urlò nel tentativo di esorcizzare quella folle idea.
Si sentiva solo e sperduto nella sua impresa, ma non poteva tirarsi indietro.
E pensare che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere aiuto all’unica persona in grado di comprenderlo a fondo.
Suo padre.
 
*
 
- Scorpius – disse Draco risoluto tenendo in braccio suo figlio – lo chiameremo così.
Astoria sorrise dolcemente mentre guardava con affetto i suoi due “uomini”.
- Mi raccomando, figliolo, non avere mai paura di niente. – sussurrò Malfoy – Non fare mai il codardo, sii sempre forte e coraggioso. La vita non regala mai seconde possibilità. E se lo fa, chiede sempre qualcosa indietro.
Il neonato alzò le braccia paffute verso il padre e Draco inorridì.
Rimase immobile con il viso contratto in una smorfia di terrore, mentre un brivido gelido gli percorreva la schiena e sentiva il cuore perdere qualche battito.
- Dio, no! – mormorò: su uno degli avambracci di Scorpius vi era il simbolo del suo peggiore incubo, di colui che pensava fosse stato sconfitto una volta per tutte.
Il Marchio Nero bruciava sul braccio di suo figlio e Draco urlò e urlò ancora...
 
Albus si svegliò di colpo, col respiro affannoso di chi aveva provato una paura irrazionale. Eppure non aveva motivo di essere spaventato e presto si rese conto che si trattava di un terrore non suo, per quanto potesse essere concreto.
Ripensò a quel che aveva visto: non aveva mai scambiato una parola con Draco e Astoria Malfoy. Di certo li conosceva di vista, però che significato poteva avere quel sogno? Perché mai Scorpius avrebbe dovuto avere il segno di Lord Voldemort sul braccio?
Presto l’adrenalina dovuta all’incubo iniziò a scendere e i pensieri di Albus si fecero offuscati ed incoerenti. Non aveva motivo di preoccuparsi: erano solo sogni.
Il sonno reclamò Albus, che si addormentò con una gran confusione in mente, ma senza sognare più niente fino al mattino successivo.
E quando si risvegliò, accarezzato dal tepore del sole mattutino, il ricordo di quel sogno così strano era già andato perduto nel buio della notte, ucciso dall’alba del nuovo giorno.









Harry's Corner

Buonasera a tutti/e. Innanzitutto, grazie per i commenti e le recensioni: mi fa sempre molto piacere leggere le vostre opinioni.
Dal prossimo capitolo in poi inizierò a correre un po' di più. Come avete letto, siamo ancora fermi al secondo giorno di scuola.
Presto arriveranno altri colpi di scena!
Colgo l'occasione per informarvi che ho iniziato anche una nuova raccolta di storie, chiamata "I Ricordi Perduti di Severus Piton".
Per tutti gli amanti di Severus - e, naturalmente, della sua relazione con Lily - sarà affascinante conoscere altri particolari della sua vita - almeno, per come li ho immaginati io.
Grazie per il tempo!

Cocorit

  
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